lunedì 30 agosto 2010

Festa Patronale: identità, continuità, rinnovamento

Al termine del tradizionale evento liturgico e popolare tradizionalmente detto Festa Patronale, che ogni anno si celebra in onore del santo Patrono San Cataldo, monaco irlandese del VII° secolo, non posso fare a meno di associarmi ai tantissimo cittadini che hanno espresso la loro entusiastica soddisfazione per aver potuto partecipare ed assistere ad un evento veramente eclettico.
Potremmo trovare tantissimi aggettivi per definire la nostra Festa per la sua bellezza, per la sua rarità, per il carico di folclore, storia, e di fede che rappresenta.
Più passano gli anni, più questa Festa acquista smalto, mordente, capacità di coinvolgimento, emoziona, apporta novità sia sul piano delle relazioni sociali e della cultura che dell’economia. Molti giovani sono rimasti in città, i commercianti hanno avuto una boccata di ossigeno, i forestieri guardano e passano volentieri. E’ stato un bel biglietto da visita, uno dei tanti fiori all’occhiello di questa bella città, specchio di una comunità spesso adagiata su se stessa e di un’amministrazione comunale sempre presente e incoraggiante l’entusiasmo di chi ha provato con grande coraggio e abnegazione a rivalutare questi momenti importanti.
Mi riferisco in modo particolare a Don Cataldo Bevilacqua, assistente ecclesiastico, alle Confraternite San Giuseppe e il Carmine, all’avv. Savino Arbore, presidente del Comitato Feste Patronali, all’dott. Savino Carbone, presidente della Deputazione Maggiore, al dott. Gerardo Strippoli, presidente della Pro Loco, all’assessore Carlo Roselli. Ma il sentimento di gratitudine deve essere indirizzato anche a tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione e all’evidente successo complessivo: le associazioni culturali e religiose, gli imprenditori, i singoli cittadini, i vigili urbani e le forze dell’ordine, che, a vario titolo ed in diverso modo, hanno dimostrato il senso di appartenenza alla città, alla sua storia e alle sue tradizioni.
Ma, come opportunamente dichiarato alla stampa dal presidente Savino Arbore,” I tre giorni di festa del mese di agosto devono rappresentare solo il vertice di una spiritualità accumulata quotidianamente, per ogni singolo giorno dall’uomo… Il nostro vuole essere un ritorno allo spirito più puro, intimo e umano della festa patronale e, soprattutto, del culto di San Cataldo, un santo che ci ha addomesticato e con il quale dobbiamo instaurare un legame inscindibile”.
Questo nobile e religioso obiettivo non è in contraddizione con la celebrazione dei diversi eventi liturgici, culturali, artistici, musicali e sociali ai quali abbiamo assistito insieme ai tantissimi cittadini di Corato, delle città limitrofe e dei tanti emigranti.
I giorni della Festa del Santo rivestono da sempre una grande importanza dal punto di vista sia della liturgia, sia della pietà popolare. In un medesimo breve spazio di tempo numerose espressioni culturali ora liturgiche, ora popolari, concorrono, non senza un rischio di qualche conflittualità, a configurare il “giorno del Santo”, così ben descritto nella brochure illustrativa della Festa patronale, nella quale molto significativamente vengono poste queste stimolanti domande. “Che farne? Come viverla? San Cataldo: ostacolo o chance per l’evangelizzazione?” e nel manifesto augurale del Sindaco.
Sarebbe molto interessante aprire un dibattito sul tema. In ogni caso, sono sicuro che i due presidenti Savino Arbore, Savino Carbone e don Cataldo Bevilacqua sapranno fare un consuntivo obiettivo di questa rinnovata esperienza caratterizzata dalle seguenti manifestazioni, tutte molto seguite ed apprezzate: esposizione del santo all’interno del palazzo San Cataldo, che per l’occasione è diventato tempio, la seguitissima processione, l’artistica e originale illuminazione di tutto il centro cittadino, i concerti bandistici quotidiani, le piazze divenute luoghi di aggregazione e di spettacoli teatrali, canori, musicali, tutti acclamatissimi anche grazie all’abile ed efficace programmazione e gestione dei maestri Rino Sgarra e Giuseppe Mintrone. Neanche i bambini sono stati dimenticati: a loro è stato dedicato un’ entusiastico spettacolo in piazza Mentana e nella villa comunale con le “Fontane danzanti”. Ai coratini all’estero è stato dedicato un concerto di musica popolare sudamericano in piazza Sedile. Non sono mancati, infine, i tradizionali spettacoli pirotecnici.
Il tutto, ovviamente, non solo dei tantissimi spettatori cittadini e forestieri, ma anche dei tanti bar, ristoranti, pizzerie e bracerie, che li hanno serviti abbondantemente e comodamente negli affollatissimi locali e spazi esterni. Sarebbe interessante sapere se il contributo richiesto dal comitato ed offerto per l’organizzazione della festa sia stato dato in misura proporzionata alla prevedibile quantità di clienti da servire.
Concludendo, la magica ritualità della Festa di San Cataldo, gli appuntamenti costituenti parte integrante del programma civile e religioso, pur permettendo di vivere in maniera unica e irripetibile la festa, deve poter avere uguale “appeal” nei confronti di tutti i segmenti demografici della popolazione. Nulla da dire con riguardo alle attività celebrative della festa cristiana e della storia ed origini della stessa, ma il format, a mio modesto parere - nel rispetto del budget disponibile – andrebbe ulteriormente integrato, reso estroverso ed elegante, assicurando più qualificati appuntamenti per i giovani.. E gli ambiti fondamentali dell’impegno dovrebbero includere anche un numero maggiore di azioni di educazione alla solidarietà e attenzione sociale.
Non bisogna fermarsi al contingente, ma lanciare sfide, aprire larghi orizzonti, ma, soprattutto, concertazione tra Istituzioni, Associazioni, Enti: sono certamente le carte vincenti anche delle prossime edizioni che gli attuali responsabili hanno dimostrato di saper giocare molto bene.

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