Siamo ormai giunti al capolinea dopo una campagna
elettorale che ha visto fronteggiarsi sette candidati sindaci, 17 liste e 390
candidati al Consigli comunale. Come Centro Studi Politici “A. Moro” ci siamo
chiesti: “Come si comporteranno gli elettori, soprattutto i giovani, le donne,
gli anziani (notoriamente lontani dal “Palazzo” e dalle sue consorterie) al
momento del voto, impossibilitati a conoscere a fondo il curriculum vitae di
tantissimi candidati concorrenti alla massima assise cittadina?”.
Non mi
meraviglierei che, come è accaduto per le elezioni politiche del febbraio
scorso, anche questa volta un terzo degli elettori si astenga dall’andare a
votare o voti scheda bianca. E’ vero che la disaffezione alla politica è un
fenomeno con il quale quasi tutti i partiti stanno facendo i conti. Secondo
alcuni analisti questo è dovuto per lo più al sistema maggioritario all’italiana
che, soprattutto nei Comuni, ha cancellato la funzione d’intermediazione dei
partiti, a tutto vantaggio del rapporto tra sindaci ed elettori.
Ci sono
persone che arrivano all’astensione, all’annullamento o alla scheda bianca dopo
un lungo percorso. In quel caso, la scelta è un segnale di neutralità, valido
come un voto. Nel contatto quotidiano
con i nostri concittadini ho registrato alcune
affermazioni che riporto qui di seguito e alle quali ho risposto in questo
modo:
1. Tanto il
mio voto non conta nulla. L’errore è
considerare il gioco democratico come “altro da sé”,
come se nelle urne le schede altrui contassero più
della nostra. Quella da molti sfruttata come “anti-politica” è in realtà un
bisogno di partecipazione politica. Le elezioni sono il primo modo di incarnare
questa partecipazione. Può sembrare vuota retorica, non lo è. Chiedilo a chi è
andato a votar al referendum del 1946.
2.
Tanto sono tutti uguali. Sicuro
di esserti informato abbastanza? Nessuna differenza sulla legalità,
sul precariato, sulle politiche sociali? Nessuna differenza
tra i candidati sindaci a livello personale? Leggiti le liste dei candidati,
leggi i programmi, cerca le biografie dei candidati, informati da fonti di
destra e di sinistra. Fatti il tuo giudizio. Se per decine di migliaia di
persone la differenza tra gli uni e gli altri c’è, ed è anche parecchia, non
sono loro a non capire. Forse sei tu a non sapere, o a fidarti troppo di chi ti
dice che, tanto, sono tutti uguali.
3.
Ma io sono disilluso dalla mia parte politica. Si sa,
la politica - tanto da un lato quanto dall’altro -
non ha dato una buona prova di sé. Però questa volta
sia il centrosinistra che il centrodestra rappresentano alternative più forti
che in precedenza, perché non vanno da soli ma in coalizioni abbastanza ampie. Al
di fuori ci sono invece forze che hanno riguadagnato la loro identità, non
dovendola diluire in misture improbabili. Senza contare un totale di sette candidati sindaci, spesso rappresentanti delle
più pittoresche istanze. Le alternative non mancano.
4.
Ma nessuno mi rispecchia al 100%. Cercare
il partito adatto è come cercare la donna/l’uomo
ideale: se si guardano le cose che dividono e non
quelle che accomunano, si finisce per rimanere soli. A volte è normale votare
“contro” un progetto, può capitare di dover turarsi (alla Montanelli) il naso e
scegliere il male minore. E ritorniamo al punto 2: informati, e vedrai che non
sei veramente equidistante. Se poi si vuole che un partito o una parte politica
ci rispecchi di più, l’unica cosa possibile è impegnarsi direttamente, magari
fin dal livello locale. Chiaro: se noi non facciamo niente, non si può dire che
nessuno fa niente per noi.
5.
Ma se io mi astengo, lancio un messaggio.
Teoricamente forse sì, a te stesso. Ma non si vede
perché mentre l’esprimere un diritto non dovrebbe
contare nulla (vedi punto 1), non esprimerlo dovrebbe avere insito un qualche
messaggio. Alla fine sarai un numero nella riga più in basso. Con l’aggravante
che è la riga che non esprime nulla, perché quelli sopra avranno deciso per te.
Insomma non
votare, o annullare la scheda, sono scelte legittime e rispettabili. Dovrebbero
però essere figlie di un processo lungo di riflessione e confronto, e non di
qualche “vaffa” del momento. Pensateci. E buon voto, per chiunque lo
esprimiate.
Albert Einstein disse ”Non
pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo...” .
Basta lamentarsi! E' ora di adoperarsi per portare un reale cambiamento dello
stato delle cose.
Risulta
ai più evidente il diffuso senso di sfiducia verso la possibilità che le cose
cambino. Dobbiamo invece sperare e credere nella possibilità che le persone
possono fare la differenza..
Rinunciare al diritto-dovere di recarsi
alle urne in quanto disgustati e sfiduciati non è una soluzione ma un
atteggiamento pari al voltare le spalle dinanzi i problemi. Non votare non
cambierà nulla, al contrario, favorirà dinamiche già sperimentate che non
possono aiutarci come cittadini o ancor peggio soddisfare le esigenze della
città.
Trincerarsi dietro scelte astensionistiche
o di contestazione antipolitiche altro non è che un piccolo gesto che favorirà
i big e quindi gli uscenti che vedranno abbassare il quorum per essere
rieletti!
La giusta reazione è invece esporsi,
proporsi, partecipare. La storia c'insegna che in politica gli spazi lasciati
liberi vengono comunque e sempre occupati.
Riflettete, mancano solo pochi giorni al
voto!
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