lunedì 6 settembre 2010

SETTEMBRE PEDAGOGICO: PROBLEMI E NECESSITA’ DI CAMBIAMENTO PER SCUOLA, FAMIGLIA E SOCIETA’

Anche quest’anno, supportata dall’Amministrazione comunale, rappresentata dal Consigliere delegato Giuseppe D’Introno, la Consulta della Cultura, presieduta da Stefania Stefanachi, per il tramite dell’apposita commissione di studio coordinata da Arcangelo Speranza, ha varato un piano di lavoro e un evento conclusivo che vedrà, alla fine del mese, unitamente ai colleghi di Andria, l’autorevole intervento del presidente nazionale dell’AIMC.
L’occasione è propizia per fare il punto della situazione, anche alla luce dei recenti provvedimenti governativi, al centro – com’è noto - di animate discussioni politiche e proteste, soprattutto da parte dei docenti precari, e delle famiglie alle prese con il “caro-libri”, alcune delle quali, però, potranno fruire del contributo del Comune ottenuto dalla Regione, che ha stanziato per Corato €142.833,00 per soddisfare 1.757 istanze.
Un esercito di 556.346 studenti ha appena concluso gli esami per saldare i debiti formativi. La rimandatura di così tanti studenti induce nel sottoscritto, oltre che un sentimento di umana comprensione, anche qualche perplessità. E’ solo colpa dei ragazzi, della loro svogliatezza e del loro profitto deludente, se sono incappati nel debito? O c’entrano qualche cosa anche i metodi d’insegnamento, la capacità di un professore di far presa sulla sua classe, senza imporre e senza accondiscendere, la sua buona cultura personale e la sua passione professionale?
Il passaggio da una scuola elitaria, per i pochi che avrebbero dovuto costituire la classe dirigente del futuro, ad una scuola di massa, aperta ad una popolazione studentesca estremamente eterogenea per bisogni formativi, interessi, aspirazioni ha trovato la classe docente impreparata sia dal punto di vista metodologico sia da quello organizzativo e relazionale.
La risoluzione dei problemi volti a garantire il successo scolastico e lo sviluppo armonico e integrato della personalità dei discenti non può avvenire attraverso una prassi didattica prevalentemente basata sulla lezione frontale e attraverso gli strumenti valutativi del passato.
La rapida evoluzione industriale, postindustriale, informatica e tecnologica ha portato inoltre ad un cambiamento del modo di vivere, ha allargato gli orizzonti di interesse, ha ridotto la possibilità di interazione con la natura e con gli oggetti che ci circondano, divenuti sempre più complessi, ha accelerato i ritmi di vita e ha ridotto alcune modalità di interazione e di comunicazione, creandone di nuove.
A mio modesto avviso il cambiamento, al di là delle recenti disposizioni ministeriali, deve avvenire a partire da coloro che la scuola la vivono la subiscono direttamente, in quanto nessuna formazione imposta e forzata che non sia frutto di una spontanea ricerca lascia traccia, diventa conoscenza e consapevolezza; questo richiede però anche una sensibilità, una disponibilità a mettersi in discussione, a confrontarsi, a condividere e a collaborare.
In realtà molti insegnanti si sono fatti carico dei problemi nuovi che la scuola doveva risolvere, molti hanno cercato, in modo più o meno autonomo ed empirico – come ho avuto modo di evidenziare nel mio libro di prossima pubblicazione sul bullismo scolastico - di trovare soluzioni e strategie per superare gli incidenti di percorso. Alcuni hanno intrapreso corsi di formazione nella speranza di ricevere indicazioni e supporti che, trasferiti nella classe, consentissero di fare meglio il loro lavoro, di costruire con gli alunni un percorso di crescite e di maturazione condiviso.
Il loro entusiasmo, il loro impegno (come mi hanno confessato i colleghi delle due scuole medie con le quali ho collaborato nella mia veste di esperto PON per i corsi di educazione alla legalità ed alla cittadinanza) non sono stati sempre riconosciuti e gratificati, spesso i successi preventivati ed attesi non si sono avuti e ciò ha portato, in alcuni casi, ad uno strato di frustrazione e di sconforto.
Forse questo è dovuto anche al fatto che l’aggiornamento non è e non può essere un atto occasionale e sporadico, in sé concluso, ma deve divenire una prassi continua, costante. L’aggiornamento deve riguardare anche i tratti “nuovi” del “docente di qualità” e tra questi quello della capacità di riflessione e di autocritica, che si può raggiungere attraverso momenti di confronto, discussione, condivisione di esperienze e di vissuti, ma soprattutto attraverso una reale umiltà, un atteggiamento socratico che predispone alla conoscenza e alla trasformazione.
Un cambiamento significativo e valido non può realizzarsi tuttavia solo coinvolgendo la classe docente e solo a partire dalla scuola. Altre sono le cause dell’immobilismo o dell’arretratezza dell’istituzione scolastica:
• interventi legislativi settoriali e incoerenti, talora volti a favorire alcuni, a proteggere interessi particolaristici;
• scarso investimento sulla scuola e per la scuola;
• un corpo docente eterogeneo per formazione culturale, interessi, motivazioni, aspirazioni;
• la presenza di insegnanti ancorati ad un modello per alcuni aspetti comodo, adatto per poter svolgere dell’altro e perciò restii o addirittura ostili ad ogni forma di innovazione e di rinnovamento;
• il distacco tra mondo universitario e mondo della scuola, il mondo della ricerca e della teoria da una parte e quello della pratica e dell’azione dall’altra, la supposta superiorità del primo rispetto al secondo con la conseguente incapacità di dialogo e di collaborazione;
• una trasformazione della famiglia, unità portante della società, che ha spesso demandato alla scuola la risoluzione dei problemi che non riusciva o non voleva cercare di risolvere, che non ha fatto la sua parte nella pianificazione, condivisione e realizzazione del progetto di vita dei figli;
• il distacco tra scuola e mondo del lavoro, a causa di percorsi formativi che non forniscono le competenze necessarie a ricoprire ruoli, a svolgere mansioni, ad affrontare e risolvere prob lemi; una scuola che non fornisce cioè quelle abilità trasversali e procedurali che sono oggi essenziali in ogni professione.
Su tutto questo io porrei l’accento non solo nel “Settembre pedagogico”, ma in tutti i mesi dell’anno, nella convinzione che un reale e proficuo cambiamento necessiti di interazioni e di mediazioni ad ampio raggio.

Nessun commento: