Cresce la disaffezione verso i partiti.
C’è chi resiste e c’è chi…si organizza. E’ quanto è successo anche a Terlizzi
per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale prevista per il prossimo 6
e 7 maggio.
Dall’elenco pubblicato da alcuni giornali
locali apprendiamo che a sostegno dei quattro candidati sindaci sono state
presentate ben 20 liste comprendenti 310 candidati consiglieri comunali. Il
dato più sorprendente è quello che registra che la metà di esse sono liste
civiche, così ripartite: candidato sindaco Ninni Gemmato, n.9 (Ninni Gemmato
Sindaco, Movimento Schittulli, Terlizzi Si Fa In Quattro, Terlizzi Futura, La Puglia Prima di
Tutto); candidato sindaco Pasquale Vitagliano n. 2 (Città Civile, Donne di
Terlizzi); candidato sindaco Michele Dantes: n.1 (Terlizzi Libera); candidato
sindaco Michele Berardi: n.2 ( Verdi Ecologisti Terlizzi, Agricoltura e
Floricoltura).
I 23.002 elettori, di cui 11.649 donne e
11.353 maschi, dovranno pertanto fare le proprie scelte fra 10 liste di partiti
(Popolo della Libertà, Nuovo PSI, Io Sud, API, Futuro e Libertà per l’Italia,
Partito Democratico, Sel Vendola,
Rifondazione-Comunisti Italiani, Di Pietro IDV, Casini UDC), e 10 liste civiche
che si
contendono la poltrona di
sindaco e 16 posti di consigliere comunale.
I numeri parlano chiaro: stando ai
sondaggi nazionali, gli italiani non credono nei partiti e nei politici. Il 91
per cento ha “poco o pochissima fiducia”, solo l’8 per cento degli elettori ha
“molta o moltissima fiducia” nella politica.
Questo dice il sondaggio fatto ad inizio
febbraio da Ispo, numeri che confermano quel che tutti sentono e vedono in
giro. All’opposto, crescono i candidati della politica, cioè le persone che
ovunque intendono “correre” alle elezioni. Per lo più è gente non attrezzata a
fare politica, né sul piano culturale né su quello politico.
Perché nella prima Repubblica, con i
partiti al massimo di forza e prestigio, ben pochi volevano entrare in politica,
fare i funzionari nelle federazioni, e quei pochi schivavano incarichi
istituzionali? E oggi, con i partiti inesistenti e non credibili, c’è la corsa
alla carriera politica? Evidentemente oggi, a differenza di ieri, conviene. Non
solo. Proprio perché i partiti sono in crisi e proprio perché è sempre più
ampio il fronte degli elettori indecisi (oggi oltre il 40% con gli
astensionisti) crescono a dismisura i candidati a formare “liste civiche”.
Di
fronte a queste numerose liste civiche e o personali che allungheranno le
schede delle prossime comunali, ha buon gioco chi fa notare che se
l'imprenditoria economica può dirsi in crisi, l’imprenditoria politica dimostra
di essere in ottima salute.
Perché il «combinato disposto» della debolezza dei partiti e dei difetti di un sistema elettorale che consente a chi ha pochi voti di farli valere «in altre arene» o di spenderli al secondo turno, produce fenomeni di questo tipo. Ma l’allarme lanciato dagli esperti è che la tendenza alla frammentazione che provoca i noti rischi di ingovernabilità, potrà riprodursi alle politiche se i partiti daranno seguito alla riforma elettorale che hanno in cantiere.
Non ci si può limitare certo a piangerne la scomparsa e il logoramento: viceversa, con una certa dose di volontarismo occorre pensare strategicamente alla costruzione di nuovo capitale sociale che sia all’altezza dei tempi. Il punto di partenza deve però essere chiaro: il funzionamento ordinario di partiti, sindacati e associazioni ha cessato da tempo di essere generativo di nuovo radicamento; occorre passare ad un nuovo paradigma, quello dei “progetti territoriali per così dire “straordinari”.
La città vista non solo, dunque, agglomerato urbano, ma cittadini costituiti in una totalità, partecipi, della sfera del diritto, cittadini che convivono non come moltitudine dispersa in ragione di un insediamento ma in base allo “stare insieme e vicino” che evoca socievolezza, comunità, appartenenza.
Riteniamo fondamentale, a questo punto, che sia elaborato, al di là degli slogan, dei volantini elettorali e dei comizi il progetto che dovrà disegnare il futuro di Terlizzi. Il progetto, appunto, non il programma delle cose da fare. Il primo, a differenza del secondo può cogliere, per sua natura, le relazioni, i nessi, i rapporti, le interdipendenze fra le azioni e le opere indispensabili per lo sviluppo del nostro territorio.
Perché il «combinato disposto» della debolezza dei partiti e dei difetti di un sistema elettorale che consente a chi ha pochi voti di farli valere «in altre arene» o di spenderli al secondo turno, produce fenomeni di questo tipo. Ma l’allarme lanciato dagli esperti è che la tendenza alla frammentazione che provoca i noti rischi di ingovernabilità, potrà riprodursi alle politiche se i partiti daranno seguito alla riforma elettorale che hanno in cantiere.
Non ci si può limitare certo a piangerne la scomparsa e il logoramento: viceversa, con una certa dose di volontarismo occorre pensare strategicamente alla costruzione di nuovo capitale sociale che sia all’altezza dei tempi. Il punto di partenza deve però essere chiaro: il funzionamento ordinario di partiti, sindacati e associazioni ha cessato da tempo di essere generativo di nuovo radicamento; occorre passare ad un nuovo paradigma, quello dei “progetti territoriali per così dire “straordinari”.
La città vista non solo, dunque, agglomerato urbano, ma cittadini costituiti in una totalità, partecipi, della sfera del diritto, cittadini che convivono non come moltitudine dispersa in ragione di un insediamento ma in base allo “stare insieme e vicino” che evoca socievolezza, comunità, appartenenza.
Riteniamo fondamentale, a questo punto, che sia elaborato, al di là degli slogan, dei volantini elettorali e dei comizi il progetto che dovrà disegnare il futuro di Terlizzi. Il progetto, appunto, non il programma delle cose da fare. Il primo, a differenza del secondo può cogliere, per sua natura, le relazioni, i nessi, i rapporti, le interdipendenze fra le azioni e le opere indispensabili per lo sviluppo del nostro territorio.
Il progetto è decisivo per il buon governo
della città. La sua costruzione, fondata sul dialogo e sul confronto, dà senso
alla volontà di spendersi, in prima persona , nella buona politica. L’impegno
del prossimo sindaco dovrà essere quello di realizzarlo con la piena
condivisione di quanti, cittadini e politici, quel progetto hanno contribuito a
creare.
Siamo convinti che bisogna ridare
entusiasmo agli elettori, che tutte le forze politiche debbono concentrarsi su
questo problema prioritario, in contrapposizione alle alchimie che si consumano
nelle segreterie dei partiti. La fiducia nella Politica e la partecipazione
sono alla base del nostro ordinamento costituzionale, sia che si tratti di
competizione elettorale nazionale che di elezioni amministrative comunali.
Terlizzi ha i requisiti e le risorse umane
per diventare città d’alta cultura, centro di elaborazione dei temi della
tolleranza e della pace, della convivenza, della solidarietà e del rispetto
ambientale. Deve solo attivare gli istituti di partecipazione previsti dallo
Statuto comunale, che per ora sono limitati solo alla recente elezione del
presidente e del vicepresidente della Consulta delle Associazioni, che ci
auguriamo facciano proprie le proposte che da anni sollecitiamo: il Bilancio
sociale, il Bilancio ambientale, il Bilancio partecipato, la Certificazione
ambientale, il Consiglio comunale dei ragazzi, il Forum dei giovani. Questa è
la scommessa su cui puntiamo: passare
dalla teoria alla prassi quotidiana.
Il tempo delle scelte è arrivato e
qualunque sarà la propria personale espressione di voto, ognuno deve
sinceramente chiedersi: ma io da che parte sto?
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