lunedì 15 agosto 2011

MANOVRA FINANZIARIA: SI PUO’ FARE DI MEGLIO

Le decisioni prese dal Consiglio dei Ministri in ordine alla sfida economico-finanziaria che l’Italia ha di fronte appaiono non solo per i partiti di opposizione ma anche per la gran parte dei cittadini fortemente inique sul piano sociale e fiscale.

Dal punto di vista amministrativo è’ auspicabile che nella discussione parlamentare che seguirà a breve siano riviste soprattutto le questioni relative al “patto di stabilità”, con lo scorporo della quota di co-finanziamento dei fondi comunitari, così come proposto dalla Regione Puglia e dall’ANCI e quelle relative ai cosiddetti “costi della politica”. A questo proposito ben vengano l’accorpamento dei piccoli Comuni, la riduzione del numero delle Province, l’accorpamento degli uffici periferici dello Stato, il dimezzamento delle società pubbliche.

Ma questo non basta. Oggi, sotto la copertura della “riduzione degli sprechi e taglio della spesa pubblica”, si sta operando il totale smantellamento dello Stato Sociale e si sta realizzando quel progetto sociale catastrofico che vede attuata la concezione di trasformare, in modo irreversibile, l’essere umano da cittadino a vassallo.

E’ un’occasione questa, per smetterla con le accuse reciproche. E’ un’occasione per riporre i sassi a terra. Per dire basta. Per guardare oltre. Per cambiare registro. Commettiamo un grave errore se pensiamo che chi ci governa sta sbagliando perché è un incapace. No, sta semplicemente attuando un suo preciso programma. Con scienze e in-coscienza! Le nostre aziende non riescono a trovare risposta e soluzione alla loro crisi. Il berlusconismo è solo l’ultimo tassello di un progetto che, in Italia, parte da molto lontano e ha visto scontrarsi in modo aspro, a volte violento, due concezioni: la concezione che intende assoggettare i cittadini e la concezione che invece intende creare una comunità evoluta capace di esprimere totalmente il proprio genio. E qui non parliamo di destra o di sinistra ma di coloro che, accettando i dettami dei principi della nostra Carta Costituzionale si spendono per attuarli e coloro che, invece la combattono.

Questo progetto può essere sicuramente battuto ampliando la possibilità di accedere al mondo del lavoro. Non a caso i nostri Padri Costituenti hanno posto al primo punto che “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. L’accesso ad esso contribuisce, indiscutibilmente, a rendere libera, autonoma e creativa la persona. La completa attuazione (e non lo stravolgimento) dell’Articolo 1 della nostra Costituzione può veramente aiutare la nostra Italia e divenire “Una”. La nostra diffusa e vitale diversità va difesa, sostenuta, riconosciuta e, assolutamente, ricondotta ad Unità. Visto che ormai i concetti di Trasparenza e Meritocrazia sono sulla bocca di tutti, è maturo il tempo per dotarsi di strumenti che inequivocabilmente facciano emergere questi valori che tutti dicono di condividere.

Per una sana e vigorosa crescita della comunità nel suo complesso e dell’impresa nello specifico, vanno garantiti e tutelati innanzitutto la certezza di legalità e il rispetto delle regole. Abbiamo constatato che per coloro che hanno nascosto miliardi di euro di oscura, molto oscura provenienza nei paradisi fiscali, lo “Stato” ha varato uno scudo fiscale chiedendo non multe, non more, non interessi su interessi, non sequestro dei beni, ma, semplicemente, un misero 5%.

Al sottoscritto, al contrario, non risultano lavoratori, sia essi autonomi o dipendenti, che non vogliano contribuire allo Stato Sociale o che non vogliano essere nella completa, totale e perfetta legalità. Io conosco persone che hanno il solo scopo di ottemperare al proprio compito di cittadini e di godere, giustamente, dei frutti generati unicamente dal loro sforzo quotidiano. Compito dei “rappresentanti del popolo” è quello di creare le condizioni affinché ciò si realizzi.

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