domenica 23 gennaio 2011

IL “BOOM” DEL SESSO

Il Bunga Bunga mediatico di questi giorni, al di là delle considerazioni politiche e sociali che i vari attori esprimono da fronti contrapposti, ci induce ad alcune riflessioni sul tema del sesso. Sull’argomento tutti discutono ma pochi si adoperano per inquadrarlo, senza ipocriti moralismi, come un mezzo di perfezionamento della dignità umana, come atto per gratificare la vita.

Il sistema capitalistico, che tutto tende a mercificare, si è appropriato, a fine di vile commercio, anche del sesso. Il fenomeno – come le cronache di questi giorni – confermano, sta toccando punte parossistiche anche dal punto di vista linguistico. Vocaboli un tempo tabù, concernenti sesso e sessualità, sono ormai inflazionati e ricorrono con troppa disinvoltura sulle pagine di giornali e rotocalchi e nei talk show televisivi ormai quotidiani.

Il discorso viene più o meno adeguato al carattere delle pubblicazioni e va da quello triviale a quello più decisamente osceno, da quello pseudo scientifico a quello corretto e onesto di vera informazione sessuale.

In realtà, questa strumentalizzazione del sesso tende a confermare la subordinazione biologica della donna, intesa come oggetto e riduce il rapporto sessuale a pura meccanica sessuale, ad atto esclusivamente fisiologico, estraneo a qualunque forma di vero amore.

I discorsi, le immagini, le telefonate che in questi giorni ci vengono proposte, presentano quasi sempre il corpo femminile, quasi esclusivamente come puro e semplice oggetto sessuale, contribuendo così a confermare la diffusa convinzione della natura, della funzione, della dimensione prevalentemente sessuale della donna. La sua personalità, pertanto, viene implicitamente mortificata e ridotta nei limiti di una funzione avvilente di piacere maschile e di corpo-strumento di piacere.

Alcune donne vengono così persuase e spinte sia ad accogliere indicazioni pressanti di una moda costantemente ispirata a sollecitazioni e valori sessuali di ossessiva valorizzazione della bellezza e del fascino fisico, sia ad assumere atteggiamenti e a tenere comportamenti pratici che le facciano apparire “moderne”, ossia disponibili , senza inibizioni e “falsi pudori”: ad essere, in altri termini, “pronte” e più o meno “facili”.

Il gioco pornografico che alcune frequentatrici della villa di Arcore hanno chiaramente illustrato è evidente: accentua le dimensioni di un desiderio, di un bisogno naturale, ne fa un mito, un valore di rilevante importanza e significato, scatena la corsa al piacere sessuale, senza limiti di prezzo.

In tal modo l’attenzione dei cittadini è in parte distratta dai problemi concreti che nascono dalle condizioni economiche e politiche della vita individuale e collettiva, con rilevante allentamento della pressione popolare per la trasformazione e il rinnovamento delle strutture sociali.

Il sesso – stiamo vedendo – viene adoperato per tutti gli usi, a fine politico, femminista, a difesa delle minoranze, dei minori, ecc, per contestare, per scioccare la morale corrente, ancora piena di pregiudizi e provincialismi, ereditati dalla precedente civiltà contadina.

L’esaltazione del sesso, diviene, purtroppo, anche strumento di corruzione morale, particolarmente per i giovani che sono i meno maturi, i più sprovveduti, i meno preparati.

I protagonisti delle cronache attuali, che hanno invaso il circuito mediatico, vengono così ad essere considerati come modelli di un particolare comportamento, che si vorrebbe acquisire per liberarsi dalle difficoltà della vita, dalla ricerca di un lavoro, dalla scarsezza di mezzi di sostentamento, dall’impossibilità di emergere nelle tv private.

Se è vero che da una parte occorre stroncare i pregiudizi che hanno sempre lasciato il sesso in un’atmosfera di proibito, dall’altra l’opera di rieducazione deve venire svolta dalla famiglia, dalla scuola, dalla cultura, e da chi riveste incarichi istituzionali con un comportamento esemplare, rivolto a persuadere i giovani a vedere nel sesso non solo uno strumento di puro godimento fisico, ma un mezzo di perfezionamento della dignità umana, atto a gratificare la vita.

Una diffusione generalizzata e dequalificata dell’erotismo non può alla fine che banalizzare il richiamo sessuale e portare addirittura alla morte del sesso.

Nessun dubbio, dunque, che la demitizzazione del sesso debba essere raggiunta attraverso la riconquista, da parte della donna, della sua dignità.

La demitizzazione del sesso si impone, allora, come uno degli imperativi più urgenti del nostro tempo, come riconquista di un’autenticità che ci rende veramente liberi.

Occorre sempre ricordare che il benessere materiale, in qualunque campo, e in questo in particolare, non è sufficiente ad esaurire le aspirazioni dell’uomo e che è assai più importante il soddisfacimento del senso della dignità umana, che sola può dare significato alla vita, garantendone la pienezza dei valori spirituali.

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