venerdì 11 marzo 2011

DONNE E IMPEGNO POLITICO: ECCO LE NOSTRE PROPOSTE

All’altra metà del cielo è ancora preclusa la possibilità di realizzare pienamente la propria soggettività.

Ogni anno, la ricorrenza dell’8 marzo accende i riflettori sulla condizione dell’universo femminile. Ma nel turbinio della società dell’immagine, le luci si spengono con analoga velocità. Ed è questo il primo grande scoglio che le istituzioni devono superare, attuando politiche di promozione e valorizzazione che mettano la donna, tutti i giorni dell’anno, al centro della Politica.

Dal punto di vista istituzionale – è noto – e nello specifico del nostro Comune, le lacune da colmare e le incrostazioni da rimuovere sono ancora tante.

Sappiamo bene che il lavoro da compiere per creare parità ed opportunità di genere è lungo e complesso.

La situazione nella nostra città è più ricca di ombre che di luci. I dati sul lavoro sono allarmanti, l’accesso alle istituzioni – altra grande questione – è ostacolato dalla “politica al maschile”, e anche da una legge elettorale che, pur prevedendo la presenza adeguata delle donne nelle liste elettorali, non consente un’adeguata rappresentanza di genere nel Consiglio comunale e nella Giunta comunale. Una situazione questa, che dovrà necessariamente essere sanata in sede di riflessione politica e di revisione dello statuto comunale.

A questo proposito, la nostra associazione, il Centro Studi Politici “A. Moro”, come di consueto, formula ed indirizza agli amministratori comunali, ai partiti ed alla società civile le seguenti proposte:

1. Istituzione di una Commissione consiliare per la parità e pari opportunità integrata da esperte esterne, facenti parte della Consulta appositamente costituita da quasi due anni ma che non è stata ancora insediata;

2. Impegno del sindaco nel coordinare gli orari dei servizi commerciali, dei servizi pubblici, nonché gli orari di apertura al pubblico degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche al fine di armonizzare l’esplicazione dei servizi alle esigenze complessive e generali degli utenti, a tener presente le richieste delle rappresentanze femminili organizzate;

3. Promozione di azioni positive a favore delle donne dipendenti comunali per la realizzazione della parità uomo-donna;

4. In attuazione del principio della pari opportunità, prevedere che nella copertura dei posti di responsabilità dei servizi e degli uffici di qualifiche dirigenziali o di altra specializzazione e nelle nomine degli amministratori delle aziende e delle istituzioni dell’Ente locale siano tenute presenti anche le donne;

5. Al fine di realizzare il riequilibrio della rappresentanza uomo-donna in Consiglio comunale promuovere l’elezione ad assessore anche di donne;

6. Mantenimento della Consulta comunale femminile e previsione della integrazione di tutte le commissioni consiliari con componenti della Consulta stessa in relazione ad argomenti attinenti la condizione femminile.

E’ sperabile che le donne coratine, così come hanno fatto il 13 febbraio scorso in Via Duomo, sull’argomento dovrebbero far salire il tono del dibattito. Se non interverranno sulla questione coraggiose prese di posizione, iniziative individuali e azioni collettive, modifiche dello Statuto comunale ma anche dei comportamenti di ciascuno, temiamo che la questione sia destinata a rimanere tra quelle non ancora risolte nella nostra città.

Il Sindaco, i partiti, le associazioni, le organizzazioni sindacali, economiche e culturali devono cominciare a farsi i conti in tasca e a chiedersi il perché dell’assenza femminile ai vertici delle istituzioni e delle diverse organizzazioni. Ci si deve chiedere perché nella nostra città su trentuno consiglieri comunali soltanto una è la donna eletta e perché nei consigli provinciali e regionali il numero delle donne sia ridottissimo. La pressoché totale assenza delle donne nei luoghi istituzionali costituisce un problema reale: è un problema della democrazia stessa.

Dobbiamo chiederci tutti insieme perché il nostro elettorato non premi le donne. Mancanza di fiducia o autoesclusione? Cause fisiologiche legate al ruolo del sesso femminile (mamma, moglie, ecc.) o fattori socio-culturali, che vedono ancora l’uomo come principale detentore del potere politico? Non può essere che l’elettrice non sentendosi rappresentata politicamente non avverte neppure il bisogno di avvicinarsi alle urne in sede di elezioni, perché disillusa e sfiduciata?

Probabilmente nella nostra realtà cittadina a giocare un ruolo importante è la mentalità non sufficientemente aperta che, talvolta, preclude la strada allo sviluppo ma soprattutto all’emancipazione.

Non solo dunque una questione di “genere” quanto, piuttosto, di civiltà. Su questa assenza invitiamo ad una precisa assunzione di responsabilità donne e uomini di tutte le forze politiche, e proponiamo, nell’immediato, che nelle scelte che porteranno alla formazione della prossima giunta comunale e dei diversi organi di governo della città sia visibile un’azione attenta di recupero di questo vuoto di cittadinanza e di democrazia.

Nonostante gli sforzi e le continue iniziative della F.I.D.A.P.A. e, ultimamente anche dell’A.R.C.I., sempre impegnate sul territorio, nel sociale, nei luoghi di cultura, spendendo incessantemente i propri profili professionali e umani, a Corato manca un vero e proprio movimento politico al femminile impegnato nella valorizzazione delle soggettività femminili.

Occorre, però, lavorare anche negli istituti formativi (scuola, università), nel Consiglio comunale dei ragazzi, ne Forum dei Giovani e nei centri di socializzazione per diffondere un senso nuovo del rispetto e della dignità della persona, di qualunque genere.

Un discorso articolato, meritano poi le problematiche per difendere le donne dalla violenza, dall’abuso, dal mobbing. Si tratta di fenomeni endemici contro i quali non è sufficiente l’indispensabile repressione penale. Ma su questi temi come quelli che favoriscono l’inclusione sociale torneremo ad occuparci in seguito, con la speranza che nel frattempo si apra un confronto aperto con uomini e donne, seguito da scelte istituzionali che segnino una chiara discontinuità con la situazione passata e presente.

Il presidente

Prof. Vito De Leo

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