domenica 31 luglio 2011

LETTERA APERTA AI PARTITI CHIUSI, SORDI E DISTANTI

Mentre per i cittadini le vacanze cominciano nei mesi di luglio o agosto, per i partiti politici durano molto di più, fatti salvi i periodi elettorali. In questi giorni i mass-media nazionali ci ricordano della loro esistenza non solo per i “costi della politica”, ma anche per raccontarci di personaggi politici coinvolti in casi di corruzione, che, come ai tempi di “tangentopoli”, mettono ancora in evidenza la cosiddetta “questione morale”.

In una fase di indubbio logoramento delle istituzioni e di crisi dei partiti e della politica, di degrado morale e civile che rischia di investire anche la nostra città, ma soprattutto di assenza di “maestri”, di esempi e di lezioni che sollecitino i nostri giovani ad accostarsi alla politica con animo puro e generoso, bisogna realizzare al più presto l’unità nella diversità, il cambiamento nella solidarietà, l’identità nel pluralismo, il confronto delle idee, la cultura della legalità, della partecipazione e delle pari opportunità, il ripristino delle condizioni di agibilità politica per tutti i cittadini, il rinnovamento della classe dirigente e dei metodi di gestione, la trasparenza e l’efficienza amministrativa, la visione del potere finalizzata al bene comune, gestito da persone oneste, competenti e capaci.

Come Centro Studi Politici “A. Moro”, nell’ambito delle iniziative che mirano alla maggiore e migliore conoscenza della vita e del pensiero del nostro “Maestro” il quale ci ha sempre detto che “la democrazia non è mai stata solo un atto dovuto, ma un traguardo raggiungibile dopo una lunga fatica”, esprimiamo l’auspicio che i partiti e le istituzioni diventino reale luogo di promozione umana e diano risposte precise e coerenti ad un’attesa etica, culturale e civile diffusa. E’ indispensabile, quindi, alimentare un confronto continuo ed allargato tra chi opera nel “Palazzo” e nei Partiti e chi ne è fuori.

Ma questo non basta. A fronte di una realtà inquietante sotto molti aspetti, bisogna impegnarsi a fornire segnali positivi che diano corpo ad una nuova attenzione in favore degli ideali di solidarietà e di sussidiarietà e di chi non ha la capacità di esercitare i propri diritti di cittadinanza.

La realizzazione di questi principi previsti nella Costituzione, nello Statuto comunale e negli statuti dei partiti democratici possono diventare possibili se si concretizzano iniziative dove il confronto, depurato da pregiudizi e fondato su valori condivisi, può farsi gesto collettivo e individuale e tradursi in solidale progetto, in un vero e proprio “patto sociale”, in un “protocollo d’intesa” interistituzionale e interpartitico, in un “Osservatorio dell’Associazionismo”.

A questo proposito è opportuno ricordare ai partiti chiusi, sordi e distanti che nella nostra città sono presenti moltissime organizzazioni sociali di ogni ispirazione ideale, culturale, etica e religiosa per la crescita, l’integrazione e lo sviluppo culturale e sociale del territorio. Atteso che la loro attività è svolta senza fini di lucro e tende a raggiungere specifiche finalità tese a: valorizzare i principi di pace e di solidarietà tra i cittadini; sviluppare la personalità umana in tutte le sue espressioni; rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza di tutti coloro che risiedono nel Comune, anche se immigrati; realizzare e promuovere pari opportunità tra uomo e donna; tutelare e valorizzare le risorse ambientali, territoriali, naturali, artistiche e museali; realizzare sistemi integrati di sicurezza sociale e di tutela della salute; sviluppare il turismo sociale, diffondere la cultura a tutti i livelli; promuovere un’efficace organizzazione della protezione civile; attivare gli istituti di partecipazione previsti dallo statuto comunale; realizzare forme di cittadinanza attiva, si rende necessario ed improcrastinabile un incontro con tutte le realtà associative disponibili a discutere e a confrontarsi per trovare soluzioni adeguate ai problemi della nostra città.

Concludo con il rinnovo della proposta formulata dalla nostra associazione nel giugno 2009 di costituire una “Rete interassociativa programmatica” formata dai rappresentanti dell’Ente locale, della Asl, dei Sindacati, delle Associazioni, dei Movimenti, degli Organi collegiali delle scuole e da personalità del mondo dell’educazione, della cultura, dei media, e delle professioni disponibili a produrre un impegno unitario e coordinato, finalizzato alla realizzazione di un ”Piano Strategico per il Cambiamento”, effettivamente capace di migliorare la qualità della vita della nostra comunità.

DIALOGHI PER COSTRUIRE LA CITTA’

Le recenti dichiarazioni pubblicate su “il Confronto delle idee” e su “Coratolive”, del sindaco Vincenzo di Tria, dei consiglieri comunali Paolo Ceci e Michele Grassi e del segretario del PD Mario de Leo sulla comune volontà di ”cambiare passo” e di “dare una svolta” nei rapporti interni al Pd e alla coalizione di centro - sinistra, potendo contare su una maggioranza più sicura, lasciano ben sperare per il prossimo futuro dal punto di vista degli equilibri interni al partito di maggioranza relativa. Si tratta ora di passare dalle parole ai fatti, ossia di cominciare a fare quello che i cittadini attendono da tre anni. Vedere un’Amministrazione e un partito che ascoltano.

Per quanto concerne l’Amministrazione comunale rimandiamo alle numerose lettere di sollecito inviate a come Centro Studi Politici “A. Moro” a chi di dovere per l’attivazione degli istituti di partecipazione previsti dallo Statuto comunale (Consulta delle Associazioni, Consiglio comunale dei Ragazzi, Forum dei Giovani, Bilancio partecipato, Difensore civico, ecc.); relativamente al partito, invece, ci permettiamo, anche qui, di ripetere alcuni suggerimenti che non hanno trovato ancora riscontro.

L’analisi di partenza è quella che in molte sedi ci siamo più volte ripetuti. Le forme di partecipazione politica sono ormai in crisi evidente ed è impossibile aspettarsi un inversione di tendenza senza offrire segnali di cambiamento rispetto al ruolo dei partiti, percepiti sempre meno credibili anche perché più distanti ed autoreferenziali rispetto al reale vissuto dei cittadini.

E’ un problema di temi (pensiamo in queste settimane ai costi della politica e alle varie indagini della magistratura su noti esponenti di destra e di sinistra) ma non solo.

Se, infatti, le forme organizzate della politica ricalcano ancora modelli e strutture del ‘900 e utilizzano strumenti (la “fidelizzazione” attraverso il tesseramento, il circolo/sezione di base, le assemblee, il comizio…) che sembrano avere sempre meno a che fare con i tempi e i modi di una società “liquida”, possiamo ben dire che anche il problema dei contenitori diventa sostanza politica, in quanto i partiti sono di fatto divenuti l’ambito di azione di un ristretto gruppo di persone, in cui l’effettivo spazio di militanza è quasi esclusivamente limitato ai dirigenti di partito e ai pubblici amministratori.

“Aprirsi nuovamente alla partecipazione dei cittadini”, Tornare sul territorio ed incontrare la gente” hanno ripetuto in Consiglio comunale, nei comizi e sulla stampa i rappresentanti dei diversi partiti. Ma queste, al momento, appaiono solo buone intenzioni, nessuna di esse, infatti, ha ancora portato alla realizzazione di modalità più moderne attraverso le quali costruire percorsi innovativi di coinvolgimento e protagonismo di una stragrande maggioranza di cittadini, progressivamente scivolati verso forme di apatia se non di aperta ostilità verso la “casta” dei partiti.

Come invertire questa pericolosa linea di tendenza? Mi permetto di fornire alcuni suggerimenti di carattere organizzativo. Realizzando quanto anticipato nel titolo: “Dialoghi per costruire la città”. Questi devono essere l’espressione di un desiderio e di un bisogno, quelli di riannodare i fili della relazione diretta con parti di cittadinanza e di elettorato che i partiti di oggi fanno fatica a raggiungere e, al tempo stesso, di proporre una “pedagogia” positiva anche ai militanti del PD attraverso la prevalente dimensione dell’ascolto.

Quale metodo usare? Primo presupposto: gli invitati, al massimo una quindicina individuati al di fuori dei classici canali di partito, una sede neutra e accogliente, un “facilitatore” che detta i tempi e fa rispettare le regole d’ingaggio, che raccoglie le domande e i contributi dei partecipanti, ed infine un politico, o il sindaco, o un assessore per una volta non protagonisti diretti, costretti (come un novello Ulisse legato all’albero della sua nave pur di ascoltare le sirene) ad una inedita e quasi scioccante dimensione di uditore passivo e silenzioso. E cosa è meglio di un politico silenzioso che rinuncia al suo “comizio” per dare spazio agli interventi dei cittadini “qualunque” che senza rete possono svolgere le proprie riflessioni, anche “sparare sul pianista” mentre il segretario del partito, il parlamentare, il sindaco, l’assessore, il consigliere prende nota diligentemente sul suo block notes…?

Sto descrivendo, insomma, un esperimento di cittadinanza partecipativa, la scommessa di importare all’interno dell’attività di un partito strumenti e metodi ( i focus group) caratteristici della ricerca sociale.

E’ questo un modo per realizzare la logica e il coinvolgimento personale, in piccoli gruppi, su temi specifici o di approccio più generale alle sfide dell’impegno per il bene comune, caratterizzati prevalentemente dall’idea di un partito strutturato ma “aperto” e da una rinnovata capacità di ascolto da parte della politica.

L’obiettivo è quello di riavvicinare ad un dialogo “caldo” e partecipato con la politica chi ha ormai cancellato dal proprio orizzonte la possibilità di partecipare ad un classico evento di partito.

La credibilità è data dalla capacità di feedback e dalla messa in rete delle energie positive che si sprigionano nelle circa due ore in cui si svolge l’incontro. Per fare questo sono utili strumenti innovativi di presenza sulla Rete e di socialnetworking (il sito dedicato, la pagina Facebook, che, in alcuni casi raccoglie in tempo reale gli interventi e rende possibile l’intervento e rende possibile l’intervento anche di partecipanti esterni attraverso il web), ma anche la capacità “tradizionale” di dare risposte a quesiti puntuali dei cittadini, ad esempio attraverso l’interessamento di qualche amministratore pubblico che, raccolta una segnalazione, la verifichi e ricontatti la persona interessata dimostrando una capacità di ascolto che sa tradursi in azione concreta.

Se la politica è “costruire insieme la città dell’uomo” questa esperienza risponderebbe al desiderio di condividere speranze e difficoltà da parte di moltissimi cittadini e che è sufficiente creare modalità nuove e “calde” per far esprimere e raccogliere attraverso l’esperienza del PD le energie positive e l’aspirazione a relazioni “buone” che continuano, nonostante tutto, a manifestarsi nella nostra comunità.

lunedì 25 luglio 2011

ESTATE CORATINA: ALLA SCOPERTA DELLE TANTE RISORSE DEL TERRITORIO URBANO

Anche per l’estate 2011 Corato sarà una delle città protagoniste del progetto finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Puglia – Assessorato alle politiche turistiche denominato “Città Aperte – I tesori svelati di Puglia”, di concerto con l’Agenzia “Puglia Imperiale”.

Il progetto di accoglienza turistica è nato nel 2006 con l’obiettivo di mettere in rete la caleidoscopica offerta turistica della Puglia nelle sue diverse sfaccettature creando sistema tra le innumerevoli risorse fisiche ed umane presenti, al fine di contribuire alla realizzazione di prodotti turistici integrati.

Con “Città aperte” musei, cattedrali, castelli, cripte, siti archeologici, centri storici, mare, parchi, riserve naturali e terme non sono visti solo come beni da proteggere e preservare ma come viatici di cultura e conoscenza da percorrere in libertà e rispettosamente, da soli o in gruppo, con o senza l’ausilio delle guide, e, spesso, anche a costo zero.

Una così fitta messa a sistema ed animazione del territorio è resa possibile grazie ad una forte attività di concertazione e coordinamento tra: Comuni, Provincia, Camera di Commercio, Curie e Diocesi, pro Loco, Associazioni di categorie, imprenditori del turismo, dell’agroalimentare, dell’artigianato, del sistema-moda, associazioni di guide professioni turistiche, Parchi ed Aree protette, associazioni culturali, associazioni ambientaliste, operatori del terzo Settore, Musei, privati cittadini possessori di beni resi fruibili agli ospiti, Asl, in una corale partecipazione tesa a rendere “aperto”, accogliente e fruibile il territorio”.

Durante l’estate la nostra città, dall’8 luglio al 18 settembre, leggiamo nel volantino diffuso dall’Assessorato alla Cultura e Turismo, con la collaborazione della Provincia di Bari, della Agenzia Puglia Imperiale e della Pro Loco “Quadratum”, è una tale miniera di iniziative da non far rimpiangere, a chi non può permettersi di andare in vacanza, la mancata partenza.

Il Centro storico, la Pineta e la chiesetta di Bracco, la Chianca dei Paladini, il Museo della Città e del Territorio, la Biblioteca civica, i palazzi antichi, le piazze, via Duomo, si attrezzano per diventare veri e propri surrogati delle tanto agognate spiagge, e diventano i luoghi privilegiati per ospitare mostre d’arte e fotografiche, concerti musicali e band, incontri letterari, spettacoli teatrali, di danza e cabaret, conferenze e dibattiti, festival di vario genere, concorsi nazionali, attività per ragazzi e bambini (laboratori espressivo - creativi e di lettura, passeggiata su due ruote, giochi e animazione, spettacoli teatrali, narrazione di storie, teatro, cinema e fantasia), enogatronomia, festa coratini nel mondo, celebrazioni eucaristiche, Festa Patronale di San Cataldo.

Difficile non trovare qualcosa da fare che susciti curiosità ed interesse. E questo lo si deve non solo all’impegno programmatico e finanziario dell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Perrone, del Consigliere delegato alle Politiche Culturali Giuseppe D’Introno e della presidente della Consulta della Cultura Stefania Stefanachi, ma soprattutto alle associazioni culturali e sportive.

Se l’”Estate coratina 2011” sarà apprezzata e ricordata anche dai turisti italiani e stranieri lo si dovrà innanzitutto alla disponibilità e alla professionalità di questi organismi instancabili e non sempre sostenuti in modo adeguato da chi di dovere. Quali sono? Eccoli: Pro Loco “Quadratum”, Archeo Club - Corato, Associazione Artisti del Borgo, GOAC (Giovani Offrono Arte Contemporanea), Vivere In, Università della Terza Età, Senso Unico TV, Studio Dith, Itaca, Centro Sub Corato, Asd Buena Vista, Amici di Piazza Mentana, Teatro delle Molliche, Associazione del Centro Antico, Associazione culturale “Nota d’Oro”, Associazione culturale “Cuorato”, Art Promotion, Dance Lab, La Coccinella, Quarat Bike, Cooperativa sociale Rosiba, Secop Edizioni, Mediterranea Film e Mibac, Teatro dei Borgia, Carovana Folkart, Academy Et Charm School.

Tra questi non poteva mancare la neonata Associazione culturale “Forum degli Autori”, che il 28 agosto, nell’ambito della XLIII° ed. de “Il Pendio”, a cura della Pro Loco, offrirà agli amanti della lettura e della scrittura la possibilità di conoscere le produzioni bibliografiche degli scrittori coratini, che si esibiranno in un reading di sicuro interesse.

Come si vede, al residente ed al turista viene ancora una volta offerta la possibilità di vivere con tranquillità la vacanza, “progettandola” attraverso un calendario che è già un itinerario, dove l’imbarazzo della scelta va di pari passo con il desiderio di non perdere neanche un’occasione.

giovedì 21 luglio 2011

CARRO TRIONFALE: MORTE E RISURREZIONE

“II Carro trionfale rivisitato attraverso la stampa locale”, ne hanno discusso in una tavola rotonda con scrittori e giornalisti gli alunni guidati dal prof. Vito De Leo”: è questo il titolo dato dal periodico cittadino “Terlizzi 87”, pubblicato nel mese di novembre 1991, in occasione della presentazione della rassegna stampa curata insieme ai miei alunni della II° G della Scuola Media “Moro-Fiore” e del libro di Michele De Santis “Terlizzi brucia”.

“Terlizzi brucia come il carro?” Fu chiesto ai cronisti Franco dello Russo (Gazzetta del Mezzogiorno), Michele De Nicolo (Puglia) e Angelo D’Ambrosio, studioso di storia patria e componente del Comitato per la ricostruzione del Carro trionfale della Madonna di Sovereto, insieme a Mons. Gaetano valente e all’architetto Michele Gargano.

Il convegno e la domanda che li ispirò avevano la loro matrice nell’incendio del Carro trionfale, un vero capolavoro d’arte, valutato intorno ai trecento milioni di lire, avvenuto mentre stazionava dinanzi alla chiesa di S. Maria, in attesa di essere smontato, ad opera di ignoti, nella notte (ore 2,30) del 21 agosto 1991, di cui tra qualche giorno ricorre il ventennale.

In poco meno di un’ora, andarono distrutte pagine meravigliose della nostra storia: una storia plurisecolare di 123 anni, fatta soprattutto di emozioni indimenticabili. Ma allo scoramento e alla rabbia di quei giorni subentrò poi in tutti noi la voglia di riannodare quanto prima i fili recisi della nostra memoria.

In Italia l’uso delle macchine da festa è diffuso e di antica tradizione ed ha sicuramente aggiunto uno spazio peculiare nella storia del costume e del folclore, in particolare per la nostra cittadina. “Il Carro trionfale della Madonna di Sovereto, patrona di Terlizzi, fu allestito - per la prima volta nel 1868 dallo scenografo foggiano Raffaele Affatati con la collaborazione del terlizzese Michele De Napoli, pittore della scuola romantica napoletana e sindaco di quel tempo. Costruito di volta in volta da maestranze locali, collaudato da un ingegnere tecnico, è alto 22 metri su una base di 6,60 x 13, con un’architettura in tela e cartapesta su una struttura portante in legno risalente al 1800 circa. E’ una magnificente opera di carpenteria in grado di essere montata e smontata, con un peso complessivo aggirantesi intorno ad alcune centinaia di tonnellate, che vede sulla scalinata oltre alla patrona della Città un centinaio di giovanissimi festanti ed inneggianti, che sfila per le vie cittadine guidata da quattro timonieri, cui soprintende un timoniere, e trainata da sessanta uomini.

Elemento aggregante di fede e folklore, che vede le sue origini nella disputa con i bitontini per l’attribuzione dell’effige di Maria SS di Sovereto e che sfilava nell’agosto in occasione del ritorno della Vergine dalla frazione vicina, può essere assimilato ad un ostensorio mobile su ruote, della dimensione e della forma di un campanile.

Sono grato ai miei alunni autori della rassegna stampa e all’amico scrittore Michele De Santis che con il loro paziente e certosino lavoro hanno fotografato e commentato “l’iter fattuale” che ha macchiato in maniera pressoché irrimediabile l’immagine di una Terlizzi onesta e laboriosa.

Venti anni fa un distrutto un mito, un simbolo, un pezzo della storia terlizzese, in cui ciascuno di noi si sentiva titolare, fu incenerito, annichilito. Un atto di vile ed infame sopruso da parte di ancora ignoti autori, nei confronti di un’opera architettonica unica nel suo genere e nelle sue dimensioni, emblema paesano in Italia e nel mondo.

In particolare, sono andato a rileggermi le 140 pagine di “Terlizzi brucia”, che raccolgono tutta la documentazione sul Carro con la sua storia secolare, il dolore dei fedeli e le immancabili polemiche. Il libro, inoltre, è pieno di illustrazioni e fra l’altro riproduce circa una ventina di manifesti affissi dopo le fiamme dal Comitato per le feste, dal Comune, da tutti i partiti allineati e concordi e da tante organizzazioni tutte pronte nell’esecrare e nell’accusare e nel partecipare alla “marcia silenziosa” contro la criminalità. Escludendo la matrice politica, il libro di De Santis avanza due ipotesi: “Il gesto vandalico dei teppisti” e “intimidazione da parte di gente di malaffare, interessata alla gestione di un business come può essere la Festa patronale”.

“Considerato che questo Comune è ormai è esposto al concreto pericolo di infiltrazioni malavitose…che la criminalità esercita il controllo sul territorio…che questo fenomeno rischia di diventare un vero e proprio sistema di potere fondato sulle violazioni sistematiche della legge…il Consiglio comunale ritiene che sia indispensabile favorire e sostenere la nascita di un forte movimento di opinione, che faccia leva soprattutto sull’ansia di rinnovamento dei giovani…; che in tale prospettiva s’impegna a promuovere le più opportune iniziative atte ad arginare il fenomeno degenerativo malavitoso e per far crescere nei giovani la fiducia nelle istituzioni e in una società più giusta e migliore”. Questa è la sintesi del documento proposto dal sindaco Mauro Maggialetti votato dal Consiglio comunale, convocato in seduta straordinaria d’urgenza il 26 agosto.

“Terlizzi come Gioia Tauro?” Si chiedeva su “Luce e Vita” del 3 novembre 1991 Renato Brucoli in relazione alla notizia che il Ministero degli Interni stava indagando su alcuni esponenti politici terlizzesi sospettati di associazione a delinquere di stampo mafioso, che porterà – com’è noto – allo scioglimento del Consiglio comunale.

“In tanti – scrive Brucoli – hanno letto il gesto dell’incendio del Carro trionfale non solo come offesa al sentimento religioso dei terlizzesi, ma anche un autentico attentato alla città: al suo patrimonio culturale, all’integrità fisica dei cittadini, al senso della sicurezza personale. Altri lo hanno interpretato come un momento della lotta per l’accaparramento di spazi politici e di potere che ormai non esclude più neppure la sfera del sacro”.

Grande sconcerto – secondo quanto riportato da Franco Dello Russo nell’articolo pubblicato il 23 agosto 1991 sulla Gazzetta del Mezzogiorno – nelle parole di mons. Antonio Bello, vescovo, “per il grave atto di profanazione. E’ il sintomo del degrado spirituale”. E poi l’invito a “ricostruire il Carro e, soprattutto il tessuto politico, civile e religioso del paese”.

Invito subito accolto dal Comitato “Pro ricostruzione carro trionfale” e dai rappresentanti delle associazioni cittadine riunitisi presso la sala consiliare del Comune il giorno 17 ottobre, nel quale il sindaco Mauro Maggialetti fece il punto della situazione relativamente alle fasi ed ai costi della ricostruzione del Carro.

Con l’apporto della buona volontà dell’intera cittadinanza l’ambito progetto è stato realizzato, ma resta l’amaro in bocca se pensiamo che gli autori dell’insano e barbaro gesto restano dopo vent’anni sono ancora latitanti.

Contro chi puntare il dito? Quali le colpe? Quali gli obiettivi esecrabili’ Chi i vandali piromani volevano colpire? Chi ha mosso la mano incendiaria? Interrogativi che attendono una risposta “VERA”, concreta, trasparente. Il popolo terlizzese è stato umiliato: non solo sdegno, ma giustizia!

La Nuova Città – Agosto 2011