Secondo le statistiche settimanali che
vengono illustrate nei vari talk show televisivi oltre il 40% degli elettori
con molta probabilità non andrà a votare il 24 e 25 febbraio prossimi per l’elezione del nuovo
Parlamento. Anche a Corato, che è uno dei Comuni pugliesi nei quali si andrà a
votare il 26 e il 27 maggio per eleggere il sindaco ed il Consiglio comunale,
stando ai colloqui occasionali che si è soliti fare davanti ad una tazza di
caffè, non c’è da stare tanto allegri.
Le cause addotte dai cittadini
interpellati sulla propria disponibilità a recarsi alle urne sembrano essere molte:
disorientamento, caos liste, numero eccessivo di candidati sconosciuti, scarsa
presenza femminile, voto anticipato rispetto alla naturale scadenza del 2013, ritardo
nella presentazione dei programmi elettorali, mancato coinvolgimento nella
redazione degli stessi, disaffezione per la politica, dubbi sulla possibilità
reale di vedere affermata un nuova classe dirigente, capace di affrontare e
risolvere i tanti problemi della nazione e del territorio.
Sono tanti, purtroppo, gli elettori che si
chiedono: “Devo andare a votare?” o meglio “Perché dovrei votare?” e ci sono
anche quelli che una volta entrati nella cabina elettorale “votano scheda
bianca”, come hanno dimostrato le precedenti consultazioni.
Quale può essere - ci siamo chiesti più volte come Centro Studi Politici
“A. Moro” – la strada da percorrere per eliminare questa dissociazione tra la
gente e la politica, tra il popolo e le istituzioni e per restituire
credibilità e fiducia ai partiti?
Innanzitutto eliminare il conflitto con gli
interessi di parte sempre è più profondi, aggressivi e laceranti, superare la
concezione di “vita pubblica” che rifiuta il dialogo, il confronto delle idee,
che rifiuta, cioè, la democrazia partecipata e popolare, dove la collegialità è
alla base delle decisioni degli organi istituzionali di partito e di governo a
tutti i livelli: nazionale, regionale, provinciale e locale.
E’ necessario, allora che la cosa pubblica
venga sottratta al potere personale e venga portata dentro le istituzioni alla
luce del sole, secondo le norme e le regole democratiche previste dalla
Costituzione, dagli Statuti e dai
rispettivi regolamenti.
Perché questo perverso sistema di
“persona” che occupa le istituzioni e la società negando i valori e i principi
della democrazia, non può non procurare seri guasti alla convivenza civile e
allo sviluppo della società e della comunità locale. Pertanto, esso va
decisamente rimosso. Quanti dei tanti candidati alla Camera e al Senato e dei
tanti candidati sindaci di cui cominciamo ad vere sentore, al di là delle
scontate promesse elettorali, vorranno, potranno e riusciranno a farlo? In
attesa di vederne uno di loro all’opera, ci permettiamo come Centro Studi
Politici “A. Moro” di suggerire ai tanti elettori delusi e depressi qualche
idea, soprattutto in vista delle elezioni amministrative di maggio.
A nostro modesto parere non c’è che un
modo per reagire a questo modo di fare politica ingiusto ed antidemocratico:
celebrare i congressi nei partiti, favorire l’ingresso delle nuove generazioni,
suggerire soluzioni ai problemi del paese, partecipare alla vita amministrativa
subito dopo il voto, collaborare con gli amministratori ed i consiglieri
comunali, consolidare e rafforzare gli spazi di protagonismo, di partecipazione
e di democrazia, cominciando a costruire ampie e visibili mobilitazioni intese
come momenti di allargamento e di condivisione di una coscienza critica sempre
più diffusa, di una consapevolezza sempre più matura del ruolo realmente decisivo
che può svolgere un movimento di cittadini deciso ad uscire dal letargo, senza
nascondersi dietro un’inutile scheda bianca.
Come Centro Studi Politici “A. Moro” rinnoviamo l’auspicio, formulato in
varie occasioni, che tutti gli eletti a qualsiasi livello ed i rispettivi
collaboratori politici ed istituzionali:
a)
ispirino
il proprio stile politico all’onestà e alla sobrietà;
b)
mantengano
con i cittadini un rapporto corretto, senza limitarsi alle scadenze elettorali;
c)
non
abusino della loro autorità o carica istituzionale per trarne privilegi;
d)
rifiutino una gestione oligarchica o
clientelare del potere, logiche di scambio o pressioni indebite;
e)
non appartengano ad associazioni che
comportino un vincolo di segretezza o comunque a carattere riservato, ovvero
che comportino forme di mutuo sostegno, tali da porre in pericolo il rispetto
dei principi di uguaglianza di fronte alla legge e di imparzialità delle
pubbliche istituzioni;
f)
svolgano
la campagna elettorale con correttezza ed un uso ponderato e contenuto delle
risorse, finanziate in modo trasparente e sempre accompagnate da un rendiconto
finale, senza avvalersi per fini personali della pubblicità o comunicazione
istituzionali;
g)
si
impegnino, inoltre, ad evitare forme di propaganda invasiva, nel rispetto dell’ambiente
e del decoro urbano;
h)
promuovano
le candidature di donne e giovani e lavorino per la creazione di tutte le
condizioni per la loro elezione;
i)
garantiscano
la parità di genere negli organi amministrativi e politici.
Il
carattere dichiaratamente “aperto” della proposta consente ed invita a
suggerimenti migliorativi. Il nostro auspicio è che partiti ed eletti siano
all’altezza dei bisogni e delle aspettative della comunità che si andrà ad
amministrare e che privilegino sempre obiettivi e contenuti coerenti con gli
indirizzi generali dei programmi sui quali si è chiesto il consenso elettorale.
Sperando di aver dato indicazioni utili,
ci auguriamo che il futuro sia migliore del passato. Ai posteri l’ardua
sentenza!