Solo i miopi non vedono quello che è successo negli ultimi tre mesi. e domenica scorsa. Il
perno su cui fa leva il mio ragionamento è l’atteggiamento generale della
politica che è visibilmente cambiato, su tanti fronti, fino a giungere al
“discorso della sconfitta” di Matteo Renzi.
Un fatto è certo. Da adesso inizia il terzo tempo. Il seme
di un’Italia diversa è stato piantato. C’è stata una sfida bella, aspra, tesa
in alcuni momenti, sintomo di un combattimento vero. Una sfida che nella sua
conclusione riassume un atteggiamento, un modus operandi diverso, nuovo.
C’è una parte del Paese che il 2 dicembre ha scritto una pagina moderna,
inusuale e innovativa nella passione civile della nazione. Domenica la
dignità della politica si è fatta largo in un mare di poca chiarezza a cui da
troppo tempo eravamo abituati.
Ieri sera chi ha perso lo ha detto e chi
ha vinto ha riconosciuto l’onore delle armi allo sconfitto.
“Non sei pericoloso per ciò che voti, ma sei prezioso per ciò che
rappresenti”, ha detto Matteo Renzi rivolgendosi ai giovani e in certo senso
all’elettore. Una politica che parla questo linguaggio getta un seme nuovo,
getta il seme del coinvolgimento. Certo, la delusione di chi ha perso è
notevole, ma la certezza che questo sia un inizio e non una fine è una speranza
che si fa largo con la tenacia e il coraggio di chi ci ha provato.
Il Partito Democratico è più forte perché vede in una gara leale la
possibilità di una politica nuova, che non cerca l’accordo sottobanco ma la
sfida chiara, palese: in una parola il confronto.
Il Partito Democratico ha vinto perché ha vinto il confronto e la
possibilità per il partito di esprimersi coralmente. I voti per Bersani e per
Renzi non costituiscono una distonia ma la sintonia che solo la
partecipazione regala. Ci si conosce meglio ora all’interno del partito e la
conoscenza deriva dall’essersi detti le cose in faccia e dal giudizio
che di quelle cose il partito ha tramite il voto dei suoi.
Certo, non sono tutte rose e fiori. L’età media di chi ha partecipato al
voto che si alza sempre di più, il calo degli iscritti, devono far comprendere
a chi guida il partito e la coalizione che ci si riprende solo con una
partecipazione che sta sui contenuti e battendosi per la sostanza alla fine fa
esprimere tutti. Non si sono scontrate due persone, ma due idee di sinistra,
e su quelle idee il partito, quello vero, fatto di elettori ed iscritti, si è
espresso e tutti debbono prenderne atto.
Questo è il punto di non ritorno. Il punto a cui una sfida lanciata da
Renzi e accettata da Bersani ci ha condotto, e dal quale nessuno può più
tornare indietro. Chi resterà ancorato alle logiche vecchie di spartizione
a percentuale e di corrente rimarrà per sempre indietro. Il seme del nuovo
secolo è stato finalmente gettato, adesso, al politica vera e partecipata ha un
tesoro in mano da non sprecare, da non svilire, ma da far crescere e
prosperare. Quella politica che ha trascinato nel baratro l’Italia negli ultimi
decenni, se continueremo a camminare sulla strada del coraggio, non ci sarà
più, almeno nel centrosinistra, ma a ben guardare, anche se a fatica, sta contagiando
anche l’altra parte.
Renzi è stato chiaro: non intende utilizzare il consenso
ottenuto per fare correnti o proporre accordi spartitori. Una dichiarazione in
linea con quanto aveva limpidamente dichiarato nel confronto in Rai: chi vince
ha il suo programma. Bersani è stato altrettanto chiaro: il campo dei
progressisti si sta organizzando con le forze che hanno accettato di
partecipare alle primarie, ma bisogna stare con la testa larga, includere non
escludere, governare con il popolo e tutti sono una risorsa. La sfida da
affrontare oggi in vista delle elezioni politiche e domani, se si dovesse
vincere, con il governo non si può affrontare con la chiusura: resta non a caso
la necessità di una proposta larga alle risorse civiche, alle persone che
vogliono impegnarsi e anche ai moderati che siano saldamente europeisti,
costituzionali, fermamente pronti a combattere le derive e i rischi dei
populismi e delle destre vecchie e nuove. Testa larga e valori ben saldi, senza
cedere alle sirene che vorrebbero un centrosinistra attivo nell’applicare
ricette di altri, di conservazione, perfino liberiste.
Riprendiamo in mano la
Carta d’Intenti che è alla base della coalizione dei progressisti e delle
primarie: contiene una chiara rotta valoriale. E’ quella la rotta del
centrosinistra. Le primarie dimostrano che valori chiari e un vasto
coinvolgimento di volontari, comitati, elettori possono dare una spinta
formidabile al centrosinistra.
Le primarie lasciano
un PD e un centrosini9stra più forti e convinti delle proprie ragioni. Ora
comincia la sfida per il governo. Testa larga, ma con valori chiari. Una spinta
decisiva verrà dalla rete di partecipazione che abbiamo costruito con i
volontari, i comitati, l’albo degli elettori.
"Non abbiamo fatto questo lungo viaggio
per fondare una correntina dentro il Pd. Neanche se questa correntina ha il 40%
dei consensi dell'intero centrosinistra. Noi volevamo governare l'Italia Per
cambiarla come abbiamo detto fin dal primo giorno. Non ce l'abbiamo fatta.
Allora è giusto riconoscere la sconfitta, senza troppi giri di parole in un
Paese in cui tutti vincono e nessuno cambia".
"Ho più di un milione di
motivi per dirvi grazie" - Così il sindaco di Firenze, ringrazia
i suoi simpatizzanti per i voti ottenuti alle primarie del centrosinistra,
oltre un milione. "Eravamo soli - ha spiegato - e contro di noi c'era
tutto il gruppo dirigente del Pd e del centrosinistra. Ma abbiamo ottenuto il
35% al primo giro e il 40% al secondo. Fossi un politico vecchio stile, direi
che si tratta di un grande risultato e brinderei al
successo". "Ok, non siamo riusciti a cambiare la politica. Ma
evitiamo che la politica cambi noi. Continuate con leggerezza e determinazione.
Siate orgogliosi di quello che avete fatto: avete riportato tante persone a
vivere con passione la politica", ha affermato. "La politica è bella,
non lasciamola sola - ha esortato ancora - Abbiamo dalla nostra parte il tempo,
la libertà e l'entusiasmo".
Appoggio da sindaco - Poi ha rassicurato
sulle sue mosse future: "Noi daremo una mano e per quello che mi
riguarda darò una mano da militante del Pd e da Sindaco di Firenze".
"Sono riuscito a non piangere e non era facile - ha aggiunto -. Felice di
aver fatto questa battaglia e di averci provato. Faccio i miei complimenti a
Bersani, ha vinto lui, nettamente, nessuna discussione sul risultato. A lui il
compito di costruire e governare il centrosinistra", aggiunge il
'rottamatore'.
Il presidente
Vito De Leo
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