Perché non creare un Osservatorio Sociale che abbia
fondamentalmente lo scopo di aggregare tutti gli operatori pubblici e
privati dell'ambito sociale per poter formulare delle diagnosi e antodiagnosi
aggiornate sui servizi esistenti, con l’obbiettivo di migliorarne le
prestazioni?
E’ questa la domanda
che insieme agli amici del Centro Studi Politici “Aldo Moro” (da non
confondere con quello che ha sede davanti al
Comune, presieduto da Ernesto De Robertis) ci
siamo fatta dopo aver ascoltato le dichiarazioni
programmatiche del Sindaco Ninni Gemmato e dei consiglieri comunali che sono
intervenuti sull’argomento nella seduta d’insediamento del Consiglio comunale
nella quale sono state conferite anche le deleghe assessorili e consiliari.
Vediamo più da vicino come potrebbe essere avviato, da chi
dovrebbe essere composto e
quali
attività potrebbe realizzare.
Si potrebbe partire con la convocazione, da parte del
consigliere delegato ai Servizi Sociali Pasquale Adamo, di tutti i responsabili
delle realtà socio - educative oltre ai Dirigenti delle scuole elementari e
medie. Si formerebbe così un gruppo misto di lavoro con la finalità di
elaborare innanzitutto un apposito articolo da inserire nello Statuto comunale,
dedicato, appunto, all'Osservatorio Sociale.
Questo gruppo potrebbe essere formato dal Consigliere delegato
ai Servizi sociali, da un delegato del
Sindaco che detiene i settori della Pubblica Istruzione e della Cultura, da un'assistente
sociale, da un funzionario comunale, dal presidente della Consulta delle
Associazioni e da 10 rappresentanti degli organismi di volontariato, da un
rappresentante di ciascuna delle istituzioni scolastiche operanti in città.
Come prima attività si potrebbe promuovere un ciclo di incontri
- dibattito sul tema: “La nuova solidarietà: dal disagio alla prevenzione”.
Il
Gruppo di lavoro si preoccuperebbe di produrre e mettere a disposizione di chi
fosse interessato gli atti del ciclo di incontri. Successivamente, si potrebbe
distribuire un quaderno con i dati del disagio sociale locale e le schede degli
organismi di volontariato.
La
scelta di questo tipo di pubblicazioni non è casuale: si metterebbero in
evidenza le possibili aree di difficoltà con l'aiuto di specifici indicatori e,
nello stesso tempo, si presenterebbero le risorse e le potenzialità
rappresentate da gruppi e associazioni e
con i quali il cittadino può interagire sempre più direttamente.
Un po’ a ruota potrebbero seguire altre due iniziative: un
vademecum dei Servizi sociali e socio - assistenziali pubblici e privati e un
foglio informativo periodico da consegnare alle famiglie.
Dal monitoraggio globale che ne seguirebbe, si potrebbe
organizzare un incontro – dibattito sul tema: ”Dalla frammentazione al
lavoro di rete, fulcro delle politiche sociali”. Interessante ed utile
potrebbe essere, l’organizzazione di un apposito corso per operatori di rete.
Molto dipenderà, tuttavia, dalla
determinazione del Consigliere delegato ai Servizi Sociali e dalla capacità
del gruppo di lavoro di impegnarsi, non solo nell'aggiornamento dei dati e
nella sensibilizzazione della popolazione verso le aree del disagio, a partire
da quelle meno protette e considerate, ma, soprattutto nell'offrire un chiaro
segnale di volontà amministrativa che sa coniugare la solidarietà con
l'efficienza.
Obiettivo
primario dovrà essere quello di promuovere l’attuazione di forme di
collaborazione e di sinergia con le
diverse espressioni delle realtà locali, favorendo, in un contesto di
sussidiarietà e di responsabilità sociale, lo sviluppo di reti di solidarietà
nella nostra comunità, così come previsto dall’apposito regolamento della
Consulta delle Associazioni, che attraverso i suoi nuovi organi sta già
operando in questa direzione.
Ciò
potrà avvenire rafforzando ed integrando le reti di volontariato e del Terzo
settore presenti nel Piano Sociale di Zona con strumenti e forme innovative che,
senza sostituirsi al necessario ruolo delle istituzioni pubbliche, operino in
sinergico rapporto con esse alla realizzazione dell’interesse generale.
Si
tratta, in sostanza, di applicare il Regolamento regionale n. 4 del 18/1/2007,
che ha fissato le norme di attuazione della legge regionale sui servizi sociali
(Legge Gentile), che ha dettato punti fermi in materia di partecipazione dei
cittadini in tutte le fasi del processo di costruzione di un intervento sociale
sul territorio: la programmazione, la concertazione, la progettazione,
l’organizzazione dei servizi, e la valutazione degli interventi.
Quale ruolo riserva al
volontariato il Regolamento regionale? Si può rispondere a questa domanda
indicando tre temi chiave:
1) complementarietà, che
comprende tutte le azioni di affiancamento alle attività di
gestione dei servizi, di
competenza dell’Amministrazione o di altri soggetti del Privato sociale, per
valorizzare la qualità della prestazione;
2) capacità di lettura di
nuove domande e di nuovi bisogni sociali. La missione storica del volontariato
è quella di abitare le periferie della comunità, i luoghi di frontiera, rendere
visibili i bisogni cui la risposta delle istituzioni tarda;
3) tutela dei diritti,
considerato il terreno più prossimo dello sviluppo del volontariato, non ancora
sufficientemente battuto dalle nostre organizzazioni.
Sono temi che si sposano con il tratto
distintivo del volontariato, la gratuità che per le nostre organizzazioni è la
principale sfida culturale.
Attingendo
dalle risorse previste nel bilancio comunale e dai contributi erogati dalla
Regione ci si potrà muovere lungo due linee d’intervento:
1) la creazione di nuovi
soggetti specializzati nella raccolta e nell’impiego di donazioni, private e
pubbliche, per finalità d’interesse collettivo e legate a singoli e ben
definiti settori d’intervento;
2) la realizzazione di un
certo numero di iniziative esemplari, incidenti su problematiche cruciali, che
saranno promosse attraverso una chiamata di progetti su definiti assi tematici,
quali lo sviluppo, la qualificazione e l’innovazione dei servizi
socio-sanitari, la cura e la valorizzazione
dei “beni comuni”, l’educazione dei giovani con particolare riferimento
alla legalità e ai valori della convivenza civile, la mediazione culturale, l’accoglienza/integrazione
degli immigrati extracomunitari, lo sviluppo di capitale umano di eccellenza,
in rapporto alle finalità del progetto amministrativo.
Una
nuova speranza, o un nuovo carrozzone? La palla passa al neo consigliere
delegato ai Servizi Sociali, alle associazioni e alle organizzazioni no profit.
A quanto sapranno contare, proporre, progettare.
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