lunedì 6 agosto 2012

L’OSSERVATORIO SOCIALE


Perché non creare un Osservatorio Sociale che abbia fondamentalmente lo scopo di aggregare tutti gli operatori pubblici e privati dell'ambito sociale per poter formulare delle diagnosi e antodiagnosi aggiornate sui servizi esistenti, con l’obbiettivo di migliorarne le prestazioni?

E’ questa la domanda che insieme agli amici del Centro Studi Politici “Aldo Moro” (da non
confondere con quello che ha sede davanti al Comune, presieduto da Ernesto De Robertis) ci
siamo fatta dopo aver ascoltato le dichiarazioni programmatiche del Sindaco Ninni Gemmato e dei consiglieri comunali che sono intervenuti sull’argomento nella seduta d’insediamento del Consiglio comunale nella quale sono state conferite anche le deleghe assessorili e consiliari.


Vediamo più da vicino come potrebbe essere avviato, da chi dovrebbe es­sere composto e
quali attività potreb­be realizzare.

Si potrebbe partire con la convocazione, da parte del consigliere delegato ai Servizi Sociali Pasquale Adamo, di tutti i responsabili delle realtà socio - educative oltre ai Dirigenti delle scuole elementari e medie. Si formerebbe così un gruppo misto di lavoro con la finalità di elaborare innanzitutto un apposito articolo da inserire nello Statuto comunale, dedicato, appunto, all'Osservatorio Sociale.

Questo gruppo potrebbe essere formato dal Consigliere delegato ai Servizi sociali, da  un delegato del Sindaco che detiene i settori della Pubblica Istruzione e della Cultura, da un'assistente sociale, da un fun­zionario comunale, dal presidente della Consulta delle Associazioni e da 10 rappresentanti degli organismi di volontariato, da un rappresentante di ciascuna delle istituzioni scolastiche operanti in città.

Come prima attività si potrebbe promuovere un ciclo di incontri - dibattito sul tema: “La nuova solidarietà: dal disagio alla prevenzione”.
   
     Il Gruppo di lavoro si preoccuperebbe di produrre e mettere a disposizione di chi fosse interessato gli atti del ciclo di incontri. Successivamente, si potrebbe distribuire un quaderno con i dati del disagio sociale locale e le schede degli organismi di volontariato.
    
     La scelta di questo tipo di pubblicazioni non è casuale: si metterebbero in evidenza le possibili aree di difficoltà con l'aiuto di specifici indicatori e, nello stesso tempo, si presenterebbero le risorse e le potenzialità rappresentate da gruppi e  associazioni e con i quali il cittadino può interagire sempre più direttamente.

Un po’ a ruota potrebbero seguire altre due iniziative: un vademecum dei Servizi sociali e socio - assistenziali pubblici e privati e un foglio informativo periodico da consegnare alle famiglie.

Dal monitoraggio globale che ne seguirebbe, si potrebbe organizzare un incontro – dibattito sul tema: ”Dalla frammentazione al lavoro di rete, fulcro delle politiche sociali”. Interessante ed utile potrebbe essere, l’organizzazione di un apposito corso per operatori di rete.
 
     Molto dipenderà, tuttavia, dalla deter­minazione del Consigliere delegato ai Servizi Sociali e dalla capacità del gruppo di lavoro di impegnarsi, non solo nell'aggiornamento dei dati e nella sensibilizzazione della popolazione verso le aree del disagio, a partire da quelle meno protette e conside­rate, ma, soprattutto nell'offrire un chiaro segnale di volontà amministrativa che sa coniugare la solidarietà con l'efficienza.

     Obiettivo primario dovrà essere quello di promuovere l’attuazione di forme di collaborazione  e di sinergia con le diverse espressioni delle realtà locali, favorendo, in un contesto di sussidiarietà e di responsabilità sociale, lo sviluppo di reti di solidarietà nella nostra comunità, così come previsto dall’apposito regolamento della Consulta delle Associazioni, che attraverso i suoi nuovi organi sta già operando in questa direzione.

     Ciò potrà avvenire rafforzando ed integrando le reti di volontariato e del Terzo settore presenti nel Piano Sociale di Zona con strumenti e forme innovative che, senza sostituirsi al necessario ruolo delle istituzioni pubbliche, operino in sinergico rapporto con esse alla realizzazione dell’interesse generale.

     Si tratta, in sostanza, di applicare il Regolamento regionale n. 4 del 18/1/2007, che ha fissato le norme di attuazione della legge regionale sui servizi sociali (Legge Gentile), che ha dettato punti fermi in materia di partecipazione dei cittadini in tutte le fasi del processo di costruzione di un intervento sociale sul territorio: la programmazione, la concertazione, la progettazione, l’organizzazione dei servizi, e la valutazione degli interventi.

     Quale ruolo riserva al volontariato il Regolamento regionale? Si può rispondere a questa domanda indicando tre temi chiave:
1) complementarietà, che comprende tutte le azioni di affiancamento alle attività di
gestione dei servizi, di competenza dell’Amministrazione o di altri soggetti del Privato sociale, per valorizzare la qualità della prestazione;
2) capacità di lettura di nuove domande e di nuovi bisogni sociali. La missione storica del volontariato è quella di abitare le periferie della comunità, i luoghi di frontiera, rendere visibili i bisogni cui la risposta delle istituzioni tarda;
3) tutela dei diritti, considerato il terreno più prossimo dello sviluppo del volontariato, non ancora sufficientemente battuto dalle nostre organizzazioni.
     Sono temi che si sposano con il tratto distintivo del volontariato, la gratuità che per le nostre organizzazioni è la principale sfida culturale.

     Attingendo dalle risorse previste nel bilancio comunale e dai contributi erogati dalla Regione ci si potrà muovere lungo due linee d’intervento:
1) la creazione di nuovi soggetti specializzati nella raccolta e nell’impiego di donazioni, private e pubbliche, per finalità d’interesse collettivo e legate a singoli e ben definiti settori d’intervento;
2) la realizzazione di un certo numero di iniziative esemplari, incidenti su problematiche cruciali, che saranno promosse attraverso una chiamata di progetti su definiti assi tematici, quali lo sviluppo, la qualificazione e l’innovazione dei servizi socio-sanitari, la cura e la valorizzazione  dei “beni comuni”, l’educazione dei giovani con particolare riferimento alla legalità e ai valori della convivenza civile, la mediazione culturale, l’accoglienza/integrazione degli immigrati extracomunitari, lo sviluppo di capitale umano di eccellenza, in rapporto alle finalità del progetto amministrativo.

     Una nuova speranza, o un nuovo carrozzone? La palla passa al neo consigliere delegato ai Servizi Sociali, alle associazioni e alle organizzazioni no profit. A quanto sapranno contare, proporre, progettare.

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