giovedì 16 settembre 2010

OGGI PARLIAMO DI DROGA. Mancano le argomentazioni? Oppure mancano gli educatori ?

Il 26 giugno scorso si è celebrata la GIORNATA MONDIALE CONTRO LE DROGHE indetta dall’ONU, ma nessuna iniziativa ci risulta sia stata intrapresa dalle istituzioni comunali, scolastiche, sociali e culturali, nonostante il fenomeno della tossicodipendenza sia così tanto diffuso nel nostro territorio e sia fonte di gravi problemi a livello sociale, personale e familiare.
Tragedie che spesso si consumano nell’ambito degli affetti, episodi di criminalità giovanile o anche scontri di mafia stanno a ricordarci non solo la sua esistenza, ma anche che intorno ad esso gira un enorme flusso di denaro gestito dalla criminalità organizzata con le ovvie ricadute sociali che esso comporta.
Che Corato non sia estranea al fenomeno lo conferma la sorprendente notizia pubblicata con il seguente titolo il 14 settembre scorso su Coratolive: “Una distesa di marjuana nelle campagne di Corato. Oltre 600 piante sequestrate, due arresti”.
Secondo le forze dell’ordine e gli esperti Viviana Caputo, responsabile terapeutica della “Comunità Oasi2”, Nicola Marolla della Comunità “Girasoli” e Vincenzo Leone del Ser.t risulta che la sostanza più diffusa attualmente nel nostro territorio è la cocaina. L’eroina, invece, è per lo più usata in combinazione con la cocaina, il cosiddetto “speedball”: infatti la cocaina agisce da stimolante aumentando il battito cardiaco, l’eroina da depressivo, rallentandolo.
Rilevanti risultano, sempre a detta degli esperti, i dati relativi all’uso di cannabis, che per quanto sia sottovalutata come dipendenza, crea seri problemi.
Il numero dei minorenni, rispetto agli anni precedenti, risulta essere in grande aumento. L’adolescenza – è noto – rappresenta una fase di vita in cui si affacciano alcuni problemi difficili da superare. Ragazzi con difficoltà d’inserimento sociale e lavorativo sono più facilmente coinvolti in giri di amicizie precarie e fuorvianti. Il conformismo verso il gruppo dei pari è un altro fattore di rischio. Ma anche chi ha avuto un’infanzia dorata e due genitori iperprotettivi va incontro agli stessi rischi. Genitori che cercano di dare ai propri figli di tutto e di più possono paradossalmente rendere più facile la strada verso la droga.
A questo punto inevitabilmente sorge la domanda: la famiglia, la scuola, la società, i mass-media, i servizi sociali e culturali, gli organismi preposti alla salute dei cittadini e alla loro sicurezza sono all’altezza della situazione?Agiscono in rete? La sussidiarietà è uno slogano o una realtà? Hanno conoscenze, professionalità, risorse strumentali e finanziarie adeguate?
Però limitarsi a rispondere non basta. Un genitore, un educatore sente l’urgenza di rispondere alle esigenze della persona che gli sta di fronte e non può aspettare che politici, economisti, sociologi e quanti altri si mettano d’accordo per organizzare una società a misura d’uomo.
Sovente, nella mia attività di docente e di operatore psicopedagogico, tanti genitori mi hanno chiesto di sapere qual è il comportamento più efficace per tenere lontana la droga. Come comportarsi? Difendere con tutti i mezzi un ragazzo dalla droga o lasciargli fare le sue esperienze sperando che vada tutto bene?
Probabilmente, come ho avuto modo di scrivere nel mio libro sul bullismo, la soluzione sta nel mezzo: un genitore o un educatore non devono né abbandonare il ragazzo al suo destino né cercare di farlo vivere in un mondo ovattato. Bisogna far camminare i giovani con le loro gambe, ma anche insegnare loro a stare in piedi. Sappiamo tutti che trasmettere al giovane valori, regole, modelli è importante, ma nello stesso tempo bisogna rispettare la sua originalità e la sua crescente capacità durante la crescita di autodeterminarsi. E’ importante, perciò, ricordargli che lui è unico, che la sua vita, pur nel rispetto del vivere sociale, appartiene a lui e a nessun’altro e che la sua esistenza sarà più ricca quando sarà “drogato” d’orgoglio verso se stesso e “drogato” per tutte le sensazioni e le emozioni che la vita, quella vissuta e non quella comprata, sola ti può dare.
Perciò, è decisivo abilitare ogni ragazzo a prendere in mano la propria vita, permettendogli di assumere responsabilità che gli competono e facendogli capire che nella costruzione della sua vita le scelte che farà hanno un’importanza fondamentale.
L’auspicio è che il “Settembre pedagogico”, promosso dall’ Amministrazione comunale e dalla Consulta della Cultura, in collegamento con altri soggetti istituzionali e sociali, che avrà come tema l’emergenza educativa, possa affrontare anche il tema della prevenzione delle tossicodipendenze e dei comportamenti rischiosi per lo sviluppo della sicurezza dei cittadini.
Tutto è legato al concetto di partecipazione pratica: collaborando e facendo ognuno la propria parte, l’individuo non soggiace al gruppo ma partecipa ad esso apportando il proprio contributo e utilizzando quello fornito dagli altri. Non sarebbe questo un ottimo esempio da fornire ai giovani?

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