lunedì 23 gennaio 2012

MISERIA E NOBILTA’ NELL’ULTIMO ROMANZO DI GERO GRASSI

Tra un impegno politico e l’altro l’on. Gero Grassi continua instancabilmente nel suo lungo e apprezzato percorso letterario. Sono, infatti, una trentina le pubblicazioni che non solo i terlizzesi ma anche tanti cittadini italiani hanno avuto il piacere di vedere presentate dall’autore e di essere fatte oggetto di attenta lettura.
La sua città natale, come sempre, ha il privilegio e l’onore di conoscerle in anteprima. Un pubblico numeroso e attento, attraverso tali presentazioni, ha modo di riscoprire e riconoscere personaggi, luoghi e momenti della storia di Terlizzi raccontata nel contesto più ampio delle vicende storiche della Puglia, del Mezzogiorno e dell’Italia.
E’ quanto si è ripetuto il 21 gennaio scorso, nella Sala Eventi di Via Aminale, alla presenza di oltre cinquecento invitati provenienti da diverse province pugliesi e del Commissario prefettizio Mario Volpe, con la presentazione dell’ultimo romanzo storico dal titolo ”Il sacerdote e il calzolaio, dai confini di Puglia ai reali di Piemonte ai tempi dell’Unità d’Italia”, edito dalla Cooperativa culturale R.T.S. e patrocinato dal mensile “Il Confronto”.
Tra i relatori non potevano mancare i concittadini che hanno fatto anch’essi della letteratura la loro seconda attività: Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e notissimo poeta e scrittore e Giuliano Volpe, magnifico rettore dell’Università di Foggia, autore della prefazione del libro. Anche la dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Lucrezia Stellacci ha avuto modo di esprimere il suo compiacimento per una pubblicazione che ha tra i protagonisti il fondatore della prima scuola pubblica terlizzese, Don Ferdinando Fiore.
Ha aperto l’incontro con la sua solita verve narrativa l’amico Nichi Vendola secondo il quale “il vuoto di memoria rende sempre più opaca la nostra epoca e, quindi, bisogna essere grati allo scrittore Gero Grassi che nei suoi libri ripercorre vicende in cui le storie familiari e cittadine s’intrecciano con quelle nazionali e che fanno dell’istruzione, dell’educazione e della scuola il fondamento civile e politico della comunità.
Ha preso la parola, nella sua veste di prefattore dell’opera, l’altro amico dell’autore, Giuliano Volpe, Magnifico Rettore – Università di Foggia, il quale ha introdotto la sua presentazione con la segiuente citazione di Nelson Mandela, secondo cui “La scuola aiuta a crescere e a vivere. L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. E’ grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra”. Queste belle parole - ha continuato – riassumono bene il senso profondo del nuovo libro di Gero Grassi, che narra le vicende reali (raccolte in famiglia dai racconti del bisnonno calzolaio Cosimo Damiano Grasso, del nonno scalpellino Girolamo Grassi e della prozia ostetrica comunale Paolina Grassi), cioè di una modesta famiglia terlizzese negli anni dell’Unità d’Italia.
Ha preso poi la parola l’autore il quale ha ringraziato tutti i presenti ed i relatori ed ha raccontato un po’ la storia dei protagonisti del libro, che, ancora una volta, sono personaggi “normali”: Cosimo Damiano, figlio del calzolaio Domenico Gioacchino e di Paolina Carpino, il quale trova grande compagnia ed affetto in don Ferdinando Fiore, chiamato il Maestro.
“Il prete – racconta l’autore - insegna a Cosimo Damiano a leggere e scrivere, ma anche tanta storia e umanità. Cosimo Damiano impara il mestiere del calzolaio e quando don Ferdinando muore, va a Torino, la vecchia capitale d’Italia, per il servizio di leva. Trova un altro mondo. I Re non ci sono più, ma l’aria che si respira è quella dei Savoia e di Cavour. A Torino Cosimo Damiano vive con Maria Rosaria Del Cielo ed ha il primo figlio sino a che il dolore per la prematura morte della moglie lo riconduce a Terlizzi dove si risposa con Teresa Tuberoso con la quale ha cinque figli: Paolina, Girolamo, Fedele, Giuseppe, Francesco e Antonio. A Terlizzi passa gli anni della prima Guerra Mondiale, vive un clima diverso da quello della mitteleuropea e reale Torino. Assapora sapori ormai dimenticati. Apprende la notizia di Caporetto e del Piave, festeggia la fine della Guerra e il 4 novembre 1918 e pensa di entrare in un mondo migliore. Quando il peggio sembra passato, arriva il fascismo e Cosimo Damiano, che ha superato tante difficoltà, si ammala gravemente. La sera della Festa patronale del 1933, mentre è a casa con figli e nipoti, Cosimo Damiano parla, parla, con gli occhi che luccicano. Sa bene che la sua fine è prossima. Un discorso premonitore che in realtà è un testamento spirituale, che nessuno si è mai ricordato di raccogliere almeno con l’intitolazione di una via a suo imperituro ricordo”.

Nessun commento: