mercoledì 5 dicembre 2012

Renzi non ha vinto, ma ha gettato il seme del cambiamento



     Solo i miopi non vedono quello che è successo  negli ultimi tre mesi. e domenica scorsa. Il perno su cui fa leva il mio ragionamento è l’atteggiamento generale della politica che è visibilmente cambiato, su tanti fronti, fino a giungere al “discorso della sconfitta” di Matteo Renzi.
     Un fatto è certo. Da adesso inizia il terzo tempo. Il seme di un’Italia diversa è stato piantato. C’è stata una sfida bella, aspra, tesa in alcuni momenti, sintomo di un combattimento vero. Una sfida che nella sua conclusione riassume un atteggiamento, un modus operandi diverso, nuovo. C’è una parte del Paese che il 2 dicembre ha scritto una pagina moderna, inusuale e innovativa nella passione civile della nazione. Domenica la dignità della politica si è fatta largo in un mare di poca chiarezza a cui da troppo tempo eravamo abituati.
Ieri sera chi ha perso lo ha detto e chi ha vinto ha riconosciuto l’onore delle armi allo sconfitto.
     “Non sei pericoloso per ciò che voti, ma sei prezioso per ciò che rappresenti”, ha detto Matteo Renzi rivolgendosi ai giovani e in certo senso all’elettore. Una politica che parla questo linguaggio getta un seme nuovo, getta il seme del coinvolgimento. Certo, la delusione di chi ha perso è notevole, ma la certezza che questo sia un inizio e non una fine è una speranza che si fa largo con la tenacia e il coraggio di chi ci ha provato.
     Il Partito Democratico è più forte perché vede in una gara leale la possibilità di una politica nuova, che non cerca l’accordo sottobanco ma la sfida chiara, palese: in una parola il confronto.
     Il Partito Democratico ha vinto perché ha vinto il confronto e la possibilità per il partito di esprimersi coralmente. I voti per Bersani e per Renzi non costituiscono una distonia ma la sintonia che solo la partecipazione regala. Ci si conosce meglio ora all’interno del partito e la conoscenza deriva dall’essersi detti le cose in faccia e dal giudizio che di quelle cose il partito ha tramite il voto dei suoi.
     Certo, non sono tutte rose e fiori. L’età media di chi ha partecipato al voto che si alza sempre di più, il calo degli iscritti, devono far comprendere a chi guida il partito e la coalizione che ci si riprende solo con una partecipazione che sta sui contenuti e battendosi per la sostanza alla fine fa esprimere tutti. Non si sono scontrate due persone, ma due idee di sinistra, e su quelle idee il partito, quello vero, fatto di elettori ed iscritti, si è espresso e tutti debbono prenderne atto.
     Questo è il punto di non ritorno. Il punto a cui una sfida lanciata da Renzi e accettata da Bersani ci ha condotto, e dal quale nessuno può più tornare indietro. Chi resterà ancorato alle logiche vecchie di spartizione a percentuale e di corrente rimarrà per sempre indietro. Il seme del nuovo secolo è stato finalmente gettato, adesso, al politica vera e partecipata ha un tesoro in mano da non sprecare, da non svilire, ma da far crescere e prosperare. Quella politica che ha trascinato nel baratro l’Italia negli ultimi decenni, se continueremo a camminare sulla strada del coraggio, non ci sarà più, almeno nel centrosinistra, ma a ben guardare, anche se a fatica, sta contagiando anche l’altra parte.
     Renzi è stato chiaro: non intende utilizzare il consenso ottenuto per fare correnti o proporre accordi spartitori. Una dichiarazione in linea con quanto aveva limpidamente dichiarato nel confronto in Rai: chi vince ha il suo programma. Bersani è stato altrettanto chiaro: il campo dei progressisti si sta organizzando con le forze che hanno accettato di partecipare alle primarie, ma bisogna stare con la testa larga, includere non escludere, governare con il popolo e tutti sono una risorsa. La sfida da affrontare oggi in vista delle elezioni politiche e domani, se si dovesse vincere, con il governo non si può affrontare con la chiusura: resta non a caso la necessità di una proposta larga alle risorse civiche, alle persone che vogliono impegnarsi e anche ai moderati che siano saldamente europeisti, costituzionali, fermamente pronti a combattere le derive e i rischi dei populismi e delle destre vecchie e nuove. Testa larga e valori ben saldi, senza cedere alle sirene che vorrebbero un centrosinistra attivo nell’applicare ricette di altri, di conservazione, perfino liberiste.
    Riprendiamo in mano la Carta d’Intenti che è alla base della coalizione dei progressisti e delle primarie: contiene una chiara rotta valoriale. E’ quella la rotta del centrosinistra. Le primarie dimostrano che valori chiari e un vasto coinvolgimento di volontari, comitati, elettori possono dare una spinta formidabile al centrosinistra.
     Le primarie lasciano un PD e un centrosini9stra più forti e convinti delle proprie ragioni. Ora comincia la sfida per il governo. Testa larga, ma con valori chiari. Una spinta decisiva verrà dalla rete di partecipazione che abbiamo costruito con i volontari, i comitati, l’albo degli elettori.
      "Non abbiamo fatto questo lungo viaggio per fondare una correntina dentro il Pd. Neanche se questa correntina ha il 40% dei consensi dell'intero centrosinistra. Noi volevamo governare l'Italia Per cambiarla come abbiamo detto fin dal primo giorno. Non ce l'abbiamo fatta. Allora è giusto riconoscere la sconfitta, senza troppi giri di parole in un Paese in cui tutti vincono e nessuno cambia".
     "Ho più di un milione di motivi per dirvi grazie" - Così il sindaco di Firenze, ringrazia i suoi simpatizzanti per i voti ottenuti alle primarie del centrosinistra, oltre un milione. "Eravamo soli - ha spiegato - e contro di noi c'era tutto il gruppo dirigente del Pd e del centrosinistra. Ma abbiamo ottenuto il 35% al primo giro e il 40% al secondo. Fossi un politico vecchio stile, direi che si tratta di un grande risultato e brinderei al successo". "Ok, non siamo riusciti a cambiare la politica. Ma evitiamo che la politica cambi noi. Continuate con leggerezza e determinazione. Siate orgogliosi di quello che avete fatto: avete riportato tante persone a vivere con passione la politica", ha affermato. "La politica è bella, non lasciamola sola - ha esortato ancora - Abbiamo dalla nostra parte il tempo, la libertà e l'entusiasmo".
     Appoggio da sindaco - Poi ha rassicurato sulle sue mosse future: "Noi daremo una mano e per quello che mi riguarda darò una mano da militante del Pd e da Sindaco di Firenze". "Sono riuscito a non piangere e non era facile - ha aggiunto -. Felice di aver fatto questa battaglia e di averci provato. Faccio i miei complimenti a Bersani, ha vinto lui, nettamente, nessuna discussione sul risultato. A lui il compito di costruire e governare il centrosinistra", aggiunge il 'rottamatore'. 
Il presidente
Vito De Leo


 







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