mercoledì 30 dicembre 2009

La città che vorremmo per il nuovo anno.

L’augurio che facciamo per il nuovo anno a tutti i cittadini di buona volontà ed a tutti coloro che sono impegnati a rendere la loro vita più tranquilla e più sicura è quello di avere un futuro che metta la parola fine alle tante problematicità ed incongruenze politiche e sociali che hanno caratterizzato il 2009.

Politicamente ci auguriamo più coerenza, più rispetto della nostra storia e delle radici della nostra democrazia. Occorre un Governo che guardi al Paese e non ai casi isolati di qualche ministro o peggio del premier.

Occorre una Destra moderna, veramente ispirata ai valori liberali. Occorre un Parlamento che lavori e non sia esautorato sistematicamente da un Governo che ha una maggioranza schiacciante quanto fragile.

Occorre un PD che cresca e che sia capace di proporre alternative credibili, che parli al cuore e alle menti dei cittadini. Che non si affidi solo alla speranza di ribaltare l’attuale maggioranza grazie al verdetto di qualche giudice. Se il PD vuole vincere deve vincere sul campo e solo su quello.

Occorre una politica che dia il buon esempio, che metta fuori dalle istituzioni e dalle amministrazioni centrali e territoriali, chi è colluso con la mafia, chi ha dimostrato scarsa serietà e moralità, chi vive il proprio impegno politico solo per costruire privilegi per sè e per i suoi.

Occorre abbassare i toni. La perdita dei freni inibitori e l’abbassamento del linguaggio facilita l’insulto, le urla, la denigrazione e conduce ad una rissa continua. Tutto ciò favorisce la disaffezione dei cittadini, che accentuano di giorno in giorno il distacco dalla politica e dal sistema, mentre altri organizzano movimenti che ricordano quelli violenti degli anni settanta.

Occorre che la spirale dell’odio venga sostituita da quella del confronto dialettico pacifico, sempre improntato ai valori di civiltà e di rispetto della persona, qualunque siano le sue idee o i ruoli ricoperti.

Auguri al presidente della Regione Nichi Vendola, al quale assicuriamo la massima comprensione e sostegno per lo sforzo politico-elettorale che dovrà affrontare in una competizione non facile. In ogni caso, ci auguriamo che il vincitore delle elezioni regionali del prossimo marzo sappia promuovere uno sviluppo partecipato e democratico, che non imponga modelli dall’alto. Insomma, non un Governatore che decide per tutti, ma un Presidente che sappia chiamare tutti a decidere.

Auguri ai nostri politici ed amministratori perché operino nell’interesse del territorio favorendo sviluppo ed occupazione nella salvaguardia dell’ambiente.

Auguri, quindi, ai tantissimi disoccupati e sottoccupati della nostra città. Che il 2010 sia l’anno del riscatto e della definitiva “sistemazione” perché, come dice il 1° articolo della Costituzione la nostra è una repubblica democratica fondata sul lavoro che è un sacrosanto diritto di ogni essere umano.

Auguri ai nostri ambientalisti perché continuino la loro meritoria opera di sensibilizzazione della cittadinanza.

Auguri al nostro sindaco, che col suo fiuto infallibile, la sua naturale capacità organizzativa e la sua irrefrenabile vocazione alla leadership porta tanto spesso la nostra città agli onori della cronaca nazionale. Che l’anno nuovo lasci immutata anche la sua disponibilità umana, che lo porta ad ascoltare ed a rispettare le altrui opinioni, anche se non coincidono al 100% con le sue. Questo, nella convinzione che c’è chi, in buona fede, ama Corato almeno quanto lui.

Auguri alla nostra città. Che il 2010 sia l’anno in cui diventi non solo un luogo fisico, ma anche possibile serie di luoghi della mente. La città che vorremmo è un luogo ideale dove poter vivere in sicurezza, ma soprattutto dove poter incontrare gli altri, l’altro, il nuovo. Il luogo, appunto, della relazione, che si presenta come un’articolato mosaico di spazi e di persone. Il luogo che permette una mobilità tranquilla, in cui l’uso dell’auto è una necessità reale e non un vizio di comportamento della maggior parte dei suoi abitanti. Il luogo in cui sia l’aria che gli spazi siano più puliti, grazie anche all’incremento della raccolta differenziata. Il luogo in cui s’incrementano i parcheggi periferici e non quelli centrali. Il luogo in cui aumenta la cortesia e l’educazione e che ogni cittadino, nel suo piccolo, contribuisce al raggiungimento di questi risultati e che avverte l’orgoglio di appartenere ad una comunità sempre più accogliente. Un luogo in cui il teatro, ormai prossimo ad essere inaugurato, non si limiti ad accogliere solo la creatività che viene dall’esterno, ma nel quale sperimentare la propria, quella che qualifica l’anima di una città: un teatro, insomma, che inscena le vecchie tradizioni e che sperimenta parimenti il futuro. Il luogo in cui l’ospedale migliori sempre più la sua efficienza e professionalità.

La città in cui vogliamo vivere, insomma, è quella in cui in cui c’è la solidarietà, che non è quella del campanile, ma quella che viene dalla conoscenza dell’altro, dal vivere accanto, dal condividere gli spazi, i problemi e le occasioni di festa. E’ quella che nasce dalle piccole comunità di quartiere e che si dilata negli spazi comuni nei quali ci si misura con l’altro, senza paura del colore della pelle o delle scelte che fanno.

Quella che vogliamo è una città che accoglie ogni nuovo membro, perché sa che ogni arrivato è una ricchezza che s’innesta in un tessuto solido che può permettersi di cambiare il motivo della propria trama. E’ una città che aspetta e si predispone ad accogliere il nuovo perché non teme di perdere le solide radici piantate nella propria storia. E’ una città che si adopera per essere autosufficiente poiché è consapevole che in natura, come in politica, non esistono cicli chiusi: nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si ricicla.

Ecco allora, che bisogna guardare al futuro. Ripartire dall’esistente e rimanere in una prospettiva politica dell’umanamente sostenibile. L’agire umano deve, anche nella nostra città, misurarsi con ciò che serve di fare qui ed ora. E cercare di farlo nelle condizioni che ci sono date e con la gente che ci vive.

Le nostre associazioni saranno, come in passato, sempre impegnate a favorire e sostenere la nascita di un forte movimento di opinione, che faccia leva soprattutto sull’ansia di rinnovamento dei giovani, su un comune sentimento capace di aggregare tutte le forze della società civile, per opporsi energicamente all’infiltrazione criminale e ad arginare il fenomeno crescente di degenerazione del tessuto sociale, per far nascere nei giovani la fiducia nelle istituzioni e farli partecipare alla creazione di una società più attenta ai loro bisogni, più giusta e migliore.

CARA BEFANA, REGALA AL PD LE PRIMARIE!

Cara Befana, come ben sai, l’assemblea regionale del PD, convocata all’Excelsior il 29 dicembre scorso dal segretario Sergio Blasi, è stata annullata “per la presenza arbitraria di altre persone, invece dei soli 126 delegati eletti nelle primarie del 25 ottobre a cui era riservata” (sic!). Com’è moto, l’assemblea doveva esprimersi sulla candidatura del sindaco di Bari Michele Emiliano, in alternativa al governatore uscente Nichi Vendola. Un’assemblea che si presentava abbastanza difficile dopo che il sindaco di Bari chiedeva con sms (poi stranamente ritrattato) ai delegati di esprimersi “all’unanimità sull’ipotesi di una sua candidatura, pena la rinuncia”.Emiliano chiariva di “non poter reggere una responsabilità del genere senza unanimità”, aggiungendo che, “se questa non ci fosse stata, sarebbe stato lui stesso, a quel punto, a proporre all’assemblea un altro candidato e, in particolare, Nichi Vendola”.

La sua candidatura è l’opinione sua e dei seguaci di Massimo D’Alema, consentirebbe l’allargamento della coalizione all’UDC e all’Italia dei Valori, partiti che sul nome di Vendola hanno posto il veto. Una decisione che ha però creato non poche reazioni contrarie all’interno del PD, compresa quella degli assessori regionali Guglielmo Minervini e Fabiano Amati, oltre che dei deputati Dario Ginefra, che è anche il segretario provinciale, Giusy Servodio e Gero Grassi, di cui condividiamo la seguente dichiarazione: “Basta con i protagonismi e gli arroccamenti, basta con il narcisismo. Ognuno di noi – ha doveri istituzionali. Facciamo le primarie tra Vendola ed Emiliano. Diamo a Nichi la possibilità di spiegare le sue ragioni programmatiche e quanto realizzato ed evitiamo per Michele Emiliano il cambio della legge elettorale. La politica ha anche un cuore, una passione, una coerenza, un’anima. E si dovrebbe fare solo per gli interessi dei cittadini, non per le alchimie”.

La nostra impressione è che si tratti di un gioco al massacro o qualcosa di molto vicino. La decisione, arrivata in un clima di tensione, per la contraddittoria scelta di non far partecipare all’appuntamento gli iscritti e i giornalisti, mentre all’esterno dell’albergo alcuni sostenitori di Vendola, tra i quali moltissimi iscritti del PD, protestavano contro la scelta del segretario regionale, è la chiara dimostrazione che la corrente pro Vendola è più forte di quanto si voglia far credere.

E questa conferma apre nuovi scenari interni al PD, ancora senza una direzione certa e in fase di lento sgretolamnento: doveva essere l’ora del tutti uniti e compatti, nonostante tutto, ed, invece, i problemi e le divergenze si acuiscono, senza una soluzione di continuità.

Vendola, intanto, continua ad incassare sostegno non solo dal PD di Terlizzi, sua città natale, ma anche da gran parte del PD pugliese che fa fronte comune intorno al suo nome.

Il PD si è cacciato in una situazione suicida, che gli elettori non comprendono e non giustificano e che dovrà impegnare gli organi di partito a qualsiasi livello ad evitare che la morte annunciata si verifichi. Se vogliamo tornare a vivere e comprendere i nostri territori e a vincere le competizioni elettorali, si dovrà tornare rapidamente a decisioni prese localmente e dal basso, utilizzando ampiamente le primarie che sono il DNA, oltre che nello Statuto, del Partito Democratico. E’ questo regalo che chiediamo alla befana, per la prossima riunione dell’assemblea regionale prevista, probabilmente, per il 7 gennaio prossimo, con la speranza che non si continui a parlare solo di nomi, ma anche e soprattutto di programmi.

Tuttavia, anche se i contenuti della politica, intesa come risposte ai problemi della comunità, sembrano assenti nelle diatribe personalistiche sul nome del candidato presidente della Regione Puglia, in realtà i nodi dello scontro tra Emiliano e Vendola, e il veto dell’UDC sul nome di Vendola, attengono a questioni del tutto concrete. Un candidato alternativo a Nichi Vendola, evidentemente, offre maggiori garanzie alle forze che intendono bloccare i tentativi di cambiamento della politica regionale. La posta in gioco che sta dietro questa insopportabile altalena di candidature annunciate e smentite è l’ennesima dimostrazione delle contraddizioni che vive il PD.

Come dicono ormai in tanti, a tre mesi dalle elezioni, i politici – come sempre – si muovono con grande fervore, fanno tutto da soli, entrano, escono, brigano, decidono, si esprimono, cambiano, fondano, si associano, si dissociano, si uniscono e si separano. Fanno tutto prevalentemente anche in corso d’opera – fanno tutto meno quello di rispettare i cittadini che li hanno eletti in consiglio, da dove pontificano un giorno sì e l’altro pure.

Sicuramente in campagna elettorale, man mano che si avvicina il giorno del voto, sentiremo i candidati dichiarare la loro piena disponibilità per esclusivo spirito di servizio, si fa per dire. Tutto ciò ci fa pensare e riflettere sul passato, forse, vista la gran mole di lavoro che hanno svolto, sarebbe buona cosa e giusta concedere loro un turno di riposo. Ai posteri, o meglio, agli elettori l’ardua sentenza!

mercoledì 23 dicembre 2009

:Il Piano Sociale di Zona ai nastri di partenza.

Il secondo Piano Sociale di Zona 2009-2011, redatto dal Coordinamento Istituzionale e dalla Conferenza Intercomunale dell’Ambito territoriale n. 3, comprendente i Comuni di Corato (capofila), Ruvo di Puglia e Terlizzi, ha finalmente concluso il suo processo programmatico. Dopo sette incontri, tenuti nel mese di ottobre nella Biblioteca civica di Corato e la conferenza di concertazione generale del 21 dicembre scorso, in cui gli Assessori ai Servizi Sociali Frano Caputo, Irene Torturo e Santina Mastropasqua hanno illustrato lo schema di Piano, i Consigli comunali hanno potuto subito dopo deliberare, all’unanimità, questo importante strumento di pianificazione delle politiche sociali. Un progetto, in sintesi, che individua gli obiettivi e le priorità d’intervento, le modalità organizzative dei servizi e delle risorse necessarie al loro funzionamento, le modalità per l’integrazione e il coordinamento del sistema dei servizi e degli interventi sul territorio rappresentato dal distretto socio-sanitario n.3 dell’A.U.S.: BA/1 costituito da Corato, Ruvo di Puglia e Terlizzi.

Ai diversi tavoli tematici, presieduti alternativamente dai tre Assessori a i Servizi sociali, avrebbero dovuto partecipare, ai sensi della L.R. n.19/2006, art. 4, i rappresentanti di enti pubblici, organizzazioni sindacali, organismi di rappresentanza di volontariato e delle cooperazione sociale, ordini e associazioni professionali, associazioni di categoria, associazioni delle famiglie e singoli utenti dell’Ambito. Spiace ricordare, però, che soltanto alcuni soggetti, nonostante la grandissima importanza sociale del documento che dovrà essere inviato entro il 28 dicembre alla Regione Puglia, hanno raccolto l’invito degli amministratori comunali.

Evidentemente, gli argomenti che sono stati trattati dai pochi addetti, tra i quali il sottoscritto, nella veste di presidente della Consulta delle Associazioni del Comune di Terlizzi, non riscuotevano l’interesse della cosiddetta “società civile”. A questi signori ricordiamo che il percorso consultivo e partecipativo realizzato nei tavoli tematici, si è articolato nella trattazione dei temi di massima rilevanza sociale: “Politiche familiari e per la prima infanzia; Politiche di genere e per la conciliazione vita-lavoro; Politiche integrate per le non autosufficienze; Politiche per la promozione dei diritti delle persone disabili e delle loro famiglie; Politiche sociali nell’area della salute mentale; Politiche per l’inclusione sociale di soggetti svantaggiati; Politiche per l’inclusione sociale degli immigrati; Politiche sociali nell’area delle dipendenze patologiche; Politiche per il contrasto e la prevenzione di fenomeni di abuso, maltrattamento e violenza in danno di donne e minori; Politiche di prevenzione del rischio di devianza minorile e di promozione per gli adolescenti e i giovani; Politiche per l’integrazione socio-sanitaria.

Con la Legge 17/2003 “Sistema integrato d’interventi e servizi sociali in Puglia”, la Regione Puglia, individua il sistema degli interventi e servizi sociali con fine di garantire la qualità della vita e dei diritti dei cittadini, favorire l’integrazione e l’inclusione sociale, contrastando ogni forma di emarginazione attraverso anche il superamento delle istituzioni chiuse che limitano o impediscono le relazioni sociali, a favore, invece, dell’affermazione del principio della domicialiarità.

La costruzione di questo sistema avviene con il metodo della rilevazione dei bisogni, della programmazione degli interventi, dell’impiego delle risorse in relazione alle priorità e alla valutazione dei risultati, nell’ottica dell’integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie, dell’istruzione, del lavoro, dell’ambiente, della cultura e del tempo libero, dei trasporti e delle comunicazioni.

Il Piano Sociale di Zona, deliberato dai Consigli comunali di Corato e Ruvo di Puglia il 22 dicembre e dal Consiglio comunale di Terlizzi il giorno successivo, ha quindi individuato le priorità ed assunto le relative decisioni in merito alla programmazione delle politiche sociali.

In sintesi, le scelte strategiche previste all’unanimità e unitariamente dai tre Comuni dell’Ambito sono: politiche a favore delle famiglie (domiciliarità, aiuto e sostegno alla famiglia e alla persona), politiche per l’inclusione sociale e i diritti di cittadinanza (accessibilità ai servizi; rimozione del disagio; contrasto alla povertà). Gli obiettivi prioritari individuati sono i seguenti: servizi d’informazione e consulenza per l’accesso alla rete integrata; sevizio sociale professionale; servizi sociali di pronto intervento per situazioni di emergenza personali e familiari; servizi educativo-assitenziali e di promozione della socialità; interventi per contrastare vecchie e nuove povertà e favorire l’inclusione sociale; servizi di aiuto e sostegno familiare per favorire la permanenza a domicilio; strutture e centri di assistenza e di accoglienza a ciclo diurno; strutture di assistenza e accoglienza residenziali o a ciclo continuo. Le risorse complessive assegnate ammontano ad euro 8.3440.000,00, cui vanno ad aggiungersi le somme messe a disposizione dai tre Comuni, pari ad euro 205.000,00, che portano le somme totali a disposizione ad euro 8.545.000,00.

Il nostro auspicio è che, a differenza del Piano Sociale precedente, vengano illustrati periodicamente i risultati di eccellenza raggiunti, soprattutto in merito alle politiche di prevenzione e della domiciliarità dei servizi e che vengano, altresì analizzati anche gli elementi di criticità e in continuità con le esperienze accumulate in questi ultimi anni, in modo da realizzare il miglior piano sociale possibile.

Nell’interpretazione del nuovo sistema di welfare, un Piano di Zona, con durata triennale e con consistenti finanziamenti, comprendente anche gli arretrati del precedente, è nostro parere, tuttavia, che non può essere inteso nella fase di applicazione come una mera rilevazione di dati ed un assemblaggio di progetti, ma deve caratterizzarsi per la delineazione di processi programmatici e gestionali che, supportati dalla previsione e dall’applicazione di strumenti innovativi, portino alla lettura della domanda sociale presente, nonché alla riqualificazione dell’offerta.

Ma altre considerazioni sento di dover sottoporre all’attenzione dei lettori e degli attori di quella che possiamo definire come una vera e propria “rivoluzione culturale”. Parlo di “rivoluzione culturale”, perché fino a ieri al funzionamento dei servizi sociali si dedicavano pochi spiccioli, o addirittura quel che rimaneva dei bilanci comunali. Le tristi conseguenze della scarsa considerazione avuta negli anni nei confronti dei problemi sociali della cittadinanza , da parte della classe politica, sono sotto gli occhi di tutti: disgregazione, scarsa identità, droga, alcolismo, malavita, aggressività inciviltà, e chi più ne più ne metta. Ben venga, allora, il Piano di Sociale di Zona, ma solo se lo s’ intende veramente come cambio di cultura, fine dei rapporti clientelari, programmazione concertata e grande voglia di cambiamento nel rapporto con le istituzioni.

Queste proposte, però, potranno trovare conforto solo quando si riuscirà a rompere il clima di autorefernzialità e si riusciranno ad instaurare nuove forme di partecipazione basate su: ridefinizione dei criteri di consultazione del cittadino; di accoglienza dei suggerimenti, delle richieste e delle lamentele, applicando i regolamenti afferenti gli istituti di partecipazione previsti nello Statuto comunale, previsione di un budget per le iniziative dei cittadini; previsione di pubbliche udienze sui grandi temi e di udienze specifiche su tematiche richieste da gruppi di cittadini operanti nel sociale; cooperazione municipale sui grandi temi sociali (droga, pubblica sicurezza, emarginazione, educazione alla legalità); sui problemi del miglioramento della qualità della vita in città, sulla promozione sociale e culturale, sottraendo ai gruppi privati i servizi di natura sociale e promuovendo la cooperazione municipale o fornendo supporto pubblico ad iniziative individuali; consigli di partecipazione e consultazione sui temi dell’assistenza sociale, dell’età evolutiva, della giustizia; riconoscimento delle nuove realtà sociali (immigrati, anziani con scarso reddito e con scarsa protezione familiare, il mondo del precariato e dei disoccupati) come parti integranti della comunità e in quanto tali portatori di diritti-doveri di rappresentanza e di cittadinanza.

RingraziandoVi per la cortese attenzione, formulo cordiali auguri per un sereno Anno nuovo.

Lettera a Babbo Natale - Tanti Auguri "Scomodi"

Caro Babbo Natale,

come ben sai, il Natale è, fra le ricorrenze dell’anno, quella più attesa da grandi e piccini.

Per i cristiani il Natale è il momento in cui si commemora la nascita di Gesù, il Dio fatto uomo; per i laici e per gli uomini di “buona volontà” è il momento durante il quale ci si sente forse più buoni e più aperti ad ascoltare messaggi di pace e di speranza.

Il Natale è anche il momento in cui ciascuno di noi sente la necessità, caro Babbo Natale, di mettersi in contatto con te, inviandoti ancora, come quando eravamo bambini, la tradizionale letterina e per chiederti, magari soltanto con il pensiero, ciò che si vuole e ciò che assolutamente non si vuole.

Così, quante lettere, quante richieste si accumulano, caro Babbo Natale, al tuo indirizzo in questo periodo! Quante speranze, quante gioie e quanti dolori ti giungono da ogni dove!

E, soprattutto, quanti auguri di Buon Natale ti giungono! Auguri, però, spesso innocui, formali, imposti soltanto dalla routine del calendario.

Io, invece, vorrei inviarti, per farteli conoscere - se già non li conosci – gli AUGURI SCOMODI, tratti dagli scritti di un pastore di anime del nostra regione, della mia cara Terlizzi, il vescovo Tonino Bello, immaturamente scomparso. Eccoli qui di seguito:


Tanti AUGURI SCOMODI, allora, miei cari fratelli


Gesù, che nasce per amore, vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.


Il Bambino, che dorme sulla paglia, ti tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità ad uno sfrattato, a un marocchino, ad un povero di passaggio.


Dio, che diventa uomo, vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vita, il sorpasso, il progetto dei giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.


Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.


Giuseppe, che nell’affronto delle mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sere dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi cortocircuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori, che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.


Gli Angeli, che annunciano la pace, portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna, con l’agravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.


I Poveri, che accorrono alla grotta , mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce2 dovete partire dagli umili. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.


I Pastori che vegliano la notte “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, òl’ebbrezza delle attese il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.


Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza”. Tonino Bello

venerdì 11 dicembre 2009

LA CAROVANA ANTIMAFIE HA FATTO TAPPA A TERLIZZI



La legalità democratica e la giustizia sociale anche quest’anno viaggiano a bordo di una carovana che, partita da Milano il 5 novembre scorso, ha fatto tappa il 10 dicembre scorso anche nella nostra Terlizzi per richiamare l’impegno di tutti contro le mafie.

Giunta al quindicesimo anno, l’iniziativa organizzata da Libera, Arci e Avviso Pubblico realizza un programma di appuntamenti itineranti voluti con il preciso intento di promuovere una legalità che contrasti poteri mafiosi e criminali, ma anche piccoli soprusi.

All’evento cittadino, promosso dall’assessore alla Legalità Giovanna Spada, hanno partecipato gli studenti delle scuole superiori di Terlizzi, accompagnati dai rispettivi dirigenti, che sono anche intervenuti nel dibattito animato, da vari punti di vista, dall’assessore regionale alla cittadinanza attiva Guglielmo Minervini, dal vice-prefetto Mario Volpe, dall’assessore alla Legalità del Comune di Giovinazzo e vce-presidente nazionale Avviso Pubblico Cosmo Damiano Stufano, dal presidente della cooperativa “Terra di Puglia” Alessandro Leo, da Matilde Montanaro, sorella di Antonio Marinaro, caposcorta del giudice Falcone, dal presidente regionale di “Libera” don Raffaele Bruno e dal sindaco Vincenzo Di Tria.

La CAROVANA nazionale antimafia – è stato ricordato nell’introduzione dall’assessore Giovanna Spada – è un lungo cammino verso la democrazia, i diritti, la giustizia sociale. Sconfiggere la mafia ed ogni forma di ipoteca criminale nella società significa ridare slancio alla vita democratica e allo stesso sviluppo delle nostre comunità”.

La “Carovana” – hanno dichiarato i vari relatori – è un viaggio particolare che può essere affrontato solo stando insieme : è un percorsilo collettivo di avanzamento e di maturazione. E’ un filo che congiunge e tiene insieme tanti luoghi diversi. Le tappe, allora, non sono solo semplici soste : sono punti di approdo e di ripartenza, sono quei luoghi in cui ci si ferma per poi riprendere il cammino con maggiore entusiasmo e maggiore energia. Soprattutto, sono testimonianza fisica e palpabile di tante esperienze maturate dal basso, cresciute e radicatesi nei nostri territori: soggetti associativi, gruppi, enti pubblici, che hanno avuto la forza e il coraggio di gettare “semi di speranza”, a partire dalla consapevolezza di non essere da soli, ma parte della costruzione di una più grande e composita esperienza di crescita collettiva.

Una “Carovana”, quindi, per ricordare e ribadire la nostra ferma volontà di costruire una società civile, per radicare l’associazionismo, il volontariato, il terzo settore; per promuovere e implementare una nuova socialità, che è l’essenza della polis, di quella comunità aperta, giusta, e libera che noi tutti desideriamo.

La “Carovana, insomma, ha ricordato ai numerosi presenti nella sala-conferenze della Biblioteca ed a noi tutti il dovere di essere cittadini consapevoli, a coltivare sentimenti fondati su idee ed aspirazioni comuni, a rafforzare la prospettiva di una società che deve cambiare.

Di qui l’appello a favorire i processi di inclusione dei migranti che sono in cerca di pace e lavoro; a contrastare la riduzione in schiavitù, la tratta degli essere umani; restituire con maggiore celerità i beni sottratti alle mafie per utilizzarli in progetti di sviluppo e di cittadinanza; a sostenere le vittime della criminalità organizzata e non; a incentivare e tutelare il ruolo dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, c denunciare le collusioni tra mafia e politica; a contrastare sempre più efficacemente le ecomafie. contrastate le ecomafie.

Nella condivisione di questi obiettivi anche noi siamo spinti a perseverare nel nostro impegno culturale, pedagogico, sociale e politico ed a partecipare a tutte quelle iniziative che puntano a finanziarie e rilanciare le politiche educative e giovanili, che promuovono la legalità democratica, della solidarietà e della giustizia sociale; a valorizzare il ruolo della partecipazione civile, antitodo all’esclusione ed alla solitudine.

La nostra cara Terlizzi, in questo senso, sta dimostrando di essere in grado di sviluppare gli anticorpi sociali, politici, culturali per opporsi al potere delle mafie e, in generale, di tutti quegli apparati occulti che cercano di occupare i gangli vitali della vita pubblica.

Un importante e significativo lavoro, in questo senso, viene svolto quotidianamente dall’associazionismo laico e cattolico, da ampi settori dell’amministrazione comunale, dalla istituzioni scolastiche, dalla magistratura, dalle forze dell’ordine e dalle comunità religiose.

Si stanno creando anche da noi le condizioni culturali, quei livelli basilari di democrazia e di protagonismo che consentono di opporsi al quella forma di antistato che è in grado di infiltrarsi nel tessuto connettivo della nostra comunità.

La lotta alle criminalità organizzate grandi e piccole, passa, quindi anche e soprattutto attraverso la promozione di una sempre più ampia e diffusa cultura della responsabilità. Quella cultura che fa di tutti noi cittadini attivi, e che si nutre dei valori della giustizia sociale e del rispetto dei diritti.


giovedì 26 novembre 2009

Giornata internazionale contro la violenza sulle Donne. Appello al Consiglio comunale.

Di fronte al silenzio assoluto delle nostre istituzioni e degli organismi culturali, sociali e politici, l’Associazione “Contro la Criminalità, per la legalità”, unitamente al Centro Studi Politici “A. Moro”, fa appello al Consiglio comunale affinché voti un o.d.g. inteso a promuovere un programma di formazione, in raccordo fra scuola, servizi territoriali e centri antiviolenza, sulla relazione tra uomo e donne, sull’educazione all’uguaglianza e sul rispetto delle differenze.
Le donne, da troppo tempo ormai, denunciano le continue violenze e gli assassini che avvengono in contesti familiari da parte di padri, fidanzati, mariti, ex e conoscenti. E’ una storia senza fine che continua a passare come devianza di singoli, mentre la violenza contro le donne avviene principalmente all’interno del nucleo familiare e dove si strutturano i rapporti di potere e di dipendenza.
Ricordiamo che l’aggressività maschile è stata riconosciuta (dati ONU) come la prima causa di morte e di invalidità permanete per le donne di tutto il mondo.
Il tema, purtroppo, continua ad essere trattato dai mezzi d’informazione come cronaca pura avallando la tesi che sia qualcosa di ineluttabile , mentre si tratta di un grave arretramento della relazione uomo-donna.
La violenza contro le donne non deve essere ricondotta , come si sostiene da più parti, a un problema di sicurezza della città e di ordine pubblico. La violenza maschile non conosce differenze di classe, etnia, cultura, religione, appartenenza politica.
Senza un reale cambiamento culturale e politico che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo non può esserci salto di civiltà.
Considerato, pertanto, che la violenza sulle donne non è un problema privato ma è una questione sociale che va affrontata nella dimensione pubblica, perché la promozione e la tutela dei diritti delle donne sono requisiti essenziali per costruire una vera e propria democrazia; che costituisce un’obbligazione delle istituzioni garantire la libertà e la vita dei propri cittadini e cittadine; che il 25 novembre scorso si è celebrata la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, esprimiamo l’auspicio che non ci si limiti ad una mera celebrazione o a dichiarazioni soltanto formali, ma che si promuovano campagne pubbliche contro la violenza sulle donne. Come? Attivando, con metodo sinergico, una rete con la Provincia di Bari e i Comuni, con le associazioni culturali e sociali e le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica in modo permanete e non solo in occasione di eventi tragici, con l’obiettivo di deliberare radicati retaggi culturali, che ,ancora oggi, rendono possibile il femminicidio.
Convinti che la volontà personale non basta se non c’è quella politica, inviamo cordiali saluti