lunedì 12 gennaio 2009

CITTADINI E AMMINISTRATORI INSIEME PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO.

C’è una parte del paese che non sta alla finestra a guardare, che non aspetta che siano gli altri a muovere il primo passo. Il pensiero corre subito ai volontari, alle associazioni giovanili o, più semplicemente, a quella categoria di cittadini che tesse ogni giorno la tela sociale nel silenzio, contribuendo a costruire una società civile, combattendo in questo modo il degrado dove si annida la società malata.

Persone che rappresentano quel “rovescio della medaglia” del quale si parla poco, in una società sempre più nevrotica e frettolosa, dove non c’è molto tempo (e spazi) da dedicare alla riflessione.

Ecco, queste persone fanno da contraltare, contribuiscono a non far naufragare una “barca” che spesso vacilla paurosamente, quando soffia impetuoso il vento dell’indifferenza.

Sono sempre più numerosi i giovani di buona volontà che non chiedono la luna nel pozzo, ma la possibilità d’inserirsi nel sociale, di fare qualcosa per aiutare gli altri. Così nasce l’associazionismo. Così nascono le organizzazioni che operano sul fronte della solidarietà. Così nascono i gruppi di lavoro. Così nasce la Consulta delle Associazioni formata dalle sei Consulte comunali permanenti (per le politiche a favore delle persone disabili, del volontariato e della solidarietà sociale, della cultura, per le pari opportunità, dello sport, per lo sviluppo economico e dell’ambiente) e che – si spera – vengano insediate al più presto senza ulteriori ritardi.

Ma alla voglia di fare di questi giovani non sempre corrisponde la buona volontà delle istituzioni. Sì, spesso l’associazionismo è scoraggiato dalla mancanza di strutture, dalle lungaggini burocratiche che non consentono di avere il sostegno necessario per sopravvivere, dall’assenza di un Difensore civico, che presto, però, verrà nominato dal Consiglio comunale.

Ma, anche tra mille difficoltà, sta maturando una coscienza che presto potrebbe sfociare in nuove forme di aggregazione. L’obiettivo comune deve continuare ad essere anche nel nuovo anno quello di trovare un metodo per diminuire gli spazi di distanza tra l’Amministrazione ed i cittadini, che devono essere sempre e comunque i referenti delle decisioni pubbliche. Infatti, se negli ultimi anni si assiste ad una modificazione profonda dei luoghi di rappresentanza, per cui i partiti non sono più luoghi in cui i cittadini portano le loro istanze, occorre che le stesse amministrazioni trovino forme nuove di coinvolgimento nella città.

Questo approccio, che chiede ai cittadini di partecipare alla politica non solo per andare alle urne, ma per condividere le decisioni politiche prese via via dagli amministratori, arriva da lontano. Segue, infatti, le direttive della Riforma del Titolo V della V Costituzione, avvenuta nel 2001, che introduceva quel principio di sussidiarietà, recepita a sua volta dal Trattato di Maastricht, in base al quale gli enti territoriali sono esortati a “favorire l’assolvimento di funzioni e compiti di rilevanza sociale da parte delle famiglie, delle associazioni e comunità”. Il principio di sussidiarietà, semplificandone al massimo i contenuti, afferma infatti che il cittadino, secondo le proprie risorse e disponibilità, svolge di per sé una funzione pubblica.

Dalla stampa abbiamo appreso che nella vicina Ruvo è stato realizzato il progetto pilota C.A.S.T. (Cittadini e Amministrazioni per lo Sviluppo del Territorio) dell’Assessorato alla Trasparenza della Regione Puglia, intitolato “Ruvo comunic@”, che ha visto questa città diventare un cantiere sperimentale di democrazia partecipata. Circa 60 amministratori locali, funzionari, professionisti, associazioni e singoli cittadini hanno partecipato a laboratori, giornate di studio, visite presso amministrazioni virtuose. Sono stati organizzati workshop per quattro categorie differenti: politici, dirigenti, impiegati comunali e poi scuole, associazioni, cittadini organizzati e singoli. Attraverso tre sistemi di sintesi (forum, focus e Open Space Tecnology) i partecipanti al progetto si sono riuniti in gruppi e con l’aiuto dei facilitatori del Formez, hanno messo a punto proposte ed istanze. Il progetto verrà continuato anche nel 2009.

Non ci risulta che il Comune di Corato vi abbia partecipato o abbia programmato un’ iniziativa con caratteristiche metodologiche e scientifiche simili. Il fallimento dei numerosi tentativi effettuati negli anni scorsi di coinvolgere i cittadini (Bilancio di previsione, Pug, Pirp, ecc.) non è forse dovuto all’improvvisazione, alla limitata comunicazione, alla sporadicità degli eventi, alla scarsa scientificità della programmazione, da una parte, e alla scarsa abitudine di cittadini e associazioni di far sentire la propria voce, d’impegnarsi in un percorso di cittadinanza attiva, allo scetticismo imperante, all’istituto della delega eretto a sistema, al relativo funzionamento delle Consulte comunali permanenti?

Da sempre invochiamo una consapevolezza del carattere integrato e complesso dei problemi. Ricordiamo ancora una volta che il governo dei processi è importante quanto il loro merito. Tutti dobbiamo convincerci che lo sviluppo globale di un territorio o è una costruzione sociale allargata o non è. L’ascolto e la partecipazione sono l’unica modalità per non disperdere quel pregiato giacimento di conoscenze che ciascuno di noi possiede. Per non sbagliare.

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