martedì 28 ottobre 2008

PD: C’ERAVAMO ANCHE NOI


Ho avuto il piacere di far parte il 25 ottobre scorso, insieme ad una quarantina di amici del circolo del PD di Corato, guidati dal coordinatore Riccardo Mazzilli e dai consiglieri comunali Tommaso Loiodice, Michele Arsale e Francesco Mazzilli, alla più grande manifestazione organizzata da un partito di opposizione negli ultimi anni. Ci siamo trovati insieme incanalati in uno dei due serpentoni giganteschi, ciascuno lungo oltre due chilometri, che ci ha condotti da Piazza della Repubblica all’enorme catino del Circo Massimo, stracolmo di pacifici manifestanti fino all’inverosimile, che hanno avuto come bersaglio numero uno il ministro Mariastella Gelmini con slogan satirici del tipo ”Taglia e ritaglia, il bambino raglia”, inneggianti ad una nuova Scuola e ad un Italia da “salvare”. Lungo questo percorso, tra gli altri, ho anche avuto la piacevole sorpresa di essere intervistato da una giornalista del TG1 e di essere riconosciuto dagli amici di Corato nei notiziari serali.

Alle ore 17, in uno scenario di ragguardevole bellezza, ruderi e cipressi, in un atmosfera serena, con una partecipazione matura, a tratti persino gioiosa, sullo sfondo della mescolanza musicale dei Beatles, di Bella ciao, gli U2 e Fratelli d’Italia, dopo una serie di interventi dei rappresentanti delle associazioni, di fronte ad un mare di vessilli bianchi con le insegne rosse e verdi del Partito democratico, dei partiti di Antonio Di Pietro, dei Socialisti e dei Verdi, ad un uragano di fischietti, ad un telone lungo ottanta metri, ad una folla di capelli brizzolati, di mamme con i bambini nello zainetto, di giovani universitari, il leader del principale partito di opposizione comincia un discorso che sarà interrotto da ben novanta applausi del fronte di protesta assai più ampio e trasversale del previsto, dove il verbo ascoltato più volte dalle migliaia di persone in piedi nella polvere e seduta sul’erba dello stadio è ”Ascoltare”. Chi? “Un paese migliore della destra che lo governa, l’opposizione, la società civile, a cominciare dalla scuola.” è’ la risposta di Veltroni e di chi ha compreso che la politica è qualcosa e più e di meglio che dividersi su ogni cosa, specie nello stesso partito, restandone immusonita e a braccia conserte senza produrre niente di nuovo ed ha ritrovato qualcosa di cui si è persa la traccia: lo spirito della militanza.

Il grande merito di Veltroni, infatti, è proprio questo: essere riuscito a metter insieme le tante anime del centrosinistra, del partito e della società. Ma al di là della contestata consistenza numerica di quella marea di folla, in mezzo al fragore di un popolo arrabbiato ma festante, in cinquantacinque minuti di discorso, Valter Veltroni dice parole che corrispondono a quelle che volevamo sentire:la rabbia e La ragione, l’ispirazione politica e le proposte concrete, il sentimento dello stare insieme e l’identità di una forza politica che ha cancellato le provenienze storiche e si è immersa nel futuro come suggerisce la frase di Vittorio Foa scritta a grandi lettere sul palco della manifestazione.

Quanto abbiamo visto sabato 25 ottobre dà fiducia. Altro che “insulsaggini” come le ha definite il premier. Abbiamo osservato direttamente un popolo responsabile, una sinistra nuova e pensante, una visione lucida del bene comune. Un’identità conquistata, la voglia di unità e di partecipazione. La speranza di un’Italia in grado di superare la recessione incombente.

La partita è aperta. Se sarà continuata fino in fondo con coerenza il risultato deve avere un’opposizione ampia e ferma, calma e determinata. E ciò sarà sicuramente un grande valore per l’intera democrazia a Roma come a Corato. “Un’altra Italia è possibile”, ha concluso Veltroni. E stai a vedere, forse anche un altro PD.

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