giovedì 14 aprile 2011

CONSIGLIO COMUNALE TRA SCONTRI E INCONTRI

Il clima politico-amministrativo del nostro Comune negli ultimi tempi sta diventando particolarmente effervescente. Da qualche tempo, infatti, alcuni consiglieri comunali stanno facendo parlare di sé sulla stampa locale e accendono il dibattito anche nella massima assise cittadina.

Nella seduta del Consiglio comunale dell’11 aprile scorso, nei preliminari, ha cominciato Luigi Patruno, consigliere di maggioranza, che ha reso edotta l’assemblea di quanto aveva scritto in una lettera pubblicata il 20 gennaio. Nel suo acceso intervento ha ripetuto di essere stato messo alla porta dal segretario e dal capogruppo consiliare del suo partito: il Pd L. Con quale motivazione? Perché accusato, nonostante non abbia mai votato contro i provvedimenti dell’Amministrazione, di non riconoscere la linea politica del partito nelle cui liste è stato eletto. “Un partito-caserma che non sa accettare il dibattito interno – ha sottolineato - dove una sola persona comanda e decide e perché in questo partito non ci sono le condizioni di democrazia e rispetto della dignità, che consentono ai consiglieri di esercitare la loro piena e legittima funzione di entrare nel merito delle decisioni, come pure è loro diritto e loro dovere così come prescritto dalla Legge comunale e provinciale, dallo Statuto del Comune e dal Regolamento del Consiglio comunale.

Voglio sapere dal gruppo – ha concluso – se mi considera suo componente,altrimenti sarò un consigliere del Pd L da indipendente”.

Inevitabile la replica del capogruppo Pasquale Pomodoro, il quale ha ripetuto quanto già dichiarato in una precedente lettera di risposta, che “Il partito non ha cacciato nessuno, nessuno discute il vincolo di mandato. Patruno non viene espulso, si auto espelle da solo. Chi è eletto sotto il simbolo del partito ne accetta autonomamente la linea politica e s’impegna a seguirla nei confronti degli elettori. Altrimenti si “tradiscono” elettori e partito”. Sul piano politico il modo in cui intende far parte del partito non è condivisibile”.

Il presidente del Consiglio ha dato poi la parola al consigliere Francesco Stolfa, che ha motivato, con la lettura di un lungo documento, sottoscritto dalla stragrande maggioranza degli iscritti al PSI, l’adesione al partito ed al gruppo consiliare del PD, considerato “una sfida affascinante, un cantiere ancora aperto, una storia ancora tutta da scrivere”.

Subito dopo è intervenuto Cataldo Mazzilli, che dichiara di aver lasciato definitivamente “La Destra” per aderire ad “Io Sud”, rappresentato in Puglia dall’on. Adriana Poli Bortone, restando comunque all’opposizione. “ Il mio – tiene a precisare – non è un passaggio di bandiera, ma un atto di coerenza con le

mie idee critiche nei confronti della segreteria regionale, che durante le elezioni regionali azzerò la sezione coratina, e del governo nazionale, che, a cominciare dal federalismo, aumenta sempre più il divario tra Nord e Sud.

Intervenendo anche a nome del suo collega Savino Cannillo, ha preso infine la parola anche il consigliere Cataldo Zaza leggendo un documento nel quale annuncia la fuoriuscita dal Movimento “Rinnovamento Corato” che li fece eleggere nelle elezioni amministrative del 2008. “Il motivo - dichiara – risiede nella mancanza di un civile e democratico confronto all’interno del Movimento, che ha assunto iniziative contrastanti con le linee politiche sulle quali era stato fondato. Di qui, concordi con il parere di tanti amici e sostenitori, la decisione di dichiararsi indipendenti e poi di passare nelle file del PDL”, continuando a sostenere con coerenza la fedeltà all’impegno assunto con gli elettori, con il sindaco Perrone, con il suo programma e l’intera coalizione di centrodestra che lo ha sostenuto”.

Come si evince da questa breve cronaca, la geografia e la toponomastica del Consiglio comunale eletto nel 2008 in seguito all’ennesimo rimescolamento delle carte, che ha già, visto il cambiamento di casacca da parte di ben 11 consiglieri, è cambiata ancora una volta. Questo succede probabilmente perché tra elettori ed eletti non esiste alcun patto sancito istituzionalmente, perché ognuna delle parti in causa pensa solo a coltivare il proprio orticello, perché manca il dialogo e la partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa.

Quello che auspichiamo, al di là delle legittime posizioni e collocazioni di ciascun eletto, è che ai “movimenti” e “passaggi” faccia seguito un “Patto sociale”, che si muova lungo queste direttrici

fondamentali: diritti di cittadinanza, lavoro, sviluppo, solidarietà, cultura, legalità, trasparenza, democrazia, pace.

Occorre, però, realizzare anche un “Patto politico” tra i partiti, i movimenti , gli eletti e gli elettori, da cui scaturisca un tavolo permanente di confronto programmatico, che vada al di là della contingenza elettorale, per rendere sempre più adeguata la risposta politico-amministrativa alla domanda sociale, soprattutto dei giovani, delle donne e delle fasce più deboli della nostra società.

Nella convinzione, pertanto, che nel nostro Comune servano gruppi consiliari unitari e coesi, che siano centro di alleanze tra partiti, movimenti e forze della società civile, esprimiamo anche la certezza che questi non avrebbero senso se continuassero a presentarsi all’elettorato come un semplice contenitore di nomi di diversa provenienza.

Questo cammino deve partire dalla città. La partita per il governo amministrativo si gioca sulla capacità di proporre un progetto forte e realizzabile. La sfida dell’alleanza si misura non solo nell’amministrazione o nell’opposizione alla politica del governo locale, ma anche nella capacità di proporre una compagine politica unita, innovativa, credibile, capace di dialogare al suo interno e con tutti i settori della nostra società.

Il primo obiettivo che i partiti e i movimenti rappresentati in Consiglio comunale devono impegnarsi a perseguire, deve essere quello di rinnovare la politica, spazzando via con un atto collettivo di volontà e di coerenza la concezione di una politica intesa come strumento per conquistare il potere da usare come forza, predominio di taluni interessi, con l’esclusione di altri, ma come strumento al servizio di tutti per la soddisfazione dei legittimi bisogni dei cittadini.

Questo è indispensabile se si vuole realmente battere ogni forma di egoismo e di prevaricazione, di qualunquismo, di rassegnazione e di disaffezione, così, purtroppo, fortemente radicati e diffusi tra ampie fasce dell’elettorato.

Bisogna, pertanto, far passare una serie di messaggi molto chiari: ridefinire il ruolo dei partiti, volere rendere trasparente ed efficace la gestione del Comune, adoperarsi per una democrazia più partecipata con la revisione e l’aggiornamento degli “Istituti di partecipazione” previsti dallo Statuto comunale; continuare nella mobilitazione per garantire il diritto di tutti all’ambiente, alla salute, all’istruzione, alla giustizia, al lavoro, ai servizi sociali in favore dei più giovani, degli anziani, degli immigrati e dei più deboli.

Queste comuni volontà e speranze presuppongono, tuttavia, oltre che chiarezza di rapporti ed onestà d’intenti, anche una nuova metodologia a cui improntare l’azione e il ruolo dei partiti e dei gruppi consiliari.

In questa prospettiva, gli aderenti non possono eludere le “Regole” che ne disegnano l’organizzazione e il funzionamento e mettono ogni componente in posizione di dialogo costruttivo, nel rispetto delle reciproche posizioni politiche, superando ogni deleteria concezione particolaristica e personalistica del modo di fare politica.

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