giovedì 13 giugno 2013

LETTERA APERTA AI NUOVI AMMINISTRATORI COMUNALI




     All’indomani della proclamazione ufficiale del risultato del ballottaggio nel quale è risultato eletto il 140° sindaco di Corato nella persona dell’avv. Renato Bucci e in attesa di conoscere i componenti della sua giunta, “in cui saranno presenti delle donne e dei giovani, ispirata ai principi di competenza, limpidezza morale e rappresentatività”, come Centro Studi Politici “A. Moro” desideriamo continuare ad offrire il nostro contributo di idee e di proposte.
     Com’è noto, dei 390 candidati al Consiglio comunale presenti nelle 17 liste elettorali soltanto in 24 potranno occupare i seggi presenti nella bellissima sala consiliare. Al di là delle loro appartenenze, distinzioni politiche, esperienze e competenze, saremmo lieti che attraverso il loro impegno quotidiano emerga una nuova idea di politica, fatta di buoni esempi e di capacità al servizio del cittadino, attraverso la quale uscire dallo stallo politico ed economico e capace di riavvicinare i giovani alla politica.
     Recenti statistiche dimostrano che i giovani provano sempre maggiore disaffezione verso la politica. Sentimenti del genere non possono essere giustificati, ma vanno capiti. Occorre fornire buoni esempi di sobrietà e di capacità a trattare i problemi. C’è bisogno di disegnare una visione precisa della città che verrà, senza limitarsi a qualche singolo problema, ma riorganizzando il Comune a 360 gradi. Dovrà essere questo il compito dei nostri nuovi amministratori, soprattutto dei più giovani.
     Se da una parte ci sono i delusi della politica, dall’altra – abbiamo visto – ci sono stati tanti giovani che hanno deciso di impegnarsi nell’amministrazione comunale, alcuni dei quali rappresentano ricchezze inespresse o non sviluppate. Questi giovani, che hanno messo la faccia, hanno bisogno di un bagaglio di esperienze e di possibilità che le istituzioni e i partiti politici dovrebbero saper fornire e sfruttare, facendosi carico, tutti insieme, di istanze di ammodernamento della pubblica amministrazione e soprattutto della possibilità di uscire fuori dall’impossibilità di fare.
     Il Comune costituisce uno dei livelli istituzionali fondamentali, anzi il livello di governo più vicino al cittadino. Ad esso la legislazione assegna compiti crescenti, avendone fatta l’istituzione che gestisce gran parte dei servizi, in particolare quelli diretti alla persona.
     La mia antica esperienza di amministratore comunale mi consente di ricordare che in una città esistono esigenze inevase e scelte perfettibili, che riguardano le architetture tecnologiche, i sistemi di conoscenza interna, le modalità di erogazione dei servizi ai cittadini, il monitoraggio dei flussi finanziari, la ristrutturazione del debito e degli oneri finanziari.
     Sarebbe interessante se su questa linea si muovessero, a partire da subito, i partiti, i movimenti, le associazioni civiche, le Consulte comunali offrendo un’articolata panoramica delle capacità normative, degli ambiti operativi, delle funzioni, delle attribuzioni e delle articolazioni del Comune. Farebbero una cosa sicuramente utile per tutti coloro che sono istituzionalmente impegnati e per coloro che vorranno esserlo in futuro per dare risposte corrette ed esaurienti ai cittadini-interlocutori.
     Potrebbe essere questo un modo per applicare una delle principali disposizioni del Titolo V della Costituzione, che all’art.118 attribuisce ai Comun i, sulla base dei principi di differenziazione e adeguatezza delle funzioni amministrative, la facoltà di realizzare la sussidiarietà orizzontale e verticale.
     Chi s’impegna in politica, a qualsiasi livello, ha bisogno di due tipi di competenze: quelle di tipo tecnico legate al funzionamento pratico della pubblica amministrazione, che si possono apprendere attraverso l’esperienza o con percorsi didattici ad hoc, ed un ottimo esempio. Sono proprio queste le migliori scuole.
    D’altra parte, c’è un bagaglio di competenze che non si possono insegnare, come la capacità di saper comunicare, di stare in mezzo alle persone, di portare avanti delle idee. Per me questo vuol dire fare politica e per fare questo bisogna avere passione. A Palazzo di Città cambierà anche il modo di fare comunicazione ha dichiarato Renato Bucci all’indomani della sua elezione: «Il mio obiettivo è quello di comunicare non solo per informare, ma soprattutto per coinvolgere e provocare i cittadini. Cominceremo dalla trasparenza degli atti e dall’adeguamento del sito istituzionale”.
     Da sempre – come ho avuto modo di esplicitare su queste pagine – coltivo il desiderio di una città intesa come luogo delle relazioni e del vivere civile. Una città solidale, una città multiculturale, una città aperta, una città sicura. Una comunità cresce nella condivisione del potere e delle responsabilità. Da sempre propugniamo il percorso di una democrazia partecipativa. La partecipazione va costruita, promossa, alimentata, rispettata.
     Credo – come è stato promesso dalla maggior parte dei candidati – che sia necessario il diritto all’informazione e alla comunicazione, che deve essere garantito e salvaguardato. Un’informazione corretta, obiettiva, diffusa, multiforme, permette ai cittadini non solo di ricevere ma anche di essere nella condizione di proporre.
     C’è bisogno di una CARTA DELLA TRASPARENZA per far crescere e qualificare l’attività amministrativa. C’è bisogno di far crescere la VERTENZA CULTURA per promuovere i diritti di tutti i cittadini. C’è bisogno di PASSIONE, ossia la capacità di resistenza e di rivolta; la volontà di azione e di dedizione; il coraggio di sognare in grande; la coscienza del dovere che abbiamo, come uomini, di cambiare il mondo in meglio, senza accontentarci di mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto come prima. C’è bisogno di CORAGGIO quando è necessario, anche se dire di sì è più comodo, di non fare come gli altri, anche se per questo bisogna pagare un prezzo.

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