domenica 1 maggio 2011

VITO DE LEO IL BULLISMO PROFILI – RIFLESSIONI - PROPOSTE

VITO DE LEO

IL BULLISMO

PROFILI – RIFLESSIONI - PROPOSTE

Ricerca sui comportamenti antisociali in alunni di scuola dell’obbligo.

Come rispondono scuola, famiglia, società e istituzioni?

Il Il convegno tenutosi il giorno 29 c.m. presso l’ITC

Tannoia” sul tema “Il bullismo tra i banchi di scuola.

Educare alla legalità e al rispetto del prossimo”,

organizzato dall’Associazione Mediterranea T-Essere,

patrocinato dal Comune e realizzato con la collaborazione

dell’Associazione Fo.c.s. di Bari-Palese, mi ha dato la

possibilità di intervenire nella mia veste di

autore del libro “Il Bullismo: profili, riflessioni, proposte”.

Come rispondono scuola, famiglia, società e istituzioni?” è

stata questa la stessa domanda che la dirigente Caterina Montaruli, l’assessore alla P.I. e Coesione sociale Franco Caputo e i relatori Pasquale Tarantini (psicologo), Maria Cristina Lorusso (docente di pedagogia), Erika Raffaella Santacroce (criminologa) alla quale hanno cercato di rispondere, ciascuno dal proprio punto di vista professionale, dopo aver descritto la figura del bullo e le sue vittime.

Le risposte fornite in modo interessante e preciso dai validi professionisti sono state in gran parte simili a quelle indicate nel mio libro.

L’obiettivo di questo lavoro, infatti, – dichiaro nella prefazione - è quello di descrivere, osservandolo da vicino, un fenomeno che negli ultimi anni sta catturando l’attenzione sia dell’opinione pubblica che degli studiosi: il bullismo, una manifestazione di disagio e di violenza con caratteristiche ben precise.

La letteratura sull’argomento, a partire da Dan Olweus, psicologo norvegese che per primo se ne è interessato, ha definito con dovizia di particolari gli spetti peculiari del bullismo, innanzitutto considerandolo come fenomeno di gruppo ed in questo differenziandolo quindi dalle prepotenze a carattere individuale o dai litigi tra coetanei.

La gravità del bullismo risiede nella continuatività degli

episodi a danno di una o più vittime, che subiscono inermi, e

nella chiara intenzionalità di fare del male attraverso varie

modalità di tipo diretto o indiretto, fisico o verbale, che variano

a seconda del genere e dell’età dei protagonisti.

Gran parte degli studiosi che si sono interessati empiricamente al bullismo hanno un’impostazione psico-pedagogica; dal punto di

i vista sociologico negli ultimi anni c’è stato un discreto sviluppo di ricerche riguardanti la qualità della vita dei giovani, ma quasi nulla su quella fase della vita a cavallo tra l’infanzia e la giovinezza, la cosiddetta preadolescenza, compresa tra i 9 e i 14 anni.

Nella frenetica era postmoderna del consumismo e della globalizzazione stiamo assistendo ad un crollo dei tradizionali modelli valoriali comuni sostituiti da un’individualizzazione esasperata. Di quest’epoca di incertezze e repentini cambiamenti risentono molto i preadolescenti e gli adolescenti, i quali sono alla continua ricerca di sicurezze e stabilità per contrastare la natura instabile e in via di formazione propria della loro condizione. La teoria a cui si rifà la mia ricerca fa risiedere le cause della diffusione crescente degli episodi di bullismo nella “socializzazione disadattante” attuata da diversi agenti quali la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari.

Lo studio si sofferma in particolare sul peso che possono avere, nello sviluppo dei fenomeni di prevaricazione, stili educativi familiari autoritari o al contrario eccessivamente lassisti, clima familiare e scolastico caratterizzati da anomia relazionale e normativa e coinvolgimento dell’intero gruppo scolastico.

Ho, pertanto, condotto una ricerca sperimentale, sottoponendo a 200 alunni di scuola elementare e media del Comune di Terlizzi, un questionario strutturato. In seguito, all’analisi multidimensionale delle risposte degli intervistati ho comparato i risultati delle due ricerche al fine di comprendere se e come cambiano le dinamiche sottese alla diffusione del bullismo in relazione al fattore territoriale.

I risultati del lavoro di ricerca, di analisi e di progettualità sono stati condensati nel libro di 120 pagine, presente nelle edicole e nelle librerie locali, con la speranza di aver offerto un contributo ai docenti e alle famiglie per la comprensione delle dinamiche che sottendono al fenomeno del bullismo. Non solo, ma anche per favorire la realizzazione di interventi volti a rafforzare il ruolo delle agenzie di socializzazione nell’educazione dei ragazzi, soprattutto attraverso un lavoro sinergico tra scuola e famiglia, che renderebbe sicuramente più stabile ogni passo avanti fatto verso la lotta al disagio adolescenziale.

Vito De Leo

Vito De Leo è nato a Terlizzi e dal 2003 risiede a Corato. Laureatosi all’Università di Bari in Pedagogia, ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento di Materie letterarie nella Scuola media e l’abilitazione all’insegnamento di Scienze umane e Storia nei Licei. Ha prestato servizio di ruolo nelle scuole medie in qualità di docente di materie letterarie e poi, con nomina del Provveditore agli Studi di Bari, è stato utilizzato nel ruolo di operatore psicopedagogico.

E’autore di diversi progetti contro la dispersione scolastica e per il recupero dei soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose redatti ai sensi della legge 19/7/1991 n. 216.

Ha raccolto le sue esperienze didattiche e le sue riflessioni pedagogiche in diversi testi di metodologia dell’apprendimento e dell’insegnamento: “Il mestiere di studente”, “Percorsi di educazione linguistica”, “Problematiche scolastiche: il rapporto scuola-famiglia”, “Problemi di educazione integrale”, “Studenti e insegnanti in una scuola rinnovata”, “Strutture democratiche della scuola: la scuola aperta”, “Motivi per cui la suola può farsi centro delle nuove tecnologie e dell’istruzione programmata”.

Nella veste di amministratore comunale e di pubblicista non ha mai fatto mancare il suo concreto contributo alla soluzione dei problemi socio-culturali della sua città e del rapporto scuola-famiglia-istituzioni.

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