domenica 19 giugno 2011

ESTATE CORATINA: NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE

In data 17 giugno ho avuto l’onore di essere stato invitato dal presidente della Commissione consiliare Cultura Antonio Longo a partecipare alla riunione convocata per discutere dell’”Estate coratina”. Ma la riunione con evidente disappunto dei pochi convenuti: consigliere del PD Francesco Stolfa, consigliere delegato alla Cultura Giuseppe D’Introno e la presidente della Consulta della Cultura Stefania Stefanachi è andata deserta ed è stata aggiornata a data da destinarsi. Dello stesso argomento si è parlato nell’ambito della Consulta della Cultura qualche giorno prima, limitandosi, però soltanto ad una generica indicazione di intenzioni da parte di alcune associazioni. Il tutto preceduto da un dibattito mediatico che ha avuto come protagonisti alcuni operatori culturali in aperta polemica con l’Amministrazione comunale, che non ha ancora deliberato i fondi da destinare agli eventi del 2011.

In questo contesto è difficile superare la logica del “pro domo sua” o sovrastare la tentazione di utilizzare lo spazio per il dibattito e il confronto solo come sfogatoio. Ma spesso è così. E’ questa l’impressione manifestata da alcuni lettori sulle note pubblicate da alcuni amici, i quali, a diverso titolo, non hanno potuto fare a meno di parlare di un presente legato indissolubilmente ad un passato, oberato da carenze strutturali, da errori di valutazione, da mancanza di regie amministrative e di investimenti adeguati.

E se è vero che la nostra città, per esempio, è ricca di talenti, è altrettanto vero che essi non vengono opportunamente valorizzati dal sistema. Le ragioni? Le amministrazioni comunali, nessuna esclusa, preferiscono cavalcare il trend di una ritualità collettiva di nuovo conio, preferiscono investire in eventi. Parola che ad alcuni fa addirittura accapponare la pelle. Evento significa, infatti, spendibilità immediata, obiettivo che si sposa bene alle ragioni della politica ma non aiuta a far crescere il territorio.

Su che cosa puntare allora? Bisogna cercare un “marchio” che unisca tutti gli operatori, le organizzazioni, le associazioni, gli istituti scolastici, gli imprenditori, l’amministrazione comunale e dia visibilità e reale potere consultivo in una Consulta della Cultura che non si limita a raccogliere solo i titoli delle singole iniziative di alcune associazioni.

A nostro parere quello che occorre avviare è un processo creativo, che nel dibattito in corso non appare sufficientemente evidenziato, pur nella vivacità di una discussione attivamente partecipata. E non solo: è pure necessario occuparsi della promozione di conoscenza creando un’opportuna curiosità nei confronti della storia da conservare da tutelare, per esempio, tramite il rafforzamento della rete museale e l’opportuna visibilità dei monumenti archeologici che continuano ad essere trascurati e a subire atti vandalici.

La collaborazione con i settori del pubblico e del privato dovrà essere “strategica”, al fine di attuare modelli innovativi di gestione, che favoriscano lo sviluppo turistico, sociale, culturale ed economico, creando le opportune sinergie tra i vari soggetti preposti alle attività culturali e produttive della realtà coratina.

E se questa è la strada, bisognerebbe forse abbandonare le polemiche di ogni singolo orticello per costruire il grande giardino. Magari con l’aiuto delle imprese e con la costruzione di una Fondazione culturale, che dal 2006 continuiamo a sollecitare.

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