sabato 30 giugno 2012

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI TERLIZZI


Ill.mo Sig. Presidente del Consiglio comunale,
innanzitutto consenta anche a noi del Centro Studi Politici “A. Moro” di formularle i più sinceri auguri di buon lavoro unitamente ai suoi colleghi del Consiglio comunale, e della Giunta guidata dal sindaco Ninni Gemmato.
     Com’è noto, la legge di riforma delle autonomie locali ha sancito il principio secondo cui il Consiglio è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’Ente. Si opera così una netta distinzione  tra tali poteri e quelli più propriamente gestionali, che vengono affidati alla Giunta, al Sindaco ed alle strutture burocratiche.
     In ogni caso e ruolo, vi attende un compito oneroso, che richiede – come ella ha ben dichiarato subito dopo la sua elezione - presenza costante, competenza qualificata, rispetto delle regole previste dai regolamenti, capacità amministrativa, disinteresse personale, capacità di coinvolgimento dei cittadini, trasparenza reale.
     Da queste peculiarità scaturisce la nostra costante attenzione verso le istituzioni pubbliche ed in particolare verso il Comune ed i suoi amministratori, che ci auguriamo diano sempre più concretezza e spessore al principio di sussidiarietà e di effettiva valorizzazione delle esigenze dei cittadini e del territorio in cui vivono, così come previsto negli “Istituti di partecipazione” sanciti nello Statuto comunale.
     Queste norme, che ho avuto l’onore e il compito di redigere, avendo fatto parte negli anni novanta della Commissione redigente lo Statuto comunale nominata dall’Amministrazione guidata dal sindaco Gerolamo Grassi, hanno il fine di agevolare il rapporto tra cittadini ed amministratori locali e di far sì che l’azione amministrativa sia il più conforme possibile alle esigenze effettive della comunità locale. Tale “democratizzazione” nell’azione amministrativa si pone in linea con la legge  241/1990 sul procedimento amministrativo, attuando anche in questo modo il “principio della capillarità dell’azione amministrativa”, che aveva già trovato ampia applicazione nel decentramento amministrativo.
     Ritengo opportuno ricordare ai lettori che gli istituti di partecipazione previsti dalla legge 142/90 e fatti propri dallo Statuto comunale nel Titolo V° “Rapporti con la comunità e partecipazione” con gli articoli che vanno dal n° 43 al n° 52, sono i seguenti: La partecipazione dei cittadini all’amministrazione; Associazione , volontariato e cooperazione; La partecipazione delle libere forme associative – Consulta; Partecipazione alla formazione di atti; Istanze e petizioni; Raccolta, verifica ed ammissibilità delle firme; Modalità per lo svolgimento dei referendum; Validità della consultazione referendaria ed effetti giuridici; Difensore civico comunale; Norme transitorie.
     Il D.lgs 267/2000 – com’è stato opportunamente ricordato dal sindaco Gemmato nella presentazione dei componenti la Giunta -  conferma la netta divisione tra Esecutivo (la Giunta) e Organo di Programmazione (il Consiglio). Nella prassi e nel passato - osserviamo con dispiacere -  si è registrato sempre più spesso lo strapotere dell’Esecutivo rispetto al Consiglio, che rende “innocui” o “ammaestrabili” tanti Assessori, così come tanti Consiglieri sono resi “inattivi” dal potere di ricatto dello scioglimento del Consiglio, con consequenziale rinuncia alle indennità che oggi, almeno per il sindaco e gli assessori, non sono più quelle simboliche di una volta.
     Penso poi ad altri temi, quali il sistema di coinvolgimento reale dei cittadini, oppure quelli connessi alla legalità e trasparenza degli atti, che da sempre sono oggetto delle mie note giornalistiche e sintetizzate nel mio ultimo libro “Partecipare per crescere insieme”, che mi auguro possa essere fatto oggetto di discussione in un pubblico incontro con gli amministratori comunali e le espressioni della società civile cittadina.
     Saremmo lieti se potessimo verificare che, a differenza della passata gestione, il Consiglio comunale, da lei presieduto e guidato, possa rendersi interprete del tanto auspicato e dichiarato “cambiamento” sottolineato in modo incisivo anche dal consigliere Pasquale Vitagliano,  con l’adozione dei seguenti provvedimenti: l’approvazione di un Codice Etico; il dotarsi di un regolamento che disciplini l’”Anagrafe degli Eletti”; la creazione di un sito web attraverso il quale si possa rendere pubblica tutta l’attività (e di conseguenza la produttività) di ogni singolo Consigliere comunale; il razionalizzare al meglio la calendarizzazione delle sedute consiliari (anche al fine di diminuirne i costi di gestione, che ammontano a circa € 1550,00 per ogni seduta); il tentare di calendarizzare le sedute del Consiglio comunale anche di sabato (per favorire una maggiore partecipazione del pubblico e per evitare il rimborso ai datori di lavoro); la non corresponsione dei gettoni di presenza per le sedute consiliari e di Commissione che andranno deserte.
     Concludendo, quello che auspichiamo è un Consiglio comunale fatto su misura della comunità terlizzese, affinché in esso ogni cittadino possa ritrovare il progetto di vita che i suoi rappresentanti intendono realizzare in questo particolare e difficile momento storico.
     Fondamentale, quindi, resta il rapporto tra i cittadini e l’Ente locale per realizzare una democrazia sostanziale. Quest’ultima, per dirla con Popper, non è certo governo diretto del popolo, bensì giudizio corretto, consapevole e responsabile del popolo sulle forze di governo e di opposizione.
     Per queste e per altre non meno importanti questioni si dovrebbe ritenere indispensabile un confronto ampio, sereno, costruttivo tra i portatori di diverse esperienze e conoscenze. Non dovrebbe mancare il contributo prezioso, tra gli altri, dell’esperto di comunicazione perché gli atti e le deliberazioni del Consiglio comunale, della Giunta e del Sindaco risultino sempre più chiari, comprensibili, realistici, visibili anche telematicamente e non limitarsi agli addetti ai lavori.
     Auguri di buon lavoro a tutti.
Il Presidente
Vito De Leo

lunedì 25 giugno 2012

Linee essenziali per un programma amministrativo condiviso.


     Manca poco meno di un anno per il rinnovo del Consiglio comunale di Corato e nessuna delle forze politiche e sociali della nostra città ha ancora attivato quei processi di analisi, ascolto e proposta per redigere un programma amministrativo condiviso e soddisfacente. Soltanto il Partito Democratico – ci risulta – ha attivato dei gruppi di lavoro interni presieduti dai propri consiglieri comunali, che relazioneranno nell’assemblea prevista per il 27 giugno prossimo.
      A nome del Centro Studi Politici “A. Moro”, intendo offrire un contributo alla elaborazione di un programma di governo della città, realmente capace di restituirla ai cittadini ed alle famiglie.
     La posta in gioco, infatti, non è solo un nuovo quadro politico ed istituzionale, ma un nuovo patto sociale. Non si tratta solo di confermare o sostituire una classe dirigente, ma di ricostruire il senso di una nuova convivenza democratica.
     C’è l’urgenza di ritornare ad una cultura del progetto, abbandonando quella dell’aggiustamento e del ritocco. Cultura del progetto per me vuol dire riscrivere il profilo di una nuova cittadinanza, avere un progetto per una  Corato migliore. E’ avere chiaro che le gambe del progetto non sono solo istituzionali, ma anche culturali, sociali, amministrative, economiche e politiche.
     Occorre un programma di governo che coniughi efficienza e solidarietà, sviluppo e compatibilità ambientali, sociali e finanziarie. Ci sono le proposte, le energie politiche, sociali culturali ed umane per aprire un nuovo capitolo nella storia del Comune di Corato? Non ancora!
     Una risposta democratica ed innovatrice richiede, in primo luogo, un nuovo modo di fare politica e di governare. Richiede un’ Amministrazione comunale accessibile a tutti i soggetti della politica e della società, composta da persone che per il loro percorso politico e le loro capacità professionali siano espressione della ricchezza sociale e culturale del nostro paese.
     Siamo ad un bivio. Da una parte si può continuare per la vecchia strada: la politica resta un’ affare gestito da pochi professionisti e faccendieri, le istituzioni continuano ad essere rivolte più alla mediazione degli interessi privati che alla tutela del bene comune, i problemi del paese si aggravano: casa, occupazione, criminalità, disagio sociale, emarginazione, crisi economica, ecc.; dall’altra parte, si può percorrere una strada nuova di radicale trasformazione: la politica si apre ai cittadini, le istituzioni ridiventano luogo di raccordo e di soluzione dei bisogni comuni, i problemi del paese sono affrontati con creatività, progettualità  e responsabilità collettiva.
     Noi, ovviamente, propendiamo per la seconda strada. Ma non dobbiamo percorrerla da soli. Il progetto che dobbiamo contribuire a  costruire insieme a tutti i cittadini onesti e di buona volontà è quello di una città dove sia possibile crescere, studiare, lavorare, creare imprese, trovare una casa, passeggiare senza paura e senza timori per la salute, divertirsi, socializzare la vita dal condominio alle piazze, nei contenitori culturali e nel “palazzo”, essere tutelati nei propri diritti di cittadinanza e coinvolti nei processi decisionali.
     Da questo progetto non possono continuare a rimanere esclusi i giovani, gli anziani e le donne. Con loro devono entrare nella politica la cultura del rispetto delle diversità, dell’accoglienza e della non violenza, rimaste per troppo tempo lontane dalle istituzioni, dai partiti e dalla politica.
     In sintesi, ecco i settori fondamentali nei quali si articola la nostra proposta:
  • La famiglia, intesa come cellula fondamentale della nostra società.
Una vera nuova politica non può non mettere al centro di ogni programma i bisogni della famiglia. Occorre adottare un criterio di equità tributaria che tenga conto dei carichi familiari con l’introduzione del quoziente familiare e della riduzione dell’Imu per la prima casa; una politica per la casa, che agevoli la formazione delle famiglie; offrire un sostegno economico alle famiglie con figli che si trovano in condizioni di indigenza.


·         Cultura e spettacolo
Corato possiede un tessuto socio – culturale vivace ed attivo, fatto di associazioni e di aggregazioni, che rivolgono la loro attenzione a numerosi aspetti della solidarietà, della cultura, dello spettacolo, del turismo e dello sport, senza ricevere adeguati contributi per la loro azione meritoria nei confronti della città. Ma la politica culturale dell’Amministrazione deve caratterizzarsi non per l’elargizione discrezionale delle risorse finanziarie, ma per l’ampia disponibilità di infrastrutture a servizio del territorio, a partire dal nuovo Teatro comunale.
      Il superamento della realtà di un Assessorato alla Cultura come dispensatore di semplici patrocini deve passare attraverso: il recupero e la costante utilizzazione delle energie artistiche ed intellettuali (musica, pittura, teatro) oltre che del pieno utilizzo delle strutture esistenti, a cominciare dal Teatro comunale, dal Museo civico, dalle Scuole cittadine e dagli organismi associativi.

·         Diritti cittadinanza e di partecipazione

Occorre impostare un programma che attivi con sollecitudine e determinazione gli istituti non ancora previsti dallo Statuto comunale: la Consulta degli immigrati, la Commissione per la parità e le pari opportunità uomo – donna, la “Carta dei diritti del Cittadino”, il “Codice etico” dei Consiglieri comunali, il “Difensore civico dell’infanzia” rappresentato dal Sindaco, il Bilancio partecipato.

·         Politiche sociali 

In questo settore ci si dovrà confrontare su un progetto politico – amministrativo in cui siano affrontati i fattori di rischio, risolte le condizioni di emarginazione, di solitudine, di degrado, di mancanza di speranza in un futuro migliore presenti nella nostra comunità. Devono essere individuate concretamente tutte le possibilità per potenziare le condizioni di convivenza pacifica, di sviluppo economico e civile del paese.

  • Attività produttive
E’ più che mai necessario creare le condizioni che favoriscano lo sviluppo d’iniziative imprenditoriali coerenti con la vocazione agricola, artigianale, commerciale e industriale del nostro territorio. Questo diventerà il vero banco di prova di una classe dirigente responsabile per affrontare il problema drammatico della disoccupazione.
  • Sviluppo economico e urbanistico
Ma non ci potrà essere sviluppo economico se non ci sarà l’impegno comune nel garantire livelli soddisfacenti di vita per i cittadini: legalità, servizi efficienti, verde pubblico con spazi attrezzati per i bambini, quartieri periferici rivitalizzanti, centro storico risanato, zona industriale artigianale ampliata, ben servita e veramente all’altezza dei bisogni dell’utenza e delle imprese, che potrebbero anche costituirsi in consorzi, non gravando così sul bilancio comunale per far fronte alle spese relative alle infrastrutture.
Favorire la costituzione di società miste pubblico – private per accrescere le fonti finanziarie in grado di consentire la realizzazione, anche attraverso accordi di programma, di tutte le opere non ancora realizzate, può offrire un’immagine moderna di amministrazione.
  • Sviluppo sostenibile e qualità dell’ambiente    
Istituire le Consulte tematiche, con particolare attenzione alle problematiche sociali e di tutela ambientale, da ascoltare in occasione della predisposizione del bilancio di previsione e di atti d’indirizzo di particolare interesse sociale o di provvedimenti che riguardano la costituzione di servizi sul territorio.
I temi dello sviluppo sostenibile e della qualità dell’ambiente dovranno essere al centro di campagne di educazione ambientale, da promuovere nell’ambito del “Progetto Città sane”, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, cui il nostro Comune, a differenza di tanti altri, (vedi Molfetta e Ruvo di Puglia) non ha ancora aderito e fruito degli oltre 100.000, 00 euro messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente.
È necessario rendere più visibile, attraverso un’adeguata campagna promozionale l’ Ufficio comunale dell’Energia, che fornisce consulenza sugli incentivi all’installazione di sistemi di generazione di energia “pulita” (pannelli fotovoltaici). Corato può diventare un laboratorio di tecnologie di risparmio energetico, a cominciare dall’uso di fonti rinnovabili per la pubblica illuminazione.
Si dovranno utilizzare tutte le opportunità finanziarie possibili per sostenere il recupero di torri e casali per la tutela dell’agro e per la manutenzione delle strade di campagna. Si dovrà prestare particolare attenzione agli insediamenti produttivi nella zona artigianale e industriale circa le possibili conseguenze di un incremento di inquinamento atmosferico, aumento delle polveri e desertificazione.

Conclusione

     Una delle sfide più grandi è proprio questa. Un Comune che funzioni, che abbandoni le deleterie pratiche delle lottizzazioni partitiche, sia amico della comunità locale, sappia essere effettivamente “sussidiario”, cioè capace di sostenere il cammino e conquisti la fiducia dei cittadini, diventando centro di formazione ed informazione per tutti.
     Abbiamo bisogno di un Comune che regoli, senza ostacolare, la gestione del territorio: tempi rapidi per la pianificazione urbana, norme snelle e certe per la tutela del paesaggio, procedimenti chiari per le autorizzazioni.
     In conclusione, l’inseparabilità dei valori dell’efficienza e della solidarietà costituiscono il cardine di questa  proposta.
     La voglia di scommettere sulle nostre forze e sulle nostre idee è la migliore garanzia di successo per la nostra cara Corato. E il territorio è il luogo dove meglio e più compiutamente possiamo esprimere questo programma.
     Opinionistica, dibattiti, forum, comizi e bollettini informativi e siti online sono solo alcuni degli strumenti da attivare immediatamente e sistematicamente. Ambizione comune e dichiarata deve essere quella di diventare protagonisti attivi nel processo di cambiamento auspicato, nonché quella di rendere visibile il processo costituente di una nuova classe dirigente, capace di favorire la partecipazione e l’impegno sulle piccole cose, sui problemi quotidiani del quartiere o della città, ma anche sulle grandi questioni.
     In questa prospettiva, bisogna fare tesoro degli errori del passato. Ma occorre anche una leadership forte e convinta, individuata attraverso lo strumento condiviso e aperto delle primarie; una classe dirigente all’altezza dei numerosi problemi da affrontare, un programma che sia espressione della partecipazione e sintesi di modernità e di giustizia sociale.

PROPOSTA DI SOTTOSCRIZIONE DI UN CODICE ETICO DA PARTE DI TUTTI GLI ELETTI IN CONSIGLIO COMUNALE.


Com’è noto il prossimo 29 giugno, pochi giorni prima della scadenza del termine di legge previsto per il 3 luglio, s’insedierà il nuovo Consiglio comunale di Terlizzi. Esso sarà formato non più da 20, ma da 16 consiglieri più il sindaco Ninni Gemmato: 10 di maggioranza (PDL: Francesco Tesoro, Michele Caldarola, Gaetano Minutillo, Gioacchino Allegretti, Giuseppe Ranieri “Terlizzi si fa in 4”: Michele Grassi e Pasquale Adamo , “Ninni Gemmato Sindaco”: Francesco Malerba e Marisa Chiapparino, “Movimento Schittulli: Mario Ruggiero) e 6 di minoranza (PD: Michele Berardi, Michelangelo De Chirico, Aldo Sigrisi, Vincenzo di Tria, Città Civile: Pasquale Vitagliano, Verdi Ecologisti: Gaetano Malerba.
     A questi illustri signori il Centro Studi Politici “A. Moro”, facendosi interprete del generale sentimento civico degli elettori e dei cittadini, avendo saputo che in molti Comuni italiani è previsto nello Statuto comunale un “Codice etico” che viene poi fatto sottoscrivere da tutti gli eletti in Consiglio comunale, rivolge il cortese invito a seguire la stessa strada, per dare un segnale di effettivo cambiamento e mettere a tacere gli aspiranti grillini.
     Si tratta di un documento redatto dopo un’accurata ricerca online ed adattato alla specifica situazione del Comune di Terlizzi, che tutti ci auguriamo possa svolgere la sua funzione in modo sempre più corretto, trasparente e partecipato.
     Il documento allegato si compone di 5 TITOLI (Campo di applicazione, Principi generali, Mezzi di controllo, gestione dell’Amministrazione, meccanismi di garanzia) e di 23 ARTICOLI (Istituzione, Oggetto del codice, Definizioni, Primato della legge e dell’interesse generale, Accesso alla funzione, Clientelismo, Trasformismo, Conflitto d’Interesse, Cessazione di Funzioni, Rispetto del mandato, Dichiarazione di interessi, Pubblicità di incarichi e partecipazioni, Incompatibilità con cariche amministrative, Razionalizzazione della pubblica amministrazione, Collegio dei garanti, Nomina del Collegio dei Garanti, Durata in carica, Requisiti, Accertamento delle violazioni, sanzioni, Diffusione del Codice presso i cittadini, i dipendenti comunali, i mass media, Ambito di Applicazione).
     Confidando nella sensibilità democratica, nella onestà d’intenti e nella coerenza dei comportamenti di tutti gli eletti, ci auguriamo che anche il Comune di Terlizzi possa essere annoverato tra quelli “virtuosi”.

Il presidente
Vito De Leo
    

 Codice Etico dei consiglieri comunali di Terlizzi
 Titolo I
Campo di applicazione
Art. 1
Istituzione
E’ istituito il Codice Etico dei candidati e degli eletti del Comune di Terlizzi, il cui contenuto, approvato dai segretari politici dei partiti e dagli eletti nel Consiglio comunale si sviluppa nei seguenti articoli.
Art. 2
Oggetto del Codice
L’oggetto di questo Codice consiste nello specificare norme di comportamento e di gestione della cosa pubblica che i candidati e gli eletti s’ impegnano ad osservare nello svolgimento delle loro funzioni, e nell’informare i cittadini circa le norme di comportamento che possono a buon diritto aspettarsi dai candidati e dagli eletti.
Art. 3
Definizioni
Ai fini e agli effetti delle disposizioni del presente Codice si intende per:
a) «candidato»: qualsiasi soggetto che, possedendone i requisiti, partecipi ad una competizione elettorale primaria (elezione da parte del corpo elettorale) o secondaria (elezione a funzioni esecutive da parte di organo eletto dal corpo elettorale);
b) «eletto»: qualsiasi soggetto che eserciti un mandato conferitogli mediante elezione primaria (elezione da parte del corpo elettorale) o secondaria (elezione a funzioni esecutive da parte di organo eletto dal corpo elettorale);
c) «funzioni»: il mandato conferito tramite elezione primaria o secondaria e l’insieme delle funzioni esercitate dall’eletto in virtù di tale mandato.
Titolo II
Principi generali
Art. 4
Primato della legge e dell’interesse generale
L'eletto siede in virtù della legge e deve in qualunque momento agire conformemente ad essa. Nell’esercizio delle sue funzioni l’eletto persegue l’interesse generale e non il proprio interesse personale diretto o indiretto, essendo responsabile nei confronti della popolazione locale nel suo complesso compresi gli elettori che non lo hanno votato.
Art.5
Esercizio delle funzioni
L’eletto garantisce un esercizio diligente, trasparente ed eticamente corretto delle proprie funzioni. Nell’esercizio delle funzioni l’eletto rispetta le competenze e le prerogative di qualsiasi altro mandatario politico o dipendente pubblico. Si oppone inoltre alla violazione dei principi sanciti nel presente Codice, da parte di ogni altro incaricato politico o dipendente pubblico nell’esercizio delle sue funzioni.


Art.6
Accesso alla funzione
Non può candidarsi a ricoprire il ruolo di eletto chi sia anche solo indagato per reati di mafia o abbia comprovate frequentazioni con esponenti della criminalità organizzata, mafiosa e non, ovvero sia stato rinviato a giudizio o condannato, pure in via non definitiva, per reati dolosi gravi (quali, a titolo meramente esemplificativo: reati contro la pubblica amministrazione, reati contro il patrimonio, favoreggiamento anche semplice verso organizzazioni criminali, omicidio, furto, rapina, estorsione ed usura).
Art. 7
Clientelismo
L’eletto si astiene dall’esercitare le proprie funzioni, di utilizzare le prerogative legate alla sua carica e le sue competenze discrezionali nell’interesse particolare di individui o di gruppi di individui allo scopo di ottenere un interesse personale diretto o indiretto.
Art. 8
Trasformismo
I sottoscrittori del presente Codice si impegnano ad opporsi alla eventuale “colonizzazione” dei partiti, movimenti o associazioni che rappresentano, con ogni mezzo politico a loro disposizione (fra cui il coinvolgimento degli organi superiori del proprio partito).
Art. 9
Conflitto di interesse
Quando vi siano degli interessi personali diretti o indiretti nelle pratiche che sono oggetto di un esame da parte del Consiglio Comunale, l’eletto si impegna a dichiarare questi interessi prima della deliberazione e della votazione. L’eletto si astiene dal prendere parte a qualsiasi delibera o votazione che abbia come oggetto un interesse personale diretto o indiretto.
Art. 10
Cessazione di funzioni
L’eletto si astiene dal prendere provvedimenti che gli assicurino un vantaggio personale o professionale futuro, dopo la cessazione del suo mandato:
a) in seno ad entità pubbliche o private con le quali ha allacciato rapporti contrattuali durante l’esercizio delle sue funzioni;
b) in seno ad entità pubbliche o private che sono state create durante l’esercizio delle sue funzioni in virtù di esse.
Art.11
Rispetto del mandato
Ciascun eletto deve firmare il presente Codice e una dichiarazione che attesti la sua fedeltà al mandato conferitogli dagli elettori. Nel caso in cui, nel corso della legislatura, l’eletto non si senta più vicino politicamente ai valori ed agli ideali della coalizione con la quale è stato eletto, o alle norme etiche introdotte dal presente Codice, s‘ impegna a dimettersi. Il rispetto dei vincoli del mandato va di pari passo con quello delle norme etiche.

Titolo III
Mezzi di controllo
Art. 12
Dichiarazione di interessi
L’eletto attua diligentemente ogni provvedimento imposto dalla regolamentazione in vigore volto a render pubblici o a controllare i suoi interessi personali diretti o indiretti, i mandati, le funzioni e professioni che esercita o l’evoluzione della sua situazione patrimoniale. In mancanza di regolamentazione vigente comunica questi dati su semplice richiesta.
Art. 13
Pubblicità di incarichi e partecipazioni
L'eletto si impegna a rendere pubblici il possesso di titoli o quote azionarie o incarichi a vario titolo ricoperti presso società di capitali pubbliche o private, cooperative, consorzi di gestione, fondazioni e associazioni che ricevono finanziamenti pubblici dal Comune o che operano per conto di esso.
Titolo IV
Gestione dell'amministrazione
Art. 14
Incompatibilità con cariche amministrative
L'eletto, salvo ove espressamente richiesto dalla legge, è incompatibile con le cariche di presidente o amministratore di società, consorzi di gestione, cooperative, fondazioni o associazioni che operino per conto del Comune.
Art. 15
Razionalizzazione della pubblica amministrazione
I sottoscrittori del presente Codice, s’ impegnano:
a) a promuovere attivamente una riorganizzazione e razionalizzazione delle società partecipate locali, al fine di puntare a ridurre i costi del funzionamento dei Consigli di Amministrazione, alla riduzione del numero delle società stesse, dei loro rappresentanti nei Consigli di Amministrazione e degli stipendi percepiti nel rispetto del giusto ed equilibrato riconoscimento per le responsabilità che tali incarichi comportano;
b) a promuovere attivamente una valutazione delle competenze tecniche e manageriali delle figure da indicare nei Consigli di Amministrazione, che sia compatibile con i requisiti dello specifico settore di attività della società partecipata locale;
c) a verificare che i Consiglieri di Amministrazione delle diverse società partecipate non abbiano ruoli di rappresentanza nel Comune, che non siano presenti in più di un Consiglio di Amministrazione e che non abbiano incarichi o partecipazioni in altre attività o concorrenti;
d) a promuovere attivamente una selezione dei consulenti esterni in base alle loro effettive capacità nei settori di loro competenza, impegnandosi a considerare la consulenza come mezzo da utilizzare per risolvere problemi che richiedano la collaborazione di stimati professionisti e non come prebenda da elargire (magari a chi non ha competenze nello specifico settore) senza alcun tornaconto per il bene della città.



Titolo V
Meccanismi di garanzia
Art. 16
Collegio dei Garanti
Con l’entrata in vigore del presente Codice viene istituzionalizzato anche il Collegio dei Garanti che ha competenza a giudicare sulle violazioni del Codice da parte dei consiglieri comunali denunciate da cittadini, associazioni, movimenti, partiti. Il Collegio dei Garanti accerta dunque l’avvenuta sottoscrizione del presente Codice da parte dei consiglieri comunali eletti.
Art. 17
Nomina del Collegio dei Garanti
Il Collegio dei Garanti è composto da cinque membri nominati dal Consiglio comunale  che abbiano sottoscritto il presente Codice. Alla sostituzione dei membri che sono venuti a mancare per impedimento, dimissioni, o per altre cause, si provvede entro quindici giorni dal momento in cui si sono verificate le vacanze.
Art. 18
Durata in carica
Il Collegio dei Garanti dura in carica due anni ed il mandato dei singoli componenti è rinnovabile.
Art. 19
Requisiti
I Garanti debbono possedere requisiti di estrema probità, devono essere indipendenti da qualsiasi condizionamento ed esercitare le proprie funzioni in assoluta autonomia. Non possono essere eletti Garanti soggetti che esercitano funzioni di dirigenza o controllo in Enti Pubblici, partiti o movimenti politici.
Art. 20
Accertamento delle violazioni
In seguito alla segnalazione di una violazione, la quale deve avvenire per iscritto a pena di inammissibilità, il Collegio dei Garanti, previa audizione del candidato o dell'eletto oggetto della segnalazione, ed operati tutti i necessari accertamenti, esprime parere scritto e motivato, votato a maggioranza assoluta dei componenti. Qualora, ad insindacabile giudizio del Collegio dei Garanti, sussistano motivazioni per contestare la violazione, il suddetto parere è comunicato  all'eletto e al soggetto collettivo di appartenenza (partito, movimento, associazione).
Art. 21
Sanzioni
Il conigliere comunale cui venga contestata la violazione delle norme del presente Codice deve rassegnare le proprie dimissioni dal mandato elettorale conferitigli. L’eventuale soggetto collettivo cui il l’eletto fa riferimento dovrà, una volta ricevuta copia del parere scritto emesso dal Collegio dei Garanti, avviare immediata procedura di sospensione o, nei casi più gravi, di espulsione nei confronti dell'interessato.



Titolo V
Rapporti con i cittadini
Art. 22
Diffusione del Codice presso i cittadini, i dipendenti comunali, i mass media
Il Consiglio comunale e gli eletti incoraggiano qualsiasi mezzo volto a favorire la diffusione del presente Codice e la sensibilizzazione ai principi in esso elencati, presso i dipendenti di cui assumono la responsabilità, presso i cittadini ed i mass media.
Art. 23
Ambito di applicazione
Le norme dettate dal presente Codice assumono carattere politico vincolante per tutti i consiglieri comunali, gli assessori, il sindaco, i partiti e i movimenti politici che ne formalizzano l’accettazione.