martedì 31 agosto 2010

PRIMA DELLA REPRESSIONE VIENE LA PREVENZIONE

Non giudicare, punire dopo che i reati siano stati commessi, ma operare prima, per tentare di impedirli. E’ la tesi sostenuta nel libro “Il bullismo” di prossima pubblicazione a cura della Casa Editrice Secop Edizioni di Corato.
Quest’estate, dopo tante prove sul campo, la riflessione personale si è incentrata sulla ricaduta effettiva dell’impegno di tante persone come me nella diffusione della cultura della legalità. In particolare, mi sono concentrato su un punto: come trasmettere il valore delle regole agli adolescenti, senza sapere chi sono, come sono fatti, che cosa pensano, che cosa li affascina e li turba?
Il ragionamento si è articolato sulla base di precedenti esperienze realizzate nella veste di docente di materie letterarie e di operatore psicopedagogico oltre che di vari autori che si sono occupati in modo particolare del fenomeno del bullismo. Di qui, l’idea di raccoglierle in un libro, intitolato “Il bullismo”, che ha trovato l’immediata disponibilità alla pubblicazione della Casa Editrice Secop Edizioni di Corato.
Un’esperienza nuova per me, temeraria: avrebbe potuto abortire subito o proseguire tra incontri, dialoghi, dibattiti, conferenze, letture, documenti, circolari ministeriali, proposte progettuali, ecc.
Obiettivo: puntare alla realtà, senza edulcorarla o drammatizzarla: la realtà e basta, per costruirvi sopra analisi oggettive e proposte percorribili, rifiutando tesi precostituite, con la voglia di offrire solo un contributo al dibattito in corso sul tema-problema. Come? Ripercorrendo le tappe di uno dei miei progetti realizzati a Terlizzi nella Scuola Media Statale “Moro-Fiore.
Dopo le perplessità iniziali degli alunni coinvolti, si è diffusa (anche grazie agli insegnanti, che non hanno mai espresso giudizi morali o comportamentali) un’aria di fiducia: i ragazzi hanno detto la loro, approvando e contestando, nel loro gruppo. Abbiamo coordinato incontri mensili delle singole classi, dibattiti fra i docenti e fra i genitori: le tre categorie hanno proceduto di pari passo nelle conversazioni orali e nella stesura di relazioni scritte… Più si andava avanti, più cresceva l’ansia di camminare insieme, di perfezionare i propri atteggiamenti, gli uni verso gli altri, dopo avere manifestato e ascoltato le gioie e le sofferenze, proprie e degli altri, i modi di pensare, divertirsi, avere paura, fuggire, di esserci o continuare a fuggire, nonostante il leale dialogo avviato.
Tutti siamo diventati consapevoli che il fine non era quello di individuare ciò che è giusto o sbagliato, ma di accogliere pensieri, sentimenti, emozioni, tutto quello che emergeva in piena libertà e sincerità, per fotografare un mondo con cui fare i conti, anche con le sue espressioni di onnipotenza, egocentrismo, cattiveria, virtualità, vigliaccheria, infantilismo, incapacità, sconfitta…
Abbiamo elaborato un percorso, degli argomenti. La legalità, l’apertura mentale, la felicità erano impalpabili, solo a volte evidenti, compagne di viaggio – quasi se ne parlava senza parlarne – erano lì nell’aria, nelle parole, sui muri. C’erano anche se non ce ne accorgevamo.
L’adolescenza, la famiglia, la scuola, il gruppo dei coetanei, gli adulti, le regole, il senso del dovere, la fragilità, la trasgressione, le dipendenze, lo svago, le passioni, i sentimenti, i valori, la politica, la religione, il lavoro, la vita…
Tutto ciò ha attraversato le nostre giornate per un anno intero e quasi un altro è stato necessario per completare gli obiettivi: offrire a studenti, insegnanti e genitori un itinerario comune, utile ad ognuno, per vivere meglio la vicenda individuale e sociale, nella specificità della propria età e del proprio ruolo. Di qui l’dea di scrivere un libro che documentasse l’esperienza vissuta e le ricerche effettuate, per metterlo a disposizione di tutti coloro ai quali interessano gli adolescenti, il loro presente prima ancora che il loro futuro.
Non si può che essere soddisfatti del lavoro svolto. Gli incontri con gli studenti sono stati appassionanti, autentici, ancora di più lo sono stati i loro appunti: un mare solcato da onde colorate, ora scure ora abbaglianti, sempre profonde. Anche insegnanti e genitori hanno proceduto con convinzione, dopo le prime, prevedibili titubanze.
La metodologia è stata rispettata, ha prodotto, attraverso un epistolario informatico, l’esatto profilo dell’adolescenza, senza inseguire verità fasulle quanto inutili.
Il libro sul bullismo costituisce la documentazione di un’esperienza e di una ricerca che testimoniano la fragilità dei nostri ragazzi, ma anche l’efficacia della prevenzione e la funzione insostituibile di famiglia, scuola, istituzioni, associazioni, sport, arte, musica. Sono questi gli strumenti più validi per neutralizzare ogni forma di deviazione – dal delitto alla dipendenza – dall’esaltazione alla depressione – perché contribuiscono a costruire personalità forti, che sappiano scegliere, siano capaci di dire no, di avvertire il pericolo delle suggestioni e dei condizionamenti. Basta adeguarsi ai mutamenti sociali, economici, culturali, tecnologici, con congrui ed improcrastinabili investimenti.
L’insegnamento prioritario di questa avventura è l’esigenza di lottare per una famiglia affidabile ed una scuola autorevole. Una famiglia più preparata, consapevole, sostenuta se necessario socialmente, intellettualmente, psicologicamente (e pecuniariamente…) crescerebbe figli vivaci e maturi, studiosi e svegli quanto basta.
E’ in gioco il futuro dei nostri figli, dei figli di tutti noi, nessuno escluso; l’interdipendenza dei rapporti sociali, dimostrata anche dal nostro lavoro e dalla nostra pubblicazione, non consente di salvare il proprio figlio, di farne l’unico che studia, non beve, non fuma, non si prende a botte….
Occorrerebbe, insomma, una struttura complessiva, solida e compatta, per i bambini e gli adolescenti, aperta dalla mattina alla sera, in cui far confluire famiglia, scuola, organismi sociali, per aiutare i ragazzi a trovare la loro strada, a conseguire il pieno sviluppo della loro persona, senza alcun ostacolo di ordine economico e sociale, come afferma l’art. 3 della Costituzione. Non importa se ciò avviene nello stesso edificio, negli stessi orari, con gli stessi soggetti, importano i nostri ragazzi, che non possono aspettare un minuto di più.
Non è facile, ma è essenziale, e non c’è costo che tenga: la società è malata gravemente e solo giovani sani, che sappiano vivere e convivere possono guarirla.
Ma nel frattempo possiamo cominciare da noi stessi, facendo meglio il genitore, l’insegnante, l’assessore, il professionista, l’operatore sociale, il figlio, lo studente, l’elettore, il paziente, il cliente, il volontario…
Come? Nel nostro volumetto ci sono moltissimi spunti, tutti percorribili, quando studenti, insegnanti e genitori lavorano insieme!

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