martedì 4 giugno 2013

LETTERA APERTA AL PARTITO DEL NON-VOTO



Siamo ormai giunti al capolinea dopo una campagna elettorale che ha visto fronteggiarsi sette candidati sindaci, 17 liste e 390 candidati al Consigli comunale. Come Centro Studi Politici “A. Moro” ci siamo chiesti: “Come si comporteranno gli elettori, soprattutto i giovani, le donne, gli anziani (notoriamente lontani dal “Palazzo” e dalle sue consorterie) al momento del voto, impossibilitati a conoscere a fondo il curriculum vitae di tantissimi candidati concorrenti alla massima assise cittadina?”.
     Non mi meraviglierei che, come è accaduto per le elezioni politiche del febbraio scorso, anche questa volta un terzo degli elettori si astenga dall’andare a votare o voti scheda bianca. E’ vero che la disaffezione alla politica è un fenomeno con il quale quasi tutti i partiti stanno facendo i conti. Secondo alcuni analisti questo è dovuto per lo più al sistema maggioritario all’italiana che, soprattutto nei Comuni, ha cancellato la funzione d’intermediazione dei partiti, a tutto vantaggio del rapporto tra sindaci ed elettori.
     Ci sono persone che arrivano all’astensione, all’annullamento o alla scheda bianca dopo un lungo percorso. In quel caso, la scelta è un segnale di neutralità, valido come un voto. Nel contatto quotidiano
con i nostri concittadini ho registrato alcune affermazioni che riporto qui di seguito e alle quali ho risposto in questo modo:
1.      Tanto il mio voto non conta nulla.  L’errore è considerare il gioco democratico come “altro da sé”,
come se nelle urne le schede altrui contassero più della nostra. Quella da molti sfruttata come “anti-politica” è in realtà un bisogno di partecipazione politica. Le elezioni sono il primo modo di incarnare questa partecipazione. Può sembrare vuota retorica, non lo è. Chiedilo a chi è andato a votar al referendum del 1946.
2.      Tanto sono tutti uguali. Sicuro di esserti informato abbastanza? Nessuna differenza sulla legalità,
sul precariato, sulle politiche sociali? Nessuna differenza tra i candidati sindaci a livello personale? Leggiti le liste dei candidati, leggi i programmi, cerca le biografie dei candidati, informati da fonti di destra e di sinistra. Fatti il tuo giudizio. Se per decine di migliaia di persone la differenza tra gli uni e gli altri c’è, ed è anche parecchia, non sono loro a non capire. Forse sei tu a non sapere, o a fidarti troppo di chi ti dice che, tanto, sono tutti uguali.
3.      Ma io sono disilluso dalla mia parte politica. Si sa, la politica - tanto da un lato quanto dall’altro -
non ha dato una buona prova di sé. Però questa volta sia il centrosinistra che il centrodestra rappresentano alternative più forti che in precedenza, perché non vanno da soli ma in coalizioni abbastanza ampie. Al di fuori ci sono invece forze che hanno riguadagnato la loro identità, non dovendola diluire in misture improbabili.  Senza contare un totale di sette  candidati sindaci, spesso rappresentanti delle più pittoresche istanze. Le alternative non mancano.
4.      Ma nessuno mi rispecchia al 100%. Cercare il partito adatto è come cercare la donna/l’uomo
ideale: se si guardano le cose che dividono e non quelle che accomunano, si finisce per rimanere soli. A volte è normale votare “contro” un progetto, può capitare di dover turarsi (alla Montanelli) il naso e scegliere il male minore. E ritorniamo al punto 2: informati, e vedrai che non sei veramente equidistante. Se poi si vuole che un partito o una parte politica ci rispecchi di più, l’unica cosa possibile è impegnarsi direttamente, magari fin dal livello locale. Chiaro: se noi non facciamo niente, non si può dire che nessuno fa niente per noi.
5.      Ma se io mi astengo, lancio un messaggio. Teoricamente forse sì, a te stesso. Ma non si vede
perché mentre l’esprimere un diritto non dovrebbe contare nulla (vedi punto 1), non esprimerlo dovrebbe avere insito un qualche messaggio. Alla fine sarai un numero nella riga più in basso. Con l’aggravante che è la riga che non esprime nulla, perché quelli sopra avranno deciso per te.
     Insomma non votare, o annullare la scheda, sono scelte legittime e rispettabili. Dovrebbero però essere figlie di un processo lungo di riflessione e confronto, e non di qualche “vaffa” del momento. Pensateci. E buon voto, per chiunque lo esprimiate.
     Albert Einstein  disse ”Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo...” .  Basta lamentarsi! E' ora di adoperarsi per portare un reale cambiamento dello stato delle cose.
Risulta ai più evidente il diffuso senso di sfiducia verso la possibilità che le cose cambino. Dobbiamo invece sperare e credere nella possibilità che le persone possono fare la differenza..
     Rinunciare al diritto-dovere di recarsi alle urne in quanto disgustati e sfiduciati non è una soluzione ma un atteggiamento pari al voltare le spalle dinanzi i problemi. Non votare non cambierà nulla, al contrario, favorirà dinamiche già sperimentate che non possono aiutarci come cittadini o ancor peggio soddisfare le esigenze della città.
     Trincerarsi dietro scelte astensionistiche o di contestazione antipolitiche altro non è che un piccolo gesto che favorirà i big e quindi gli uscenti che vedranno abbassare il quorum per essere rieletti!
     La giusta reazione è invece esporsi, proporsi, partecipare. La storia c'insegna che in politica gli spazi lasciati liberi vengono comunque e sempre occupati.
     Riflettete, mancano solo pochi giorni al voto!

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