lunedì 9 marzo 2009

Donne: diritti negati e “impari” opportunità

Quest’anno la Festa della donna, o meglio delle donne, si è liberata di ogni facile retorica ed ha recuperato la consapevolezza dei diritti in gioco. In questo senso si sono pronunciate le massime istituzioni ed i rappresentanti delle forze politiche e sociali nazionali. Quelle locali, invece, a partire dall’Amministrazione comunale, l’hanno completamente ignorata. Forse anche perché nel nostro Comune, a livello politico-amministrativo, la presenza delle donne è davvero molto scarsa. Ci auguriamo che la Consulta delle Pari opportunità, recentemente regolamentata ed istituita dal Consiglio comunale entri presto in funzione e cominci a dibattere i numerosi problemi sul tappeto che riguardano il mondo femminile…e non solo.

A partire dal diritto di vivere senza paura. La violenza contro le donne, gli abusi sessuali, i maltrattamenti in casa e fuori non da oggi fanno parte anche della nostra cronaca cittadina.

Non si tratta solo o soprattutto di un problema di ordine pubblico. E’ ancora forte e diffusa una in-cultura maschile che si rifiuta di accettare l’autonomia, la libertà e la dignità delle donne e che attraverso la violenza sul corpo femminile cerca di riaffermare il proprio potere. Ci siamo dimenticati le barzellette di Berlusconi?.

Non si tratta di sventolare vecchie bandiere, ma di ripensare in modo più complessivo la questione femminile rimettendo al centro i temi dell’emancipazione, senza farsi ingannare dal protagonismo, dai successi, dalla forza di alcune di loro, da quelle che hanno approfittato di questa giornata per uscire da sole con le amiche per concedersi una serata diversa, magari all’insegna della “trasgressione”.

E se ogni otto marzo diventa l’occasione per riflettere sulle “impari opportunità” ancora vigenti e sulla violenza di genere, quest’anno più che mai i due temi sono di estrema attualità. Lavoro, pensioni e stupri sono i termini più ricorrenti tra le cronache degli ultimi giorni. E se da una parte si aspetta una riforma pensionistica che si teme possa danneggiare le lavoratrici, dall’altra si sa che la disoccupazione colpisce gli strati più deboli della popolazione (giovani e donne). La violenza di genere è purtroppo un tema di costante attualità, a prescindere dai casi di cronaca che recentemente hanno suscitato tanto clamore. E al terrore delle aggressioni le donne cercano di fare scudo come possono.

E le istituzioni locali a questo proposito che cosa possono fare? Ci risulta che molte associazioni di volontariato ed enti privati, spesso in collaborazione con l’amministrazione comunale, hanno iniziato a promuovere delle lezioni per insegnare a reagire, in caso di emergenza, contro l’aggressione e la violenza. Programmi che affrontano ogni aspetto della sicurezza: dalla prevenzione, tramite l’analisi con le allieve di svariate situazioni di potenziale pericolo, alla difesa verbale al fine di scoraggiare l’aggressore, fino alle tecniche di difesa fisica, anche con strumenti difensivi occasionali.

Oggi – ne siamo tutti convinti – è necessario un cambiamento socio-culturale perché la democrazia paritaria è un requisito fondante di una società moderna e avanzata e deve essere garantita da pari opportunità di rappresentanza di donne e uomini in tutti i luoghi di decisione. In occasione della Festa della donna ritengo utile rinnovare la richiesta di discussione in Consiglio comunale, ai sensi dell’art. 51 della Costituzione, di un ordine del giorno sul tema delle pari opportunità e sulla valorizzazione della presenza femminile nella pubblica amministrazione.

La partecipazione delle donne alla vita democratica della città è, infatti, un fattore necessario per lo sviluppo che tenga realmente conto delle differenze di genere tra uomini e donne. Oggi non si tratta più di rivendicare diritti negati ma di sensibilizzare l’opinione pubblica e modificare una cultura politica, che considera ancora l’uomo il legittimo protagonista della gestione dello Stato.

Nel nostro Consiglio comunale, su 31 consiglieri è presente solo una donna, Maria Bovino (PD). Nella Giunta, a differenza, per esempio, di quella di Terlizzi che ne annovera ben 4 su sei, neanche una. E’ evidente che nel governo locale il tasso di femminilizzazione è molto squilibrato. Neanche il meccanismo di affidamento diretto delle deleghe di governo, fondato sulla valutazione di un mix di competenze politiche e tecniche hanno premiato le donne, nonostante il loro ingresso nelle liste elettorali di tutti i partiti che si sono affrontati ne consultazioni elettorali amministrative. Volendo usare un concetto espresso da Jan Paul Sartre direi che le donne sarebbero come quelle persone che aspettano alla fermata dell’autobus, accomunate dall’attesa del mezzo che in questo caso tarda a venire.

Alla domanda, pertanto, perché c’è scarsa presenza delle donne nelle Amministrazioni locali, potremmo rispondere così: l’istruzione e la socializzazione assegnano ruoli diversi alle donne e agli uomini. La sottorappresentanza delle donne si collega alla divisione tra sfera pubblica e sfera privata, di cui la prima appartiene agli uomini e la seconda alle donne. Ma c’è anche un’ altra risposta: le risorse finanziarie. La scarsa disponibilità di risorse monetarie significa che le donne non dispongono delle risorse necessarie per l’organizzazione delle campagne elettorali. Le candidate non attirano i finanziamenti e i sostegni esterni necessari poiché non vengono prese sul serio come persone che possono potenzialmente ricoprire cariche politiche. Le tecniche repressive, che si esprimono nel non divulgare le informazioni, nel rendere le donne invisibili e non percettibili nelle assemblee non vanno sottovalutate quali disincentivi. La cultura politica è un altro fattore che spiega la scarsa partecipazione delle donne: comprende la mancanza di appoggi per le donne membri di partiti, gli orari e i luoghi stabiliti per le riunioni politiche, nonché il linguaggio.

Il tipo di sistema politico svolge, pertanto, un ruolo importante nel facilitare od ostacolare l’accesso delle donne ai processi decisionali in campo politico. Il rispetto di una democrazia paritaria ha spinto, per esempio, il Partito Democratico a stabilire nel proprio statuto che tutti gli organi decisionali siano composti per il 50% da donne e per il 50% da uomini.

Concludendo, La democrazia acquisirà un significato reale e dinamico quando donne e uomini insieme definiranno i valori che vogliono affermare nella vita politica, economica, sociale e culturale e, insieme, prenderanno decisioni che contano.

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