sabato 12 marzo 2011

L’on. Aldo Moro nel ricordo del prof. Vito De Leo a 33 anni dalla morte

Dove sono? E chi sono i maestri di oggi? Esempi di vita, di professione, di etica? Dove sono i modelli da seguire, da imitare per costruire percorsi ineccepibili che ci orientino, aprendo ai giovani nuovi orizzonti?

La risposta a queste domande l’abbiamo cercata interrogando il prof. Vito De Leo, presidente del Centro Studi Politici intestato al grande statista pugliese, rapito il 16 marzo 1978 e ucciso dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia.

E’ quello che, specialmente in questo triste periodo della vita politica italiana, ci chiediamo con gli amici dell’nostra associazione. Purtroppo il livello politico, culturale ed anche umano degli attori politici del nostro tempo ci lascia ancora senza risposte soddisfacenti. Per trovare qualcuno che meriti l’appellativo di “Maestro” bisogna tornare indietro di oltre trent’anni e ricordare l’uomo “buono e giusto” (Paolo VI).

Quali caratteristiche aveva questo grande uomo politico, di cui quest’anno ricorrono i 33 anni dell’uccisione?

La serietà, la capacità di mettere sul telaio la tela, ce ci si rende conto che ilo lavoro non è stato accurato.

Il coraggio di dire n o. La libertà senza aggettivi. La fede nella cultura e nella religione come presupposto del progresso civile e sociale. Il dialogo e il confronto con tutti. La tolleranza paziente. L’attenzione al prossimo. Il senso del rispetto dell’altro. La logica dell’inclusione,del “noi” e non solo dell’”io”.Una concezione mite della politica. Ogni faziosità fu estranea al suo temperamento, e, più ancora, alla sua idea dell’Italia. Il destino del Paese considerato come sommo bene. Sono questi alcuni dei tanti valori che Moro ci ha trasmesso e dimostrato nei tanti incontri avuti con lui.

Il suo pensiero e il suo ruolo decisivo nella storia della vostra esperienza civile e politica è dunque più vivo che mai?

Sicuramente! Io c’ero nel 1978 ed ho un’esperienza particolare di quei terribili mesi, immediatamente successivi all’ultimo comizio tenuto a Terlizzi l’8 novembre 1977. Ero il più un giovane assessore, con delega alle finanze, della Giunta guidata dal bravo e compianto Salvatore De Chirico. Eravamo quasi alla fine del mandato amministrativo e ci preparavamo a dare conto alla città dei tanti problemi risolti e in via di soluzione in un comizio al quale l’on Moro ci fece l’onore di partecipare, insieme a tutto lo stato maggiore della DC provinciale e regionale, come si evince dalla foto. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che a distanza di quattro mesi, il 16 marzo 1978, sarebbe stato rapito e i cinque uomini della scorta trucidati senza pietà.

Il Centro Studi Politici, di cui lei è presidente come intende ricordarne la figura umana e politica?

Per onorare la memoria di questo statista saggio e lungimirante, l’associazione – come fa da oltre un trentennio – si propone di essere un punto di osservazione e di studio per nuove prospettive e nuovi progetti per l’immediato futuro culturale e sociale delle nostre comunità, collaborando con l’on. Gero Grassi e partecipando alle iniziative promosse dal locale Centro Studi Aldo Moro”Quarta fase”, presieduto dal dr. Pasquale de Palma, sempre attingendo al grande serbatoio della storia possibili risposte e probabili spunti di riflessione sugli anni settanta e sull’indimenticabile statista pugliese.

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