domenica 27 gennaio 2013

LA SCUOLA DI FORMAZIONE POLITICA COME LABORATORIO DEMOCRATICO



Com’è noto, alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio p.v. seguiranno quelle amministrative fissate dal Viminale per il 26 e 27 maggio. Potrà essere questa un’occasione concreta per contribuire alla creazione di una nuova stagione di civismo e di esercizio di responsabilità civile.
     Come Centro Studi Politici “A. Moro” continuiamo ad insistere affinché le forze politiche e sociali comincino finalmente  ad avviare un processo di formazione continua, che metta al centro il territorio come luogo privilegiato del fare politica, dove intercettare aspettative e bisogni delle persone, per tradurli in risposte politiche concrete.
     Le ragioni che ci spingono a rinnovare tale sollecitazione sono varie. L’obiettivo da condividere, al di là delle identità e dei programmi di ciascuna forza politica, deve essere quello di contrastare l’attuale tendenza dei partiti alla chiusura oligarchica che sta impedendo una reale, democratica, trasparente e meritocratica selezione della nostra classe dirigente. Le organizzazioni politiche oggi non garantiscono più una preparazione adeguata avendo perso di fatto ogni vocazione pedagogica. L’attenzione dei partiti si è spostata dalla formazione al consenso, alla sua cattura, delegando ad altre agenzie (famiglia, movimenti, associazioni) la socializzazione politica di base.
     Le stesse logiche interne di cooptazione oggi favoriscono la selezione e l’emergere dei soggetti più “accreditati” e non di quelli effettivamente più motivati e preparati, degradando di fatto la politica a pura tecnica del potere e gestione dell’esistente. Ciò spiega la facilità con cui i poteri “forti” riescano a penetrare nei meccanismi della politica generando gli intrecci degenerati che conosciamo bene. Noi siamo convinti che queste siano le ragioni principali della crisi dei partiti perché riflettono paradossalmente la perdita della dimensione politica, dello stare nella polis, del loro stesso agire, diventato solo istituzionale.
     In considerazione di queste carenze, bisogna far comprendere la politica, al di là delle rappresentazioni semplificate dei media, in modo tale da saper agire al suo interno con consapevolezza e competenza, influendo così nei suoi processi selettivi.
     Il corso di formazione politica realizzata dai Giovani Democratici nel 2010 al quale abbiamo offerto con entusiasmo il nostro contributo non ha avuto più seguito. Non ci risulta che altre formazioni politiche e sociali ne abbiano seguito l’esempio. E’ ora produrre ulteriori tentativi per far sì che i giovani e le donne, in particolare, che sono i maggiori esclusi dalla piena ed effettiva partecipazione, colmino allo scopo quel deficit che è prima di tutto culturale e formativo.
     Il programma del corso di formazione che proponiamo  deve essere indirizzato ad una conoscenza della politica nelle sue dimensioni costitutive (istituzionali e culturali) e di orientamento alle scelte politico-amministrative. Si risponderebbe così ad un diffuso bisogno di conoscenza e formazione presente sia nel nuovo protagonismo sociale – espresso dai movimenti e dalle varie forme di cittadinanza attiva - sia nel mondo professionale che vede nella politica opportunità di crescita e di confronto.
     Per innescare la scintilla suggeriamo di partire dalle esperienze, da esempi di buona politica, cercando di ricostruire e riscoprire anche un patrimonio di idee, culturale e storico, avvalendosi di esperti e di intellettuali che hanno dato il loro contributo su questi temi.
     Con il processo di “rigenerazione” politica auspichiamo, insomma, il rilancio di un dialogo costante tra amministratori e partiti e in modo da favorire un approccio alla politica dal basso attorno alle seguenti parole-chiave: territorio, comunità, rete e partecipazione. Sono questi, infatti, i pilastri del pensiero politico democratico, come lo intendiamo noi, un pensiero forte e aperto in grado di governare processi complessi che richiedono a livello locale risposte non fondate sulla paura e sulla chiusura, ma soluzioni trasparenti, efficaci e durature.
     Per portare a termine quest’opera di riedificazione degli edifici del vivere civile occorre partire con il restauro dell’immagine della politica, scrostandola dalla miriade di agenti corrosivi stratificatisi nel tempo e restituendole credibilità, fiducia e rispetto, con impegno, competenza e serietà. In virtù di ciò è necessario recuperare il ruolo e la funzione della politica rammentandole, in ogni momento, le responsabilità e gli scopi per cui nasce, sindacandone costantemente l’operato.
     In sintesi, si tratta di costituire un vero e proprio “Laboratorio Democratico” con il compito di responsabilizzare le classi dirigenti invitandole ad avere un occhio particolare alle tematiche giovanili, culturali e sociali; risvegliare il civismo dei cittadini con l’abbattimento di barriere culturali e la partecipazione diretta, contribuire alla crescita della comunità cittadina mediante la valorizzazione delle sue risorse culturali, umane ed ambientali e mediante il ripristino di un’organica ed intelligente convivenza sociale da rivitalizzare in ogni suo momento.
     Il grande giurista Gustavo Zagrebelsky ha detto: “Essere democratici vuol dire assumere nella propria condotta la democrazia come ideale da tradurre e mettere in pratica in ogni momento della propria vita”.

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