Com’è
noto, alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio p.v. seguiranno quelle
amministrative fissate dal Viminale per il 26 e 27 maggio. Potrà essere questa un’occasione concreta per contribuire
alla creazione di una nuova stagione di civismo e di esercizio di
responsabilità civile.
Come Centro Studi
Politici “A. Moro” continuiamo ad insistere affinché le forze politiche e
sociali comincino finalmente ad avviare
un processo di formazione continua, che metta al centro il territorio come
luogo privilegiato del fare politica, dove intercettare aspettative e bisogni
delle persone, per tradurli in risposte politiche concrete.
Le ragioni che ci
spingono a rinnovare tale sollecitazione sono varie. L’obiettivo da
condividere, al di là delle identità e dei programmi di ciascuna forza
politica, deve essere quello di contrastare l’attuale tendenza dei partiti alla
chiusura oligarchica che sta impedendo una reale, democratica, trasparente e
meritocratica selezione della nostra classe dirigente. Le organizzazioni
politiche oggi non garantiscono più una preparazione adeguata avendo perso di
fatto ogni vocazione pedagogica. L’attenzione dei partiti si è spostata dalla
formazione al consenso, alla sua cattura, delegando ad altre agenzie (famiglia,
movimenti, associazioni) la socializzazione politica di base.
Le stesse logiche
interne di cooptazione oggi favoriscono la selezione e l’emergere dei soggetti
più “accreditati” e non di quelli effettivamente più motivati e preparati,
degradando di fatto la politica a pura tecnica del potere e gestione
dell’esistente. Ciò spiega la facilità con cui i poteri “forti” riescano a
penetrare nei meccanismi della politica generando gli intrecci degenerati che
conosciamo bene. Noi siamo convinti che queste siano le ragioni principali
della crisi dei partiti perché riflettono paradossalmente la perdita della
dimensione politica, dello stare nella polis, del loro stesso agire, diventato
solo istituzionale.
In considerazione di queste carenze, bisogna far comprendere la
politica, al di là delle rappresentazioni semplificate dei media, in modo tale
da saper agire al suo interno con consapevolezza e competenza, influendo così
nei suoi processi selettivi.
Il corso di formazione
politica realizzata dai Giovani Democratici nel 2010 al quale abbiamo offerto
con entusiasmo il nostro contributo non ha avuto più seguito. Non ci risulta
che altre formazioni politiche e sociali ne abbiano seguito l’esempio. E’ ora
produrre ulteriori tentativi per far sì che i giovani e le donne, in
particolare, che sono i maggiori esclusi dalla piena ed effettiva
partecipazione, colmino allo scopo quel deficit che è prima di tutto culturale
e formativo.
Il programma del corso di
formazione che proponiamo deve essere
indirizzato ad una conoscenza della politica nelle sue dimensioni costitutive
(istituzionali e culturali) e di orientamento alle scelte
politico-amministrative. Si risponderebbe così ad un diffuso bisogno di
conoscenza e formazione presente sia nel nuovo protagonismo sociale – espresso
dai movimenti e dalle varie forme di cittadinanza attiva - sia nel mondo
professionale che vede nella politica opportunità di crescita e di confronto.
Per innescare la
scintilla suggeriamo di partire dalle esperienze, da esempi di buona politica,
cercando di ricostruire e riscoprire anche un patrimonio di idee, culturale e
storico, avvalendosi di esperti e di intellettuali che hanno dato il loro
contributo su questi temi.
Con il processo di
“rigenerazione” politica auspichiamo, insomma, il rilancio di un dialogo
costante tra amministratori e partiti e in modo da favorire un approccio alla
politica dal basso attorno alle seguenti parole-chiave: territorio, comunità,
rete e partecipazione. Sono questi, infatti, i pilastri del pensiero politico
democratico, come lo intendiamo noi, un pensiero forte e aperto in grado di
governare processi complessi che richiedono a livello locale risposte non
fondate sulla paura e sulla chiusura, ma soluzioni trasparenti, efficaci e
durature.
Per portare a termine
quest’opera di riedificazione degli edifici del vivere civile occorre partire
con il restauro dell’immagine della politica, scrostandola dalla miriade di
agenti corrosivi stratificatisi nel tempo e restituendole credibilità, fiducia
e rispetto, con impegno, competenza e serietà. In virtù di ciò è necessario
recuperare il ruolo e la funzione della politica rammentandole, in ogni
momento, le responsabilità e gli scopi per cui nasce, sindacandone
costantemente l’operato.
In sintesi, si tratta
di costituire un vero e proprio “Laboratorio Democratico” con il compito di
responsabilizzare le classi dirigenti invitandole ad avere un occhio
particolare alle tematiche giovanili, culturali e sociali; risvegliare il
civismo dei cittadini con l’abbattimento di barriere culturali e la
partecipazione diretta, contribuire alla crescita della comunità cittadina
mediante la valorizzazione delle sue risorse culturali, umane ed ambientali e
mediante il ripristino di un’organica ed intelligente convivenza sociale da
rivitalizzare in ogni suo momento.
Il grande giurista
Gustavo Zagrebelsky ha detto: “Essere democratici vuol dire assumere nella
propria condotta la democrazia come ideale da tradurre e mettere in pratica in
ogni momento della propria vita”.
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