martedì 28 giugno 2011

IDEE E PROGRAMMI PER UNA TERLIZZI MIGLIORE

Dopo una consultazione referendaria, che ha visto impegnate moltissime persone, si pone ora la necessità di varare e di aderire a progetti aggreganti, solidali e trasparenti, ricercando sinergie e momenti di coinvolgimento dei cittadini, per puntare insieme allo sviluppo dell’intero sistema territoriale.

Il messaggio che gli elettori del referendum hanno massicciamente voluto dare ai governanti di tute le istituzioni è stato chiarissimo: la politica non può restare un affare gestito da pochi professionisti, le istituzioni non possono più continuare ad essere rivolte più alla mediazione degli interessi privati che alla tutela del bene comune mentre i problemi delle città si aggravano: casa, disoccupazione, ambiente, criminalità, ecc.ecc.

E’ giunto il momento di percorrere una strada nuova di radicale trasformazione: la politica si riapre ai cittadini, le istituzioni diventano luogo di raccordo e di soluzione dei bisogni comuni, i problemi sono affrontati con creatività e progettualità.

Ma perché ciò avvenga gli organismi elettivi dovranno concepirsi come luogo privilegiato di relazioni, piuttosto che di conflitti, dovranno essere cardine di un contesto urbano più ampio, in grado di sostenere e valorizzare il reticolo delle realtà associative, razionalizzando l’assetto del territorio e promovendo dal basso la programmazione comunale.

A Terlizzi, in particolar modo, occorre rafforzare il punto di saldatura, sempre fragile ed insidiato dalla visione monocratica degli amministratori comunali, tra società civile e amministrazione comunale, per reggere all’ urto delle scelte difficili che attendono la città nel prossimo futuro.

Bisogna, allora, cambiare strada. Insieme. Quando una casa è pericolante tre sono le cose da fare: stendere un progetto di risanamento, chiamare gli operai, reperire soldi e strumenti. Occorre, perciò, ripensare in termini nuovi lo sviluppo della città.

Per raggiungere questi obiettivi il Consiglio comunale, prendendo le mosse dalla discussione sul bilancio di previsione 2011 e sul Piano triennale, dovrà pianificare in modo strategico le infrastrutture essenziali, sostenere lo sviluppo locale, integrando le vocazioni produttive territoriali, stimolare l’innovazione dei processi produttivi, valorizzare le risorse umane, puntare su nuovi settori di sviluppo.

Il progetto che immaginiamo è quello di una città dove sia possibile per tutti lavorare, trovare una casa, socializzare la vita, andare a piedi senza timori per la salute. Sì, se capiamo che l’unico sviluppo stabile è quello che convive armoniosamente con l’ambiente. Dunque, un progetto che punti all’occupazione e allo sviluppo delle risorse del territorio. Se è vero che l’Amministrazione comunale non ha molti spazi d’intervento diretto, può però promuovere azioni di sviluppo economico, oltre a predisporre le infrastrutture di base che agevolino lo sviluppo di iniziative imprenditoriali (vedi patti territoriali, contratti d’area, ecc.). Solo da un forte rilancio del ruolo di stimolo (e non tanto di gestione) della Civica Amministrazione potrà derivare un impulso all’economia cittadina e quindi di occupazione.

Gli operai sono tutti i gruppi di base e i nuovi movimenti politici, quei partiti politici che hanno con coraggio “osato” un radicale rinnovamento, le realtà socio-economiche sane, i gruppi di volontariato, le associazioni ambientaliste, i giovani e le donne, gli operatori sociali e animatori culturali, responsabili e gruppi della comunità ecclesiale che, insieme, disinteressatamente sono stati portatori di valori comuni di un alta progettualità politica. .

Gli operai sono tutti i professionisti, intellettuali, docenti, piccoli e medi imprenditori, impiegati, operai, artigiani, commercianti, agricoltori, floricoltori, ceramisti, che hanno fatto con competenza ed onestà il proprio lavoro senza scendere a compromessi con il potere.

Gli operai sono, allora tutti coloro che hanno pagato sulla propria pelle i guasti delle scelte clientelari, delle ingiustizie e che sono stati ridotti alla sfiducia e all’impotenza o anche alla protesta o all’impotenza o anche alla rabbia e alla protesta. Un grande potenziale di intelligenza, professionalità, passione politica, moralità, ansia di giustizia in cui l’ Amministrazione comunale dovrebbe riporre la propria fiducia, se non vuole far incrementare ulteriormente le fila del “partito del non voto”.

I soldi della casa della città sono sempre più i soldi di tutti i cittadini. E per questo va riconosciuto ad essi il diritto – dovere di partecipare alle previsioni di spesa e di essere informati sulle scelte effettuate. Con questa Amministrazione, da anni, invece, è invalsa la deprecabile abitudine di ridursi sempre all’ultimo momento per deliberare i bilanci di previsione. Viene meno così per i cittadini, le realtà economiche e la Consulta delle Associazioni ogni possibilità di proposta e d’intervento, in dispregio, tra l’altro, anche delle norme statutarie che disciplinano gli istituti di partecipazione. Non è sufficiente affermare che le risorse sono assai limitate e che è giunto il momento di amministrarle con rigore, saggezza ed equità. La casa comune non si ripara delegandone la cura a pochi soggetti, ma allargando gli spazi di democrazia.

E poi gli strumenti. Anzi, lo strumento. Quello unico, centrale è la macchina amministrativa e burocratica. Uno strumento che non nasconda agli sguardi le ombre, ma concorra, insieme ai cittadini, a rendere visibile, cioè ordinata e armonica la vita comune. Uno strumento di servizio efficiente perché risolve efficacemente i problemi, e solidale perché realmente al servizio della città.

Ma un altro strumento deve assolutamente entrare in funzione al più presto: lo Statuto comunale. Che va però prima revisionato e poi regolamentato. Non solo per adeguarlo alle nuove leggi comunali, ma per inserire tutte quelle norme che permettano ai cittadini di intervenire direttamente nelle decisioni del Comune.

Una delle sfide più grandi è proprio questa: un’ istituzione e una città che funzionino, che stiano lontane dalle deleterie pratiche delle lottizzazioni politiche, che impediscono la stabilità del governo cittadino. Un Comune, insomma, che sia amico delle organizzazioni sociali, culturali ed economiche locali, che sappia essere effettivamente “sussidiario”, cioè capace di sostenerne il cammino e conquistare la fiducia dei cittadini, diventando centro di formazione e di informazione per tutti.

Abbiamo bisogno di un Comune che regoli, senza ostacolare, la gestione del territorio: tempi rapidi per la pianificazione urbana; norme snelle e certe per la tutela del paesaggio, procedimenti chiari per le autorizzazioni.

La voglia di scommettere sulle nostre forze e sulle nostre idee è la migliore garanzia di successo del nostro progetto di contribuire alla nascita di una nuova città, costruita sull’impegno e la partecipazione dei cittadini, con il cemento della solidarietà e della cultura, con l’attenzione delle forze politiche e l’ascolto del Consiglio comunale, del Sindaco e dell’intera Amministrazione comunale.

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