La
recente dichiarazione di Nichi Vendola, fatta dopo l’incontro con Bersani, di
candidarsi alle primarie del centro-sinistra per il governo nazionale c’impone
alcune riflessioni sullo strumento e sui criteri di scelta dei candidati alle
prossime elezioni politiche e amministrative.
Le elezioni primarie evocano, infatti, la
partecipazione dell’opinione pubblica alle scelte politiche, in alternativa
al modello che assegnava all’apparto dei
partiti il potere di imporre le proprie scelte alla società civile. Il successo
di questa sfida è dunque legato ad un alto grado di partecipazione. E,
peraltro, perché la partecipazione non si riduca ad un mero agonismo giocato
solo sui nomi dei candidati, occorre che il tempo che ci separa dalla scadenza
prevista per il prossimo ottobre sia utilizzato per definire con sufficiente
nettezza l’idea di partito, il suo modello organizzativo, i suoi riferimenti
culturali oltre che la sua missione politica allo scopo di coinvolgere un
elettorato stanco e demotivato.
Sulle segreterie dei partiti si addensa la
grande responsabilità di mettere mano ad una classe dirigente che, alla prova
dei fatti, si mostra impreparata al governo della cosa pubblica. E’ per questo
che può rivelarsi utile per i partiti del centro-sinistra indire le primarie
anche per contribuire alla formazione delle liste per le prossime elezioni
politiche. Si pongono, però, alcune condizioni che devono essere garantite
dalle segreterie dei partiti: la presenza femminile, quella della società
civile e quella della rappresentanza territoriale. Con una regolamentazione del
voto che per evitare la giungla tra i vari candidati potrebbe prevedere
l’indicazione di più preferenze.
Aprire le sedi dei partiti a nuove
adesioni potrebbe rivelarsi l’occasione non solo per partecipare alle primarie,
ma anche per rinnovare i ceti dirigenti della politica, capaci, in vista delle
elezioni amministrative concomitanti nel nostro Comune, di fare in modo che la lista
del proprio partito sia uno spaccato a 360 gradi della città. E soprattutto
dare il segnale di un partito aperto e sensibile verso la società civile e i
giovani, che meritano di avere un ruolo importante sulla scena politica.
Come Centro Studi Politici
“A.Moro”, suggeriamo a chi di dovere di acclarare, prima delle designazioni a
cariche
politiche, l’idoneità dei candidati sulla scorta dei seguenti parametri
(elencati in ordine d’importanza):
1.
candidato
uscente: riconfermare previa attenta verifica della integrità, della “qualità”
del lavoro svolto e dell’esperienza acquisita;
2.
riscontro
elettorale: considerare la percentuale dei voti ottenuti nell’ultima
competizione elettorale;
3.
fedeltà
politica: tener conto degli anni di militanza
(“presenza attiva”) nel partito ed effettuare la verifica degli
incarichi assolti;
4.
responsabilità
istituzionali:valutare le cariche ricoperte nelle istituzioni, l’importanza
degli organismi eventualmente presieduti, le attività specifiche svolte, le
capacità e le esperienze aggiuntive acquisite.
Ma ad un'altra domanda i partiti non sono
stati ancora in grado di fornire una risposta esauriente: quale sarà
l’identikit culturale e politico del futuro candidato sindaco di Corato alle
elezioni della primavera prossima? Finora si è assistito ad un culto politico
della maggioranza “assoluta” e dal facile mito del benessere sociale senza
anima. Quale futuro ci aspetta a Corato, ricca di distretti produttivi
abbandonati al loro destino? Quali sono i processi di modernizzazione
dell’apparato produttivo? Quali sono le vere risorse da valorizzare ed i nuovi
attori dell’economia della conoscenza?
Di questi interrogativi che tuttora
attendono precise risposte, se ne farà carico il futuro sindaco? Chiunque sia
il candidato sindaco vincente ci auguriamo che nel momento in cui costituirà il
suo governo locale faccia sue le nostre seguenti proposte:
1.
lasciare
a casa tutti coloro che direttamente o indirettamente, personalmente o
familiarmente, in via diretta o indiretta, nel recente passato si siano in
qualche modo resi protagonisti di storie delle quali sia pure a vario titolo si
è interessata la magistratura;
2.
evitare
di affidare incarichi istituzionali a consiglieri e no, nei confronti dei quali esistono
situazioni di evidenti conflitti d’interesse con l’azione amministrativa che
dovrà esercitare il Comune di Corato.
3.
Impedire
l’accesso ad incarichi istituzionali a quanti sono notoriamente legati, in
forma diretta o indiretta, alle cooperative edilizie e a quanti non dedicano
nemmeno un pensiero ai temi del lavoro, della disoccupazione, del lavoro nero e
della condizione socio - economica della popolazione coratina, alla
sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro,
al rispetto delle “regole” giuridiche e contrattuali delle imprese di questo
territorio che tengono in totale “soggezione e ricatto psicologico” le proprie
maestranze; allo stato sociale dei coratini, alle condizioni di giovani ed
anziani, di studenti e pensionati.
Ci auguriamo, in conclusione, che
tutte le parti in causa facciano propria la massima di J. Baldwin. “Non
tutto ciò che viene
affrontato può essere cambiato, ma niente può essere cambiato finché non viene
affrontato”.
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