lunedì 12 aprile 2010

Bilancio di previsione 2010: quando lo discuteremo?

Ill.mi Signori,
essendo stato sollecitato dagli organismi associativi aderenti alla Consulta delle Associazioni, mi faccio portavoce dell’istanza, sempre ripetuta e mai accolta, di aprire la discussione sul bilancio di previsione 2010 in tempo utile ed in modo partecipato.
Anche quest’anno, la data prevista dalla legge di deliberare il bilancio di previsione entro il 31 dicembre, non è stata accolta, avendo fruito l’Amministrazione comunale delle proroghe concesse dal Governo. Resta comunque il dato sconcertante che sono trascorsi oltre tre mesi e di bilancio “sociale” o “partecipato”, che dir si voglia, non se ne parla ancora, nonostante le ripetute note indirizzate alle SS.LL., ai sensi dello Statuto comunale e delle Direttive ministeriali.
Eppure lorsignori sono ben consapevoli della direttiva del 17 febbraio 2006 del Ministero della Funzione Pubblica relativa alla rendicontazione sociale nelle Amministrazioni pubbliche, nella quale sono dettate le linee guida per la stesura del bilancio sociale, visto come completamento del processo di trasparenza iniziato negli ani ’90 con la legge 241/’90, poi riformata dalle leggi n.15/2005 e n. 267/2000.
A chi le avesse dimenticate umilmente ricordiamo che la rendicontazione sociale si basa su una visione unitaria dell’Amministrazione, dovendo rendere evidenti all’esterno i risultati dell’azione amministrativa. A sua volta, il controllo strategico comporta la necessità di valutare il sistema sociale e politico come una pluralità di attori interagenti fra loro su un piano di pari dignità. Il risultato ultimo di questa attività di “governance” dovrebbe essere la capacità di stimolare la crescita di formule auto-organizzative della società civile. Questo assunto, evidentemente, permette di stimolare il dibattito sulla qualità dell’intervento pubblico, sui compiti che esso deve assumersi in via prioritaria e sulle logiche ad esso sottese attraverso le tipologie d’intervento attuate. Si ha, in tal modo, il superamento della prospettiva, piuttosto riduttiva, dei soli criteri di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa. L’adozione, pertanto, del bilancio effettivamente partecipato, se non vuole ridursi ad un mero elenco propagandistico di azioni compiute e di buone intenzioni, comporta quindi l’impianto di un sistema complesso in cui i vari attori siano motivati e disposti ad un coordinamento.
La direttiva ministeriale sopraccitata espone con precisione i presupposti della rendicontazione sociale. Ne citiamo solo alcuni: la chiara formulazione del valore, degli obiettivi e l’identificazione dei programmi, piani e progetti in cui l’azione amministrativa si articola; l’attribuzione delle responsabilità politiche e dirigenziali; il coinvolgimento della comunità nella valutazione degli esiti e nell’individuazione degli obiettivi di miglioramento; la continuità temporale dell’iniziativa.
Se ne deduce, quindi, che una decisione unilaterale oltre che mostrare uno stile poco democratico nell’amministrazione della città, presuppone una responsabilità unilaterale. Al fine di evitare questo rischio, continuiamo a dichiarare la nostra disponibilità a partecipare ad un tavolo di concertazione aperto a tutti gli organismi politici, sociali, economici e culturali per individuare i reali bisogni del territorio e condividere le modalità d’investimento delle risorse del Comune.
In questo modo l’Amministrazione sicuramente riuscirà a stimolare processi che aumentino l’entusiasmo e la partecipazione alla vita politica cittadina. In altre parole, si tratta di ripensare in maniera flessibile la relazione tra Comunità e Municipio: una relazione basata sul principio di negoziazione, estendibile potenzialmente a tutte le attività del Comune, ma materialmente applicata alle priorità che emergono nella Comunità, dove i bisogni generano cittadini disposti a partecipare attivamente alla soluzione dei problemi.
La strada per intraprendere queste prospettive di miglioramento deve necessariamente passare dal coinvolgimento attivo della cittadinanza: in questo modo emergeranno persone, gruppi e associazioni disposte a condividere il proprio tempo, le proprie idee, le proprie competenze. E noi siamo sicuramente tra questi.

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