domenica 12 ottobre 2008

Occorre un progetto comune per una moderna Corato

Alibi facili, ritualità di argomentazioni, linguaggi vuoti e stereotipati, furbizie e giochi politici non sempre trasparenti hanno fatto fermare la clessidra del tempo, esaltando l'assuefazione al vecchio che stenta a far crescere e ad affermare il nuovo. Eppure i problemi non sono solo quelli di creare una classe dirigente, politica o amministrativa. C'è, infatti, la società civile, che tuttora, fatte le dovute eccezioni, fa molto poco per apprestare un corso diverso, più qualificato rispetto all'attuale ciclo storico che il paese sta vivendo.

Nessuno dei partiti che hanno scritto, in bene e in male, gli ultimi venti anni di vita pubblica, insieme agli stessi uomini che ne hanno interpretato volontà e programmi, ha ancora capito che il vero tema su cui si gioca il futuro di questo paese è quello di creare, oltre ad una classe dirigente, strutture pubbliche agili che penetrino nel tessuto sociale cittadino.

Se c'è una crisi di militanza, di partecipazione, se si registra un’ inaridimento dei fatti culturali, se molti problemi non riescono a trovare soluzioni omogenee, è perché mancano strumenti validi ed interlocutori seri di azione politica. E, quindi, non c'è entusiasmo, il ritorno alla speranza diventa una chimera.

Spetta, dunque, ai partiti, alle associazioni di solidarietà, al volontariato, il compito di organizzare, in mezzo alla gente, le vere condizioni culturali e sociali per il domani, il tessuto comunitario di base per i piccoli e grandi problemi. Questo tessuto oggi è logorato perché non c'è la partecipazione dei cittadini, cioè la base, la collettività in senso ampio.

La società coratina, ora frammentata e abulica, deve saper trovare la sua identità ed unità, ricomponendo i valori fondamentali, aggregando i fatti coerenti, la drammaticità dell'emergenza, le disfunzioni, l'ottimale gestione dei servizi e delle opere che servono.

Occorre, un crescente processo di diffusione di responsabilità e competenze, riconducendo l'esigenza di dare risposte concrete e soluzioni pulite; responsabilità nel senso di atti singoli e collegiali in cui si deve rispondere ai cittadini con principi di profonda moralità: è quella famosa "coscienza dei doveri" che deve costituire norma di vita e non più essere dimenticata. “L’Italia non si salverà e la stagione dei diritti si rivelerà effimera se non nascerà in Italia un nuovo senso del dovere”.. (Aldo Moro)

Questo significa coinvolgere anche i giovani, ora senza speranza, nella sfida per il domani, con scelte duttili e strategiche.

Ecco, quindi, il bisogno di un clima diverso, per un progetto qualitativo alla ricerca di identità limpide e cristalline. Il compito è certamente arduo, ma coinvolge tutti per uno sforzo comune alla ricerca di una moderna Corato, culturalmente avanzata, che sia proiettata in un domani migliore senza dimenticare il passato che è già storia.

A questo punto, due sono i rapporti da considerare: uno “politici - politici", l'altro “politici - cittadini".

Pur essendo, il secondo, ormai retorico, a Corato merita di essere ricordato che: per i cittadini occuparsi di politica è un dovere verso la comunità, ma è anche l'unico modo per esercitare la sovranità che in uno Stato democratico appartiene al popolo.

La diffidenza che molti nutrono per la politica è assai pericolosa: quando i cittadini non si occupano di essa, non viene esercitato alcun controllo su chi governa il paese; così il potere degli amministratori, dei consiglieri comunali e delle consorterie partitiche si accresce, mentre i cittadini sono di fatto ridotti al ruolo di sudditi.

Parallelamente, il tutto viene riportato al rapporto politici - politici: maggioranza e opposizione hanno il dovere morale di rispettarsi come uomini (innanzitutto) e come concittadini, e devono ricordarsi che il loro compito è quello di risolvere i problemi della collettività e non alimentare sterili dispute personali e partitiche.

Infine, un messaggio a chi accoglie le nostre riflessioni: fare politica non è governare a tutti i costi, non è essere capaci di allearsi in modo mercenario, non è cambiare bandiera per presenze umane non desiderate. Fare politica significa, principalmente, programmare e lottare per i programmi in cui si crede.

Presidente Centro Studi Politici “A. Moro”

Nessun commento: