lunedì 30 agosto 2010

DEVIANZA GIOVANILE E DROGA: CAUSE E POSSIBILI RIMEDI

Se c’è un problema di natura sociale che necessita di risposte fattive, è proprio il problema della devianza, con particolare riferimento al problema droga, perché investe, ormai, larghe fasce del nostro territorio e soprattutto larghi strati delle nuove generazioni, cioè il futuro delle nostre città e del nostro paese.

Si parla molto di questi problemi, soprattutto dopo i recenti fatti di cronaca registrati nelle città di Bari, (Leggi appello del Sindaco Emiliano a non acquistare droga), Bitonto (Donna incinta, custode di un deposito di armi e droga della mafia), Corato (Diciottenne tenta di violentare una donna di 57 anni) e Terlizzi (Giovane coltivatore di marjuana sul balcone di casa), ma raramente si cerca di capire le cause profonde che stanno dietro di essi, per potervi così porre rimedio.
Certo, c’è il problema della disoccupazione, il problema dell’evasione dall’obbligo scolastico, un ambiente di vita sociale che non offre punti di ritrovo e di socializzazione per i giovani. Sono tutti fattori oggettivi che interagiscono nel determinare questo grave fenomeno personale e sociale, eppure non lo spiegano totalmente.
Perché la devianza e la droga sono sintomo di un malessere più profondo che svela un sintomo del male: questo male sta nella persona umana.
Più di ogni altra cosa, dunque, ciò che determina il verificarsi della devianza è una caduta del tenore morale della nostra società, cioè una caduta di valori.
Il valore e la dignità della persona, la giustizia sociale, la solidarietà, il valore e il diritto alla libertà dell’educazione e della formazione, il pluralismo sociale, la difesa dei più deboli, devono sempre più determinare il clima, l’humus, il terreno su cui i nostri giovani devono poter intraprendere solidarmente il loro cammino.
Solo questi valori possono dar loro il gusto del lavoro ed anche del sacrificio, la gioia di vivere e di appartenere alla comunità umana.
Dobbiamo, come adulti, come cristiani, come persone impegnate nel sociale, lasciarci interrogare da tutto ciò e metterci in discussione, per essere punto di riferimento per i nostri figli, per i nostri giovani.
Non sono forse la solitudine personale e l’individualismo sociale le prime cause della devianza e del bullismo? Per chi volesse approfondire l’analisi suggerisco la lettura del mio libro:“Il Bullismo”- Ricerca sui comportamenti antisociali in alunni della scuola dell’obbligo. Come reagiscono, scuola, famiglia, società e istituzioni?” oppure l’intervista su tali temi pubblicata sul sito Coratolive.it il 12 agosto scorso e su Terlizzilive.it il 18 agosto o il mio articolo su Eventiecommentoi.it (rubrica:flash).
Nell’aprirsi alle esigenze reali dei cittadini più indifesi ed alla collaborazione con la società civile, chiamandola ad essere protagonista attiva, si crea quell’osmosi che riavvicina i cittadini alle istituzioni, favorendo così i veri interessi della gente e ristabilendo il ruolo del mass-media e degli Enti locali.
Spetta, però ai Comuni ed alle Istituzioni scolastiche promuovere, programmare e coordinare iniziative sociali, valorizzando i soggetti vivi della società civile, senza sostituirsi ad essi, quando ciò sia possibile.
Concretamente questo significa attuare la CM. n. 7215 del 4 giugno 2010 dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia avente ad oggetto “Un progetto per la legalità in ogni scuola”, finalizzata alla realizzazione di interventi formativi sulle tematiche della legalità, dei Diritti Umani, del rispetto dell’ambiente, dell’educazione interculturale, anche attraverso modalità di apprendimento informale e cooperativo. Proprio nel contesto di tali ampie sinergie territoriali, le nostre scuole potranno farsi promotrici di messaggi di grande valore civile e sociale.
I progetti fin qui realizzati, ad alcuni dei quali ho anche avuto recentemente l’onore di partecipare come esperto presso le Scuole medie di Corato, “Imbriani” e ”De Gasperi”, sono sin troppo chiari e precisi nella loro articolazione tecnico-pedagogica. Gran parte del risultato, però, dipende proprio dalla capacità degli operatori di farsi testimoni attivi, attualizzatori del messaggio insito nel progetto. Ecco perché il punto problematico forte non è dato dalla tecnica progettuale, ma dai soggetti che nel territorio concretamente dovranno viverla sulla loro pelle.
E’ importante, dunque, che, cammin facendo, essi, non solo
• affinino le loro competenze scientifiche, ma riscoprano un supplemento di impegno morale e ideale;
• che siano i primi interlocutori delle famiglie e dei ragazzi;
• che antepongano il bene dei ragazzi loro affidati ad ogni altro criterio di valutazione;
• che cerchino la solidarietà di altre agenzie educative con l’atteggiamento di chi vuole interagire e non di chi cerca coperture;
• che siano disposti a pagare prezzi di sofferenza interiore per gli scarti che inesorabilmente ci saranno tra risultati e ideali di fondo.
Con questi presupposti, che sempre vogliamo alimentare e che costituiscono il contenuto della formazione, per l’azione degli operatori, il progetto di educazione alla legalità che il Comune e le Scuole si accingono a realizzare nell’ambito della Programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2007-2013 – PON “Competenze per lo sviluppo” – Obiettivo C3 “Le(g)ali al Sud: “Un progetto per la legalità in ogni scuola” e per il quale abbiamo offerto la nostra disponibilità come “Associazione contro la criminalità, per la legalità” potrà sicuramente dare buoni risultati.
Un’educazione permanente, dunque, che deve accompagnarsi ad una verifica puntuale degli obiettivi raggiunti e che deve svilupparsi orizzontalmente tra gli operatori e le altre agenzie di base ed innalzarsi verticalmente sino a coinvolgere Comune, Provincia, Regione e Ministero.
Ritengo che l’occasione offerta dal direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, dott. Lucrezia Stellacci, ci pone ancora una volta in una posizione di frontiera.
Siamo, anzi, ad un crocevia. Non è un crocevia politico, ma soprattutto morale e culturale, dove il rischio non è tanto un “salto nel buio” ma un “salto nel vuoto”: un vuoto di valori, di significati, di umanità.
Credo che insieme, anche con questa iniziativa, possiamo dare ai giovani testimonianza concreta di una speranza possibile.

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