lunedì 31 dicembre 2012

PRIMARIE: LA PAROLA-CHIAVE E’ STATA “FIDUCIA”



     All’indomani delle primarie del 25 novembre e del 2 dicembre per l’elezione del candidato premier, che hanno registrato il successo del segretario del PD Pier Luigi Bersani e di quelle svoltesi unitariamente tra PD e SEL nella stessa sede il 30 dicembre, avendo stazionato davanti ai seggi in entrambe le circostanze, per sostenere prima la candidatura di Matteo Renzi per la premierschip e poi quelle dei parlamentari Gero Grassi e Giusy Servodio abbiamo preso atto che la parola “fiducia” è stata sempre  letteralmente sulla bocca di tutti. Invocata come una Musa, la parola, abbiamo letto sulla stampa nazionale, è ricorsa spessissimo nel lessico parlamentare (quante polemiche sui continui ricorsi al voto di fiducia), nelle analisi dei sondaggisti e, ovviamente, in tutti gli indicatori che riguardano i consumatori, gli investitori, le aspettative delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei meno abbienti.
     Se questa parola-concetto viene invocata così incessantemente, sia a livello nazionale che a livello locale, è indubitabile che proprio di “fiducia” c’è un deficit reale nel Paese. Con qualche buon motivo del resto: perché se si risale al verbo latino fido – che significa confidare in qualcuno – in tanti potrebbero giustamente sostenere: che cosa si pretende da una società parcellizzata e disarticolata come la nostra e da una classe politica non sempre all’altezza della gravissima situazione sociale, finanziaria ed economica?
     A questo punto la domanda è obbligatoria: come recuperare il legame tra popolazione e rappresentanza politica? A nostro modesto parere di Centro Studi Politici “A. Moro”, dovremmo fare nostro, tutti quanti – politici e non – il ”Decalogo del buon politico” di don Luigi Sturzo, che ho il piacere di sottoporre nuovamente alla cortese attenzione dei lettori:
1.       E’ prima regola dell’attività politica essere sincero e onesto. Prometti poco e realizza quel che ti è permesso.
2.       Se ami troppo il danaro, non fare attività politica.
3.       Rifiuta ogni proposta che tenda all’inosservanza della legge per un presunto vantaggio politico.
4.       Non ti circondare di adulatori. L’adulazione fa male all’anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà.
5.       Non pensare di essere l’uomo indispensabile, perché da quel momento farai molti errori.
6.       E’ più facile dal NO passare al SI che dal SI retrocedere al NO. Spesso il NO è più utile del SI.
7.       La pazienza dell’uomo politico deve imitare la pazienza che Dio ha con gli uomini. Non disperare mai.
8.       Dei tuoi collaboratori al Governo fai, se possibile, degli amici, mai dei favoriti.
9.       Non disdegnare il parere delle donne che si interessano alla politica. Esse vedono le cose da punti di vista concreti che possono sfuggire agli uomini.
10.   Fare ogni sera l’esame di coscienza è buona abitudine anche per l’uomo politico.
     Sarebbe interessante se su questi dieci punti s’instaurasse un confronto basato sulla ragione e non sull’emotività. Chi volesse usarli come strumento di misura del comportamento di uno o più politici attuali, dovrebbe farlo esclusivamente nei confronti del suo stesso schieramento politico, per esercitare una critica costruttiva, volta a cambiare le cose che non vanno. Altrimenti, cadremmo nel solito gioco delle accuse reciproche, che mai hanno cambiato e mai cambieranno alcunché, senza entrare nel merito delle questioni.

giovedì 27 dicembre 2012

IL SEGNO CHE L’ITALIA CAMBIA. PRIMARIE DEI PARLAMENTARI PD



     Le primarie si svolgeranno Domenica 30 dicembre dalle 8 alle 21. In linea di massima dovrebbero essere confermati i seggi delle primarie 25 Novembre. Potranno votare gli iscritti al PD 2011 che rinnovino la tessera per il 2012 entro il 30 Dicembre nonché coloro che si sono registrati per le votazioni primarie del 25 Novembre 2012 (anche se non hanno potuto votare).Si potranno esprimere una o due preferenze, che in quest'ultimo caso dovranno essere di genere differente (donna/uomo). In caso di due preferenze per lo stesso sesso sarà annullata la seconda preferenza, non l'intera scheda.
     Nella stessa data, in concomitanza, si svolgeranno le primarie. Il contributo di 2 euro per partecipare al voto diventerà volontario e nessun elettore dovrà necessariamente versarlo presentandosi al seggio.
     La Direzione provinciale del PD di Terra di Bari riunita il 23.12.2012 ha deliberato le candidature alle Primarie dei Parlamentari confermando i seguenti nominativi:
Gero Grassi, Dario Ginefra, Giovanni Giannini, Antonio Decaro, Alessandro Emiliano, Vito Antonio Antonacci, Piero De Nicolo, Enrico Fusco, Cinzia Capano, Giusi Servodio, Gilda Binetti, Liliana Ventricelli, Adalisa Campanelli, Teresa Zaccaria, Maria Maugeri, Tina Lofano.
    In totale quindi nel collegio delle primarie di Bari saranno in lizza 16 concorrenti, 8 donne e 8 uomini. In questo modo sarà garantito l’accesso in Parlamento di un congruo numero di rappresentanti femminili rendendo finalmente l’Italia un paese che può dirsi europeo per la parità di genere. Il Centro Studi Politici “A. Moro” di Corato, pur riconoscendo i limiti legati alla ristrettezza dei tempi e alla legge elettorale in vigore, è orgoglioso di coinvolgere i propri elettori nella scelta dei propri rappresentanti e di non relegare queste decisione alle segreterie nazionali e regionali.
     Anche il deputato terlizzese Gero Grassi, che invitiamo a votare, sarà della partita delle primarie per la composizione della lista del Partito Democratico alle elezioni politiche del 24 febbraio 2013. Funzionario della regione Puglia, giornalista. Consigliere comunale e sindaco Dc a Terlizzi, aderisce in seguito al Ppi e poi alla Margherita, di cui è segretario regionale per dieci anni. Eletto deputato nel 2006, è confermato nel 2008 per il Pd. Vicepresidente della commissione Affari sociali
     La vigilia delle primarie è comunque accompagnata da qualche polemica. Proprio Gero Grassi ha dichiarato a Repubblica in merito ad alcune scelte circa i candidati: «Il Pd che candida alle primarie il capogruppo alla Regione Decaro, l'assessore comunale Gianni Giannini, il segretario del partito Vito Antonacci e il fratello del sindaco Emiliano, è un partito disattento alle diversità. In un partito serio chi già ha una carica non ne prende un'altra. Sono stati esclusi dalla gara i rappresentanti di molti territori e la lista è baricentrica».
     L’altra preferenza potrebbe essere assegnata a Giusi Servodio, nata a Bari il 19 marzo 1950, assistente sociale, già deputato nella XII, XIII, XV. Iscritta al gruppo parlamentare del Partito Democratico dal 5 maggio 2008. Componente della XIII Commissione (Agricoltura) dal 21 maggio 2008.
     La mancata riforma del sistema elettorale ha lasciato in vigore il cosiddetto “porcellum”, che consente ai capi di partito di scegliere le persone da mettere in lista e di determinarne la posizione in elenco per farli eleggere.
     Il PD e SEL hanno deciso di lasciare ai propri elettori la scelta del 90% dei candidati da inserire nella lista, decidendo che saranno posizionati secondo il numero di voti che riceveranno nelle primarie. Nella lista che sarà sottoposta al voto delle primarie sono presenti alcuni parlamentari uscenti e molte nuove candidature di persone che hanno raccolto l’adesione di almeno 500 iscritti al partito. Tra questi sono presenti sia ex consiglieri di Comune, Provincia e Regione, sia persone che vengono da un’esperienza di lavoro nel partito.
     Tutti saranno comunque sottoposti al voto degli elettori di centro sinistra che si recheranno il 30 dicembre dalle ore 8,00 alle ore 21,00 presso le stesse sedi dove si sono svolte le ultime primarie.
     Noi conosciamo Gero Grassi e Giusi Servodio da molto tempo. Li abbiamo incontrati sui temi del turismo, del commercio, dell'agricoltura, nella politica, tra le donne, impegnati sui diritti civili, accanto ad associazioni e movimenti, convinti sostenitori della difesa del territorio e dell'economia verde, e il nostro giudizio è unanime nel valutarne tutta la positività. Entrambi hanno preso molto sul serio il senso della rappresentanza - rappresentanza che purtroppo il sistema elettorale vigente mortifica - e si sono sempre adoperati per accorciare le distanze sia tra cittadini singoli sia associati e livelli superiori di governo, e lo hanno fatto con costanza e serietà anche durante un periodo di governo nazionale che ha mortificato non solo il senso delle istituzioni, ma persino il senso stesso di un lavoro serio e attento quale dovrebbe essere quello della rappresentanza democraticamente eletta, piegando il Parlamento a funzioni del tutto marginali.
     Ora che si avvicina il tempo delle nuove elezioni, attraverso le quali contiamo di riportare il paese verso un governo di centrosinistra, la possibilità di avere un uomo e una donna di esperienza, competenza e talento a rappresentare il nostro territorio provinciale ci fa riporre la speranza che si possa ambire a ruoli più significativi e di responsabilità. Ruoli che Gero e Giusi saprebbero senz'altro ricoprire con l'umiltà e la dedizione che li hanno sempre caratterizzati, ma che oggi sarebbero necessari per poter sostenere nel futuro governo e con maggior forza sia le ragioni di preoccupazione che le possibili soluzioni ai gravi problemi che pesano sul futuro di tutta la nostra provincia.
     Gero Grassi e Giusi Servodio hanno svolto un ruolo importante e lo hanno fatto con passione, quella passione che oggi non fa notizia, ma che per ogni cittadino che abbia a cuore il bene comune è requisito indispensabile. Hanno lavorato sodo per questo, e meritano la nostra piena fiducia come tutto il nostro appoggio e sostegno. Noi tutti del centro Studi Politici “A. Moro” chiediamo quindi a gran voce un voto per entrambi, oggi alle elezioni primarie, per dare poi la possibilità a tutti coloro che, come noi, li stimano e hanno fiducia in loro, di poter poi dare maggior forza e convinzione all'espressione del voto al Partito Democratico.

Il presidente
Vito De Leo

INDICAZIONI IN MATERIA DI POLITICHE AMMINISTRATIVE PER IL SETTORE TEATRALE DEL COMUNE DI CORATO



La recente inaugurazione del teatro comunale, dai più intesa come il più bel regalo natalizio ricevuto dalla nostra città, è praticamente avvenuta alla vigilia di una doppia campagna elettorale: quella politica e quella amministrativa, i cui protagonisti non potranno non tenere conto di questa nuova realtà urbanistica e culturale. A questo punto, dopo gli opportuni ed oggettivi riconoscimenti all’Amministrazione comunale uscente ed al suo tenace sindaco Luigi Perrone per averlo reso nuovamente fruibile il Teatro dopo “27 anni di intervallo”, sarebbe interessante che gli attori politici e amministrativi che si accingono a recitare la parte dei prossimi amministratori facessero conoscere, prima di affacciarsi sulla scena, il loro programma culturale nel breve, nel medio e nel lungo termine.
     Come Centro Studi Politici “A. Moro”, da spettatori attenti delle diverse rappresentazioni che istituzioni e organismi politici, sociali e culturali ci offrono non sempre in modo brillante, coerente e condivisibile, ci permettiamo di offrire agli amministratori attuali e futuri i seguenti suggerimenti.
     A nostro modesto parere, nell’ambito della cultura coratina il settore teatro dovrà rivestire una grande importanza in relazione a tre fattori ad esso collegati:
  • la presenza di realtà professionali strutturate,
  • la presenza e diffusione di realtà associative e di realtà di base;
  • la crescita complessiva del pubblico.
     I contenuti e le metodologie delle politiche amministrative in materia di teatro non possono che tenere conto di questi tre fattori fondamentali, pertanto è nostra opinione che speriamo venga condivisa anche dalla Consulta della Cultura, che l’Amministrazione comunale debba imprescindibilmente prenderli in considerazione prima di adottare qualunque scelta in ambito di politica culturale legata al teatro cittadino; essi infatti costituiscono un patrimonio e una ricchezza culturale per la città  e come tali vanno tutelati.
     Da un esame più dettagliato di tali fattori si evidenzia quanto segue:
  • Realtà professionali strutturate: negli ultimi anni della storia culturale del nostro territorio risalta l’esperienza di realtà teatrali, nate anche in modo informale, che nel corso del tempo si sono strutturate professionalmente, contribuendo a rendere la nostra città sede di attività organizzate, anche in anni nei quali la logistica per gli spettacoli non era certo favorevole; esse infatti si sono consolidate sia come ambiti di produzione che di distribuzione. Il valore di queste esperienze è dunque connesso, oltre che alla qualità delle loro proposte artistiche, al loro consolidamento in quanto attività imprenditoriali nel lavoro di organizzazione, gestione e produzione in campo teatrale. Peraltro esse operano ormai con successo in un ambito, oltre che non è solo locale.
  • Realtà di base e associati: altra ricchezza del territorio, che contribuisce alla crescita sociale e culturale della città, è la grande diffusione di associazioni e di  realtà di base  impegnate nella promozione e nello sviluppo del teatro, della musica e della danza; pur operando in un contesto non facile per la difficoltà di affrontare e risolvere problemi logistici e di finanziamento, tali realtà hanno continuato e a crescere, sviluppandosi e strutturandosi in alcuni casi come realtà professionali. Di particolare importanza è l’incremento della diffusione del teatro della musica e della danza in ambito giovanile; questo si è realizzato con la crescita di compagnie e gruppi di giovani, con la proposta stabile di attività teatrali nelle scuole e nei vari centri aggregativi, attraverso anche la programmazione di specifiche iniziative formative ed educative rivolte alla città. Attività che hanno reso e rendono un importante servizio nell’ambito della formazione del nuovo pubblico teatrale. Fanno parte di questo variegato universo compagnie, alcune delle quali vantano una attività storica, che operano nel settore del teatro dialettale; esse curano anche l’organizzazione di rassegne settoriali, oltre che tenere in vita una tradizione linguistica e la memoria storica del nostro recente passato.
  • Il pubblico: la grande attenzione e l’interesse del pubblico per eventi e rassegne che vengono organizzati sono indicatori della vitalità del teatro a Corato. Non solo infatti le stagioni teatrali promosse con competenza ed intelligenza presso alcune strutture della Città riscuotono ampi consensi ma anche l’ampia serie di eventi ed iniziative culturali generano crescenti flussi di pubblico e si pongono all’attenzione della città come componenti ineliminabili dell’offerta di teatro. Il pubblico, inoltre, dimostra di voler essere non solo spettatore, ma diviene spesso, anche attraverso percorsi formativi ed educativi, un soggetto attivo nel panorama teatrale.

     Riferirsi a questi fattori, dunque, costituisce la premessa per ogni intervento del Comune di Corato in materia teatrale ed ogni scelta amministrativa non può che avere come obiettivo di fondo il mantenimento e l’incremento di questa vitalità del settore teatrale, la quale rappresenta un modello di eccellenza riconoscibile oltre l’ambito puramente locale e che merita un’opera di continua valorizzazione.
     Con questo spirito va valutata anche l’ipotesi della volontà politica, riportata anche nelle dichiarazioni formulate dal sindaco Perrone, di esternalizzazione della gestione del Teatro comunale.
     In merito alle modalità e agli strumenti da utilizzare per tale esternalizzazione, le varie ipotesi emerse anche nell’apposita commissione consiliare che possono portare alla realizzazione della volontà politica suddetta e che porterebbero a nuove modalità di gestione della struttura teatro e dei servizi connessi, spaziavano da:
(A) costituzione di una Fondazione Teatro: un ente privato non commerciale aperto alla partecipazione di più soci, ma controllato dall’Amministrazione comunale;
(B)  affidamento con gara ad ente esterno.
     La volontà della maggioranza consiliare, su consiglio del relatore avv. La Grasta incaricato di studiare le varie ipotesi gestionali si è espressa in favore della seconda, considerata più praticabile e meno onerosa.
     Noi riteniamo che tale prospettiva non possa essere affrontata senza un confronto concreto e costruttivo con le realtà culturali attualmente attive in Città, e possibilmente con la Consulta della Cultura, che è l’organo rappresentativo delle varie esperienze culturali operanti nel territorio.
     Come abbiamo sempre proposto in quella sede, noi pensiamo che le modalità organizzative, gestionali, oltre che secondo ovvi e consolidati principi di qualità e trasparenza, vadano pianificate in primo luogo in una ottica di valorizzazione delle realtà locali, tenendo presente che il Teatro comunale non è solo un luogo-spazio di rappresentazione ma anche un soggetto di indirizzo culturale operante in Città. Nell’individuare il nuovo modello gestionale bisognerà quindi salvaguardare il ruolo e la funzione di tutte le realtà teatrali cittadine ed anche i rapporti esistenti con le strutture teatrali collocate nel comprensorio.
     Oltre al proseguimento di questo importante processo si pone inoltre la necessità preliminare di elaborare una politica di intervento di sostegno delle realtà teatrali e culturali, individuando risorse a vario livello (economiche, logistiche) le quali consentano a queste esperienze di svolgere con continuità, e contando su prospettive future, la loro funzione di servizio alla crescita culturale cittadina.
     Sempre in questa direzione vanno programmate iniziative specifiche di sostegno per quelle attività teatrali marcatamente orientate all’ambito educativo dove, in maniera più evidente che in altre situazioni, si percepisce l’efficacia del loro contributo a favorire nei giovani la crescita e la maturazione della personalità.
     Anche per queste ragioni emerge la necessità di un confronto più serrato sul tema delle risorse da destinarsi alle realtà che operano nello specifico ambito teatrale, un confronto da effettuarsi non in modo separato, ma inserito nella più ampia riflessione sul reperimento delle risorse per la cultura, tenendo conto anche del fatto che purtroppo allo stato attuale le politiche dell’Amministrazione comunale si mostrano non pienamente soddisfacenti nell’individuare l’evoluzione degli stanziamenti e non sempre sufficientemente chiare nel disegnare sviluppi e indirizzi futuri.

lunedì 10 dicembre 2012

IL NOSTRO SINDACO IDEALE



Come deve  essere il sindaco ideale? Alla vigilia delle primarie del centrosinistra e della campagna elettorale che seguirà nella prossima primavera, si fa avanti una visione del sindaco sempre più come persona concreta e si afferma l’esigenza di uno stile di governo centrato sulle progettualità, sulla capacità di rispondere alle esigenze e ai bisogni della comunità.
     Un primo cittadino che svolge il suo lavoro con spirito di servizio, capace, quindi, di ascoltare e di incarnare i valori del territorio, ma anche capace di fare, di costruire intorno a sé un team efficiente, di predisporre percorsi di sviluppo per la città e di farlo insieme ai cittadini.
     In primo luogo il sindaco deve essere una persona che è vicina ai cittadini perché è tutti i giorni con loro: li ascolta, risponde celermente alle loro lettere, dialoga e incontra tutti. Al secondo posto si vuole un primo cittadino che in qualche modo sia “la città”. Nel suo sindaco la città deve potersi riconoscere, deve individuare la persona che sintetizza le dinamiche culturali, sociali e ideali locali. Terzo fattore è quello del farsi rispettare, dell’autorevolezza. Altro elemento è il ruolo del “team” che affianca il primo cittadino. In questa esigenza non c’è la negazione del ruolo della società civile, bensì la consapevolezza che la complessità del governo locale, con le molteplici funzioni che deve svolgere un Comune, abbisogna di un sindaco al passo con i tempi, supportato da persone in grado di rispondere ai bisogni e alle aspettative della città (tecnico, segretario, commissioni ed esperti).
     Altra caratteristica centrale è la capacità di progettare il futuro risolvendo i piccoli problemi quotidiani. Da un lato c’è la necessità di valicare un sistema statico di gestione della realtà e programmare una maggiore vivibilità delle nostre città, dall’altro lato l’esigenza di partire dai piccoli progetti senza attendere futuribili meraviglie. Insomma, tanta concretezza: “fare subito” ma all’interno di un progetto coordinato e chiaro. I grandi piani da soli non riscontrano un particolare favore del pubblico. A fare da contraltare contro gli eccessi della tecno-politica, del team di esperti tecnocrati, c’è la richiesta di un sindaco capace di coinvolgere i cittadini nelle scelte di governo.
     La nuova politica amministrativa locale deve essere partecipata, sempre più diretta e immediata, sempre più calda e giocata in prima persona. Chi vive in una realtà come la nostra non pensa a un sindaco avulso dalle dinamiche della politica, ma lo vuole capace di navigare nel mondo della politica. Il sindaco non deve essere solo un buon amministratore, ma deve saper gestire i rapporti con i diversi settori della società. Di qui l’esigenza di un primo cittadino esperto, accorto politicamente, con una personalità forte e autorevole. Il minore peso dei fattori carismatici del sindaco rispetto a quelli del buon amministratore, concreto e attento ai bisogni del territorio, ha effetti anche sull’immagine della giunta, delle persone che il primo cittadino sceglie per governare. Ad esse si affida il compito di far funzionare la macchina comunale, di incidere sulle lentezze, sulle tendenze autoconservative, sulle dinamiche burocratiche degli apparati. Minore, invece, la fiducia nella capacità dei dirigenti e del personale del Comune.
     Sarebbe interessante se agli elettori le forze politiche e sociali in campo, passassero dalle parole (ossia le indicazioni come quelle da noi formulate) ai fatti (ossia a verificare il reale pensiero di chi andrà a votare), formulando queste semplici domande: “Cosa pensi del tuo sindaco? E della giunta? Sei soddisfatto dell’attenzione che dimostrano verso i tuoi problemi? Come devono essere il prossimo sindaco e la prossima giunta? Di quale partito, movimento o coalizione devono essere espressione?”.
     Come Centro Studi Politici “A. Moro” esprimiamo l’auspicio che tutti gli eletti a qualsiasi livello ed i rispettivi collaboratori politici ed istituzionali:
a)      ispirino il proprio stile politico all’onestà e alla sobrietà;
b)      mantengano con i cittadini un rapporto corretto, senza limitarsi alle scadenze elettorali;
c)      non abusino della loro autorità o carica istituzionale per trarne privilegi;
d)      rifiutino una gestione oligarchica o clientelare del potere, logiche di scambio o pressioni indebite;
e)       non appartengano ad associazioni che comportino un vincolo di segretezza o comunque a carattere riservato, ovvero che comportino forme di mutuo sostegno, tali da porre in pericolo il rispetto dei principi di uguaglianza di fronte alla legge e di imparzialità delle pubbliche istituzioni;
f)       svolgano la campagna elettorale con correttezza ed un uso ponderato e contenuto delle risorse, finanziate in modo trasparente e sempre accompagnate da un rendiconto finale, senza avvalersi per fini personali della pubblicità o comunicazione istituzionali;
g)      si impegnino, inoltre, ad evitare forme di propaganda invasiva, nel rispetto dell’ambiente e del decoro urbano;
h)      promuovano le candidature di donne e giovani e lavorino per la creazione di tutte le condizioni per la loro elezione;
i)        garantiscano la parità di genere negli organi amministrativi e politici.
     Sperando di aver dato indicazioni utili, ci auguriamo che il futuro sia migliore del passato. Ai posteri l’ardua sentenza!