Con la legge
n. 56 del 4 maggio 2007 (pubblicata nella G.U. - serie generale n. 103 del 5
maggio 2007-05-25) il Parlamento Italiano ha riconosciuto il 9 maggio,
anniversario dell'uccisione di Aldo Moro, quale "Giorno della
memoria", al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno ed
internazionale e delle stragi di tale matrice.
La legge prevede che in occasione di tale
ricorrenza possano essere organizzati, senza nuovi e maggiori oneri a carico
dello Stato, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti comuni di
riflessione, anche - nel quadro della loro autonomia - da parte delle scuole di
ogni ordine e grado, al fine di costruire ed alimentare una memoria storica
condivisa in difesa delle istituzioni e dei valori democratici.
Mi spiace rilevare
che a Terlizzi, a differenza di tante altre città, nessuno se ne sia ricordato.
Evidentemente, più che al passato, l’attenzione dei politici nostrani è tutta
concentrata sulle schermaglie elettorali in vista del ballottaggio.
Aldo Moro, statista e uomo politico, morto
ammazzato dalle Brigate Rosse, un sequestro lungo, durato 55 giorni, che,
nonostante tutti i processi, ancora oggi ha tanto da “svelare”, misteri sul
sequestro, sulla trattativa, sul perché troppo poco venne fatto per restituire
la libertà a Moro, l’uomo, il padre, il professore, centinaia di migliaia i
chilometri di carta usate per scrivere le indagini, le sentenze, i libri, e
poi, i film, le sceneggiature, tanto si è detto, tanto si dice, ma, nonostante
tutto, un alone di mistero avvolge il caso Moro, forse chi sapeva ora non c’è
più, ogni tanto dal buio nebuloso del passato appaiono come ombre nuovi
fantasmi ricordi, e qualche flebile pista viene seguita, ma quel che è stato è
stato, dopo Moro le pagine della storia di Italia hanno preso un altro senso e
chissà cosa poteva succedere se quella triste pagina non si scriveva.
Oggi, tutti noi abbiamo il dovere di
essere degli attenti cultori del messaggio “rivoluzionario” di Moro, e porgere
l’orecchio alle sfide che la società ci pone, convinti che nella diversità di
opinioni si celino più opportunità che insidie.
Noi del Centro Studi
Politici “A.Moro” e del Centro Studi “A.Moro-Quarta Fase” sentiamo di dover
fare un forte
appello, al di là della contingenza elettorale, al ritorno all'impegno politico
e civile dei giovani nel segno di Aldo Moro, lo statista democristiano di cui
ricorrono oggi i 34 anni dalla morte,
Richiamare la testimonianza di umanità e
di fede di Aldo Moro, che abbiamo avuto l’onore di conoscere ed il piacere di
seguire durante la nostra gioventù, è
fondamentale per comprendere il pensiero e la vita di un laico che ha vissuto
l`impegno politico come forma alta ed esigente di carità. In questo turbolento momento politico ed
economico le parole e le scelte
essenziali di Moro possono diventare, soprattutto per i giovani, un
incoraggiamento a operare con competenza e coraggio per il bene comune. In un
tempo politico senza o con pochissimi `padri` la memoria di Moro non può
colmare un`assenza ma diventa appello forte a una nuova e lungimirante presenza
politica. E questo è un compito che, paradossalmente, spetta soprattutto ai
giovani, chiamati a passare da una rinunciataria condizione di “orfani” a una
convinta assunzione di nuova responsabilità per il bene della città. Un`impresa
ardua in cui spesso, dopo le grandi parole degli adulti, i giovani si trovano
soli di fronte alle difficoltà. Anche in questo Aldo Moro ha oggi qualcosa da
dire.
Alcuni giovani mi hanno chiesto: quale può
essere una traccia per capire il pensiero di Moro? Non si può cercare il suo
pensiero – ho risposto. Il suo pensiero è nell’impegno politico, nel suo agire.
Il suo segreto era nella capacità di ascolto: lui scandagliava. Lui capiva il
momento delle scelte.
Era il
primo nelle soluzioni perché era il primo nell’analisi: psicologica, culturale,
sociale, politica.
E’ stato profeta , nel politico, nel sociale, nella concezione cristiana
della vita,nella ricerca di sempre nuove ed adeguate forme da inventare e da prepararead
un nuovo mondo che generava nuova umanità.A
mano a mano che si entra nei ricordi dei suoi tanti interventi fatti anche
nella nostra piazza, ci accorgiamo che questo martire della democrazia continua
a parlare, ad ammaestrare, a coagulare attorno a sé ed alla sua testimonianza
larghissime fasce di sempre nuovi assertori dei valori fondamentali dell’uomo e
della società.
Ricordare Moro, a 34 anni dalla sua
scomparsa, vuole anche dare un segnale preciso alla società, di cui Egli
cercava sempre d’interpretarne idee e bisogni: “Noi non vogliamo
essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire”. “Il domani non appartiene ai conservatori e ai tiranni: è degli
innovatori attenti, seri, senza retorica”.
E quel domani nella società civile appartiene, anche per questo,
largamente, alla forza rivoluzionaria del Cristianesimo. Noi siamo diversi. Noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e
rari sostenitori di un mondo ormai
superato” (Aldo Moro).
Nessun commento:
Posta un commento