martedì 12 gennaio 2010

L’UNIVERSITA’ DI BARI INTITOLATA AD ALDO MORO: RICORDI E RIFLESSIONI


Il lungo iter burocratico per l’intitolazione dell’Ateneo barese ad Aldo Moro, proposto dal rettore Corrado Petrocelli e votato dal Senato accademico dopo un mese di dibattito con il solo voto contrario del rappresentante degli studenti di Azione Universitaria, Giuseppe Laraspata, si concluderà finalmente il giorno 15 gennaio con l’autorevole intervento del presidente della repubblica Giorgio Napolitano.

D’ora in poi, pertanto, alla targa ed ai certificati di laurea sarà aggiunto il nome di Aldo Moro, che prenderà ufficialmente il posto di Benito Mussolini. Non tutti sanno che l’intestazione del duce, caduta in disuso dopo la liberazione d’Italia e bandita dalla legge, non è mai stata abrogata con un atto ufficiale dell’Ateneo. Con questo passaggio fondamentale per la sua storia, l’Università di Bari può finalmente voltare pagina.

A 32 anni dal suo assassinio, anche noi del Centro Studi Politici “Aldo Moro” che lo conoscemmo da studenti universitari, da dirigenti del suo stesso partito, da pubblici amministratori sempre ispirati ai suoi valori di onestà, trasparenza e democrazia, vogliamo ricordarlo soprattutto a quei giovani che frequentano l’Università che lo ha visto apprezzatissimo docente e promettente politico. Qualità, oltre che da abile comunicatore, dimostrò di possedere anche come mediatore e riformista di un sistema politico molto dinamico in quegli anni, che quasi sicuramente è all’origine della sua uccisione da parte delle Brigate Rosse

Il 9 maggio 1978, mentre si recava a votare la fiducia al quarto Governo Andreotti, che avrebbe dovuto avere l’inedito sostegno del PCI alla DC: storica svolta politica voluta dallo stesso Moro, che avrebbe vinto le forti contrarietà della destra DC, dopo 54 tragici giorni di prigionia, seguiti al suo rapimento in Via Fani, in cui persero la vita i 5 uomini della sua scorta, il suo corpo fu ritrovato nel bagagliaio di una renault rossa parcheggiata in Via Castani.

Dall’anno seguente alla sua uccisione, come tanti altri, lo abbiamo sempre ricordato con messaggi e cerimonie presenziate dalle cariche istituzionali. Quelli di noi che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di ricevere i suoi insegnamenti sono ogni volta presi da nostalgia e rimpianto. Sentimenti comprensibili e veri, ma non sufficienti a un ricordo di lui, che, secondo il linguaggio cristiano, noi intendiamo piuttosto come “fare memoria”.

Fare memoria” per noi vuol dire ricordare per continuare e imparare, per trasmettere alle generazioni più giovani un messaggio che è attuale e serve insieme per capire il passato, rifletter sul presente, progettare il futuro.

Il “Caso Moro” ha aperto la stagione della spettacolarizzazione della politica e dei suoi purtroppo presenti risvolti drammatici che hanno avuto recentemente anche un’altra vittima illustre come il presidente Berlusconi. Questo, oggi come allora, continua a mettere in secondo piano, nell’opinione di molti, il magistero politico di Aldo Moro, che il nostro Centro Studi a Lui dedicato, vuol continuare a ricordare e proporre, estraendolo soprattutto dalla sua vita, dai suoi scritti e discorsi, dalla sua attività politica.

Noi ci auguriamo che l’intitolazione dell’Ateneo barese alla sua nobile figura inviti non solo formalmente a riscoprire anche il senso del dialogo e delle alleanze tra formazioni politiche diverse, mantenendo noi stessi e ciascuno la propria identità, collocandosi “gli uni accanto agli altri tutti forniti di idee e di formule idonee per la soluzione dei problemi di convivenza, di ordine, di sviluppo e di partecipazione che si pongono nella vita nazionale” (Moro 1974).

La vita e la tragica fine di Moro richiamano ieri come oggi, a stare nella storia e nella politica

con speranza. E’quanto ci aspettiamo dalla cerimonia inaugurale che si terrà il prossimo venerdì 15 gennaio al teatro “Petruzzelli” di Bari.

Disperdere la memoria, infatti, è peggio che disperdere le ceneri: noi abbiamo il dovere di riaccendere tutte le fiammelle del nostro ricordo e della nostra evocazione. Si tratta, insomma, di incominciare, recuperando la lezione di Aldo Moro, che resterà ancora tra i più solidi insegnamenti che possono aiutarci a camminare verso il futuro.

Noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori ed ai tiranni: è degli innovatori attenti, seri, senza retorica. E quel domani nella società civile appartiene, anche per questo, largamente, alla forza rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo. Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti. Noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato”.(A. Moro)



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