Al prof. Vito De Leo, da sempre impegnato
sul versante pedagogico-culturale e socio-politico, giornalista e scrittore, che
da anni contribuisce con idee, proposte e progetti al dibattito sui principali
problemi amministrativi della nostra città, ed in particolare su quelli
relativi ai diritti e doveri di cittadinanza, abbiamo rivolto alcune domande
sui temi dell’attualità politica nazionale e locale e sul suo ultimo libro
“Partecipare per crescere insieme”, che verrà presentato, con il patrocinio del
Comune e delle più attive associazioni locali, mercoledì 29 c.m., alle ore
19,00 presso il Chiostro comunale.
Esiste e che origine ha
il sentimento di antipolitica?
Il
popolo nutre sicuramente atteggiamenti negativi nei confronti della politica,
ma la sua versione non è “anti”, ma “iper” politica; pretende che il gruppo
dirigente prenda decisioni innovative, dia risposte al Paese, spezzi i vecchi
privilegi di casta, faccia ripartire il sistema economico.
Che
cosa deve fare la casta politica per riacquistare credibilità?
Oggi,
il popolo ritiene che tutte le ingiustizie sociali siano riconducibili al mondo
politico, il quale non a caso riscuote il minor consenso tra le diverse caste
sociali. Occorrono persone che elaborino, studino i provvedimenti, ne seguano
l’attuazione, riescano a intersecare e mediare esigenze dei singoli con le
esigenze collettive. Sono convinto che solo con l’introduzione del concetto di
democrazia partecipata sia possibile debellare ogni strana concezione di
gestione della cosa pubblica, ma anche di offrire uno stimolo importante ai
partiti presenti sul territorio.
Cosa
fare dei Partiti?
Bisogna
allargare il ceto politico per cominciare quelle riforme che tutti dichiarano
di voler fare, dopo aver fatto una caterva di denunzie, di colpevolizzazioni
altrui. Bisogna cominciare con la selezione di una classe dirigente legittimata
dal voto popolare e competente nella direzione amministrativa. Il rinnovamento
della politica deve passare attraverso una trasformazione delle sue regole di
funzionamento, dal sistema politico-amministrativo ai partiti.
Tu usi spesso
l’espressione “leve culturali positive” . Cosa intendi?
Intendo
la capacità di saper cogliere dai comportamenti, dalle coscienze, dagli umori
di una nazione e di una città quanto di positivo ci sia nella testa delle
persone, per poi trasformare tutto in azioni di governo. E’ un’azione
complicata, è necessaria una forte predisposizione all’ascolto, una grande
formazione culturale multidisciplinare, persino una capacità di dubbio. Esiste
una sintesi tra ascolto e formazione culturale, al fine di trarre da questi due
elementi le leve culturali positive, corrette, condivise dai cittadini, in
senso dinamico.
Puoi
fare qualche esempio?
Oggi,
è maturo un movimento culturale per la diversificazione delle fonti energetiche
e per toglierci dalla schiavitù del petrolio, sono maturi i tempi per le auto
elettriche o per quelle comunque mosse da energie alternative. E’ enormemente
cresciuta l’attenzione per la raccolta differenziata dei rifiuti e per il loro riciclo. Una classe
dirigente politica deve sempre saper interpretare questi movimenti della
popolazione e avviare provvedimenti innovatori. Occorre sempre capire e agire
di conseguenza!
Che
cosa si dovrebbe fare a livello locale?
Il
Comune costituisce uno dei livelli istituzionali fondamentali, anzi il livello
di governo più vicino al cittadino. Ad
esso la legislazione assegna compiti crescenti, avendone fatta l’istituzione
che gestisce la gran parte dei servizi, in particolare quelli diretti alla
persona.
Ritengo
che nell’amministrazione di una città esistono esigenze inevase e scelte
perfettibili, che riguardano le architetture tecnologiche, i sistemi della
conoscenza interna, le modalità di erogazione dei servizi ai cittadini, il
monitoraggio dei flussi finanziari, la ristrutturazione del debito e degli
oneri finanziari.
Chi
dovrebbe prendere l’iniziativa?
Sarebbe
interessante se su questa linea si muovessero, a partire da ora, i partiti, i
movimenti, le liste civiche, le associazioni culturali, le Consulte, tutti gli
attori che chiedono il consenso elettorale i quali, offrendo un’articolata
panoramica delle capacità normative, degli ambiti operativi, delle funzioni,
delle attribuzioni e delle articolazioni del Comune, farebbero una cosa
sicuramente utile per chi sarà impegnato a garantire funzionalità ed efficienza
operativa, oltre che a dare risposte corrette ed esaurienti ai
cittadini-interlocutori.
“Partecipare
per crescere insieme”, insomma, così come proponi nel tuo ultimo libro?
Potrebbe
essere questo un modo per applicare una delle principali disposizioni del nuovo
Titolo V della Costituzione, che all’art. 118, attribuisce ai Comuni, sulla
base dei principi della differenziazione e adeguatezza delle funzioni
amministrative, la facoltà di realizzare la sussidiarietà orizzontale e
verticale.
Vorrei
sperare che una più approfondita conoscenza della molteplicità e complessità
dei compiti di cui il Comune deve farsi carico possa contribuire ad avvicinarlo
sempre più al cittadino, fino a renderglielo familiare. Ciò che continuo a sollecitare
è questo: istituzioni he s’incontrano, burocrazie che dialogano, esperienze che
si confrontano, strategie che si costruiscono.
Che
cosa ti aspetti dall’incontro che hai promosso per la presentazione del tuo
libro?
Quello
che auspico e propongo è la realizzazione di un “patto di responsabilità
civica”, inteso come impegno serio, solenne e responsabile al servizio della
città, che punti ad unire quei cittadini e quelle realtà sociali, senza
pregiudiziali di appartenenza che, in concreto, si configurano come espressioni
diverse ed originali nei metodi e nella capacità propositiva, animate da
sincero spirito di servizio e seriamente coinvolte in un progetto di recupero
dell’efficienza e dell’efficacia nell’amministrazione della città.
Sarebbe
questo un modo concreto e democratico per credere ancora in Corato, nella sua
Storia, nelle sue tradizioni, nei suoi valori culturali e morali, nelle sue
grandi potenzialità inespresse ma, soprattutto, nei suoi cittadini e nel
riscatto che meritano. “Essere persona – ho scritto sulla copertina del libro - significa crescere insieme agli altri, sentirsi
parte di una comunità. Sapersi confrontare senza incertezze e senza arroganza. Dare
il proprio contributo in modo semplice e discreto”.
Lì,
26/08/2012 Giuseppe
Di Bisceglie
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