lunedì 21 novembre 2011

PD: CHE COSA VUOI FARE DA GRANDE?

Dopo la “Festa Democratica”, il Partito Democratico locale ha invitato nuovamente iscritti e simpatizzanti a discutere di politica, con particolare riferimento alla mobilitazione nazionale prevista per il 5 novembre prossimo a Roma. Il segretario politico Luigi Gagliardi in una lunga relazione si è fatto interprete della sfiducia prevalente negli italiani a causa della gravità della crisi che sta mettendo in discussione il nostro modello di sviluppo, i nostri stili di vita, la possibilità stessa di progettare il futuro per i nostri giovani. Se non si coglie che tra le ragioni dell’antipolitica – è stato detto nei diversi interventi seguiti – c’è prima di tutto questo scarto, non riusciremo a contrastare la disaffezione, il disimpegno, la campagna qualunquistica del “sono tutti eguali” che, adeguatamente alimentata dalla destra per far dimenticare le colpe e le responsabilità del Governo, rischia di colpire ugualmente maggioranza e opposizione.

Ecco perché dobbiamo fare ogni sforzo – ha detto il capogruppo consiliare Tommaso Loiodice – per dare risposte concrete alle domande, ai problemi quotidiani, alle preoccupazioni delle persone e non perdere mai di vista le ragioni del malessere sociale così diffuso oggi anche nel nostro Comune. A quel malessere – ha risposto la giovane rappresentante dell’esecutivo provinciale – dobbiamo parlare con la manifestazione nazionale del prossimo 5 novembre, mettendo il Pd al servizio di una mobilitazione civile e sociale ampia, indicando le nostre proposte per ricostruire l’Italia, unendo le forze consapevoli dei pericoli che il Paese sta correndo.

Dal Pd e dalle opposizioni – mi permetto di aggiungere – oggi in tanti si attendono una proposta, un progetto, un’iniziativa che possa il più rapidamente possibile chiudere questa stagione asfissiante. Non è tutto nelle nostre mani e la situazione economica e sociale è davvero serissima. Abbiamo fatto e facciamo bene a dire che il Pd è disponibile a contribuire ad un governo nuovo, di emergenza e di transizione che possa fare alcune limitate scelte per la crescita e il lavoro e alcune riforme istituzionali, a cominciare da quelle della legge elettorale.

Contestualmente, non possiamo non lavorare a preparare a preparare un campo e un progetto alternativo a quello del centrodestra a partire dal nostro Comune, con i quali presentarci al voto, quando sarà.

Prima di domandarci “con chi” vogliamo governare l’Italia e Corato, dobbiamo mettere in chiaro “per cosa”, con quali valori, con quali innovazioni. Dovremo essere capaci di realizzare nella nostra città innanzitutto un nuovo “Patto sociale”, che si muova lungo queste direttrici fondamentali: diritti di cittadinanza, lavoro, sviluppo, solidarietà, cultura, legalità, trasparenza, democrazia, pace.

Occorre, pertanto, proseguire senza nessun indugio sulla strada intrapresa di realizzare un nuovo “Patto politico” tra i partiti e i movimenti di ispirazione cattolica, socialriformista, liberaldemocratica e ambientalista, da cui scaturisca un tavolo permanente di confronto programmatico, che vada al di là della contingenza elettorale, per rendere sempre più adeguata la risposta politica alla domanda sociale, soprattutto dei giovani, delle donne e delle fasce più deboli della nostra società.

Nella convinzione, pertanto, che nel nostro Comune serve una Coalizione forte, larga e coesa, che sia centro di alleanze tra partiti, movimenti e forze della società civile, esprimiamo la convinzione che l’Alleanza non avrebbe senso se continuasse a presentarsi all’elettorato come un semplice contenitore di sigle.

La Coalizione dei partiti di opposizione all’attuale Amministrazione comunale deve essere un’alleanza strategica e non un semplice cartello elettorale. Essa deve mirare ad avviare un processo virtuoso di semplificazione politica che la conduca verso sintesi più alte, da verificare nella prossima scadenza elettorale amministrativa.

Questo cammino deve partire dalla città. La partita per il governo amministrativo si gioca sulla capacità di proporre un progetto forte e realizzabile. La sfida dell’alleanza si misura non solo nell’opposizione alla politica penalizzante del Governo nazionale e locale, ma anche nella capacità di proporre una compagine politica alternativa, unita, innovativa, credibile, capace di dialogare al suo interno e con tutti i settori della nostra società.

Il primo obiettivo, che i partiti e i movimenti aderenti alla Coalizione devono impegnarsi a perseguire, deve essere quello di rinnovare la politica, spazzando via con un atto collettivo di volontà e di coerenza, la concezione di una politica intesa come strumento per conquistare il potere da usare come forza, predominio di taluni interessi, con l’esclusione di altri, ma come strumento al servizio di tutti per la soddisfazione dei legittimi bisogni dei cittadini.

Questo è indispensabile se si vuole realmente battere ogni forma di egoismo e di prevaricazione, di qualunquismo, di rassegnazione e di disaffezione, così, purtroppo, fortemente radicati e diffusi tra ampie fasce dell’elettorato.

Bisogna, pertanto, far passare una serie di messaggi molto chiari: ridefinire il ruolo dei partiti, volere rendere trasparente ed efficace la gestione del Comune, adoperarsi per una democrazia più partecipata con la revisione e l’aggiornamento degli “Istituti di partecipazione” previsti dallo Statuto comunale; continuare nella mobilitazione per garantire il diritto di tutti all’ambiente, alla salute, all’istruzione, alla giustizia, al lavoro, ai servizi sociali in favore dei più giovani, degli anziani, degli immigrati e dei più deboli.

Queste comuni volontà e speranze presuppongono, tuttavia, oltre che chiarezza di rapporti ed onestà d’intenti, anche una nuova metodologia a cui improntare l’azione dell’Alleanza.

In questa prospettiva, la Coalizione non può non dotarsi di un insieme di “Regole” che ne disegnino l’organizzazione e il funzionamento e mettano ogni componente in posizione di dialogo costruttivo, nel rispetto delle reciproche posizioni politiche, superando ogni deleteria concezione particolaristica e personalistica del modo di fare politica.

Occorre, in conclusione, una mobilitazione e un progetto per unire ciò che questa destra ha diviso, restituire al Paese e alla nostra città un obiettivo condiviso per il quale battersi, un interesse generale, un’idea del “bene comune”.

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