mercoledì 11 maggio 2011

INTERVENTO IN RICORDO DI ALDO MORO.

Non è facile parlare di Aldo Moro, una persona importante della storia del nostro Paese. Un uomo che ha segnato profondamente l’Italia. Un ‘Eccellenza della nostra Puglia. Una persona che ha dato tanto anche alla Puglia, da politico, da docente universitario. Maestro di tanti allievi.

Ricordo il rapimento di Morto, 16 marzo 1978, quando ero assessore alle finanze del Comune di Terlizzi e ci preparavamo alle elezioni amministrative. Una vicenda che ci turbò moltissimo e che ci fece riflettere sui suoi insegnamenti e sul suo ultimo discorso tenuto a Terlizzi il 7 novembre 2007. Dicono le cronache giornalistiche dell’epoca: “La gente, anche se non capisce quello che dice Moro, va via felice” E perché andava via felice? Andava via felice perché le sue parole aprivano futuro, davano prospettiva, creavano speranza.

Da lui abbuiamo imparato il significato della parola “democrazia”. Cosa significasse il rispetto delle altrui opinioni, il valore dell’avversario. Cosa significasse fare politica in funzione delle persone, in funzione dell’interesse generale.

Tra i tanti insegnamenti di Moro, quello che più di altri mi ha segnato è la centralità della persona umana. Gli uomini e le donne prima di tutto, prima di ogni altra cosa. Purtroppo la politica oggi lo dimentica spesso. L’uomo passa in secondo piano.

C’è prima il raggiungimento degli obiettivi personali, poi, e non sempre, i bisogni dell’individuo. E non parlo solo della politica nazionale, dove purtroppo questo aspetto è molto più evidente. Ma anche a livello locale, dove il contatto con il territorio, con la gente è più immediato. Qui gli uomini e le donne li conosciamo bene, li conosciamo anche personalmente. Conosciamo bene i loro problemi. Eppure, nel dibattito politico spesso sembra come se dietro un provvedimento, dietro una discussione ci siano entità astratte. Un popolo non ben definito.

Per Aldo Moro non era così. E così non dovrebbe essere per ognuno di noi uomini politici.

Aldo Moro non era un personaggio da folle oceaniche, ma era una persona che sapeva guardare negli occhi della gente, che non si limitava ad un saluto, ad una pacca sulla spalla, una stretta di mano. Era un uomo che sapeva andare oltre.

Cari amici, credo che il senso di questa iniziativa non è solo rievocativo. Credo che intenzione di noi tutti sia anche quella di fornire ai giovani elementi di conoscenza e di riflessione su una figura che ha arricchito il pensiero politico del nostro paese. Sui giovani affermava “Senza i giovani non c’è domani, essi con la loro fede, la loro speranza ci ridonano la vita pura, buona, disposta a conservarsi e crescere sopra se stessa in quei valori che la fanno grande…vogliono che la vita si indirizzi verso le alte mete, dobbiamo lavorare per i giovani e insieme con essi. Perché se è vero che i giovani sono la vita, è pur vero che essi hanno tutto di noi sono quali noi li abbiamo formati”.

Ed ha concorso a fondare e consolidare le istituzioni democratiche. Aldo Moro è stato protagonista dei primi trent’anni di Repubblica. Un punto di riferimento ancora vivi e attuale. La presenza di voi tutti lo testimonia abbastanza.

Dopo di lui la politica ha assunto un significato deteriore di una pratica di potere, priva di respiro e priva di legittimazione. Aldo Moro, invece, aveva una visione alta della politica, in grado di sintetizzare esigenze autentiche dell’interesse generale, dell’interesse comune, pur nel rispetto della dialettica tra i partiti.

L’attualità di Moro sta anche nel suo contributo alla redazione della Costituzione. Non va dimenticato. Costituzione che ora si vorrebbe stravolgere con tanta disinvoltura. La carta Costituzionale è stato un parto faticoso, ma lungimirante ed ampiamente condiviso. Dovrebbe continuare ad essere la più grande garanzia da salvaguardare, pur con i doverosi aggiustamenti e aggiornamenti.

Aldo Moro è stato attento a valorizzare le istanze migliori della società, nella consapevolezza della fatica della democrazia. Ed è stato protagonista del cambiamento. Un cambiamento che con lui non ebbe mai il carattere di una forzatura. Guardare non solo a domani, ma anche al dopodomani.

In Moro ha sempre prevalso l’idea della politica come comprensione dei grandi processi culturali ed umani. Come Centro Studi a Lui ispirato e dedicato, ci auguriamo che parlare di Aldo Moro non sia un mero esercizio retorico della memoria, ma rappresenti sempre uno spunto di riflessione per i politici e soprattutto per tanti giovani.

La sua volontà era sempre quella di includere, di condividere. Affermava, infatti: “Se dovessimo sbagliare, meglio sbagliare insieme. Se dovessimo indovinare, ah certo, sarebbe altrettanto bello indovinare insieme, ma essere sempre insieme”.

Sono grato all’iniziativa intrapresa dalla D.C. di Corato di voler ricordare un grande italiano, di cui la Puglia e la nostra città deve essere fiera. Grazie!

Vi lascio con una frase di Aldo Moro a me molto cara che, conoscendovi, sono certo condividerete: “Noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori e ai tiranni. E’ degli innovatori attenti, seri, senza retorica. Quel domani nella civile società appartiene, anche per questo, largamente, alla forma rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo”.

Corato, 9 maggio 2011

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