sabato 26 febbraio 2011

Libro e uomo: come dire libro per l’uomo, libro segno dell’uomo, come dire che l’uomo si rispecchia e si ritrova nel libro in modo particolare; u

Con questo slogan oltre un milione di donne sono andate in 230 piazze italiane, per protestare contro il “bunga bunga” berlusconiano. Una piazza minoritaria, che non va sottovalutata, ma anche una piazza pacifica, allegra, festosa, che ha visto protagoniste le donne ribellarsi “al turpe quadro riprodotto dai media” e che hanno voluto chiedere “a tutte le donne di difendere il valore della loro dignità”.

Giustamente – è stato detto da alcune di loro – di fronte all’inchiesta sulle notti di Arcore e sulla “carica erotica” come criterio di selezione per la classe politica, “chi tace diventa complice”.

E noi del Centro Studi Politici “A. Moro” non vogliamo esserlo perché non crediamo che le donne siano stupide, ma – come dimostrano sempre – sono libere, dignitose e forti e si ammazzano di lavoro per tenere in piedi casa, famiglia e, quindi, il Paese.

In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro, studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.

Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’Unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica.

Purtroppo, però, checché se ne dica, se ci limitiamo ad osservare la nostra realtà politica ed istituzionale, il maschilismo è ancora imperante. Basti osservare la composizione del nostro Consiglio comunale. Dei venti soggetti che lo compongono, nessuna donna ha ottenuto i voti sufficienti per l’elezione. Di qui l’encomiabile iniziativa del sindaco Vincenzo Di Tria di nominarne addirittura quattro su sei alla carica di assessore comunale, tutte impegnate, da oltre due anni, non solo a servire la comunità amministrata, ma anche a dimostrare che non sono da meno ai colleghi maschi. Terlizzi, almeno da questo punto di vista, rappresenta una lodevole eccezione che non è, purtroppo, seguita dai Comuni viciniori.

E tutte le altre concittadine dove sono? Perché non riescono ad affermarsi? Perché c’è scarsa presenza delle donne, soprattutto nelle amministrazioni locali? Sono le donne a disinteressarsi o manca la fiducia nei loro confronti da parte degli elettori? Si può fare scuola politica al femminile?

Si può creare un percorso formativo per la promozione della cultura di genere e delle pari opportunità, aperto anche agli uomini? Siamo convinti che il periodo di apprendimento consentirebbe alle frequentatrici di fruire di conoscenze pratiche che orienterebbero la donna verso la partecipazione alla vita politica e sociale. E questo per essere in grado non solo di riconoscere ed evitare marginalizzazioni ed esclusione, ma di proporre percorsi reali atti ad individuare possibili soluzioni verso la realizzazione di una piena democrazia e cittadinanza.

Anche uno sportello informativo istituito dal Comune, coadiuvato dalla Consulta per le Pari Opportunità , di cui si avverte la mancanza, a differenza di tanti altri Comuni, potrebbe fungere da “bussola”, per promuovere la cultura delle pari opportunità e di genere fra le giovani generazioni e le loro famiglie al fine di favorire l’inclusione sociale, professionale ed il protagonismo delle donne. L’evento potrebbe essere annunciato l’8 marzo in occasione della “Festa della Donna”.

“Donne oltre il 2000” è il volume distribuito in 10.000 copie dal Comune di Bari per fornire una testimonianza ed un piccolo aiuto per superare il disagio e gli ostacoli per un inserimento degno e paritario nella vita sociale, culturale e lavorativa delle donne. Perché non seguirne l’esempio?

E’ possibile anche da noi istituire la Commissione “per i tempi della città”, tra i cui scopi rientrano le proposte di soluzioni ed alternative ad orari di uffici, scuole ed esercizi commerciali, in base ad esigenze e necessità delle donne che lavorano?

Perché non inserire nello Statuto comunale l’obbligatorietà da parte del Sindaco di nominare assessore almeno una donna, in modo da non lasciare questa prerogativa soltanto alla sensibilità di chi va ad occupare quella carica? Potrebbe essere questo un modo concreto per dimostrare che le “pari opportunità” non sono una scelta occasionale, ma una realtà istituzionale.

Fra un mese dovrà essere deliberato il bilancio di previsione 2011: siamo curiosi di vedere quanto sarà messo a disposizione in questo senso. Noi ci aspettiamo atti concreti a tutela dei minori, sulla violenza che le donne sono costrette a subire, sulle iniziative intese a favorirne l’inserimento.

Appare urgente dare il via a manovre risolutive che arginino il problema e ripristinino la parità tra i sessi in politica, come ha cercato di fare il partito Democratico nel cui statuto fondativo è chiaramente prevista la ripartizione equanime al 50% delle cariche elettorali.

Dire che questo momento è uno dei più difficili e duri della nostra democrazia, è superfluo. Non ci stancheremo però di dire che solo con il coinvolgimento, la partecipazione di tutti, possiamo uscire alla svelta indenni da questo momento così critico. Anzi, crediamo che sia arrivato il momento di puntare sulle donne.

Le donne, infatti, possono fornire quell’energia giusta per rimettere in moto la macchina sociale e politica. Il loro bagaglio è carico di sentimenti, di quel senso di dedizione che forse molti uomini hanno perso, trascinati dall’individualismo esasperato alla ricerca del potere. Quel potere che accieca ed è capace di azzerare qualsiasi sentimento o valore umano teso al rispetto per i propri simili.

Una società non discriminante può fondarsi solamente su responsabilità, opportunità e risorse condivise fra entrambi i generi.

Non è più il caso di fare demagogia o retorica; non bastano le manifestazioni di piazza, le conferenze, i convegni. Basta con le parole; rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo tutti insieme, uomini e donne, giovani e meno giovani alla nostra ricostruzione morale e civile.

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