lunedì 1 febbraio 2010

“La principessa e il figlio del professore”, secondo romanzo di Gero Grassi

E’ la storia del Fascismo, vissuto, a partire dal 1924, da famiglie povere in un contesto periferico qual è la città di Terlizzi, paese natio dell’autore Gero Grassi, giornalista, autore di numerose pubblicazioni, deputato del PD e Vice-presidente della Commissione Affari Sociali della Camera.

Ma è anche la storia degli albori della democrazia italiana all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, quando, con l’avvento della Repubblica e le elezioni del 1948, una generazione di democratici avvia un nuovo processo costituente improntato ai valori della libertà, di pace e di giustizia.

Con un salto di quasi 28 anni, l’autore ci va rivivere così come aveva già fatto nel suo primo romanzo “Il ministro e la brigatista” gli anni duri del 1976,1977 e 1978, del terrorismo e delle Brigate Rosse, del rapimento e dell’omicidio di Aldo Moro, indimenticabile maestro di vita e di politica, ma anche dell’approvazione della legge 833/1978 che sancisce la piena attuazione dell’art. 32 della Costituzione, quando prevede che ad ogni cittadino è garantito il diritto alla salute.

Anche questo libro, intitolato “La principessa e il professore”, edito a giugno 2009 dalla casa Editrice Palomar, seppure in forma romanzata, contiene avvenimenti, fatti e luoghi veri, persone realmente esistite, che rivelano, ancora una volta, il legame viscerale di Gero Grassi con le proprie origini, con il paese natio.

E’ la storia di due giovani, Daniele Del Mare e Teresa Tuberoso, gli unici personaggi ispirati, che s’intreccia con il fascismo, l’avvento della Repubblica, il trionfo della D.C., gli anni del terrorismo e dell’uccisione di Aldo Moro..

Per 28 anni Daniele e Teresa vivono la propria vita quotidiana e professionale di medici, senza avere più contatti, salvo poi ritrovarsi, dopo le elezioni politiche del 1976 entrambi eletti deputati. “Scorrono nelle loro menti – racconta l’autore - come fotogrammi di una pellicola, il giorno in cui si sono conosciuti, la fame patita, le tante conquiste fatte insieme, le difficoltà della vita durante il fascismo, la guerra, la caduta del regime, la liberazione, gli americani, le prime discussioni politiche, le liti sul comunismo, la fuga di Daniele da Terlizzi e infine l’elezione a deputato”

I due non più giovani, l’uno 54 e l’altra 53 anni, pur avendo vissuto la stessa vicenda umana e politica e condiviso gli stessi valori, si ritrovano ad essere avversari tra i banchi della Camera dei deputati dove l’una cattolica e democristiana, l’altro comunista, ma entrambi impegnati, seppure in partiti e in ruoli diversi, a far prevalere i principi di democrazia e di giustizia sociale. La medicina, come la politica, infatti, rappresenta per entrambi da un lato, il riscatto sociale e culturale dalla ignoranza familiare, dall’altro il modo per donarsi a chi ha bisogno di creare futuro.

Nel Governo Andreotti, che si appresta a giurare alla Camera il 16 marzo 1978, Teresa Tuberoso è indicata come Ministro della sanità. E’ la prima donna Ministro della storia repubblicana, voluta fortemente da Moro, che, proprio in quel tragico giorno, viene rapito dalla Brigate Rosse, con un’azione militare di ferocia inaudita che costò la vita ai cinque uomini della sua scorta e ad egli stesso dopo 55 giorni di angoscia e di speranze di salvezza.

Una carriera politica brillante, una vita spesa per gli altri, un cittadino illustre della nostra Puglia, cui meritatamente il 15 gennaio scorso è stata intitolata l’Università di Bari, che lo vide prima studente e poi professore ordinario di diritto penale presso la facoltà di Giurisprudenza.

A differenza di Aldo Moro – conclude Gero Grassi – nel suo sedicesimo ed ultimo capitolo “Quasi nessuno a Terlizzi ricorderà quel ragazzo intelligente e battagliero, animato da buona volontà, entusiasta di vivere e di combattere per migliorare il mondo. Eppure Daniele, il grande ragazzo è vissuto desideroso di amore e capace di amare. Ha dato tanto amore, ricevendone ben poco”. Nemo profeta in patria, ci suggerisce la nostra esperienza. Ma questo non vale sicuramente per l’autore al quale auguriamo tanta fortuna e riconoscenza per il suo impegno politico e…letterario.

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