lunedì 30 aprile 2012

Politica, antipolitica, e (nuove) liste civiche


     Cresce la disaffezione verso i partiti. C’è chi resiste e c’è chi…si organizza. E’ quanto è successo anche a Terlizzi per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale prevista per il prossimo 6 e 7 maggio.
     Dall’elenco pubblicato da alcuni giornali locali apprendiamo che a sostegno dei quattro candidati sindaci sono state presentate ben 20 liste comprendenti 310 candidati consiglieri comunali. Il dato più sorprendente è quello che registra che la metà di esse sono liste civiche, così ripartite: candidato sindaco Ninni Gemmato, n.9 (Ninni Gemmato Sindaco, Movimento Schittulli, Terlizzi Si Fa In  Quattro, Terlizzi Futura, La Puglia Prima di Tutto); candidato sindaco Pasquale Vitagliano n. 2 (Città Civile, Donne di Terlizzi); candidato sindaco Michele Dantes: n.1 (Terlizzi Libera); candidato sindaco Michele Berardi: n.2 ( Verdi Ecologisti Terlizzi, Agricoltura e Floricoltura).
     I 23.002 elettori, di cui 11.649 donne e 11.353 maschi, dovranno pertanto fare le proprie scelte fra 10 liste di partiti (Popolo della Libertà, Nuovo PSI, Io Sud, API, Futuro e Libertà per l’Italia, Partito Democratico,  Sel Vendola, Rifondazione-Comunisti Italiani, Di Pietro IDV, Casini UDC), e 10 liste civiche che si
contendono la poltrona di sindaco e 16 posti di consigliere comunale.
     I numeri parlano chiaro: stando ai sondaggi nazionali, gli italiani non credono nei partiti e nei politici. Il 91 per cento ha “poco o pochissima fiducia”, solo l’8 per cento degli elettori ha “molta o moltissima fiducia” nella politica.
    Questo dice il sondaggio fatto ad inizio febbraio da Ispo, numeri che confermano quel che tutti sentono e vedono in giro. All’opposto, crescono i candidati della politica, cioè le persone che ovunque intendono “correre” alle elezioni. Per lo più è gente non attrezzata a fare politica, né sul piano culturale né su quello politico.
     Perché nella prima Repubblica, con i partiti al massimo di forza e prestigio, ben pochi volevano entrare in politica, fare i funzionari nelle federazioni, e quei pochi schivavano incarichi istituzionali? E oggi, con i partiti inesistenti e non credibili, c’è la corsa alla carriera politica? Evidentemente oggi, a differenza di ieri, conviene. Non solo. Proprio perché i partiti sono in crisi e proprio perché è sempre più ampio il fronte degli elettori indecisi (oggi oltre il 40% con gli astensionisti) crescono a dismisura i candidati a formare “liste civiche”.
     Di fronte a queste numerose liste civiche e o personali che allungheranno le schede delle prossime comunali, ha buon gioco chi fa notare che se l'imprenditoria economica può dirsi in crisi, l’imprenditoria politica dimostra di essere in ottima salute.
     Perché il «combinato disposto» della debolezza dei partiti e dei difetti di un sistema elettorale che consente a chi ha pochi voti di farli valere «in altre arene» o di spenderli al secondo turno, produce fenomeni di questo tipo. Ma l’allarme lanciato dagli esperti è che la tendenza alla frammentazione che provoca i noti rischi di ingovernabilità, potrà riprodursi alle politiche se i partiti daranno seguito alla riforma elettorale che hanno in cantiere.
    
Non ci si può limitare certo a piangerne la scomparsa e il logoramento: viceversa, con una certa dose di volontarismo occorre pensare strategicamente alla costruzione di nuovo capitale sociale che sia all’altezza dei tempi. Il punto di partenza deve però essere chiaro: il funzionamento ordinario di partiti, sindacati e associazioni ha cessato da tempo di essere generativo di nuovo radicamento; occorre passare ad un nuovo paradigma, quello dei “progetti territoriali per così dire “straordinari”.
     La città vista non solo, dunque, agglomerato urbano, ma cittadini costituiti in una totalità, partecipi, della sfera del diritto, cittadini che convivono non come moltitudine dispersa in ragione di un insediamento ma in base allo “stare insieme e vicino” che evoca socievolezza, comunità, appartenenza.
     Riteniamo fondamentale, a questo punto, che sia elaborato, al di là degli slogan, dei volantini elettorali e dei comizi il progetto che dovrà disegnare il futuro di Terlizzi. Il progetto, appunto, non il programma delle cose da fare. Il primo, a differenza del secondo può cogliere, per sua natura, le relazioni, i nessi, i rapporti, le interdipendenze fra le azioni e le opere indispensabili per lo sviluppo del nostro territorio.
     Il progetto è decisivo per il buon governo della città. La sua costruzione, fondata sul dialogo e sul confronto, dà senso alla volontà di spendersi, in prima persona , nella buona politica. L’impegno del prossimo sindaco dovrà essere quello di realizzarlo con la piena condivisione di quanti, cittadini e politici, quel progetto hanno contribuito a creare.
     Siamo convinti che bisogna ridare entusiasmo agli elettori, che tutte le forze politiche debbono concentrarsi su questo problema prioritario, in contrapposizione alle alchimie che si consumano nelle segreterie dei partiti. La fiducia nella Politica e la partecipazione sono alla base del nostro ordinamento costituzionale, sia che si tratti di competizione elettorale nazionale che di elezioni amministrative comunali.      
     Terlizzi ha i requisiti e le risorse umane per diventare città d’alta cultura, centro di elaborazione dei temi della tolleranza e della pace, della convivenza, della solidarietà e del rispetto ambientale. Deve solo attivare gli istituti di partecipazione previsti dallo Statuto comunale, che per ora sono limitati solo alla recente elezione del presidente e del vicepresidente della Consulta delle Associazioni, che ci auguriamo facciano proprie le proposte che da anni sollecitiamo: il Bilancio sociale, il Bilancio ambientale, il Bilancio partecipato, la Certificazione ambientale, il Consiglio comunale dei ragazzi, il Forum dei giovani. Questa è la  scommessa su cui puntiamo: passare dalla teoria alla prassi quotidiana.
     Il tempo delle scelte è arrivato e qualunque sarà la propria personale espressione di voto, ognuno deve sinceramente chiedersi: ma io da che parte sto?
    


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