sabato 12 marzo 2011

Lettera aperta ai nuovi condirettori editoriali

Carissimi amici Giuseppe Di Bisceglie e Rosalba Cavuoto,

consentite ad un vecchio collaboratore ed attento lettore dello storico “Lo Stradone” di rivolgervi non solo gli auguri di buon lavoro, ma anche le mie più sincere congratulazioni per il rinnovamento ed il cambiamento di cui avete dato prova con competenza ed intelligenza nel vostro primo numero di marzo 2011.

Senza nulla togliere a chi vi ha preceduto ed all’attuale redazione egregiamente guidata dal vicedirettore Marina Labartino, che ne garantisce con apprezzabile costanza la continuità, così come ha fatto con il vostro stimatissimo predecessore Domenico Fino, esprimo la mia personale convinzione che i giornalisti – e voi tra questi – non fanno un mestiere, ma svolgono una missione.

Già da questo primo numero avete voluto dimostrare la vostra visione “alternativa” a quelle imperanti nella carta stampata, asservite alla notizia - spettacolo e alla notizia – profitto, dando voce a chi è ritenuto o risulta debole agli occhi del nostro mondo cittadino, portando a conoscenza di tutti le concrete testimonianze di solidarietà, privilegiando le “buone” notizie.

Conoscendovi ormai da tempo, posso testimoniare che siete tutti impegnati, come nel passato, con abilità e sacrificio, a farvi soggetti attivi all’interno della nostra comunità, a diventare punto di riferimento informativo e culturale, strumento di partecipazione popolare.

Sono sicuro che non vi mancherà mai il coraggio di dire la verità, senza cadere nell’enfatizzazione delle informazioni nelle quali prevale la voglia di “emozionare”, di trascinare gli umori della piazza, senza la minima preoccupazione di offrire l’aiuto di un qualche approfondimento.

Anche il vostro periodico, come i tanti presenti nella nostra città, esprime il patrimonio vitale e culturale del territorio di riferimento. Lo fa in diversi modi: raccontando la vita culturale, civile, sociale, economica e politica del nostro Comune; raccontando la vita di tutti, rendendo protagonisti coloro che non hanno voce; nel raccontare coinvolgete, insomma, la comunità a tutti i livelli, i giovani come voi in particolare, speranza di un buon futuro.

Informando in modo completo e corretto, continuerete a rendere coscienti i cittadini dei fatti e dei problemi del nostro ambiente, favorendo così la partecipazione civile. Ma con il vostro lavoro svolgete anche un’opera di controllo sociale: contribuite, cioè, al miglioramento della vita comune, assumendovi la responsabilità di farvi pubblica coscienza critica. Vi fate luogo di presenza e promozione attiva dei vari soggetti sociali; strumenti di espressione della base popolare, attivando la partecipazione alla gestione della cosa pubblica; vi proponete come luogo di confronto favorendo la maturazione civile dei lettori. In tal modo,

svolgete un vero e proprio servizio democratico. Vi ponete, insomma, come strumento di servizio per offrire alla comunità locale tutte le informazioni (comprese quelle pubblicitarie) utili a migliorare il vivere comune.

Così facendo tutti potranno sentirsi coinvolti e percepire il mensile come proprio, se non sempre condividendo il punto di vista da cui si pone, almeno come luogo di crescita nel confronto attorno a valori condivisi.

Questo lavoro di coinvolgimento, di inculturazione, di trasmissione e di presenza attiva voi lo svolgete tramite l’informazione, cioè tramite il racconto. E, nell’esercizio del raccontare, adottate il metodo dello “scrivere chiaro”. Un linguaggio comprensibile, infatti, non è solo una questione tecnica mirata al miglior consumo del prodotto giornale e quindi, in ultima istanza, al ritorno economico, ma è soprattutto un impegno etico e democratico verso le classi più deboli che diversamente rischiano di restare emarginate dalla comunicazione e quindi dal loro ambiente sociale.

Nell’attuale mondo globalizzato la gente sente sempre più il bisogno di radicarsi nel proprio territorio, riscoprendo e valorizzando le tradizioni locali. Di fronte ad una tale situazione, si aprono buone prospettive e interessanti spazi per la nostra stampa locale, di cui “Lo Stradone” è il più antico e riconosciuto esponente.

L’attuale è dunque, un tempo favorevole per cui bisogna guardare al futuro con speranza e voi la rappresentate degnamente.

In conclusione, il punto massimo di successo che vi auguro è divenire strumento di identificazione per il gruppo sociale che abita il nostro territorio, che lo senta proprio, che lo senta una sorta di proprio vessillo, di cui sentirsi orgoglioso. A questo punto, nessuno potrà più contrastarlo.

Vito De Leo

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