Il presidente del Centro Studi Politici “A.Moro”, prof. Vito De Leo, in una nota trasmessa ai responsabili politici, amministrativi e sociali di Corato, ricorda, ancora una volta, che “spetta alla politica e alla sua capacità amministrativa la responsabilità di riattivare un circuito di cittadinanza virtuoso in grado di generare le condizioni per la ri-creazione di una società partecipante, che sappia vincere la passività e l'indifferenza per i problemi comuni.”
“Un programma amministrativo a suo avviso - deve contenere necessariamente i seguenti punti: l’elezione della programmazione a metodo dell’azione politica, che a livello comunale comporta l’individuazione dell’identità della città, della sua vocazione territoriale, storica, culturale e economica e la “pre-visione” di linee di sviluppo per un suo futuro possibile; il riconoscimento della necessità di ricostruire la connessione, ormai saltata, tra decisioni politiche e cittadini; l’applicazione di strumenti di democrazia partecipativa”. “Importante – aggiunge - è anche la necessità dell’introduzione di strumenti di misurazione dell’attività amministrativa. Il Bilancio di mandato, ad esempio, rappresenta il primo elemento di misura di ciò che è cambiato nella città; nei servizi e nelle prestazioni erogate dall' Ente e nei suoi processi interni; come è stato realizzato il programma iniziale”.
Altro strumento, utile alla creazione di una identità cittadina partecipativa - secondo Vito De Leo - è il Bilancio Partecipativo. “Attraverso questo processo – spiega - si opererebbe un’apertura della macchina comunale alla partecipazione, diretta ed effettiva, della popolazione nell’assunzione di decisioni sugli obiettivi e sulla distribuzione degli investimenti pubblici. Tali momenti di discussione, organizzati sulla base di una suddivisione della città per ambiti territoriali o su base tematica, debbono essere includenti, evitando, quindi, di privilegiare i soli gruppi di cittadini già strutturati, che potrebbero agire come “lobbies di pressione”.
Altre formule sperimentabili che vanno segnalate secondo il presidente del Centro Studi Politici sono: i giurì di cittadini, (costituiti da cittadini selezionati secondo criteri variabili (competenza, sorteggio, rappresentatività statistica, ecc.) che, per un periodo predeterminato, discutono un problema, producendo un rapporto finale, con valore consultivo); gruppi di cittadini, (numericamente consistenti e rappresentativi, verso i quali sono diretti periodicamente sondaggi di opinione, per un periodo prolungato); consultazioni scritte, (attraverso le quali si sollecitano i cittadini a esprimere il loro punto di vista su progetti di iniziativa pubblica); (forum cittadini/amministratori, per favorire il dialogo); focus group (con i cittadini potenzialmente destinatari diretti di una determinata azione pubblica); sondaggi di opinione (su iniziative pubbliche); sondaggi deliberativi (che prevedono, prima della scelta sulla base delle opzioni emerse, discussioni all’interno del gruppo dei soggetti selezionati per rispondere al sondaggio, con vari criteri, e discussioni con esperti del settore; petizioni su iniziativa dei cittadini; town meeting: (centinaia di cittadini si riuniscono per un tempo limitato, un giorno al massimo, per deliberare su questioni di pubblica importanza. Per la scelta delle persone si ricorre al campionamento casuale per garantire il coinvolgimento di un adeguato spaccato della cittadinanza locale)”.
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