giovedì 30 settembre 2010

Proposta di adesione alla SETTIMANA EUROPEA della DEMOCRAZIA LOCALE.

Che cos’è la Settimana Europea della Democrazia Locale?

La Settimana Europea della Democrazia Locale (SEDL) è un evento annuale che prevede l’organizzazione di iniziative locali e nazionali messe in atto nello stesso periodo dagli enti locali di tutti gli stati membri del Consiglio d’Europa per rafforzare la conoscenza della Democrazia Locale e promuovere la partecipazione democratica in ambito locale.
Per promuovere questi eventi è stata scelta la settimana del 15 Ottobre in modo da celebrare il processo di ratifica della Carta Europea delle Autonomie Locali, iniziato appunto il 15 Ottobre 1985. Gli enti locali che non possono, per diversi motivi, organizzare eventi in questa settimana, possono decidere di utilizzare un periodo diverso dell’anno.
“L’impatto delle comunità sostenibili per la lotta ai cambiamenti climatici” è il tema generale intorno al quale ruota la Settimana della Democrazia Locale 2010. Ogni comune puo’ modulare intorno a questo tema principale le proprie iniziative.

Qual è l’obiettivo della Settimana Europea della Democrazia Locale?

La SEDL offre a cittadini e amministratori locali l’occasione di incontrarsi durante le iniziative locali. Lo scopo è quello di aumentare la conoscenza dei meccanismi di funzionamento degli enti locali, di far loro prendere consapevolezza dei modi di partecipazione che sono disponibili secondo il proprio ordinamento e dei modi di influenzare i processi decisionali, e per far loro capire quanto sia importante per la vitalità della democrazia locale la loro piena partecipazione alla vita pubblica locale. L’iniziativa è inoltre utile agli amministratori locali e a quanti operano negli enti locali, per saggiare il grado di partecipazione dei cittadini agli strumenti partecipativi e per parlare con loro in un’atmosfera conviviale e informale.

Chi puo’ prendere parte alla SEDL?

La SEDL è rivolta agli enti locali e regionali elettivi, di ogni livello e forma organizzativa (Municipi, consorzi di comuni, province, regioni, comunità montane) e ai cittadini, principali beneficiari delle attività della SEDL.

I Comuni possono organizzare diversi eventi con i cittadini e con categorie specifiche durante la seconda settimana di Ottobre.
Le provincie e le regioni possono contribuire in diversi modi, tra cui:
1. Come partner della SEDL, organizzando le proprie iniziative con i cittadini e altri partner locali, in particolare sull’ambito politico delle proprie competenze che in relazione ai temi ambientali possono riguardare la biodiversità, la gestione dei rifiuti, l’energia, e sul piano strettamente istituzionale potranno articolarsi in giornate “porte aperte”, Consigli provinciali o Regionali dedicati ai temi della partecipazione o ai processi democratici in generale o ad altri temi di largo interesse per i cittadini, o ai temi culturali e dei diritti dell’uomo.
2. Collaborando con altre amministrazioni locali/provinciali che hanno aderito come partner della SEDL, supportandone le iniziative con il proprio logo istituzionale, con un proprio cofinanziamento o attraverso un sostegno alla comunicazione (stampa di volantini, brochure, poster, ecc).
3. Diffondendo ampia informazione circa la SEDL presso tutti gli enti locali del proprio ambito territoriale ed incoraggiando l’adesione del maggior numero di enti e diffondendo il ruolo del Consiglio d’Europa e del Congresso dei Poteri Locali e Regionali in particolare come sostenitori e promotori della Democrazia locale e delle Autonomie Locali.

Organizzare eventi locali nei 47 paesi europei sotto il comune denominatore della “Settimana Europea della Democrazia Locale”, rafforza la percezione della democrazia locale da parte dei cittadini come un valore comune europeo e come base per costruire una società più democratica.
Il nostro auspicio è che anche il Comune di Corato aderisca a questa importante ed utile iniziativa, dimostrando così di passare dalle parole ai fatti.

Democrazia partecipativa e sussidiarietà orizzontale

Il tema della democrazia partecipativa e dei cambiamenti nei processi decisionali nel nostro Comune nasce innanzitutto dalle deludenti esperienze fatte negli scorsi anni negli incontri promossi dall’Amministrazione comunale sul Piano Urbanistico Generale, sul Bilancio comunale, su Pian Sociale di Zona e,ultimamente, sulle piste ciclabili. Ma nasce anche dalla necessità di definire un nuovo rapporto tra istituzioni e cittadini, tra le amministrazioni pubbliche e i loro diversi portatori di interesse. Il coordinamento dell’azione sociale, attraverso l’inclusione di più attori nei processi decisionali, apre però tante e diverse questioni: quali criteri utilizza la nostra amministrazione per includere e coinvolgere gli attori nella definizione delle decisioni pubbliche?
Come si procede alla definizione dei problemi da sottoporre al confronto comune? In base a quali principi vengono individuati coloro che partecipano? Che responsabilità devono assumersi nei confronti della collettività gli stakeolsders che hanno contribuito alla formazione di una specifica scelta?
L’Ente locale come si attrezza, sul piano delle regole, degli strumenti operativi, della tecnologia, dei ruoli e dei profili professionali, della struttura organizzativa, per far fronte a questi interrogativi?
Il tema della sussidiarietà orizzontale si colloca idealmente ad uno stadio successivo rispetto al percorso partecipativo. Mentre le strategie e i metodi di democrazia partecipativa agiscono prevalentemente al momento della scelta dell’azione, la sussidiarietà orizzontale si colloca invece sul versante della gestione del servizio e dell’opera.
Da diversi anni in molti luoghi sono stati avviati percorsi di questa natura ma principalmente questi si sono concentrati su alcuni interlocutori specifici: le imprese, gli anziani, il volontariato, ecc. Spesso si tratta di esperienze importanti ma di impatto limitato e comunque marginali rispetto al cuore delle politiche o dei servizi. Al contrario, possono essere raggiunti risultati di grande efficacia se la leva della cittadinanza attiva viene a tutti gli effetti considerata strumento di attuazione delle politiche in modo trasversale ai settori, come modalità qualificata dell’amministrare e come scelta politica di governo complessivo di un territorio.
Anche in questo caso le esperienze concrete pongono numerose e rilevanti questioni per le amministrazioni pubbliche in generale e del nostro Comune in particolare: sul versante della rappresentanza, del sistema delle regole, degli strumenti, delle competenze e degli strumenti organizzativi.
Spesso, però, partecipazione e sussidiarietà sono principi che ispirano l’azione solamente di alcuni assessorati e di alcune strutture senza che ci sia una condivisione interna dell’intera struttura organizzativa. Questa differenza di stile rischia di non essere compresa dai cittadini e di essere percepita come una sorta di “finzione” da parte dell’Amministrazione.
Processi di questo tipo, che si basano sulla creazione di legami di fiducia, se non sono trasparenti, coerenti e diffusi come modalità generalizzata di lavoro dell’Amministrazione rischiano di trasformarsi in un boomerang per l’Amministrazione, creando fratture difficilmente recuperabili con i cittadini.
Partecipazione e sussidiarietà, dunque, non devono restare principi astratti riconosciuti dalla Costituzione e dallo Statuto comunale, ma si declinano quotidianamente nell’azione concreta e nella relazione tra Amministrazione e cittadini, dopo che ci sia stato un approfondimento ed una riflessione sia sul piano teorico, sia sotto il profilo operativo.
Questi aspetti sono riconducibili alle seguenti parole-chiave sulle quali – come centro Studi Politici “A. Moro” - saremmo lieti di offrire il nostro contributo di idee: regole, responsabilità, rappresentanza, processi, strumenti, assetti istituzionali, modelli organizzativi, anche in vista di un aggiornamento dello Statuto comunale per quanto riguarda in modo particolare gli istituti di partecipazione.

giovedì 23 settembre 2010

“LA CITTA’ DEL LIBRO”, E’POSSIBILE ANCHE DA NOI?

Ho partecipato con vivo interesse alla presentazione dell’ultima fatica letteraria dell’amico Giuseppe Arbore “Amore, sentimenti e desideri” avvenuta presso la Biblioteca comunale il giorno 18 settembre.
Sono grato all’autore e ai diversi intervenuti (Sindaco Luigi Perrone, avv. Marialuisa Tarricone, prof. Gaetano Bucci e dott. Gianpaolo Balsamo) per avermi offerto la possibilità, anche attraverso la lettura da parte del dott. Francesco Carabellese, della recensione della prof.ssa Grazia Talia Calvi,
di riflettere non solo sull’originalità della forma del romanzo, che rivela, ancora una volta, l’ecletticità dell’instancabile editore-autore-giornalista-pittore, ma anche sui contenuti del romanzo.
Come nelle sue precedenti produzioni letterarie “Il valore del pensiero - osservazioni sulla nostra vita”, il trittico cartaceo - pensieri, poesie e narrativa,”L’uomo e la Fede - evoluzioni e modifiche dell’Essere”,”L’Aforisma - esortazioni del pensiero” e “Cenni Poetici e…- odi, pensieri e riflessioni”, l’autore ci pone di fronte al mistero della vita e alle contraddizioni dell’animo umano.
Uno scrittore, insomma, sempre orientato a trasmettere, attraverso la narrazione, la conoscenza della psiche e delle modalità con cui si esprime nei rapporti interpersonali e sociali, nei quali il bene deve sempre prevalere sul male.
Ma gli interventi dell’autore e dei bravi presentatori hanno offerto anche l’occasione ai numerosi presenti per riflettere sui temi dell’attualità della letteratura, del contesto cittadino, dell’educazione alla lettura, del valore del libro.
Anch’io penso che il libro invita al recupero di una ricchezza della cultura che serva davvero a provocare un cambiamento di rotta, a rimettere in gioco energie, ad assaporare fino in fondo ogni fremito di vita, a rileggere la realtà, a rileggersi. Il libro non deve dare risposte, altrimenti condizionerebbe le persone, ma stimoli ed occasioni di riflessioni individuali, la scelta, dunque, è quella di non “sentenziare” ma di condurre il lettore verso la “sua” strada.
Quando si legge un libro, dunque, s’incontra l’autore nella “strada” che sta tracciando, ma è solo una sensazione momentanea, perché contemporaneamente, si comincia a costruire quella propria, e si diventa “architetti” di quella piazza dove le idee si confrontano e si sviluppano.
Quando si vende un libro a una persona, non gli si vendono soltanto dei fogli di carta con inchiostro e colla, gli si vende una nuova vita. Amore, amicizia e navi in mare di notte, c’è tutto il cielo e la terra in un libro, in un vero libro.
Entrare in un libro è intraprendere un viaggio nella memoria proiettata nel futuro, dove la realtà diviene meno vivida e concreta, ma più soffusa e particolareggiata, tanto da stimolare l’attenzione del lettore e permettergli di uscire dai suoi luoghi comuni e conosciuti e di liberarsi verso altri pensieri.
Sarebbe molto interessante ritrovarsi tutti gli amanti della lettura e della scrittura insieme in un sodalizio permanente orientato alla promozione della lettura e a fare anche della nostra Corato un centro capace di coniugare lettura, scrittura e cittadinanza. E’ questa l’intuizione straordinaria del Premio Nazionale “Città del libro”, visto come medium per politiche pubbliche rivolte ad innalzare permanentemente qualità e coesione sociale di città e luoghi.
Per queste ragioni è sostenuto dall’ANCI, di cui il nostro sindaco è presidente regionale e al quale il 21 settembre scorso ho indirizzato, a nome del Centro Studi Politici “A. Moro”, l’invito a deliberare l’adesione della città di Corato, al fine di far emergere e valorizzare le nostre migliori esperienze e per dare ai cittadini servizi all’altezza delle loro esigenze, sempre più specifiche e differenziate, rinnovando le strutture esistenti o creandone delle nuove.

Richiesta di adesione del Comune di Corato al Forum Città del Libro.

Ill.mo Sig. Sindaco,
mi consenta al termine di un estate coratina caratterizzata prevalentemente da eventi musicali, teatrali, artistici, archeologici, fotografici, cinematografici, alcuni dei quali dedicati anche ai bambini ed ai ragazzi, evidenziare la scarsezza di eventi letterari. L’unico risulta essere quello organizzato dall’associazione “Vivere In” il 18 agosto, in via Duomo, con il titolo ”Gli affetti familiari”.
Altri momenti interessanti da questo punto di vista sono stati quelli promossi da alcuni scrittori locali che hanno presentato i propri libri, alcuni dei quali anche con il patrocinio del Comune. Mi riferisco in particolare a Luigi Tosti (“Seleucide”), Gaetano Bucci e Giacomo de Lillo (Dialogo su Corato fra impegno politico e testimonianza), Biagio Tempesta “Il fioco lume del crepuscolo”, Giuseppe Arbore “Amore, sentimenti e desideri”.
E’la prima volta che nello stesso anno, nell’arco di pochi mesi, abbiamo potuto registrare in città le pubblicazioni di ben quattro autori locali, che hanno fatto della scrittura un momento importante della propria vita culturale e sociale.
Non solo, ma ciascuno di loro ha saputo anche conquistare notevoli consensi tra tanti lettori concittadini, che come il sottoscritto attendono di ricevere ulteriori occasioni di riflessioni e fantasie individuali. Il filosofo inglese Bacone, in quest’ottica, faceva una distinzione dei libri con un’efficace metafora “Molti libri devono essere assaggiati, altri trangugiati, ed alcuni, pochi, masticati e digeriti”. “Leggere, come io l’intendo - diceva Vittorio Alfieri – vuol dire profondamente pensare”.
La giovinezza di noi non più giovani sta proprio nel mantenere la mente in funzione, grazie alla lettura; dice, infatti il poeta Petrarca: “Non riesco a saziarmi di libri. E sì che ne posseggo un numero superiore al necessario; ma succede anche coi libri come con le altre cose: la fortuna nel cercarli è sprone a una maggiore avidità di possederne. L’oro, l’argento, i gioielli recano con sé un godimento inerte e superficiale; i libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di famigliarità attiva e penetrante”.
Quando si legge un libro, dunque, s’incontra l’autore nella “strada” che sta tracciando; ma è solo una sensazione momentanea, perché, contemporaneamente, si comincia a costruire quella propria, e si diventa così “architetti” di quella piazza dove le idee si confrontano e si sviluppano.
Censire, stimolare e valorizzare le iniziative, “La Festa dei Lettori”, dei “Presidi del Libro”, dei “Forum della Lettura”, delle Associazioni culturali, degli editori, delle librerie e degli scrittori locali – non è una spesa, ma un investimento. Favorire l’abitudine diffusa alla lettura è, infatti, un tratto caratteristico del volto intellettuale e civile di un paese.
Il libro resisterà sia alle trasformazioni tecnologiche sia alle ondate di ignoranza che, periodicamente sommergono un Paese e fanno annunciare la fine della cultura. Occorre, però, che i libri vengano letti da un maggior numero di persone e, soprattutto, dai ragazzi e dai giovani.
Coniugare lettura e cittadinanza è l’intuizione straordinaria del Premio “Città del libro”, sostenuto con convinzione dall’ANCI, con l’obiettivo di far emergere e valorizzare le migliori esperienze che, in questo settore, gli Enti locali, l’associazionismo e gli operatori del settore mettono in campo a livello locale.
La nostra città è ricca di fermenti, di attività, a volte piccole e a volte grandi, realizzate da persone tenaci e motivate che, però, spesso non vengono conosciute al di fuori del proprio territorio.
Sarebbe questo un ottimo segnale di incoraggiamento e di evidente disponibilità a passare dalle parole ai fatti se anche nel nostro Comune, come in tanti altri della nostra regione, si deliberasse di aderire al “Premio nazionale Città del libro”.
Occorre fare dell’incontro tra mondi diversi uno degli scopi della Consulta Permanete della Cultura e degli Assessorato alla P.I e alle Politiche culturali. Creiamo occasioni in cui insegnanti, funzionari, bibliotecari, editori, librai, associazioni culturali e istituzionali possano conoscersi e confrontarsi.
Insomma, c’è ancora molto lavoro da fare e c’è anche qualche speranza per chi pensa che l’abitudine diffusa alla lettura sia un tratto caratteristico del volto intellettuale di una città.

sabato 18 settembre 2010

2 OTTOBRE: FESTA NAZIONALE DEI NONNI

Il 2 ottobre – come negli anni scorsi – anche il nostro Comune celebrerà la “Festa nazionale dei nonni”, che è stata istituita dal Parlamento nel 2005 con la legge del 31 luglio n. 159, allo scopo di “celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno della famiglia e della società”.
Rappresentando i nonni figure positive di riferimento fondamentale per le giovani generazioni, la suddetta legge, oltre a richiamare in causa Regioni, Province e Comuni, stabilisce che le scuole pubbliche e private, nell’ambito della loro autonomia, possano promuovere, in occasione della ricorrenza, iniziative di valorizzazione del ruolo dei nonni attraverso riflessioni, dibattiti e approfondimenti nei relativi e crescenti compiti spettanti ai nonni stessi sia nella famiglia che nella società.
L’occasione può essere spunto anche di incontro intergenerazionale nelle classi, prevedendo, ad esempio, la partecipazione, secondo la disponibilità, dei nonni degli alunni come fonte primaria di esperienza e di racconti sui diversi percorsi di vita di ciascuno, ognuno sicuramente ricco di stimoli per i ragazzi e le ragazze.
La legge prevede altresì che il Presidente della Repubblica conferisca annualmente un “Premio nazionale del nonno e della nonna d’Italia”, in favore di 10 nonni che nel corso dell’anno si siano distinti per aver compiuto azioni particolarmente meritorie sul piano sociale.
Le loro “buone azioni” saranno giudicate da altrettanti nonni: sarà infatti nominata ogni anno un’apposita commissione composta da cittadini ultrasessantacinquenni, che avrà il compito di valutare le dieci azioni socialmente più meritevoli compiute da nonni, valutabili sulla base di informazioni acquisite da qualsiasi fonte.
Tra gli eventi celebrati dal nostro Comune è rimasto memorabile quello del 5 ottobre 2008, in cui i nonni furono festeggiati con un concerto di Bobby Solo, un 63enne tutto pepe, esponente della musica di altri tempi. Il tutto fu reso possibile per l’impegno degli assessori alla Coesione sociale e alla Cultura, che si avvalsero della collaborazione delle associazioni “Terza Età”, “Il Castoro”, “Voglia di vivere”, “U.T.E” ed ”Edith Stern”, associazioni di volontariato locali che da sempre si prodigano e collaborano attivamente con i cittadini e l’Amministrazione comunale.
Per quanto apprezzati ed interessanti questi eventi non possono esaurire il discorso intorno alla “terza età” che richiede da sempre una forte integrazione dei servizi territoriali di assistenza. Assistenza dovuta non solo ai soggetti deboli e non autosufficienti, ma anche aiuto, protezione e sostegno morale a quegli anziani autosufficienti, in buone condizioni di salute, ma che comunque rischiano l’emarginazione, l’isolamento o anche semplicemente che vivono passivamente, subendo le difficoltà tipiche dell’ultima fase della vita terrena, quasi dimenticati dalla società. Non avendo bisogno di assistenza, in quanto autosufficienti, questi soggetti, pur bisognevoli di attenzione e di umanità, rimangono spesso soli. Ma si sa, la solitudine non è una malattia, anche se a volte, però, è peggio.
In sintesi, l’ambito locale di integrazione dei servizi dovrebbe produrre una fattiva lotta all’isolamento sociale degli anziani. Come? Realizzando un progetto di rete tra le istituzioni, le associazioni e le nuove generazioni, con l’obiettivo di favorire le relazioni familiari, sociali e di aiuto solidaristico, stando loro vicino e favorendo il loro reinserimento sociale attraverso azioni di stimolo alla partecipazione civica attiva.
E’ necessario che tutte le generazioni partecipino all’impegno culturale ed educativo di riscoprire il valore positivo della vecchiaia. Da una parte è necessario aiutare gli anziani di oggi a cogliere il senso della loro età, ad apprezzarne le risorse e a sconfiggere la tentazione del rifiuto, dell’autoisolamento, del senso di inutilità, della disperazione. Dall’altra occorre stimolare le nuove generazioni a preparare un contesto umano, sociale e spirituale, nel quale ogni persona possa vivere con dignità e pienezza questa tappa della vita.
La costruzione dell’auspicata “società multi - generazionale” reggerà solo se a fondarla sarà il rispetto per la vita in tutte le sue fasi. La presenza di tanti anziani nel mondo contemporaneo è un dono, una ricchezza umana e spirituale nuova. Un segno dei tempi che, se compreso e accolto, può aiutare l’uomo di oggi a ritrovare il senso della vita.
Gli anziani devono essere stimolati a vivere dentro la società, finché le forze lo permettono, da membri vivi, attivi e responsabili. Ma devono essere messi anche in grado di influenzare le politiche che riguardano sia la loro vita che quella della società in generale e ciò, mediante organizzazioni di categoria e rappresentanze politiche e sindacali.
Va quindi incoraggiata la creazione di associazioni di persone anziane e vanno sostenute quelle già esistenti. Camminare con gli anziani e verso gli anziani è dovere di tutti. L’anziano deve divenire sempre più consapevole di avere ancora un futuro da costruire, perché non è esaurito il suo impegno di testimoniare ai piccoli, ai giovani, agli adulti, ai suoi stessi coetanei il valore della vita, della fraternità e della solidarietà.

SCUOLA: DIETA DIMAGRANTE

La situazione per il mondo della scuola è drammatica. Vanno in fumo migliaia di posti di lavoro e con questi le legittime aspettative di quanti hanno investito nella scuola e costruito un progetto di vita.
Con l’apertura del nuovo anno scolastico, la Puglia combatte su due fronti: il precariato, sempre più stretto dalle morse dei tagli del ministro Gelmini, e le condizioni delle strutture stesse, per le quali non ci sono fondi sufficienti.
La protesta degli insegnanti ha recentemente coinvolto anche Bari, che è stata punto di riferimento della mobilitazione pugliese. I posti a rischio nella nostra provincia, infatti, sono 1500 (400 alle elementari, 500 fra medie superiori e 400 per gli Ata). Salgono a 5000 (4000 docenti e 1000 Ata) in tutta la regione. Gli effetti dei tagli, dall’introduzione del maestro unico, delle classi con un minimo di 25 studenti e un massimo di 33 alunni inclusi i portatori di handicap hanno già penalizzato le immissioni in ruolo: le assunzioni dei docenti a tempo indeterminato sono state appena 246, ben 594 in meno rispetto all’anno scorso. Una speranza arriva dai 22 milioni di euro del Fondo sociale messi a disposizione dagli assessori regionali al Diritto allo studio e al Lavoro, per limitare i gravi disagi dei 1300 insegnanti precari e 350 bidelli messi alla porta dalla legge Gelmini, che diventano disoccupati senza nessun ammortizzatore sociale. L’obiettivo è il potenziamento degli organici attraverso il consolidamento del livello di competenza dei diplomati o in possesso di della licenza di scuola media.
L’idea è semplice: mettere in azione questo “esercito educativo” per aggredire in 250 scuole di periferia la dispersione scolastica e, dunque, per irrobustire il sostegno ai ragazzi più deboli, per qualificare, proprio in quei luoghi, l’offerta formativa. Insomma, la Regione vuole trasformare in risorsa quello che il Governo centrale considera una zavorra.
Se gli insegnanti quindi s’incatenano, si mettono in mutande, se chiedono ironicamente la protezione della “Beata Assunta”, non è solo perché, in molte migliaia, con gli amministrativi rischiano il posto.
Di tutto questo ed altro si parlerà nel convegno organizzato nell’ambito della Festa democratica del PD che avrà luogo il giorno 24 settembre a Corato in piazza Sedile.
Non si può pensare – è l’opinione degli organizzatori – che una classe dirigente si proponga il disegno di emendare la scuola senza esprimere , nel contempo, una volontà riformatrice più ampia. Non è chi non veda come nella scuola, negli ultimi decenni, quali che fossero i governi e le progettualità, si è fatto poco e niente, confusamente o casualmente, per rifondare le strutture scolastiche, i programmi, le infrastrutture, il personale. Per carenze di mezzi? Per incapacità? O per sottovalutazione della centralità della questione?
Non giova lo spettacolo di un docente che debba essere indotto ad esprimere tutta la sua rabbia per la caduta di tutela culturale e professionale cui lo sottopone la politica scolastica governativa. E non giova una riforma che, con forza e priorità, non metta mano a una decisa rivalutazione culturale, valoriale ed economica di questa antica professione.
La scuola è un mondo che ho abitato per circa quarant’anni. E’ dalla cattedra che ho imparato a ad ascoltare i giovani, tanto per fare un esempio. Sono, però un professore che è entrato nella scuola in un’epoca diversa da quella di oggi. Era tutto più facile, prima, si dice. E’ vero. Un percorso rigoroso di studi, la gavetta del precariato, un numero di anni pendolando in scuole lontane, o addirittura fuori regione, sacrifici, punti da accumulare. Sapevi però, che prima o poi, la salita ad un certo punto finiva. Prima o poi arrivava il concorso per il ruolo e ti potevi giocare le tue carte, avevi nelle tue mani la possibilità di chiudere la partita con l’incertezza della tua vita. Ora è diverso. Profondamente diverso.
Non basta la laurea, non basta la Ssis, non basta accettare il ricatto di tante scuole private (che “assumono” giovani insegnati gratis, in cambio di punteggio), non bastano gli anni di precariato nelle sedi lontane. Su questo quadro già critico è arrivato il disastro: il ministro Gelmini e i suoi tagli sconsiderati sono garanzia sicura per ottenere il contrario esatto della scuola di qualità che tutti auspichiamo.
Ben vengano quindi i provvedimenti della regione Puglia che verranno illustrati dall’assessore Alba Sasso nel convegno del PD e le riflessioni sulla “Emergenza educativa” proposte dalla Consulta della Cultura nel convegno successivo del 28 settembre presso il Liceo artistico. Sono questi due esempi di mobilitazione che danno vanto alla città di Corato e dimostrano due volti della politica che fanno la differenza con quella che siamo costretti a subire da parte di chi ci governa.

giovedì 16 settembre 2010

OGGI PARLIAMO DI DROGA. Mancano le argomentazioni? Oppure mancano gli educatori ?

Il 26 giugno scorso si è celebrata la GIORNATA MONDIALE CONTRO LE DROGHE indetta dall’ONU, ma nessuna iniziativa ci risulta sia stata intrapresa dalle istituzioni comunali, scolastiche, sociali e culturali, nonostante il fenomeno della tossicodipendenza sia così tanto diffuso nel nostro territorio e sia fonte di gravi problemi a livello sociale, personale e familiare.
Tragedie che spesso si consumano nell’ambito degli affetti, episodi di criminalità giovanile o anche scontri di mafia stanno a ricordarci non solo la sua esistenza, ma anche che intorno ad esso gira un enorme flusso di denaro gestito dalla criminalità organizzata con le ovvie ricadute sociali che esso comporta.
Che Corato non sia estranea al fenomeno lo conferma la sorprendente notizia pubblicata con il seguente titolo il 14 settembre scorso su Coratolive: “Una distesa di marjuana nelle campagne di Corato. Oltre 600 piante sequestrate, due arresti”.
Secondo le forze dell’ordine e gli esperti Viviana Caputo, responsabile terapeutica della “Comunità Oasi2”, Nicola Marolla della Comunità “Girasoli” e Vincenzo Leone del Ser.t risulta che la sostanza più diffusa attualmente nel nostro territorio è la cocaina. L’eroina, invece, è per lo più usata in combinazione con la cocaina, il cosiddetto “speedball”: infatti la cocaina agisce da stimolante aumentando il battito cardiaco, l’eroina da depressivo, rallentandolo.
Rilevanti risultano, sempre a detta degli esperti, i dati relativi all’uso di cannabis, che per quanto sia sottovalutata come dipendenza, crea seri problemi.
Il numero dei minorenni, rispetto agli anni precedenti, risulta essere in grande aumento. L’adolescenza – è noto – rappresenta una fase di vita in cui si affacciano alcuni problemi difficili da superare. Ragazzi con difficoltà d’inserimento sociale e lavorativo sono più facilmente coinvolti in giri di amicizie precarie e fuorvianti. Il conformismo verso il gruppo dei pari è un altro fattore di rischio. Ma anche chi ha avuto un’infanzia dorata e due genitori iperprotettivi va incontro agli stessi rischi. Genitori che cercano di dare ai propri figli di tutto e di più possono paradossalmente rendere più facile la strada verso la droga.
A questo punto inevitabilmente sorge la domanda: la famiglia, la scuola, la società, i mass-media, i servizi sociali e culturali, gli organismi preposti alla salute dei cittadini e alla loro sicurezza sono all’altezza della situazione?Agiscono in rete? La sussidiarietà è uno slogano o una realtà? Hanno conoscenze, professionalità, risorse strumentali e finanziarie adeguate?
Però limitarsi a rispondere non basta. Un genitore, un educatore sente l’urgenza di rispondere alle esigenze della persona che gli sta di fronte e non può aspettare che politici, economisti, sociologi e quanti altri si mettano d’accordo per organizzare una società a misura d’uomo.
Sovente, nella mia attività di docente e di operatore psicopedagogico, tanti genitori mi hanno chiesto di sapere qual è il comportamento più efficace per tenere lontana la droga. Come comportarsi? Difendere con tutti i mezzi un ragazzo dalla droga o lasciargli fare le sue esperienze sperando che vada tutto bene?
Probabilmente, come ho avuto modo di scrivere nel mio libro sul bullismo, la soluzione sta nel mezzo: un genitore o un educatore non devono né abbandonare il ragazzo al suo destino né cercare di farlo vivere in un mondo ovattato. Bisogna far camminare i giovani con le loro gambe, ma anche insegnare loro a stare in piedi. Sappiamo tutti che trasmettere al giovane valori, regole, modelli è importante, ma nello stesso tempo bisogna rispettare la sua originalità e la sua crescente capacità durante la crescita di autodeterminarsi. E’ importante, perciò, ricordargli che lui è unico, che la sua vita, pur nel rispetto del vivere sociale, appartiene a lui e a nessun’altro e che la sua esistenza sarà più ricca quando sarà “drogato” d’orgoglio verso se stesso e “drogato” per tutte le sensazioni e le emozioni che la vita, quella vissuta e non quella comprata, sola ti può dare.
Perciò, è decisivo abilitare ogni ragazzo a prendere in mano la propria vita, permettendogli di assumere responsabilità che gli competono e facendogli capire che nella costruzione della sua vita le scelte che farà hanno un’importanza fondamentale.
L’auspicio è che il “Settembre pedagogico”, promosso dall’ Amministrazione comunale e dalla Consulta della Cultura, in collegamento con altri soggetti istituzionali e sociali, che avrà come tema l’emergenza educativa, possa affrontare anche il tema della prevenzione delle tossicodipendenze e dei comportamenti rischiosi per lo sviluppo della sicurezza dei cittadini.
Tutto è legato al concetto di partecipazione pratica: collaborando e facendo ognuno la propria parte, l’individuo non soggiace al gruppo ma partecipa ad esso apportando il proprio contributo e utilizzando quello fornito dagli altri. Non sarebbe questo un ottimo esempio da fornire ai giovani?

mercoledì 15 settembre 2010

SCRIVIAMO INSIEME IL GRANDE LIBRO DEI VALORI

Non tutti sono informati che il 21 settembre prossimo il mondo celebrerà la Giornata internazionale dell’Onu per la pace. Quel giorno l’appello per rinnovare l’impegno contro tutte le guerre, per la pace e la non violenza, la giustizia e i diritti umani sarà accolto da milioni di persone in tutto il mondo. L’obiettivo principale di questa giornata è la promozione dell’impegno dei giovani per la pace e lo sviluppo.
L’evento, infatti, s’inserisce nell’Anno internazionale dei giovani (agosto2010-agosto2011), deciso dalle nazioni Unite per promuovere i valori del rispetto dei diritti umani e della solidarietà tra le generazioni, le culture, le religioni e le civiltà, elementi decisivi per rafforzare le fondamenta della pace.
Per questo, lo stesso giorno a Roma, presso il Quirinale, si svolgerà la cerimonia inaugurale del nuovo anno scolastico voluta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il nostro auspicio è che questa data rappresenti l’inizio di un nuovo grande progetto educativo. Un progetto centrato sulla riscoperta dei grandi valori costituzionali e sulla promozione del protagonismo dei giovani.
Quel giorno anche nella nostra città possiamo fare una cosa semplice ma altamente simbolica: organizzare un incontro di progettazione del percorso educativo/formativo da realizzare nell’anno scolastico 2010/2011. Le scuole possono diventare sede dell’incontro di tutti coloro che vogliono impegnarsi per costruire, a cominciare dal proprio territorio, una nuova cultura fondata sulla pace e sui diritti umani.
Investire sull’educazione, sulla formazione e sul protagonismo dei nostri giovani è il miglior investimento che possiamo fare per mettere un freno alla grave crisi culturale che stiamo vivendo. Non c’è modo migliore per costruire la pace.
Noi del Centro Studi Politici “A. Moro”e dell’Associazione contro la criminalità per la legalità, da tempo rivolgiamo la nostra attenzione ed il nostro impegno alla scrittura di un “grande libro dei valori”, ossia una grande raccolta di idee, riflessioni e proposte utili a costruire un’ Italia e un mondo migliore attraverso la creatività e la partecipazione attiva di genitori, studenti e insegnanti, il cui contributo è stato fondamentale per la redazione del mio libro “Il Bullismo”- edito dalla Secop edizioni di Corato.
Per affrontare la grave crisi culturale che stiamo vivendo abbiamo bisogno di riscoprire il significato autentico dei valori che sono al centro della nostra Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti umani. Abbiamo bisogno di approfondire la loro conoscenza, di rivalutarli e di rigenerarli per permettergli di sprigionare tutta l’energia positiva che contengono. Quali sono? A cosa ci servono? Perché sono così importanti? Come possiamo sperimentarli? Come possiamo rimetterli al centro della nostra vita e nella nostra società?
La scuola è il luogo ideale per cercare di rispondere a queste domande e per promuovere la riscoperta dell’importanza e dell’utilità dei valori della nonviolenza, della giustizia, della libertà, della pace, dei diritti umani, della responsabilità e della speranza Attorno ad ogni valore può nascere un laboratorio originale che potrebbe operare in rete con il territorio e con le altre scuole coinvolte.
Mettiamo al centro gli studenti. Facciamo in modo di renderli protagonisti sin dalla fase di ideazione e di progettazione del percorso didattico. Se saranno loro a decidere cosa fare, lo faranno con maggiore convinzione ed impegno. In ogni modo, occorrerà prevedere percorsi di partecipazione attiva che uniscano lo studio, la conoscenza e l’azione concreta.
Sviluppiamo la collaborazione con il Comune e con il territorio. Il percorso di ogni classe/scuola può essere eleborato/condiviso ad un tavolo di comune progettazione con l’Ente locale e, possibilmente, anche con associazioni e gruppi di volontariato, giornalisti e mezzi di comunicazione.
Cominciamo il 21 settembre prossimo ad investire sulla costruzione di una nuova cultura insieme all’intera comunità educante, agli enti locali, alle organizzazioni della società civile e ai media; investiamo sul protagonismo dei giovani e sulla formazione dei cittadini attivi, critici e consapevoli.
Saremo grati a tutti coloro che, come noi, non si stancano di guardare oltre l’evento e la celebrazione e continuano a dichiararsi sempre disponibili a contribuire unitariamente, senza differenze politiche, alla crescita della propria comunità.

giovedì 9 settembre 2010

LA SCUOLA DI FORMAZIONE POLITICA COME LABORATORIO DEMOCRATICO

Dopo la pausa estiva i partiti (Giovani del PD, dei Comunisti, del PSI. della DC, dell’API) e le associazioni (Legambiente, Gioventù Italiana, Caritas, Gruppo Giovani Parrocchia Sacra Famiglia, Centro Studi Politici “A. Moro), che hanno promosso nella scorsa primavera due incontri nell’ambito del Corso “Formarsi per la Cittadinanza attiva” riprenderanno sicuramente in autunno la terza tappa di un lungo itinerario che gli aderenti al progetto intendono percorrere insieme ai numerosi cittadini che hanno partecipato alle tavole rotonde sulla Costituzione e sul Bilancio partecipato.
Nella logica della formazione continua si continuerà ad avviare un processo. Un processo che mette al centro il territorio come luogo privilegiato del fare politica, dove intercettare aspettative e bisogni delle persone per tradurli in risposte politiche concrete. Un processo che riguarderà il trasferimento di competenze specifiche ai nostri amministratori, soprattutto ai giovani che hanno o avranno voglia di occuparsi della propria comunità.
Ma anche per noi del Centro Studi Politici “A. Moro”, sarà l’ulteriore occasione per contribuire alla creazione di una nuova stagione di civismo e di esercizio di responsabilità civile.
Le ragioni che ci spingono ad intraprendere insieme ai giovani del PD, promotori dell’iniziativa, sono varie. La sinergia nasce dalla comune volontà di contrastare l’attuale tendenza dei partiti alla chiusura oligarchica che sta impedendo una reale, democratica, trasparente e meritocratica selezione della nostra classe dirigente. Le organizzazioni politiche oggi non garantiscono più una preparazione adeguata avendo perso di fatto perso ogni vocazione pedagogica. L’attenzione dei partiti si è spostata dalla formazione del consenso alla sua cattura delegando ad altre agenzie (famiglia, movimenti, cittadinanza attiva) la socializzazione politica di base.
Le stesse logiche interne di cooptazione oggi favoriscono la selezione e l’emergere dei soggetti più “accreditati” e non di quelli effettivamente più motivati e preparati, degradando di fatto la politica a pura tecnica del potere e gestione dell’esistente. Ciò spiega la facilità con cui i poteri “forti” riescano a penetrare nei meccanismi della politica generando gli intrecci degenerati che conosciamo bene. Noi siamo convinti che queste siano le ragioni principali della crisi dei partiti perché riflettono paradossalmente la perdita della dimensione politica, dello stare nella polis, del loro stesso agire, diventato solo istituzionale.
Il considerazione di queste carenze vogliamo far comprendere la politica, al di là delle rappresentazioni semplificate dei media, in modo tale da saper agire al suo interno con consapevolezza e competenza, influendo così nei suoi processi selettivi.
Il corso di formazione politica, come fu annunciato al suo inizio, si rivolge in modo particolare ai giovani e alle donne, che sono i maggiori esclusi dalla piena ed effettiva partecipazione, allo scopo di colmare questo deficit che è prima di tutto culturale e formativo.
Il programma del corso – ricordiamo – è indirizzato ad una conoscenza della politica nelle sue dimensioni costitutive (istituzionali e culturali) e di orientamento alle scelte politico-amministrative.
Si vuole così rispondere ad un diffuso bisogno di conoscenza e formazione presente sia nel nuovo protagonismo sociale – espresso dai movimenti e dalle varie forme di cittadinanza attiva - sia nel mondo professionale che vede nella politica opportunità di crescita di confronto e di crescita.
Per innescare la scintilla suggeriamo di partire dalle esperienze, da esempi di buona politica, cercando di ricostruire e riscoprire anche un patrimonio di idee, culturale e storico, avvalendosi di esperti e di intellettuali che hanno dato il loro contributo su questi temi.
Con il processo messo in moto ci proponiamo, insomma, di rilanciare un dialogo costante tra amministratori e partiti e di favorire un approccio alla politica dal basso attorno alle seguenti parole-chiave: territorio, comunità, rete e partecipazione. Sono questi i pilastri del pensiero politico democratico, come lo intendiamo noi, un pensiero forte e aperto in grado di governare processi complessi che richiedono a livello locale risposte non fondate sulla paura e sulla chiusura, ma soluzioni trasparenti, efficaci e durature.
Per portare a termine quest’opera di riedificazione degli edifici del vivere civile occorre partire con il restauro dell’immagine della politica, scrostandola dalla miriade di agenti corrosivi stratificatisi nel tempo e restituendole credibilità, fiducia e rispetto, con impegno, competenza e serietà. In virtù di ciò è necessario recuperare il ruolo e la funzione della politica rammentandole, in ogni momento, le responsabilità e gli scopi per cui nasce, sindacandone costantemente l’operato.
In sintesi, si tratta di costituire un vero e proprio “Laboratorio Democratico” con il compito di responsabilizzare le classi dirigenti invitandole ad avere un occhio particolare alle tematiche giovanili, culturali e sociali; risvegliare il civismo dei cittadini con l’abbattimento di barriere culturali e la partecipazione diretta, contribuire alla crescita della comunità cittadina mediante la valorizzazione delle sue risorse culturali, umane ed ambientali, e mediante il ripristino di un’organica ed intelligente convivenza sociale da rivitalizzare in ogni suo momento.
Il grande giurista Gustavo Zagrebelsky ha detto: “Essere democratici vuol dire assumere nella propria condotta la democrazia come ideale da tradurre e mettere in pratica in ogni momento della propria vita”.

Presidente Centro Studi Politici “A Moro”

martedì 7 settembre 2010

FESTA DEMOCRATICA: APPUNTI PER IL PD, IDEE, SPUNTI E RIFLESSIONI

Il Partito Democratico, come ogni anno, si accinge a celebrare nella nostra città, in piazza Sedile, nei giorni 24, 25 e 26 settembre la “Festa democratica”. L’evento, ormai tradizionale, ruoterà attorno all’emblematico e significativo tema dal titolo “Dialogo tra le differenze”, che vedrà la partecipazione oltre che dei quattro consiglieri comunali Maria Bovino, Tommaso Loiodice, Michele Arsale e Francesco Mazzilli, anche di importati personaggi politici ed esponenti della realtà socio-economica cittadina provenienti sia dal mondo politico e amministrativo, che da quello imprenditoriale e musicale.
Non si conoscono ancora i nomi degli invitati a dibattere i problemi politi più attuali, tra i quali primeggiano innanzitutto la non più tanto remota possibilità di andare alle elezioni e la conseguente proposta del segretario nazionale del PD Pier Luigi Bersani di realizzare il “Nuovo Ulivo”.
Non saranno sicuramente trascurati i temi critici dell’economia, della scuola, dell’agricoltura, del lavoro, della riforma elettorale, della giustizia, dei giovani, delle piste ciclabili, ma l’attenzione prevalente sarà certamente rivolta alla crisi della maggioranza di governo, alle modalità del rapporto con i finiani, alle alleanze elettorali, alle priorità programmatiche.
Sicuramente verrà proposta un’alleanza democratica per una legislatura costituente. Un’alleanza capace finalmente di sconfiggere un’interpretazione populista e distruttiva del bipolarismo, capace di riaffermare i principi costituzionali, di rafforzare le istituzioni rendendo più efficiente una salda democrazia parlamentare (a cominciare da una nuova legge elettorale) e di promuovere un federalismo concepito per unire e non per dividere
Ma chi farebbe il premier di un governo simile? Nella nostra città sono tanti quelli si augurano che la scelta venga fatta attraverso le primarie, cui ha già dato – com’è noto - la propria disponibilità il leader di Sinistra e Libertà e attuale presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che dovrebbe vedersela con il candidato naturale del PD – come vuole lo statuto, che è Pier Luigi Bersani.
Come si vede, carne al fuoco ce n’è abbastanza. Si tratta, però, non solo di saperla cucinare ma anche di farla ben digerire ai tanti scettici interni al partito e a tutti quei cittadini delusi dalla politica che ingrossano sempre più le file degli astensionisti.
Il fermento politico che si sta sviluppando in questa caldissima estate è un sintomo inequivocabile della volontà dei partiti di opposizione di voltare pagina ed offrire al Paese una proposta nuova, senza dimenticare il passato e l’identità autentica del proprio impegno politico.
Elettori e simpatizzanti – come hanno dimostrato le recenti elezioni regionali che hanno visto molto apprezzata la candidatura locale del segretario Riccardo Mazzilli, esprimono il bisogno di un partito democratico forte e unito, con una guida autorevole e collegiale, in grado di non arroccarsi sulla difesa dell’oligarchia privilegiata dei soliti eletti e di assurgere al ruolo di leadership dell’intera coalizione di centrosinistra. Non solo per la forza dei numeri, ma soprattutto per le idee e per una proposta politica per una proposta politica in grado di determinare e di supportare al meglio le grandi scelte che gli elettori si attendono.
Il PD, inoltre, per essere novità deve mostrare novità, sia a livello locale che nazionale, scommettendo seriamente sul ricambio generazionale, sui volti nuovi e freschi, sulle donne che vorranno dare il loro contributo attivo, sul mondo dell’associazionismo.
Il partito Democratico va pensato come protagonista di una nuova democrazia dei partiti: popolare e partecipato, che fa del radicamento e dell’apertura la sua forza. Le primarie possono attivare un processo di partecipazione democratica capace di rigenerare il centrosinistra e di rivitalizzarne la politica, mettendo insieme i cocci delle divisioni e ritessendo la tela dell’unità, sapendo soprattutto che in gioco non ci sono solo i destini del centrosinistra, ma anche il futuro dell’Italia.
Occorre, pertanto, darsi un metodo di lavoro ed elaborare un’ipotesi di processo per l’istituzione delle Consulte territoriali o di quartiere come strumenti di informazione, di dialogo e di partecipazione. Si tratta, cioè di costituire dei canali di ascolto e di comunicazione della coalizione con le realtà della società civile organizzata, gli operatori economico, sociali, culturali, famiglie e singoli cittadini. Ma possono anche essere uno degli strumenti attraverso i quali poter formare una nuova classe dirigente politica a livello locale, anche in vista delle successive elezioni amministrative. Sono, insomma, una specie di “fabbrica del Programma” di prodiana memoria, che può essere organizzata dalla coalizione di centrosinistra all’insegna del motto “Un’Italia e una Corato migliore sono possibili”. Una grande sfida e una grande responsabilità: dobbiamo esserne all’altezza e, soprattutto credere sino in fondo che un’altra politica è possibile.
Presidente del Centro Studi Politici “A. Moro”

lunedì 6 settembre 2010

SETTEMBRE PEDAGOGICO: PROBLEMI E NECESSITA’ DI CAMBIAMENTO PER SCUOLA, FAMIGLIA E SOCIETA’

Anche quest’anno, supportata dall’Amministrazione comunale, rappresentata dal Consigliere delegato Giuseppe D’Introno, la Consulta della Cultura, presieduta da Stefania Stefanachi, per il tramite dell’apposita commissione di studio coordinata da Arcangelo Speranza, ha varato un piano di lavoro e un evento conclusivo che vedrà, alla fine del mese, unitamente ai colleghi di Andria, l’autorevole intervento del presidente nazionale dell’AIMC.
L’occasione è propizia per fare il punto della situazione, anche alla luce dei recenti provvedimenti governativi, al centro – com’è noto - di animate discussioni politiche e proteste, soprattutto da parte dei docenti precari, e delle famiglie alle prese con il “caro-libri”, alcune delle quali, però, potranno fruire del contributo del Comune ottenuto dalla Regione, che ha stanziato per Corato €142.833,00 per soddisfare 1.757 istanze.
Un esercito di 556.346 studenti ha appena concluso gli esami per saldare i debiti formativi. La rimandatura di così tanti studenti induce nel sottoscritto, oltre che un sentimento di umana comprensione, anche qualche perplessità. E’ solo colpa dei ragazzi, della loro svogliatezza e del loro profitto deludente, se sono incappati nel debito? O c’entrano qualche cosa anche i metodi d’insegnamento, la capacità di un professore di far presa sulla sua classe, senza imporre e senza accondiscendere, la sua buona cultura personale e la sua passione professionale?
Il passaggio da una scuola elitaria, per i pochi che avrebbero dovuto costituire la classe dirigente del futuro, ad una scuola di massa, aperta ad una popolazione studentesca estremamente eterogenea per bisogni formativi, interessi, aspirazioni ha trovato la classe docente impreparata sia dal punto di vista metodologico sia da quello organizzativo e relazionale.
La risoluzione dei problemi volti a garantire il successo scolastico e lo sviluppo armonico e integrato della personalità dei discenti non può avvenire attraverso una prassi didattica prevalentemente basata sulla lezione frontale e attraverso gli strumenti valutativi del passato.
La rapida evoluzione industriale, postindustriale, informatica e tecnologica ha portato inoltre ad un cambiamento del modo di vivere, ha allargato gli orizzonti di interesse, ha ridotto la possibilità di interazione con la natura e con gli oggetti che ci circondano, divenuti sempre più complessi, ha accelerato i ritmi di vita e ha ridotto alcune modalità di interazione e di comunicazione, creandone di nuove.
A mio modesto avviso il cambiamento, al di là delle recenti disposizioni ministeriali, deve avvenire a partire da coloro che la scuola la vivono la subiscono direttamente, in quanto nessuna formazione imposta e forzata che non sia frutto di una spontanea ricerca lascia traccia, diventa conoscenza e consapevolezza; questo richiede però anche una sensibilità, una disponibilità a mettersi in discussione, a confrontarsi, a condividere e a collaborare.
In realtà molti insegnanti si sono fatti carico dei problemi nuovi che la scuola doveva risolvere, molti hanno cercato, in modo più o meno autonomo ed empirico – come ho avuto modo di evidenziare nel mio libro di prossima pubblicazione sul bullismo scolastico - di trovare soluzioni e strategie per superare gli incidenti di percorso. Alcuni hanno intrapreso corsi di formazione nella speranza di ricevere indicazioni e supporti che, trasferiti nella classe, consentissero di fare meglio il loro lavoro, di costruire con gli alunni un percorso di crescite e di maturazione condiviso.
Il loro entusiasmo, il loro impegno (come mi hanno confessato i colleghi delle due scuole medie con le quali ho collaborato nella mia veste di esperto PON per i corsi di educazione alla legalità ed alla cittadinanza) non sono stati sempre riconosciuti e gratificati, spesso i successi preventivati ed attesi non si sono avuti e ciò ha portato, in alcuni casi, ad uno strato di frustrazione e di sconforto.
Forse questo è dovuto anche al fatto che l’aggiornamento non è e non può essere un atto occasionale e sporadico, in sé concluso, ma deve divenire una prassi continua, costante. L’aggiornamento deve riguardare anche i tratti “nuovi” del “docente di qualità” e tra questi quello della capacità di riflessione e di autocritica, che si può raggiungere attraverso momenti di confronto, discussione, condivisione di esperienze e di vissuti, ma soprattutto attraverso una reale umiltà, un atteggiamento socratico che predispone alla conoscenza e alla trasformazione.
Un cambiamento significativo e valido non può realizzarsi tuttavia solo coinvolgendo la classe docente e solo a partire dalla scuola. Altre sono le cause dell’immobilismo o dell’arretratezza dell’istituzione scolastica:
• interventi legislativi settoriali e incoerenti, talora volti a favorire alcuni, a proteggere interessi particolaristici;
• scarso investimento sulla scuola e per la scuola;
• un corpo docente eterogeneo per formazione culturale, interessi, motivazioni, aspirazioni;
• la presenza di insegnanti ancorati ad un modello per alcuni aspetti comodo, adatto per poter svolgere dell’altro e perciò restii o addirittura ostili ad ogni forma di innovazione e di rinnovamento;
• il distacco tra mondo universitario e mondo della scuola, il mondo della ricerca e della teoria da una parte e quello della pratica e dell’azione dall’altra, la supposta superiorità del primo rispetto al secondo con la conseguente incapacità di dialogo e di collaborazione;
• una trasformazione della famiglia, unità portante della società, che ha spesso demandato alla scuola la risoluzione dei problemi che non riusciva o non voleva cercare di risolvere, che non ha fatto la sua parte nella pianificazione, condivisione e realizzazione del progetto di vita dei figli;
• il distacco tra scuola e mondo del lavoro, a causa di percorsi formativi che non forniscono le competenze necessarie a ricoprire ruoli, a svolgere mansioni, ad affrontare e risolvere prob lemi; una scuola che non fornisce cioè quelle abilità trasversali e procedurali che sono oggi essenziali in ogni professione.
Su tutto questo io porrei l’accento non solo nel “Settembre pedagogico”, ma in tutti i mesi dell’anno, nella convinzione che un reale e proficuo cambiamento necessiti di interazioni e di mediazioni ad ampio raggio.