venerdì 19 novembre 2010

A TERLIZZI RI-SORGERA’ LA CORSA ALL’ANELLO?

Il 13 novembre scorso, nel salone “De Paù” della Biblioteca comunale, è stata fatta la presentazione del IX volume storico-tradizionale del prof. Giuseppe Grassi. “La Corsa all’Anello nel catino di Piazza Cavour – Il Gioco Equestre di Terlizzi”, edito dalla Cooperativa Culturale R.T.S. Particolarmente interessante è stata l’introduzione di Maria Teresa de Scisciolo (Direttore de “Il Confronto delle idee) che ha anche moderato gli interventi della dott.ssa Lucrezia Stellacci (Direttore Ufficio Scolastico Regionale), del dott. Onofrio Introna (Presidente Consiglio Regionale Puglia), del prof. Nunzia Tarantini (Dirigente Liceo “Fiore”), prof. Rosaria De Matteis (Dirigente Ist. Prof. “De Gemmis”). Ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale all’autore ed ai numerosi presenti l’Assessore alle Politiche Culturali prof. Domenico Paparella.
Il denominatore comune di tutti gli interventi è stato il riferimento costante all’ecletismo della vita professionale, culturale, sociale, giornalistica e letteraria dell’instancabile autore terlizzese, le cui opere attraverso l’anamnesi storica che le caratterizza, sono sempre stimolo per la riflessione e la progettualità costruttiva, orientati a favorire, soprattutto da parte delle giovani generazioni, l’amore per la propria città, che lo ha visto sempre tra i protagonisti della vita politica, amministrativa, sociale, culturale.
Questo lavoro di ricerca, come gli otto che lo hanno preceduto, s’inquadra nella storia locale, ma si raccorda anche, come evidenzia l’autore nella sua presentazione, a quella “universale o generale, esorcizzando ogni tentazione municipalistica o provinciale”. “Nello scrivere – afferma – si deve sempre tener presente che l’eventuale lettore abbia a leggere pagine che gli servano per la vita, che i documenti della ricerca sviluppino in lui uno spirito di osservazione e una chiara coscienza critica, inserendoli quindi nell’indagine di un processo storico…..Il passato non è celebrazione, ma bensì l’individuazione dei nodi storici di cui resta vivo, nel bene e nel male, tutto il connotato simbolico”.
Di qui la sua conclusione: “Non sarebbe sbagliato che la Scuola terlizzese, altri studiosi e il Comune trattassero problemi riguardanti uno studio dettagliato sul Centro storico e su quanto di storico c’è nel nostro paese. La loro salvaguardia è un impegno di civiltà, un dovere morale e culturale della comunità contemporanea”.
Siamo grati all’instancabile e bravo autore per l’ennesima opera donata ai nostri concittadini, nella speranza che attraverso di essa possa realizzarsi il suo auspicio: “sentirsi uniti verso un progetto, uno scopo, in apparenza pretestuoso, ma nella sua reale sostanza denso e ricco di sani propositi per una profonda intuizione e per un intimo convincimento”.

17 novembre: mobilitazione internazionale degli studenti. L’unione fa la forza.

Da settant’anni il 17 novembre è una data internazionale di mobilitazione degli studenti. Il 17 novembre 1939 centinaia di giovani cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono arrestati e uccisi dai nazisti. Nel 1941 alcuni gruppi di studenti in esilio decisero che il 17 novembre sarebbe diventato l’International Students Day, la giornata internazionale di mobilitazione studentesca. Il 17 novembre del 1973 un carro armato abbattè il Politecnico di Atene per reprimere la rivolta studentesca contro la dittatura militare. Il 17 novembre 1989 in Cecoslovacchia la commemorazione del 1939 divenne l’inizio di una rivolta contro il regime.
Anche quest’anno in Italia hanno sfilato diversi cortei. A Bari si sono recati anche molti studenti della nostra città, che hanno voluto far sentire la propria presenza per denunciare che oggi non s’investe più su di loro, sugli studenti, sulla scuola, sull’università, sulle borse di studio.
Non solo. La denuncia riguarda anche la difficoltà di entrare nel mondo del lavoro, dove si sentono calpestati, con contratti di stage per mesi, contratti a tempo determinato per anni, poche garanzie, poche tutele, poco interesse.
Tanti studenti, pertanto, sono andati in piazza per rivendicare il loro diritto allo studio, e ricordando alle classi dirigenti che la loro formazione è la garanzia che un domani saranno all’altezza dei problemi da affrontare e che sapranno trovare le soluzioni migliori.
Sono andati in tanti per sbandierare convintamente ed unitariamente la bandiera del CAMBIAMENTO.
Cambiare per ampliare i loro diritti, le scuole fatiscenti senza aule, palestre, laboratori, non a norma. Cambiare una didattica fatta di nozioni che reprime la creatività. Cambiare i programmi scolastici e costruirli insieme con docenti e genitori. Cambiare i cicli scolastici che dividono gli studenti dei licei da quelli dei tecnici e dei professionali. Cambiare le scuole per costruire una democrazia basata sul consenso e sulla partecipazione e non sui poteri forti. Cambiare la condizione di precarietà che gli studenti vivono nell’accesso al sapere a causa dei costi elevati. Cambiare Il diritto allo studio per sconti sui trasporti e consumi culturali, borse di studio, comodato d’uso dei libri di testo. Cambiare una scuola che insegna la repressione e la paura per interrogazioni sempre simili a condanne. Cambiare la valutazione e dare diritto al recupero: per costruire una valutazione come percorso e non come sentenza.
Come non fare nostre queste legittime ed obiettive proposte di cambiamento? Non limitandoci giovani e non più giovani alle mere celebrazioni, ma facendo sentire sistematicamente l’esigenza comune di aspirare ad un futuro migliore.

La violenza esercitata contro le donne è ancora inaccettabile barbarie. Diciamo “no” a questa inciviltà.

Il 25 novembre si è celebrato in tutto il mondo la “Giornata contro la violenza sulle donne” per ricordare le tre sorelle Miraball, torturate, stuprate e uccise dai militari del dittatore Trujillo, nel 1960 a santo Domingo.
Con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale dell’ONU ha fissato per il 25 novembre la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne.
La violenza contro le donne ha molte facce: le uccisioni e gli stupri sono gli aspetti più drammatici delle violenze dentro e fuori le mura domestiche, nei luoghi di lavoro, per le strade. I dati riguardanti le violenze subite dalle donne sono agghiaccianti, soprattutto se riferiti alla società civile. La violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica è la pura violazione dei diritti umani e, talvolta, l’assenza di leggi adeguate e il silenzio sono complici di tali violazioni.
La violenza è sofferenza ed umiliazione. E’ la prima causa di morte tra le donne nel mondo.
Istituzioni, servizi, strutture educative, forze dell’ordine, parti sociali, partiti politici, mass-media, donne e uomini, tutti si devono sentire coinvolti in un’unica forza di cambiamento.
Leggere e comprendere la natura e le implicazioni di un fenomeno così radicato e complesso come quello della violenza sono premessi indispensabili alla progettazione di politiche e interventi a favore delle donne e di tutti i cittadini del territorio. La raccolta sistematica e condivisa dei dati permette la giusta comprensione dell’attuale situazione di donne e bambini e di trovare i mezzi e gli strumenti più opportuni per intervenire sia dal punto di vista della prevenzione, sia dal punto di vista della presa in carico globale delle vittime della violenza, sia dal punto di vista della terapia e cura degli aggressori.
Andiamo in piazza, riempiamola e facciamo diventare una giornata di mobilitazione locale e nazionale dell’intera società di donne e di uomini, per affermare che senza il riconoscimento della libertà e della dignità delle donne nessuna convivenza è possibile.
Chiediamo unanimemente al Parlamento, come Consiglio comunale di Corato, di dare priorità al tema della violenza contro le donne con uno specifico piano d’azione, che permetta una piena realizzazione dei diritti delle donne e delle loro scelte di vita. Ecco perché chiediamo:
• Una legislazione integrata che affronti i diversi aspetti del problema,
• Un osservatorio per monitoraggio della violenza che, oltre a fornire dati quantitativi, si avvalga soprattutto di opportuni indicatori utili a capirne la complessità;
• L’impegno ad aderire alla campagna europea contro la violenza alle donne per il 2010.
I firmatari di questo documento esprimono, altresì, la convinzione che non basta essere genericamente conto la violenza: è necessario denunciarne le radici in una cultura condivisa e diffusa. Troppo spesso la denuncia della violenza contro le donne da parte della politica e dei mezzi di informazione tende ad occultare questa necessità e veicola messaggi e valori ostili alla libertà delle persone di progettare la propria vita oltre gli stereotipi e le rappresentazioni dei ruoli sessuali, gerarchiche e fisse.
Il nostro plauso va all’Assessorato alla Solidarietà della Regione Puglia che ha nel novembre 2008 ha varato il “Programma triennale di interventi 2009-2011 per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne” con lo scopo di impostare una strategia regionale che consenta di intendere la violenza sulle donne e i bambini non come un’emergenza ma come un problema sociale e culturale.
La prevenzione, quindi, è da tutti ritenuta essenziale e richiede istruzione, formazione, conoscenze, la costituzione di reti e di partenariati, nonché lo scambio di pratiche ottimali.
Auspichiamo, quindi, che il nostro Comune, nell’ambito del Piano Sociale di Zona, si renda promotore di un piano di interventi per la prevenzione ed il contrasto alla violenza di genere – così come previsto dal Piano regionale - attraverso:
• La definizione di una prospettiva metodologica in chiave di genere al fine di rilevare criticità e fabbisogni relativamente ai servizi e prestazioni per prevenire e garantire sostegno e aiuto alle vittime di violenza;
• Favorire la conoscenza del fenomeno e promuovere campagne diffuse di sensibilizzazione in raccordo con le campagne nazionali;
• Avviare un confronto strutturato tra i diversi livelli di governo coinvolti nell’attuazione di interventi, al fine di consolidare la collaborazione sul territorio, tra Regione Puglia, enti locali e altri soggetti pubblici e privati tra cui le Istituzioni scolastiche, al fine di promuovere interventi di prevenzione e di concorrere alla formazione di una cultura del rispetto di genere;
• Incrementare la dotazione di strutture e servizi territoriali e potenziare la competenze degli operatori pubblici e privati.
• Garantire l’indipendenza economica delle donne vittime di violenza per favorire autonome e consapevoli scelte di vita.

giovedì 11 novembre 2010

25 NOVEMBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE: DISCUTIAMONE E DIAMOCI DA FARE.

Non tutti sono a conoscenza che tramite la risoluzione n.54/134 del 17/12/1999. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” ed ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali, e le ONG ad organizzare attività svolte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.
Leggo dal “Programma triennale di interventi 2009-2011 per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne”, redatto dall’Assessorato alla Solidarietà della Regione Puglia che “In Europa la prima causa di morte delle donne tra i 15 e i 60 anni è la violenza per mano maschile. E l’ONU ci dice che una donna su tre al mondo che è vittima di soprusi, violenze, stupro. Sul tutto, uno spaventoso silenzio: in Italia il 95% delle violenze non viene denunciato, solo il 18% delle donne è consapevole che siano reato, il 44% le giudica “qualcosa di sbagliato”, il 36% “qualcosa che è accaduto”.
“La battaglia contro la violenza sulle donne è ancora tutta vincere – ha dichiarato il Presidente Giorgio Napolitano - molto resta da fare per sradicare una concezione della donna come oggetto di cui ci si può anche appropriare”.
Sono rimasto impressionato dalla notizia che secondo calcoli ISTAT quasi sette milioni di donne italiane tra i 16 e i 60 anni sono state vittime di violenze fisiche ed altrettante hanno subito una violenza psicologica nel corso della loro vita. Per questi motivi, con un’iniziativa congiunta, il Ministro dell’ Istruzione Maristella Gelmini e il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna hanno promosso la “Settimana contro la violenza”, coinvolgendo le scuole italiane di ogni ordine e grado. Non ci risulta, tuttavia che l’invito sia stato accolto né dalle scuole, né dalle istituzioni locali, né dagli organismi culturali, sociali e politici della nostra città.
Nella nostra regione il fenomeno ha raggiunto proporzioni inquietanti, e, come dimostrano le cronache giornalistiche dell’ultimo anno, si manifesta attraverso il sopruso fisico, sessuale, psicologico ed economico.
In Puglia ne risultano 1.104, su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni. Nello specifico risulta che solo il 10,8% denuncia la violenza del partner a fronte di un 89,2% che preferisce tacere. Inoltre il 24,9% delle donne pugliesi intervistate dichiara di aver subito violenza fisica e sessuale nel corso della propria vita ed il 5,3% dichiara di averla subita prima dei 16 anni.
Degna di essere ricordata, a tal proposito, è la manifestazione organizzata il giorno della befana 2009 con il patrocinio del Comune di Corato, dall’associazione “Donne e solidarietà” e dal Centro antiviolenza “Riscoprirsi “ di Andria, in cui fu divulgata anche la “Carta dei diritti della donna”
Ma certo quella che accade casualmente in strada ad opera di sconosciuti non è meno drammatica. C’è un grande problema di sicurezza che riguarda le periferie isolate e buie, la mancanza di servizi e strumenti adeguati al contrasto tempestivo, la carenza di strutture di sostegno per la prevenzione, come ebbi modo di rilevare il 2 febbraio 2009 sul mio blog “comunepartecipato.blogspot.com”, in occasione dell’evento organizzato dalla Comunità Oasi 2 e dalla Federazione Donne Evangeliche Italiane di Corato.
Lo confermano i titoli della cronaca locale del 2010 tratti da La Gazzetta del Mezzogiorno e da “il Notiziario”. “Madre denuncia il figlio per maltrattamenti ed estorsioni: arrestato 32enne coratino”(il Notiziario 20/2); “Palpeggia un’inquilina, arrestato un 37enne” (La Gazzetta 29/5); “Picchia padre e madre disabile: preso 27enne”(La Gazzetta 3/6); “Attende sotto casa la vicina per violentarla. Arrestato 37enne”(Il Notiziario 11/6), “Accoltella la ex moglie davanti alle figlie, in manette 55enne coratino” (il Notiziario 9/7); “Permesso? Sono il ladro”. Donna derubata nel sonno” (La Gazzetta 10/8); “Ragazzo violenta una 57enne” (La Gazzetta 18/8);”Atti osceni in luogo pubblico, denunciato35enne” (il Notiziario 8/10). A questi vanno ad aggiungersi i tanti casi di stalking al vaglio della Magistratura, grazie al recente decreto Maroni del 23 febbraio 2009, che prevede la pena della reclusione dai sei mesi ai quattro anni (vedansi le testimonianze riportate nel numero di aprile 2010 di “Piazzasedile”.
Tutto questo solo negli ultimi dieci mesi di quest’anno. Non tutti sanno quanto questo fenomeno sia tanto esteso, né che la maggior parte di questi casi nascano e spesso rimangano confinati tra le mura domestiche, nei “normali” rapporti di coppia, e che rimangano misconosciuti e quindi impuniti.
Pare che il tutto sia da addebitare un po’ alla vergogna di denunciare queste situazioni, un po’ alla speranza che l’atto di violenza costituisca un fatto isolato e che il partner lo abbia commesso in un momento di “follia” magari riconducibile allo stress dei nostri tempi. Ma, a quanto risulta, quasi sempre questa speranza resta una pia illusione.
Da una rilevazione effettuata sui Piani di Zona in Puglia, relativa alla presenza di strutture e/o servizi per le donne e minori abusati e maltrattati, si rileva che a Corato non esiste un Centro di Ascolto Antiviolenza come a Trani, ma solo un’Equipe integrata formata da psicologi, psicoterapeuti, educatori, assistenti sociali, avvocati, che andrebbe, tuttavia, verificata dal punto di vista delle professionalità effettivamente operative e conseguentemente adeguate alla normativa regionale.
Ciò che connota in modo inequivocabile lo stato delle vittime di tali reati e ciò che le accomuna, è il fortissimo stato di soggezione e di debolezza in cui tutte versano. Vi è quindi la necessità di essere vicini alle vittime, di sostenerle non solo nel momento iniziale della denuncia, ma anche nelle fasi successive, certamente ancor più delicate e tormentate. Per questo, ci risulta che è stata costituita una rete, nell’ambito del progetto “NON VOGLIO PIU’ SUBIRE” tra gli uffici di polizia impegnati nell’attività di prevenzione e controllo del territorio, con i settori dei vari Comuni della nostra provincia impegnati nell’importante attività dell’assistenza sociale, e le associazioni dedite al sostegno delle vittime di questo genere di reati.
Non bisogna, pertanto, pensare di risolvere il problema da soli. La nostra “Associazione contro la criminalità per la legalità e la non violenza” resta sempre a disposizione di chiunque. Saranno utili elementi a sostegno delle vittime, mail, sms e quant’altro possa essere raccolto ed esibito a conferma di quanto rappresentato in sede di denuncia. Se lo stalker o il violentatore non demorde, bisogna senza esitazione chiamare il 113 e richiedere l’intervento di una Volante.
E’ necessario, quindi, mettere in relazione le reciproche competenze e sperimentare iniziative di sensibilizzazione e formazione condivise con le forze dell’ordine, gli insegnanti, gli educatori dei Centri di Aggregazione Giovanile, i medici di base, il personale sociale e sanitario dei servizi territoriali, i referenti del pronto soccorso e i volontari delle associazioni, avvocati e magistrati.
La terza azione riguarda la sensibilizzazione e la prevenzione. Sensibilizzare per informare le vittime e le potenziali vittime sui loro diritti e sui servizi di tutela, sensibilizzare per modificare la cultura che discrimina le donne e per valorizzare gli “uomini positivi”. In questo senso è auspicabile l’azione del nostro sindaco, anche nella sua veste di presidente regionale dell’ANCI, nell’organizzazione di momenti aperti alla cittadinanza, fornendo loro competenze e strumenti idonei come video-documentari, campagne informative, guide e manuali.
Particolare importanza dovrà essere data – come ho avuto modo di evidenziare nel mio libro “Il Bullismo – Ricerca sui comportamenti antisociali in alunni della scuola dell’obbligo”- alle attività di prevenzione nei confronti delle giovani generazioni, anche attraverso laboratori creativi, educativi e di discussione. Il compito della famiglia, della scuola, della società è anche quello di ripensare il ruolo educativo, rilanciando lo scambio tra generazioni sul piano della condivisione dei valori più profondi e degli obiettivi civili, politici, sociali, lavorando per la costruzione di un contesto educativo più largo attorno alle tradizionali agenzie di socializzazione ed istruzione e sostenendo la famiglia nel suo ruolo educativo.
Riservandoci di pubblicare in occasione del 25 novembre dedicato alla celebrazione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” un nostro documento per contribuire con la nostra autonoma riflessione e domanda di cambiamento a realizzare un dialogo che valorizzi il lavoro fin qui svolto e che vada oltre la giornata del 25 novembre, creando occasioni di cambiamento di sé e delle relazioni sociali tra donne e uomini.
Chiamiamo tutti gli uomini ad esprimersi, assumersi con noi la responsabilità di un impegno attivo per un cambiamento culturale che, crediamo, è l’unica condizione per contrastare la violenza, ma anche un’occasione di libertà per noi uomini. Altri contributi, richieste di contatti possono essere indirizzati a deleo6844@tiscali.it.

sabato 6 novembre 2010

GIOVANI E POLITCA: UN MATRIMONIO IMPOSSIBILE’?

Perché i giovani continuano a restare ai margini della vita politica? Un approccio fallito? Un matrimonio impossibile? Fatto sta che i giovani sono oggi al di là della staccionata…Eppure la politica non può fare a meno dei giovani e viceversa. Ce lo siamo chiesti anche noi insieme ai diversi relatori intervenuti alle diverse “Feste” organizzate dal Partito Democratico, da Sinistra Ecologia e Libertà, dal Partito Comunista Italiano, che hanno visto, tranne che nella parte finale dedicata ai complessi musicali, solo i soliti addetti ai lavori.
Si dice spesso, e non a torto, che la politica non si occupa a sufficienza dei giovani. D’altro canto, non si può negare che i giovani abbiano in genere un rapporto piuttosto problematico con il mondo della politica e con tutto ciò che lo riguarda.
Le istituzioni, i partiti, la “casta intoccabile” dei politici appaiono sempre più lontani, completamente avulsi e separati dalla realtà che ci circonda e, di conseguenza, del tutto incapaci di fornire risposte concrete e adeguate alle attese e ai bisogni quotidiani della società in cui viviamo.
Senza contare che le promesse non mantenute, i continui scandali, l’opportunismo, i giochi di potere e la totale mancanza di credibilità di molti politici alimentano nei giovani (e non solo) uno scetticismo, quando non un vero e proprio disgusto, difficili da superare.
Non c’è da meravigliarsi, allora, se tutte le più recenti indagini mostrano un universo giovanile sempre più disinteressato e distante dal mondo della politica, con una percentuale altissima di giovani che dichiarano di provare indifferenza, diffidenza, rabbia, o addirittura noia nei confronti delle vicende politiche e di tutto ciò che avviene ai vertici delle diverse realtà istituzionali del nostro paese.
A ben guardare, infatti, le ragioni profonde di questo crescente allontanamento della politica stanno nel suo attuale imbarbarimento, nella mancanza di ideali autentici in cui credere e per cui lottare, nella paura di non avere la forza di restituire alla politica la sua originaria funzione di servizio alla comunità, rimanendo invischiati negli squallidi giochi di potere di chi considera la politica unicamente come un modo per perseguire i propri interessi, per arricchirsi indebitamente e per porsi al di sopra delle leggi. Insomma, come una ricerca del potere fine a se stessa.
Noi del Centro Studi Politici “A. Moro”, insieme ai giovani del Partito Democratico che si accingono a calendarizzare i nuovi incontri previsti dalla “Scuola di Formazione Politica”, sappiamo, tuttavia, che la politica può e deve essere altro. Una timida voce interiore, forse la nostra coscienza civica non del tutto sopita, ci ricorda che la politica è l’anima di ogni convivenza civile, è tensione all’ uguaglianza e alla giustizia sociale, è insieme contestazione e ricerca del consenso, creatività e responsabilità, senso di unità e dialettica delle differenze.
Come ci ripeteva spesso Aldo Moro, nei frequenti incontri tenuti nel nostro territorio, “la politica è l’arte del possibile e la speranza dell’impossibile”. E’ vero: questi valori vengono oggi continuamente disattesi. Ma ciò non significa che una politica che metta al centro l’uomo e la sua felicità e che sia ispirata e vivificata da valori etici e dalla cultura della solidarietà sia soltanto un’utopia irrealizzabile. E forse è proprio dalle nuove generazioni che può venire una positiva spinta al cambiamento.
Perché ciò avvenga è, però, necessario che i giovani ricomincino ad avere fiducia nella possibilità di creare una mentalità diversa nella gente, che si facciano portatori di un nuovo concetto di cittadinanza attiva, in cui il protagonismo e la partecipazione diretta non sia limitata alle “Feste” annuali di partito, ma ritornino, come accadde i nostri tempi, a sostituirsi all’indifferenza e all’apatia delle deleghe.
Ma, soprattutto, è indispensabile che i giovani e i non più giovani come noi, riscopriamo il valore della politica come impegno generoso e disinteressato, come amore e responsabilità verso il territorio e alla società in cui viviamo.
Insomma, devono essere i giovani a cambiare la politica e non la politica a cambiare i giovani.