martedì 21 giugno 2011

DIRITTI E DOVERI DI CITTADINANZA: CHE FINE HANNO FATTO?

Da qualche tempo a Terlizzi la politica conosce un processo abbastanza difficile. Una fase che si basa su problemi di schieramenti di uomini, di gruppi, non già sui contenuti da dare all’azione politica. Meglio ancora: la discussione sui contenuti non riesce a prevalere su quella degli schieramenti; non tende a mettere a fuoco gli interessi generali del paese, prevalendo, quasi sempre, quelli dei singoli partiti o dei gruppi che al loro interno si fronteggiano.

Eppure sarebbe molto interessante se i partiti, trascurando le polemiche e le lotte intestine, si concentrassero il più possibile su un’analisi di tipo culturale della società terlizzese. Un’analisi che non si limiti agli aspetti esclusivamente politici della situazione, ma che si estenda all’esame complessivo di tutte quelle scelte e condizioni che insieme concorrono a far vivere una società, determinando un certo tipo di qualità della vita piuttosto che un’altra.

Con ciò non si vuole proporre la trasformazione dei partiti in centri di ricerche sociologiche. L’invito si propone invece di far combaciare in un unico progetto organico e serio, riflessioni e proposte su tutti gli aspetti ella società terlizzese.

Qualche esempio? Primo: la Questione Urbanistica. Senza entrare nel merito del Programma integrato di rigenerazione urbana – P.I.R.U. dell’area compresa tra Via Alessandria dei cittadini, Via Torino e Viale dei Lilium deliberato dal Consiglio comunale il 7 febbraio scorso, senza alcuna consultazione preventiva, stigmatizzata da Legambiente nell’incontro tenutosi il 16 giugno scorso, ma sottoposto all’attenzione delle associazioni e dei cittadini attraverso il R.U.LAB (Laboratorio Partecipato di Rigenerazione Urbana), bisogna prendere atto che a Terlizzi si sta assistendo al degrado del territorio e dell’ambiente senza che la cultura ecologica compia quel forte salto che sarebbe necessario. Lo dimostrano i punti iscritti all’o.d.g. del Consiglio comunale dell’aprile scorso: proposte di sistemazione urbanistica, piani di lottizzazione, progetto esecutivo in variante per la realizzazione del sottopasso ferroviario con soppressione del passaggio a livello nei pressi del campo sportivo, sistemazione della viabilità P.I.P.- incrocio via Mariotto per l’accesso al nuovo mercato dei fiori

C’è l’intero discorso della città moderna come realtà territoriale, urbanistica, culturale e sociale da riprendere a livello politico per giungere poi alla revisione dell’attuale Piano regolatore generale (PRG). E’ questo un tema che non può appartenere agli specialisti, ma richiede l’elaborazione di un progetto complessivo che solo in sede di sintesi politica può essere compiutamente e credibilmente elaborato. Ma anche qui non risulta che la struttura dei partiti sia fatta e intenda farsi promotrice di approfondimenti e coinvolgimenti.

Secondo esempio: la Partecipazione civica. Fatta eccezione per l’attività di partecipazione sociale effettuata per il PIRP e il R.U.LAB, imposta dalla legge regionale 21/2008, che all’art. 3 subordina il finanziamento europeo alla modalità partecipativa, gli istituti di partecipazione previsti dallo Statuto comunale al TITOLO III “Partecipazione Popolare”, Capo I: art. 45, 46, 47, 48, 49, Capo II: art.50, 51, 52, 53, non trovano ancora forme, tempi, luoghi e modalità di attuazione coerenti con quanto affermato dal sindaco Di Tria nel programma del suo primo mandato amministrativo, nel quale puntava su un “progetto forte, incentrato su alcuni punti irreversibili: moralizzazione della vita pubblica, trasparenza dell’azione amministrativa e partecipazione consapevole dei cittadini, efficienza e modernizzazione dei servizi”. Non parliamo poi dei notevoli ritardi nell’insediamento della Consulta delle Associazioni, prevista all’art.47 dello Statuto, che ho avuto l’onore di presiedere fino all’anno 2011, senza mai avere avuto la possibilità di vedere applicato quanto previsto all’art. 48, comma 3: “La Consulta deve essere preventivamente interpellata per atti a carattere generale relativi a: a) programmazione territoriale e relativi strumenti attuativi, comprese le lottizzazioni; b) relazione previsionale programmatica con allegato bilancio; c) disciplina generale degli appalti o concessioni con relative modalità; d) proposte di regolamenti comunali; e) relazione sullo stato della tutela ambientale e interventi conseguenti; f) programmi degli investimenti; g) disciplina dei servizi; h) disciplina generale su circolazione del traffico e arredo urbano; i) atti che incidono in misura rilevante sugli interessi e condizioni dei cittadini”. Quando ebbi l’onore nel 1991 di far parte della Commissione consiliare che redasse l’attuale Statuto comunale avevamo tutti l’identico obiettivo: rendere il palazzo “casa di vetro trasparente” , creando le condizioni e le regole per mettere i cittadini in condizione di conoscere e contribuire alle scelte che incidono sul futuro del paese e di verificare con cognizione di causa l’operato degli amministratori.

A questo punto, due sono i rapporti da considerare: uno “politici – politici”, l’altro “politici – cittadini”. Pur essendo, il secondo, ormai retorico, a Terlizzi merita di essere ricordato che: per i cittadini occuparsi di politica è un dovere verso la comunità, ma è anche l’unico modo per esercitare la sovranità che in uno Stato democratico appartiene al popolo, come hanno voluto dimostrare quelli che hanno partecipato massicciamente al recente voto referendario. La diffidenza che molti nutrono per la politica è assai pericolosa: quando i cittadini non si occupano di essa, non viene esercitato alcun controllo su chi governa il paese; così il potere degli amministratori, dei consiglieri comunali e delle consorterie partitiche si accresce, mentre i cittadini sono di fotto ridotti al ruolo di sudditi.

Parallelamente il tutto viene riportato al rapporto “politici – politici “: maggioranza e opposizione hanno il dovere morale di rispettarsi come uomini (innanzitutto) e come concittadini, e devono ricordarsi che il loro compito è quello di risolvere i problemi della collettività e non alimentare sterili dispute personali e partitiche.

Infine, un messaggio a chi accoglie le nostre riflessioni: fare politica non è governare a tutti i costi, non è essere capaci di allearsi in modo mercenario, non è cambiare bandiera per presenze umane non desiderate. Fare politica significa, principalmente, programmare e lottare per i programmi in cui si crede.

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