giovedì 7 aprile 2011

RUBRICA DI VITO DE LEO (http//:comunepartecipato.blogspot.com) CITTADINANZA ATTIVA E SUSSIDIARIETA’

Ho accettato di buon grado l’invito del direttore editoriale Michele Varesano di scrivere una rubrica riservata alla trattazione di un tema sempre attuale qual è quello della “Cittadinanza attiva”.

Questa pagina sarà scritta per tutti coloro che vorrebbero fare qualcosa per il proprio Paese e il proprio Comune ma non sanno da dove cominciare. Proporrò loro un modo di essere cittadini finora poco praticato, soprattutto dalle nuove generazioni.

Nulla di nuovo: questa idea, infatti, è scritta nella Costituzione repubblicana, nell’ultimo comma dell’art 118. Si chiama “sussidiarietà”. E’ grazie a questo istituto democratico se oggi è possibile ipotizzare che i cittadini possano uscire dalla loro condizione di amministrati, per assumere quello di cittadini attivi, dando un contributo essenziale alla soluzione dei problemi che riguardano tutti e di cui tutti conseguentemente dovrebbero sentirsi responsabili.

E’ certamente auspicabile, quindi, che le pubbliche amministrazioni favoriscano, come prevede la Costituzione, le iniziative dei cittadini responsabili realizzate ai sensi dell’art. 118. Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che il pieno sviluppo della persona umana si realizza solo attraverso la partecipazione ad attività fondate sul principio di sussidiarietà. Un cittadino attivo, infatti, è molto probabilmente anche una persona che, mettendo a frutto nell’interesse generale le proprie capacità, realizza se stesso più pienamente. Non solo, ma, così facendo, realizza anche il secondo comma dell’art. 4 della Costituzione che dispone: ”Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. E sarebbe singolare che i soggetti pubblici non li sostenesse o, peggio ancora, li ostacolasse nell’adempimento di tale dovere.

Una delle conseguenze di questi paradigmi costituzionali sta nel passare da un rapporto fra amministrazioni e cittadini fondato sulla separazione e la diffidenza, ad uno fondato sulla collaborazione e la cooperazione in vista di un obiettivo comune: l’interesse generale. La comunicazione, sotto questo profilo, ha un ruolo essenziale, perché consente non solo la condivisione delle informazioni necessarie ai soggetti pubblici e privati per poter operare insieme, ma soprattutto consente la condivisione di punti di vista, obiettivi, interpretazioni della realtà sulla base dei quali è poi possibile organizzare l’azione comune.

Oltre che sui principi costituzionali di uguaglianza sostanziale e di autonomia, il principio di sussidiarietà si fonda anche su un terzo principio altrettanto importante: quello di responsabilità. Il termine “responsabilità” normalmente ha un significato negativo, in quanto viene associato con le conseguenze di un errore o comunque di una qualche carenza: il ”responsabile”, in questa accezione, è colui che paga per qualcosa che è andato storto. Invece, qui, il termine viene usato nel suo significato originario, dal latino “responsum”, che significa semplicemente “rispondere, dare risposte”.

Ora, se questa interpretazione in positivo della responsabilità vale per il governo nazionale e locale, che agisce per l’interesse generale in funzione di un obbligo di legge, tanto più deve valere per i cittadini attivi, considerato che essi si muovono per l’interesse generale in maniera del tutto spontanea e, spesso, anche del tutto disinteressata.

Cittadini attivi ed amministrazioni, in sostanza, condividono la responsabilità connessa con il raggiungimento di quel pieno sviluppo della persona umana, che costituisce non solo lo scopo della loro azione, ma anche la misura del risultato della loro azione e, quindi, della loro capacità di dare, letteralmente, risposte.

Per ulteriori approfondimenti su questi ed altri temi può essere consultato il mio blog:http//:comune partecipato.blogspot.com

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