mercoledì 11 luglio 2012

ESTATE TERLIZZESE: FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE


In tutte le città, a partire dal mese di luglio, è un proliferare di eventi: libri, rassegne, mostre, concerti, rappresentazioni teatrali, fiere, ecc., da quelli organizzati all’ultimo minuto a quelli che vengono da decenni di storia. Anche Terlizzi, con le sue associazioni ed i suoi talenti, e, soprattutto con la Festa Patronale con al centro il suo mitico Carro trionfale, si appresta, sia pure con notevole ritardo rispetto al passato, a causa dell’assenza di un’amministrazione comunale attiva, ad offrire programmi e cartelloni ricchi di spettacoli e cultura, nonostante la crisi economica che non risparmia neanche il Comune di Terlizzi, ancora privo di un bilancio di previsione e di un assessorato specifico.
     Ma perché si realizzano questi eventi? Diciamo subito che sono due le motivazioni per cui nascono e si moltiplicano gli spettacoli, canori, musicali, teatrali, ecc. Il primo: offrire una proposta culturale alla città, al territorio. Il secondo: diventare un’occasione per far giungere nella città e nel territorio, altre persone, per sviluppare, cioè, quello che si chiama, ormai, turismo culturale.
    Quello che c’interessa, per il momento, non è tanto la spesa (è ovvio che in tempi di magra bisogna tenere d’occhio anche e soprattutto altre priorità), dato che la cultura è un elemento centrale per il progresso di una comunità, ma il cosiddetto “ritorno”. E, posti i motivi per cui i festival, i concerti e gli spettacoli vari si organizzano, il ritorno deve ugualmente riguardare i due livelli indicati.
     Livello culturale: se ognuno degli eventi programmati è un’occasione culturale, tale occasione deve essere il più estesa possibile. Gli spettacoli, cioè, devono giungere al cuore della città, del territorio e non alla superficie. Se l’obiettivo è quello di diffondere cultura, il successo di una manifestazione si misura, e non può essere altrimenti, con la partecipazione dei cittadini agli spettacoli. L’Amministrazione comunale e gli organizzatori tale riscontro devono farlo con chiarezza. Naturalmente, la partecipazione deve essere saldamente collegata alla qualità, alla novità, alla originalità delle proposte.
     Livello turistico: se la manifestazione è un’occasione turistica, tale occasione deve essere ugualmente il più estesa possibile. Ci deve essere un chiaro riscontro, deve emergere chiaramente che spettacoli, mostre, eventi, hanno fatto giungere nella città e nel territorio i turisti (culturali). Non bastano più le recensioni sui giornali o i passaggi in tv. Un concerto, un festival, uno spettacolo teatrale, una mostra, un evento di qualsiasi natura sono tali se o portano cultura ai cittadini (tanti) di un luogo o portano turisti (tanti) in un luogo.
     E’ su questo che il Comitato Festa Patronale, gli organizzatori degli eventi in programma e l’Amministrazione comunale hanno sicuramente riflettuto quando hanno messo in cantiere gli eventi che da luglio a settembre caratterizzeranno l’estate terlizzese..
      Per quanto riguarda la Festa Patronale, infatti, ci auguriamo possa aggiungere alla tradizionale processione, alla mirabile sfilata del Carro trionfale, ai fuochi d’artificio, alle bancarelle, al luna-park, agli emigrati e ai turisti una più approfondita conoscenza della Madonna di Sovereto, il cui culto è ancora oggi molto vivo e sentito. Sono tante, infatti, le persone che si recano a rendere omaggio alla indimenticabile reliquia, creando così un giusto connubio tra sacro e profano.
     Come Centro Studi Politici “A. Moro” ci auguriamo che si possa  intravedere una progettualità che tiene insieme i vari pezzi del mosaico, che passa soprattutto attraverso una rinnovata concezione della cultura.
     Una cultura promossa attraverso l’associazionismo, coordinato dalla Consulta delle Associazioni, che deve, però elaborare ancora un progetto unitario e condiviso, centrato su un macrotema, che dia l’immagine di una città forte e vera, simbolo di una comunità, che affonda le sue radici in un passato glorioso. Una cultura che spieghi il presente e dia slancio per il futuro.
     In una precedente nota  affermavo che la più grossa pecca di ogni attività in campo culturale (e sociale) è la mancanza di una strategia, di un “piano regolatore della cultura”, cioè un filo conduttore che colleghi i vari eventi da proporre nel cartellone culturale, che, ovviamente, non può essere stagionalizzato, ma deve riguardare tutto l’anno.
     Si dovrebbe, a mio avviso, far scendere in piazza i cittadini anche senza il cantante di turno e cercare di attrarre gli interessi del pubblico locale ed esterno anche su manifestazioni di alto profilo. Molte associazioni locali, del volontariato e del tempo libero bene hanno fatto nel recente passato a proporre spettacoli teatrali, musicali e artistici con il chiaro intento di recuperare il folklore locale, le tradizioni, l’entità culturale locale, scoprendone le radici, con l’obiettivo di tramandarle ai posteri ed, in questo senso, sono una fonte inesauribile di ricchezza per la nostra comunità.
     Tutto, però, non può più continuare ad essere affidato al volontarismo dei singoli organismi e al patrocinio comunale. Occorre avviare un dibattito, una discussione, un confronto a monte sul valore del Teatro, della Musica, della Danza, della Letteratura, dell’Arte, della Storia, dell’Architettura, come espressioni di cultura e non semplici momenti di spettacolo o di divertimento. Da sempre queste espressioni dell’intelligenza umana hanno creato, formato, rivendicato, la cultura dei popoli e il loro valore estetico ed etico. Solo più tardi hanno assunto un utilizzo di puro divertimento, speculare al guadagno economico, strumento per i governanti per allietare le proprie genti e creare consensi.
     Chi gestisce la cosa pubblica nelle scelte di politica culturale non dovrebbe mai ignorare tale differenza. Non si può continuare all’insegna del “teniamo tutti contenti e divertiamoci”, perché questo poi porta a negare l’identità e la crescita culturale e sociale di un popolo.
     Ben vengano, quindi i propositi annunciati dal presidente della Consulta delle Associazioni Renato de Scisciolo, dal sindaco Ninni Gemmato e dal presidente del Consiglio Comunale Michele Grassi nelle  sedute d’insediamento dei rispettivi organi collegiali.
      Ci auguriamo che ciascuno, per quanto di competenza,  si assuma, ciascuno la responsabilità di scelte strategiche, così come si fa per altri importanti provvedimenti amministrativi: Pug, Pirp, Pis, Putt, Gal, Piano Sociale di Zona,  Bilancio, ecc., per favorire la realizzazione di una programmazione annuale organica e coerente, che nasca veramente dal basso e sia fedele interprete delle istanze che provengono dai cittadini e dal mondo associativo.
     Si tratta, in definitiva, di ampliare l’analisi, approfondire la verifica, cogliere più attentamente le tensioni e le tendenze dinamiche che emergono dalla popolazione, per porre in essere tutti gli strumenti possibili per realizzare un nuovo modo di fare politica e per recuperare fino in fondo la disponibilità alla partecipazione delle nuove generazioni.
     I difetti da superare, abbiamo ricordato più volte nelle nostre lettere aperte indirizzate alle istituzioni locali sono: l’individualismo e la frammentazione; l’esibizionismo privo di qualità; la ripetitività dei progetti culturali.
     E gli obiettivi da perseguire? Salvare e sostenere i progetti validi e consolidati, ma incanalarli verso una maggiore coesione; proporre un progetto alto e ambizioso radicato nella cultura locale e meridionale; che superi il localismo e contenga l’apertura verso il mondo attuale; sensibilizzare l’imprenditoria locale con frequenti scambi di idee e incontri di lavoro; conferire reali poteri decisionali alla Consulta della Associazioni.
     L’auspicio è che dal dinamismo e dal fervore di iniziative che devono sempre più caratterizzare la comunità cittadina e dagli stimoli ed i patrocini che provengono dall’Ente locale e dalle istituzioni, anche la Cultura  possa imboccare la strada giusta… purché si faccia guidare da chi se ne intende.
     Godiamoci allora l’estate e rientriamo al lavoro con un nuovo spirito di collaborazione; forse allora la “Cultura”, quella can la “C” maiuscola, universale, senza colori e senza padroni, potrà aprire un percorso verso l’unità di tutti gli operatori istituzionali, sociali, culturali ed economici.

Nessun commento: