martedì 6 aprile 2010

SUPERVENDOLA: TRAVOLGE E AVVOLGE

di Vito De Leo*
Nichi Vendola: poeta di Terlizzi ed amministratore regionale, politico di grande capacità e carisma, uomo fuori dagli schemi dei partiti, “Berlusconi del Sud”, cantastorie e uomo del web, comunista e credente, omosessuale dichiarato, eloquio alato, citazioni dotte, che ha costruito la sua campagna elettorale con un gruppo di ragazzi che non arrivano ai trent’anni: “La fabbrica di Nichi”, una fucina di idee senza logo di partito, uomo nel potere ma non del potere, non uomo della Provvidenza, ma uomo del popolo pugliese, che ha premiato la sua “narrazione”, che ancora una volta gli ha creduto, che ha avuto fiducia in lui, che è stato dalla sua parte.
Un leader riconosciuto ormai anche da chi non lo ha votato alle primarie del PD ed ora pronto a mettersi alla prova anche su scala nazionale, dopo aver superato le primarie per fare il candidato premier di un centrosinistra unito nel 2013. Fantapolitica? No! Perché un successo così netto e isolato, autorizza a sognare. Anche il suo ingresso nel PD: “Vedo una prospettiva comune” ha detto Bersani, ma “Il Pd deve ricordare – gli ha risposto Nichi – che non ci sono raccolti senza semine”. E ora per il poeta potrebbe arrivare la tentazione di inventare un racconto popolare capace di parlare a tutto il Paese.
Partendo dalla vittoria di Nichi Vendola si prospetta, infatti, l’alternativa a Berlusconi. La si deve, però, costruire tutti insieme, la deve costruire una coalizione che deve parlare la stessa lingua, spiegando bene agli italiani quale idea di società abbiamo.
Dalla Puglia deve partire un grande laboratorio capace di superare gli errori e le inquietudini derivate da quanto è accaduto alla regione Puglia negli ultimi mesi.
Astensione e calo del consenso non potranno non pesare sulle prossime scelte e, soprattutto, sulla necessità di affrontare pure a sinistra la questione di una nuova classe dirigente che abbia più a cuore le sorti della collettività che le proprie. Servono persone e idee, serve ristabilire un rapporto diretto con la gente.
Sì, la politica, i partiti avranno il loro peso nelle scelte della Regione, ma quello scarto così evidente tra il consenso personale che le urne hanno assegnato a Nichi Vendola e quello riservato alla sua coalizione, gli concedono maggiori spazi di autonomia rispetto a cinque anni fa, per realizzare la “Puglia migliore”. Per piantare pale eoliche al posto dei capannoni, installare pannelli solari invece di centrali nucleari, mandare i giovani nei “ritorni al futuro”. Altri cinque anni, insomma, per sistemare quella sanità che continua ad essere il pozzo senza fondo di ogni regione, per rimediare agli errori o ai ritardi che pure sono stati commessi – nelle Asl come nell’Acquedotto – e completare le cose buone fatte. Non sono questioni risolvibili con alchimie legate ad incarichi e prebende. Bisogna cambiare e per davvero, guardando ai numeri e ai talenti.
“Credo che ciascun attore del centrosinistra sia inadeguato, sia portatore di una storia parziale, di cose anche importanti, ma del tutto inadeguato alla necessità di ricostruire un’egemonia culturale e politica a sinistra”. Ciascuno di questi attori – dice Vendola – “dovrebbe fare un passo indietro, per poter fare tutti insieme un passo avanti, per mettere in piedi il cantiere dell’alternativa” Vendola è assolutamente certo: nel centrosinistra “mancano le forme dell’agire politico, mancano ancora le parole. Il vocabolario dell’alternativa non è stato ancora scritto”. Non possiamo connotarlo con le parole di Montale – conclude – “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. “Cominciamo da due belle parole: lavoro e libertà. Serve un passo avanti, annunciare il cambiamento non basta: va praticato”.

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