giovedì 13 maggio 2010

Proposte per un Comune “virtuoso”

L’ultimo giorno utile per deliberare il bilancio di previsione 2010 ed il bilancio pluriennale 2010 - 2012, abbiamo assistito ancora una volta al balletto delle cifre illustrate dall’Assessore alla Programmazione finanziaria Massimo Mazzilli e al solito dibattito dal quale non è mai possibile dedurre una visione strategica complessiva che lasci immaginare un futuro davvero migliore per la qualità della vita dei cittadini e del territorio amministrato. Come era previsto il bilancio di previsione è stato licenziato con i soli voti della maggioranza, l’astensione del consigliere DC e il voto contrario della minoranza.

Nella mia qualità di presidente del Centro Studi Politici “A. Moro” ho più volte proposto agli amministratori comunali di delineare, attraverso un accordo di programma, un piano di lavoro comune finalizzato a rendere più proficua ed efficace la collaborazione e più sistematica la partecipazione dei cittadini alle scelte politico-amministrative.

Quello che insistiamo a proporre, insomma, in coerenza con lo Statuto comunale, è la costituzione di un “Laboratorio urbano”, che faccia proprio il motto “Una città per tutti”, formato da cittadini stanchi di lamentarsi della bassa qualità della vita e di contestare l’inerzia delle istituzioni, la chiusura dei partiti ad un reale rapporto con la cittadinanza attiva, desiderosi di uscire dalla condizione di dipendenza, superficialità qualunquismo, deresponsabilizzazione e disaffezione alla politica.

In altri termini, proponiamo la condivisione di un impegno culturalmente e socialmente trasversale, lasciando che in altri ambiti i singoli e le associazioni operino in assoluta libertà le scelte più congeniali al proprio ruolo. Sarebbe utile ed interessante costituire una rete sinergica di forze singolarmente attive nella ricerca di una programmazione integrata sulla città, attraverso un costante confronto fra le diversità e le singole esperienze.

E’ questo il punto di partenza del sempre auspicato e mai realizzato “Bilancio partecipato”. Un bilancio, cioè, in cui la politica si fa incontro, ascolto, ma soprattutto azione diretta, partecipazione autentica che consenta ai cittadini di scegliere democraticamente come e dove investire le risorse del proprio Comune.

Proviamo ad immaginarne il percorso, le tappe, i tempi. In sintesi: il bilancio di previsione verrà redatto al termine di un ciclo di assemblee pubbliche, nel corso delle quali sindaco ed assessori discuteranno e decideranno insieme ai cittadini gli interventi più importanti da realizzare nel corso dell’anno.Questo rappresenterebbe il primo dei due momenti di confronto tra cittadini e amministratori da realizzarsi in tempo effettivamente utile, senza attendere le varie proroghe governative al termine fissato per legge al 31 dicembre. Il secondo ciclo di assemblee dovrebbe tenersi prima della discussione consiliare sul bilancio consuntivo, non più tardi del mese di ottobre, per rendere conto, in termini di efficacia, efficienza ed economicità, dei risultati raggiunti.

Se dunque il bilancio sociale annuale consente di rendere conto alla fine di ogni anno dei risultati raggiunti, il bilancio sociale di mandato consente di realizzare un vero e proprio bilancio complessivo di ciò che l’Amministrazione è riuscita a realizzare rispetto agli impegni presi con i cittadini sul programma amministrativo presentato in campagna elettorale.

Ma affinché partecipare significhi effettivamente “sentirsi parte” bisogna che ognuno di noi si senta soggetto di cittadinanza territoriale, che si confronti in rete con i diversi soggetti della società civile e politica intorno alla costruzione di risposte alle istanze comunitarie, ciascuno per la sua parte di responsabilità e competenze.

Ai partiti politici la nostra Carta Costituzionale affida la funzione di formazione e di orientamento della pubblica opinione nonché di mediazione fra la comunità dei cittadini e le istituzioni; a queste ultime essa affida le responsabilità di governo. Riconoscere e rispettare questo ruolo dei Partiti e delle Istituzioni non significa però che i cittadini e, in particolare, le molteplici formazioni sociali in cui si esprime la società civile, debbano delegare loro ogni decisione di rilevanza collettiva, limitandosi poi a valutarla periodicamente nel segreto dell’urna elettorale.

La società civile può e deve collaborare con i partiti e con le istituzioni anche nella formazione delle scelte di governo, deve far sentire la propria voce specie nelle decisioni di maggior impatto sociale, come appunto la redazione del Bilancio di previsione, del Piano Urbanistico Generale (PUG), del Programma Integrato di Riqualificazione delle Periferie (PIRP), del Piano Urbano del Traffico (PUT), delle Politiche ambientali, dei Sevizi sociali, culturali, e giovanili ecc.. Vi sono, infatti, momenti della vita di una comunità in cui si tratta di compiere scelte fondamentali, di grande rilevanza storica, sociale, economica, che influenzeranno pesantemente, nel bene e nel male, il suo futuro per generazioni. In quei momenti la società civile ha il dovere di scendere in campo, fornendo ai partiti e agli organi di governo la sua collaborazione, rappresentando loro le sue opinioni e le sue esigenze. Quello del bilancio di previsione è uno di quei momenti, ma nessuno se n’è ricordato!

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