L’Amministrazione comunale non ha ancora
convocato una pubblica assemblea, per discutere la proposta di Bilancio di
Previsione 2012 che deve essere deliberato entro il 31 agosto. Ci auguriamo,
che, nel rispetto della Direttiva del 16 febbraio 2006, emanata dal Ministero
della Funzione Pubblica, relativa alla rendicontazione sociale nelle
amministrazioni pubbliche, e dello Statuto comunale, lo faccia in tempo utile
per consentire di offrire un’ effettivo contributo da parte dei cittadini e
delle associazioni a quello che rappresenta uno dei momenti fondamentali della
vita amministrativa.
L’ascolto dei cittadini, infatti, diventa
sempre più una necessità per una comunità che voglia riscoprire il suo essere
pienamente soggetto di testimonianza democratica, il nostro auspicio è che si
vada sempre più verso un modo di amministrare che sappia coniugare lo sviluppo
con la solidarietà; che guardi ai diritti di tutti e non ai privilegi di pochi,
che promuova una crescita socio-culturale, che sostenga il sistema agricolo,
imprenditoriale e commerciale, che tuteli la salute dei cittadini e ne migliori
la qualità della vita; che abbia nel lavoro, nell’occupazione, nella difesa
dell’ambiente e del territorio le priorità della sua programmazione politico –
amministrativa.
Questi obiettivi potranno essere raggiunti
attraverso una cultura del progetto, un piano strategico che colleghi
efficienza e solidarietà, sviluppo e compatibilità sociali e finanziarie. Il
lavoro per progetti – è noto – facilita il passaggio dalla semplice risposta
alla promozione e alla sensibilizzazione della cittadinanza e della società
civile. E’ importante superare la concezione particolaristica degli interventi
a pioggia, dei contributi occasionali, dei patrocini “morali” per procedere
secondo una visione progettuale, che parta da una conoscenza oggettiva, seria e
documentata dei bisogni delle persone e delle realtà associative.
Il
Centro Studi Politici “A. Moro” ha più volte proposto ai precedenti
amministratori di delineare, attraverso accordi di programma specifici con le
diverse realtà territoriali, un piano di lavoro comune finalizzato a rendere
più proficua la collaborazione e più sistematica la partecipazione dei
cittadini alle scelte amministrative.
Quello che continuiamo a proporre, in
coerenza con lo Statuto comunale, che ci auguriamo sia dotato al più presto di
tutti i regolamenti attuativi degli istituti di partecipazione, è la
costituzione di un Laboratorio urbano,
formato da cittadini desiderosi di uscire dalla condizione di dipendenza,
superficialità, qualunquismo, deresponsabilizzazione, disaffezione alla
politica e da tutte quelle espressioni della società civile realmente impegnate
nella rimozione delle cause del disagio, nell’affermazione, tutela, difesa e
promozione dei diritti di cittadinanza.
I tempi sono maturi per un riconoscimento
di uno spazio democratico per un volontariato che non sia solo testimonianza
sociale negli interventi e nei servizi a favore della comunità, ma
contestualmente soggetto politico, protagonista del cosiddetto “bilancio
partecipato”. Un bilancio, cioè, in cui la politica si fa incontro, ascolto, ma
soprattutto azione diretta, partecipazione autentica che consenta ai cittadini
di scegliere democraticamente come e dove investire le risorse del proprio
municipio.
Per
molti è un’utopia, per molti altri comincia ad essere uno strumento autorevole
di crescita culturale e strategica del proprio territorio e diventa anche un
mezzo per superare la crisi di credibilità della politica e delle istituzioni
che la determinano. Di tanto scrivo sulla mia ultima pubblicazione “Partecipare per crescere insieme”,
facendo riferimento innanzitutto all’interessante esperienza fatta con gli autori
del libro “Pillola rossa o pillola blu”(che
rappresenta il resoconto scritto della sperimentazione di Bilancio Partecipativo avviata nella città
di Roma), invitato, nella mia veste di presidente della Consulta delle
associazioni, dall’ ex assessore Donatella Azzollini, il 19 marzo 2005, con
l’intento, evidentemente, di avviare un processo analogo anche nella nostra
città, che purtroppo non ha mai avuto seguito.
Il primo settore da prendere in
considerazione in sede di redazione di bilancio di previsione, continuiamo a
proporre, nonostante tutto, è quello della “Partecipazione”,
al quale devono essere destinate risorse sufficienti per l’avvio del
Bilancio partecipato e il funzionamento delle Consulte, dei Consigli di
quartiere, del Consiglio comunale dei ragazzi, del Forum giovanile.
Tutti vogliamo che Terlizzi cresca. Ma,
come dice una pubblicità, “per crescere ci vuole spazio”. Ma dove sono quelli
pubblici di aggregazione giovanile, dove far emergere le energie interne della
città? I giovani attendono risposte e, soprattutto, aiuti concreti quando
devono organizzare manifestazioni di vario tipo (fitto locali, elettricità,
Siae, manifesti, ecc.).
Concludendo, da queste brevi note si
dovrebbe dedurre che l’inclusione non è un valore in sé ma un’opportunità che
l’Amministrazione deve cogliere per anticipare i conflitti e recepire le
possibili indicazioni che vengono da chi subirà le conseguenze delle decisioni
prese. Non si tratta solo di mettere tutti d’accordo, ma di ascoltare tutti i
portatori di interesse, perché spesso sono in grado di proporre soluzioni che
soltanto chi è coinvolto direttamente e
conosce tutte le variabili in gioco è in grado di suggerire.
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