martedì 31 luglio 2012

FESTA MAGGIORE AI NASTRI DI PARTENZA


     Dal 2 al 7 agosto Terlizzi sarà, come ogni anno, animata dal connubio tra la religiosità popolare e il folklore. E’ tornata, parte centrale del programma dell’Estate terlizzese, presentato dal sindaco Ninni Gemmato nel pomeriggio del 31 luglio.
     Anche quest’anno la nostra “Festa”, unica e rara, intrisa di misticismo, di devozione verso la Madonna di  Sovereto, di musica, di incontri, ma soprattutto caratteristica per la mirabile sfilata del Carro trionfale è da sempre una manifestazione appassionata dei sentimenti religiosi e delle radici culturali del popolo terlizzese.
     Il felice connubio tra religiosità popolare e folklore ci permetterà di fare memoria e di riassaporare il gusto delle nostre tradizioni. Apprezzabile, in questo senso, l’impegno di tutti i componenti del comitato presieduto dal nuovo presidente Enzo Parisi, che hanno lavorato con sintonia e alacrità per definire e realizzare un programma sobrio, lontano dalle mistificazioni, attento all’aspetto culturale ed a quello squisitamente religioso. Sorretti da una grande passione, hanno presentato un calendario ricco di appuntamenti ed hanno cercato di andare oltre la consueta “tre giorni” e l’abituale canovaccio.
     Tutto il paese è pronto, quindi, per l’annuale appuntamento: il Carro, ormai allestito, s’impone in tutta la sua maestosità. C’è chi controlla ad una ad una le luci colorate e chi si affretta a distribuire la ghiaia sullo stradone per favorire le spettacolari virate del Carro trionfale. I quattro timonieri tirano fuori dall’armadio i costumi e la pecorella viene strigliata a dovere per sfilare durante la processione. Gli ingredienti sono sempre gli stessi: fuochi d’artificio, luna park, sfarzose luminarie, bande e cantanti, tra i quali spicca il nome di Samuele Bersani, che chiuderà i festeggiamenti.
     I valori e i costumi popolari, le usanze e i sapori passati, le forme e i modi di una ritualità tramandati di generazione in generazione, oggi hanno bisogno di coniugarsi con elementi nuovi, più consoni all’evoluzione dei tempi, devono essere attraversati dall’intraprendenza, dal coraggio, dall’idea di imprenditorialità e di rinnovamento. La festa, insomma, deve riuscire ad attraversare il tempo e le esigenze della gente: pur presentandosi ogni anno identica nello spirito, deve risultare nuova e coinvolgente, arricchendosi delle aspettative e delle urgenze del territorio.
     Così facendo, tutti gli sforzi del compiuti dal comitato organizzatore e le risorse investite dall’Amministrazione comunale non svanirebbero nel fumo dei fuochi d’artificio, ma contribuirebbero alla promozione di una città che ha un formidabile serbatoio di fermenti culturali ed artistici.
     Sarebbe auspicabile che sull’intero ciclo cerimoniale, sul culto della Madonna di Sovereto, sui luoghi della tradizione popolare ed iconografica, si crei un vero e proprio archivio della memoria, che inserisca la festa di Terlizzi nel contesto più ampio della cerimonialità meridionale ed italiana; ne faccia, insomma, un momento di conoscenza della ritualità di altri contesti, cogliendo originalità e differenze, nel tempo e nello spazio.
     Alle autorità religiose chiediamo di continuare a salvaguardare il valore primigenio ed autentico dell’evento religioso ed anche di vigilare affinché la festa patronale non si trasformi in una fiera delle vanità.
     Per tutti quelli che continuano a sognare la Festa come uno spazio aperto di espressione e di comunicazione, di creazione e partecipazione, di rinnovamento e promozione, di crescita e di coinvolgimento, l’appuntamento è, speriamo, per il prossimo anno.

lunedì 30 luglio 2012

Un bilancio di previsione con e per i cittadini.


     L’Amministrazione comunale non ha ancora convocato una pubblica assemblea, per discutere la proposta di Bilancio di Previsione 2012 che deve essere deliberato entro il 31 agosto. Ci auguriamo, che, nel rispetto della Direttiva del 16 febbraio 2006, emanata dal Ministero della Funzione Pubblica, relativa alla rendicontazione sociale nelle amministrazioni pubbliche, e dello Statuto comunale, lo faccia in tempo utile per consentire di offrire un’ effettivo contributo da parte dei cittadini e delle associazioni a quello che rappresenta uno dei momenti fondamentali della vita amministrativa.
      L’ascolto dei cittadini, infatti, diventa sempre più una necessità per una comunità che voglia riscoprire il suo essere pienamente soggetto di testimonianza democratica, il nostro auspicio è che si vada sempre più verso un modo di amministrare che sappia coniugare lo sviluppo con la solidarietà; che guardi ai diritti di tutti e non ai privilegi di pochi, che promuova una crescita socio-culturale, che sostenga il sistema agricolo, imprenditoriale e commerciale, che tuteli la salute dei cittadini e ne migliori la qualità della vita; che abbia nel lavoro, nell’occupazione, nella difesa dell’ambiente e del territorio le priorità della sua programmazione politico – amministrativa.
     Questi obiettivi potranno essere raggiunti attraverso una cultura del progetto, un piano strategico che colleghi efficienza e solidarietà, sviluppo e compatibilità sociali e finanziarie. Il lavoro per progetti – è noto – facilita il passaggio dalla semplice risposta alla promozione e alla sensibilizzazione della cittadinanza e della società civile. E’ importante superare la concezione particolaristica degli interventi a pioggia, dei contributi occasionali, dei patrocini “morali” per procedere secondo una visione progettuale, che parta da una conoscenza oggettiva, seria e documentata dei bisogni delle persone e delle realtà associative.
     Il Centro Studi Politici “A. Moro” ha più volte proposto ai precedenti amministratori di delineare, attraverso accordi di programma specifici con le diverse realtà territoriali, un piano di lavoro comune finalizzato a rendere più proficua la collaborazione e più sistematica la partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative.
     Quello che continuiamo a proporre, in coerenza con lo Statuto comunale, che ci auguriamo sia dotato al più presto di tutti i regolamenti attuativi degli istituti di partecipazione, è la costituzione di un Laboratorio urbano, formato da cittadini desiderosi di uscire dalla condizione di dipendenza, superficialità, qualunquismo, deresponsabilizzazione, disaffezione alla politica e da tutte quelle espressioni della società civile realmente impegnate nella rimozione delle cause del disagio, nell’affermazione, tutela, difesa e promozione dei diritti di cittadinanza.
     I tempi sono maturi per un riconoscimento di uno spazio democratico per un volontariato che non sia solo testimonianza sociale negli interventi e nei servizi a favore della comunità, ma contestualmente soggetto politico, protagonista del cosiddetto “bilancio partecipato”. Un bilancio, cioè, in cui la politica si fa incontro, ascolto, ma soprattutto azione diretta, partecipazione autentica che consenta ai cittadini di scegliere democraticamente come e dove investire le risorse del proprio municipio.
     Per molti è un’utopia, per molti altri comincia ad essere uno strumento autorevole di crescita culturale e strategica del proprio territorio e diventa anche un mezzo per superare la crisi di credibilità della politica e delle istituzioni che la determinano. Di tanto scrivo sulla mia ultima pubblicazione “Partecipare per crescere insieme”, facendo riferimento innanzitutto all’interessante esperienza fatta con gli autori del libro “Pillola rossa o pillola blu”(che rappresenta il resoconto scritto della sperimentazione  di Bilancio Partecipativo avviata nella città di Roma), invitato, nella mia veste di presidente della Consulta delle associazioni, dall’ ex assessore Donatella Azzollini, il 19 marzo 2005, con l’intento, evidentemente, di avviare un processo analogo anche nella nostra città, che purtroppo non ha mai avuto seguito.    
     Il primo settore da prendere in considerazione in sede di redazione di bilancio di previsione, continuiamo a proporre, nonostante tutto, è quello della “Partecipazione”, al quale devono essere destinate risorse sufficienti per l’avvio del Bilancio partecipato e il funzionamento delle Consulte, dei Consigli di quartiere, del Consiglio comunale dei ragazzi, del Forum giovanile.
     Tutti vogliamo che Terlizzi cresca. Ma, come dice una pubblicità, “per crescere ci vuole spazio”. Ma dove sono quelli pubblici di aggregazione giovanile, dove far emergere le energie interne della città? I giovani attendono risposte e, soprattutto, aiuti concreti quando devono organizzare manifestazioni di vario tipo (fitto locali, elettricità, Siae, manifesti, ecc.).
     Concludendo, da queste brevi note si dovrebbe dedurre che l’inclusione non è un valore in sé ma un’opportunità che l’Amministrazione deve cogliere per anticipare i conflitti e recepire le possibili indicazioni che vengono da chi subirà le conseguenze delle decisioni prese. Non si tratta solo di mettere tutti d’accordo, ma di ascoltare tutti i portatori di interesse, perché spesso sono in grado di proporre soluzioni che soltanto chi è coinvolto direttamente  e conosce tutte le variabili in gioco è in grado di suggerire.

BILANCIO COMUNALE AI NASTRI DI PARTENZA


I conti non tornano per gli Enti locali. E’ quanto hanno affermato i sindaci italiani associati all’ANCI, guidata a livello regionale dal nostro sindaco Luigi Perrone. La spending rewiev non piace ai Comuni che hanno protestato il 24 luglio scorso davanti al Palazzo del Senato.  Per quanto riguarda il Comune di Corato non avendone avuto la possibilità in questi mesi a causa del perpetuarsi dell’assenza di inviti alla discussione sappiamo soltanto che il giorno 30 c.m. tra i 23 punti iscritti all’o.d. g. oltre ai vari regolamenti relativi di carattere fiscale 8Irpef, Tarsu, Imu, Entrate comunali  figurano  anche il Rendiconto della Gestione e dell’Esercizio 2011 e il Bilancio di previsione 2012 e il Bilancio Pluriennale 2012 2014 su cui relazionerà l’assessore al Bilancio Massimo Mazzilli.
     Verremo sicuramente informati che quest’anno bisogna fare i conti con una contrazione dei trasferimenti  statali, dettata da una politica generale del Governo di contenere indistintamente la spesa pubblica. Questo si aggiunge all’obbligo, dall’anno 2000, di restare dentro il patto di stabilità, che impone un restringimento delle uscite pur avendo una disponibilità di cassa.
     Che cosa si deve fare in queste condizioni ? Oggi le ipotesi sono due: rispettare i ,limiti della Finanziaria, tagliando le uscite oltre ogni logica e possibilità; oppure andare oltre i limiti, fare un bilancio credibile e tentare d’intervenire conti le cesoie nel corso dell’esercizio finanziario.
     Da ex assessore alle Finanze comprendo benissimo il dilemma che avvolge gli attuali amministratori. Al momento in cui scrivo fatta eccezione per i consiglieri comunali, a nessuno è dato ancora di conoscere l’orientamento dell’amministrazione comunale.
     La procedura più corretta in una democrazia non plebiscitaria non prevede forse che prima si esprima il popolo nelle forme statutarie e praticabili e poi i politici e le istituzioni si assumono la responsabilità di dare corpo alle sue indicazioni?
     Per queste ed altre non meno importanti questioni si dovrebbe ritenere indispensabile un confronto ampio, sereno, costruttivo tra i portatori di diverse esperienze e conoscenze e gli amministratori, tra gli elettori e le organizzazioni politiche, sociali e sindacali.
     La vera democrazia non è certo il governo diretto  del popolo, bensì il giudizio corretto, consapevole e responsabile dei cittadini sulle forze di governo e di opposizione.

martedì 24 luglio 2012

IL VALORE DELLA CITTADINANZA


     Le innumerevoli sollecitazioni indirizzate all’Amministrazione comunale anche da queste colonne affinché si procedesse finalmente alla realizzazione di quanto previsto non solo nello Statuto comunale relativamente agli istituti di partecipazione, ma anche nella Direttiva del 16 febbraio 2006 emanata dalla Ministero della Funzione Pubblica, relativa alla rendicontazione sociale nelle amministrazioni pubbliche, non hanno ancora trovato risposta, specialmente per quanto riguarda il cosiddetto “Bilancio sociale”, visto come completamento del processo di trasparenza iniziato negli anni ’90 con la legge 241/90, riformata successivamente dalla legge n. 15/2005.
     Ci saremmo aspettati che, almeno questa volta, in vista del Consiglio comunale, previsto per il giorno 30 c.m., che tra i 23 punti in discussione presenta anche la deliberazione del bilancio di previsione  2012, fosse stata data la possibilità ai cittadini organizzati e non ed agli stakeolder di conoscere, in via preventiva, gli orientamenti amministrativi. Avremmo potuto con senso di responsabilità e senso civico fornire, eventualmente, anche qualche suggerimento alla luce dei gravosi impegni previsti dalla difficile situazione economico-finanziaria  denunciata, tra l’altro, dai sindaci italiani anche con la manifestazione tenutasi davanti al Palazzo del Senato il giorno 24 c.m., che ha visto tra gli attori anche il nostro sindaco alla guida dei colleghi pugliesi nella sua veste di presidente regionale dell’ANCI.
     Il risultato ultimo di questo invito alla partecipazione  – abbiamo ripetuto più volte - dovrebbe essere la capacità di stimolare formule autorganizzative della società civile. E’ quanto – tra l’altro - mi sono sforzato di documentare nel mio ultimo libro intitolato “Partecipare per crescere insieme”. Un libro nel quale si parla di istituzioni che s’incontrano, di burocrazie che dialogano, di esperienze che si confrontano, di strategie che si costruiscono. Il libro – ho il piacere di comunicare - verrà presentato, con il patrocinio del Comune, del Centro Studi Politici “A. Moro”, del Forum degli Autori, della Pro Loco e del Cicres il prossimo 30 agosto presso il Chiostro del Palazzo di città, nell’ambito degli eventi previsti per l’Estate coratina.
     L’invito alla partecipazione risponde al desiderio di superare la distanza dei cittadini dalla politica e della politica dai cittadini. E’ una scelta che dà ad ognuno l’opportunità di vivere in maniera attiva e responsabile i periodi di tempo che intercorrono tra un’elezione e l’altra, trasformandoli, da attesa passiva in spazi -laboratorio di consultazione in cui collaborare ed accordarsi. Essere cittadino attivo, infatti, significa crescere insieme agli altri, sentirsi parte di una comunità. Sapersi confrontare senza incertezze e senza arroganza. Saper dare il proprio contributo in modo semplice e discreto.
     Una città non può essere senza legami, senza sentimento diffuso di appartenenza. Ecco perché la centralità delle questioni sociali, delle relazioni tra le persone diventa strategica anche come priorità nelle scelte e nella costruzione delle esigenze primarie. Quindi dire città significa partire dalla cittadinanza e da lì alimentare lo sviluppo economico, urbanistico, culturale e sociale.
     È un concetto necessariamente multidimensionale, che esprime contemporaneamente uno status,
un’attività, un’identità che si traduce non solo nell’avere una carta d’identità, ma nell’acquisizione dei diritti sociali. Il valore della cittadinanza come elemento propulsivo per una qualità del vivere urbano diventa allora sempre  più decisivo.
     Questa è la grande sfida che anche l'Amministrazione della nostra città deve portare avanti voltando pagina, anche sul piano della decisionalità non più affidata a logiche spartitorie e verticistiche, avvalendosi anche del contributo di chi non dovrebbe fare solo opposizione ostruzionistica.
     Certamente, il vivere urbano è un vivere complesso dove abitano plurali identità che modificano radicalmente le forme della convivenza sino ad ora conosciute. Si tratta di tener sempre presente quello che alcuni studiosi chiamano” il rovescio della città”. La questione stessa della sicurezza non è solo legata alle necessarie misure di polizia o al decoro urbano da salvaguardare, ma è legata soprattutto all'integrazione o se si preferisce alla convivenza.
     E qui allora la questione del multiculturalismo diventa importante. Il multiculturalismo spesso visto come problema è comunque un veicolo di una richiesta di inclusione e di partecipazione alla piena realizzazione sostanziale dei principi di uguaglianza e di equità e mette spesso in discussione le regole della convivenza. È un principio dinamico che rende la città non un luogo asettico, ma un laboratorio vivo di cambiamento.
     Ecco allora che emergono in relazione agli aspetti culturali, sociali e umani del vivere in città il compito della scuola, delle istituzioni impegnate nella formazione che diventano sempre più fondamentali.
     Queste scelte strategiche riguardano anche lo sviluppo economico. Si chiede dunque un'immissione di capacità culturale, formativa, di strategie partecipative.
     Un mondo migliore è possibile, ed a questo sogno come Centro Studi Politici “A. Moro” vogliamo contribuire, anche nel piccolo della nostra comunità.  Per questo, c’impegniamo, per il dovere civile di perseguire fino in fondo questo sogno, ma soprattutto  per i nostri figli, a cui abbiamo il dovere di lasciare una città vivibile e solidale, in cui ci si parli, ci si guardi, ci si ascolti, in cui a tutti siano garantite pari opportunità di partecipazione e protagonismo, in cui le differenze siano ricchezza e non separazione o discriminazione.
     Per questo abbiamo in mente un progetto da offrire in visione a tutte le forze in campo nella prossima competizione elettorale amministrativa da realizzare con persone oneste: donne e uomini che abbiano la credibilità e le capacità necessarie per un progetto forte, incentrato su alcuni punti irrinunciabili: moralizzazione della vita pubblica, trasparenza dell’azione amministrativa e partecipazione consapevole dei cittadini, efficienza e modernizzazione dei servizi, una forte e costante politica per i giovani, centralità della Scuola e della Cultura in quanto strumenti indispensabili di crescita morale e civile, pianificazione certa ed efficace del territorio a partire dal PRG, che guardi agli interessi diffusi della collettività anziché a quelli della speculazione fondiaria ed edilizia, un ruolo attivo del Comune nella battaglia per lo sviluppo e l’occupazione, l’impegno per il superamento dei fenomeni di varia criminalità, non solo attraverso il potenziamento del sistema di prevenzione e repressivo, ma soprattutto aggredendo alla radice le cause di devianza minorile e di disgregazione sociale e familiare, con una politica dei servizi sociali attiva e solidale, di accoglienza dei migranti, nel rispetto delle differenze, comprese quella di genere.
     Amministrare una comunità significa mettersi al suo servizio, dando vita a programmi virtuosi che possano avere ricadute benefiche per l’intera collettività.
     Mi auguro che questo progetto possa essere oltre che uno strumento di informazione anche l’occasione per dialogare, confrontarci, condividere tutto quello che riguarda la nostra comunità, perché insieme dobbiamo decidere il nostro futuro.
     Gli interessati possono inviare un’email al seguente indirizzo: deleo6844@tiscali.it.

lunedì 16 luglio 2012

IL CARRO TRIONFALE DALL’INCENDIO ALLA RICOSTRUZIONE ATTRAVERSO LA STAMPA


     Mentre su disposizione dell’Amministrazione comunale ci si accinge come ogni anno a rimontare il Carro trionfale, che presto torneremo a vedere sfilare per le affollatissime vie della città, sono lieto di comunicare ai lettori, agli amministratori ed al Comitato Festa patronale di aver dato alle stampe, anche quest’anno, una copiosa rassegna stampa intitolata” “Il Carro trionfale dall’incendio alla ricostruzione”, pubblicata per la prima volta nel luglio 1992, ad un anno esatto dall’incendio, avvenuto il 21 agosto 1991, stigmatizzato dal Consiglio comunale con un documento proposto dal sindaco Mauro Maggialetti nella seduta straordinaria d’urgenza del 26 agosto.
     L’incendio avvenne - com’è noto -  mentre il Carro stazionava dinanzi alla chiesa di S. Maria della Stella in attesa di essere smontato. In poco meno di un’ora, andarono distrutte pagine meravigliose della nostra storia, scritte in 123 anni con emozioni indimenticabili, sin da quando fu allestito per la prima volta, nel 1868, dallo scenografo foggiano Raffaele Affatati con la collaborazione del pittore terlizzese Michele De Napoli, sindaco di quel tempo.
     Ventuno anni fa fu incenerito un mito, un simbolo in cui ciascun fedele si sentiva rappresentato. Fu un atto di vile ed infame sopruso nei confronti di un’opera architettonica unica nel suo genere e nelle sue dimensioni, che il sempre attento storico locale Michele De Santis ha brillantemente raccolto nelle 140 pagine di “Terizzi brucia”.
     La mia rassegna stampa parte dal 23 agosto 1991, quando la Gazzetta del Mezzogiorno, con un articolo di Franco dello Russo pubblicò per prima la notizia dell’insano gesto e si conclude con la notizia che la grandiosa “macchina da festa”, ricostruita con il contributo dei cittadini, degli ebanisti fratelli Tangari, dell’architetto Michele Gargano, del direttore dei lavori ing. Tommaso Malerba, degli storici mons. Gaetano valente e Angelo D’Ambrosio e dell’Amministrazione Maggialetti, avrebbe ripercorso, con il suo carico di bambini festanti e preceduta dal pastorello e dalla bianca pecora, le strade cittadine tra due ali di folla osannanti l’icona della Madonna di Sovereto, santa patrona della città di Terlizzi.
     Ma cosa resterà nella memoria di chi non aveva l’età per comprendere e delle future generazioni, oltre il resoconto degli sbigottiti contemporanei? Di quali documenti potranno fare uso storici, studiosi, studenti, cittadini emigranti al loro rientro per conoscere i fatti gli eventi, le testimonianze di quel triste periodo della nostra storia che va dall’incendio alla ricostruzione della “meravigliosa macchina da festa”?
     Non tutti sono a conoscenza dei commenti, dei resoconti, delle cronache, dei deliberati, delle sollecitazioni, degli inviti, degli appelli formulati, tra gli altri, anche dal comitato “Pro ricostruzione Carro trionfale”, tutti pubblicati dai periodici locali “Terlizzi 87”, Città Domani”, “Il Confronto delle idee”, “Esserci”, Luce e vita” e su quelli regionali come “la Gazzetta del Mezzogiorno” e “Puglia“, lasciando così una traccia documentaria di notevole interesse storico e culturale.
     Allo scopo di non disperdere un patrimonio “letterario” tanto significativo dal punto di vista cronachistico, dopo pazienti ricerche, ho potuto raccogliere, selezionare, ordinare cronologicamente, impaginare e fotocopiare, a mo’ di rassegna stampa, tutto quanto è stato pubblicato sul Carro trionfale di Terlizzi da quando è stato incendiato fino alla ricostruzione.
     In questo volume di oltre 120 pagine fotocopiate dai giornali del tempo, contenutisticamente unitarie e rivelatrici di un’attenzione sempre viva nei riguardi dell’incendio e della ricostruzione del Carro, se adeguatamente contestualizzate si potrà rivivere evidentemente il dramma di un popolo, proditoriamente colpito nel più profondo della sua coscienza morale, civile, religiosa, ma anche capace di una civile e composta reazione alla violenza, che purtroppo, nello stesso periodo ha continuato a colpire in modo sempre più arrogante e crescente persone e cose, onesti cittadini e laboriosi imprenditori.
     Può anche questo essere un modo per affermare una volontà  di reazione e di riscatto, di ricostruzione del senso civico, di recupero di valori morali e religiosi, affinché tutto ciò che è stato non venga sepolto nell’oblio, che a differenza del fuoco, non lascia neanche la cenere.
     Saremmo lieti se nel calendario delle iniziative culturali programmate in occasione della Festa patronale 2012 la mia rassegna stampa potesse essere diffusa ed eventualmente fatta oggetto di dibattito, così come è stato fatto il 5 agosto scorso nel Chiostro delle Clarisse ad opera del Comitato Festa Patronale presieduto da Francesco Barile, sul tema “Le principali tappe della nascita e della vita del Carro trionfale”, animato dallo studioso Notabartolo di Sciara, autore del documentario sulla storia di Sovereto.
     Ricordare, quindi, possedere gli strumenti della memoria, farne oggetto di lettura, commento, discussione, averli a portata di mano ed usarli come fondamenta del nuovo processo di ricostruzione può non farci limitare a dire “C’ero anch’io”.  La storia – è noto – non è fatta mai dai soli testimoni, ma sempre da soggetti attivi e consapevoli che, alla fine di ogni processo hanno potuto affermare con giustificato orgoglio “Anch’io ho fatto qualcosa per non dimenticare”.