lunedì 20 giugno 2011

ASCOLTARE E PARTECIPARE PER CRESCERE

Dopo il certosino lavoro burocratico dell’Assessore alle Finanze Massimo Mazzilli, sottoposto ad un primo esame dalla Giunta comunale e poi dall’apposita Commissione consiliare, dopo sei mesi di proroghe, il Consiglio comunale delibererà, quasi sicuramente con i soli voti della maggioranza, il BILANCIO DI PREVISIONE 2011, fatto oggetto, d’esame, per la parte relativa all’ICI e alla Tarsu, al momento, soltanto dal gruppo consiliare del PD, che ha ricevuto sulla stampa l’immediata risposta dell’Amministrazione comunale.

Com’è poco noto alla maggioranza dei cittadini, che da qualche anno non hanno più avuto modo di essere interpellati sul reperimento delle risorse atti a rendere noti i meccanismi su cui si basa il provvedimento, le aree d’intervento più comuni dell’attività amministrativa sono: l’urbanistica, i lavori pubblici, la cultura, le politiche sociali, il commercio, l’ambiente.

Da anni, come Centro Studi Politici “A. Moro” continuiamo a sollecitare il “Bilancio comunale partecipato” basato sui principi della Governance Europea e su quelli riguardanti il Bilancio sociale e ambientale.

La preparazione del bilancio comunale annuale può diventare uno strumento di processi decisionali aperti e facilitare l’Ente locale ad avvicinare i propri cittadini, così come ad affrontare tematiche di sviluppo sostenibile. Il bilancio comunale destina le risorse finanziarie disponibili all’ampia gamma di azioni che formano la strategia politica locale. Per questo il bilancio è un documento chiave di pianificazione più che un mero compito amministrativo. Il coinvolgimento degli “stakeolders” (portatori e detentori di interessi: enti e aziende pubbliche e private, comunità scientifica e scolastica, associazioni degli industriali, delle piccole e medie imprese, degli artigiani e del commercio, del turismo e dei servizi, dell’agricoltura, associazioni ambientaliste, di volontariato, dei consumatori e degli utenti, ordini professionali, associazionismo ed istituzioni religiose, commissioni consiliari, consulte comunali, singoli cittadini a partire dal 16° anno di età) locali è un fattore prezioso per anticipare e gestire i cambiamenti finalizzati a prospettive di sviluppo.

L’approccio è orientato alla combinazione di politiche, azioni e servizi a livello locale, “pensando globalmente e agendo localmente”, sviluppando processi di auto-organizzazione, coordinamento ed “empowerment”, dove sono coinvolti tutti gli attori interessati (decisori politici, amministratori e dipendenti pubblici, organizzazioni della società civile, cittadini, personaggi-chiave, esperti e stranieri).

Se tutto questo fosse stato realizzato avremmo avuto la sensazione che nella nostra città stava iniziando un nuovo percorso politico-amministrativo. Avrebbe significato che ci si era incamminati lungo un percorso che segna il passaggio dalla democrazia delegata alla democrazia partecipata, come hanno ampiamente dimostrato le recenti consultazioni referendarie. E’ stato difficile, perché queste forme di partecipazione comportano una trasformazione culturale negli amministratori, ma soprattutto nei cittadini. Non è ancora finita l’epoca in cui si depone la scheda dentro l’urna e poi arrivederci tra cinque anni – salvo dire peste e corna della Giunta.

PARTECIPARE significa condividere la responsabilità della decisione e delle scelte. Per gli amministratori politici del Comune significa non potere più decidere nel chiuso di una stanza. Amministrare anche bene ma arroccati nel palazzo non è più possibile. E’ necessario che le decisioni operative derivino dal dibattito preventivo ed approfondito con i cittadini, sui loro bisogni, e solo dopo si deciderà come investire al meglio il denaro pubblico.

La partecipazione dei cittadini è la linfa vitale della democrazia. La possibilità di manifestare le proprie idee, lo scambio di opinioni, è importante per i cittadini e per chi ha il compito di governare. Il confronto sui temi del bilancio, sulle scelte che opererà il Comune e che coinvolgeranno la vita di ciascuno di noi è fondamentale.

Partecipare vuol dire mettersi in gioco, confrontarsi nella discussione ed essere pronti a rivedere le proprie idee, se attraverso il dibattito se ne propongono di migliori.

Il bilancio racchiude in sé la possibilità di operare delle scelte pratiche secondo la disponibilità finanziaria a disposizione. I bilanci dei Comuni sono sempre più assottigliati, e sempre più soggetti alle disposizioni del “Patto di Stabilità” sulle quali è intervenuta l’ANCI regionale presieduta dal nostro sindaco Luigi Perrone.

Quindi è importante non sbagliare nella scelta delle priorità. COMUNCAZIONE, PARTECIPAZIONE e TRASPARENZA sono i presupposti di una corretta amministrazione.

Quello che continuiamo a proporre, insomma, è l’applicazione degli “Istituti di partecipazione” previsti a partire dall’art. 48 dello Statuto comunale, che recita. ”1) Il Comune garantisce e promuove l’effettiva partecipazione democratica dei cittadini, degli stranieri regolarmente residenti, degli utenti e delle loro rappresentanze, delle formazioni sociali e delle associazioni titolari di interessi collettivi, come espressioni della comunità locale, alla formazione dell’indirizzo e del controllo delle attività poste in essere dall’Amministrazione, nei modi stabiliti dalle leggi, dal presente Statuto e dalle norme regolamentari. 2) Ai fini di cui al comma precedente, l’Amministrazione comunale favorisce: a) il collegamento dei propri organi con i comitati di quartiere; b) le assemblee e consultazioni di quartiere sulle principali questioni di scelta; c) l’iniziativa popolare in tutti gli ambiti e nei modi consentiti dalle leggi vigenti e dal presente Statuto. 3) L’Amministrazione comunale garantisce in ogni circostanza la libertà, l’autonomia e l’uguaglianza di trattamento di tutti i gruppi ed organismi. 4) Nel bilancio comunale è previsto uno stanziamento per le spese connesse agli istituti di partecipazione ed alle attività di informazione dei cittadini.

Quello che continuiamo a proporre, insomma, è la costruzione di un “Laboratorio urbano”, che faccia proprio il motto” una “Città per tutti”, formato da cittadini stanchi di lamentarsi della bassa qualità della vita e di contestare l’inerzia delle istituzioni, la chiusura dei partiti ad un reale rapporto con la cittadinanza attiva, desiderosi di uscire da una condizione di dipendenza, superficialità, qualunquismo, deresponsabilizzazione e disaffezione alla politica.

Si tratta, in sintesi, di mettere in atto una “cultura della partecipazione” ed uno “stile di presenza intelligente”. Come? Rendendo “produttive” sul terreno loro proprio alcune “affinità elettive” delle varie organizzazioni e facendo prendere consapevolezza ai partiti ed alle istituzioni che le associazioni sono un fattore importante per risponder ai bisogni della comunità.

Sarebbe, pertanto, utile ed interessante costituire una rete sinergica di forze singolarmente attive nella ricerca di una programmazione integrata sulla città, attraverso un costante confronto fra le diversità e le singole esperienze.

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